Dopo l’e-business e il cloud computing, l’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo il modo in cui le imprese operano, competono e creano valore. Non si tratta più di potenzialità future ma di applicazioni concrete che toccano ogni settore e funzione aziendale. Questa transizione segna il passaggio definitivo dall’AI teorica all’AI operativa, con un impatto sulla società senza precedenti per velocità e pervasività.
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Dal teorico al concreto: l’AI diventa realtà operativa
Per anni, dunque, abbiamo sentito parlare di Intelligenza Artificiale come di una promessa, come di una tecnologia di frontiera che avrebbe trasformato radicalmente i nostri mercati, le nostre imprese e persino la vita quotidiana delle persone. Per lungo tempo, però, questo discorso è rimasto confinato a livello teorico, spesso circondato da dichiarazioni di intenti più che da veri esempi di realtà operativa.
Oggi quel tempo è finito. L’Intelligenza Artificiale sta finalmente passando dalla teoria alla pratica. Oggi è matura, è pervasiva, ed è già entrata nelle nostre aziende, nelle istituzioni, nelle comunità, toccando ogni processo e funzione, dai più semplici ai più strategici.
Quello che stiamo vivendo oggi non è soltanto l’ennesima “rivoluzione tecnologica”, ma l’emersione di una vera e propria i-Business era.
Le tre ere della trasformazione digitale
Se guardiamo indietro nella nostra storia recente, certi pattern diventano evidenti e sono utili per conoscere meglio quello che abbiamo vissuto e quello che potremmo vivere nel futuro.
- Oltre 25 anni fa, abbiamo vissuto il fenomeno dell’e-business: Internet ha cambiato il commercio, i modelli organizzativi e le catene del valore.
- Poi, circa 15 anni fa, è stata la volta del Cloud Computing: la flessibilità e la scalabilità hanno ridisegnato i modelli infrastrutturali delle aziende.
- Oggi, ci troviamo a vivere l’AI era, che io preferisco definire i-business era: un contesto in cui le tecnologie di Intelligenza Artificiale non sono soltanto strumenti, ma diventano veri e propri motori di interoperabilità, efficienza, crescita e creazione di nuove opportunità.
La grande differenza rispetto al passato è la velocità dei cambiamenti. La diffusione dell’AI è rapida, capillare e irreversibile.
I fattori dell’accelerazione: tecnologia e cultura
Questa accelerazione è dovuta a due fattori principali:
- La maturità tecnologica, che rende oggi la potenza di calcolo e gli algoritmi disponibili a costi contenuti e in modalità accessibili.
- Un cambio culturale ormai avviato: non si tratta più di “convincere” aziende e persone ad adottare l’AI, ma di accompagnarle in un processo inevitabile che si fonda sul concetto di persone al centro.
Da paure a opportunità: il nuovo paradigma del lavoro
All’inizio, i dibattiti sull’AI sono stati dominati da forti preoccupazioni, cosa normale se consideriamo che si stava affrontando e per certi versi ancora oggi si sta affrontando, una rivoluzione senza precedenti che è per forza di cose complessa e articolata.
Le domande che ci ponevamo tutti erano: perderemo posti di lavoro? Se si in quali settori e per quante persone. Verrà meno la creatività umana, visto che faranno tutto le macchine e a noi non rimarrà che premere dei pulsanti o dare delle indicazioni? Saremo sostituiti dalle macchine, perdendo la nostra libertà e dignità di persone e saremo costretti a stare nelle retrovie come semplici spettatori non paganti?
Queste paure, legittime e comprensibili per tutti noi, hanno caratterizzato la prima fase del discorso pubblico in tutto il mondo e sicuramente anche nel nostro Paese. Ma oggi queste paure si stanno trasformando in opportunità tangibili che vanno colte, il prima possibile.
- Non parliamo più soltanto di sostituire mansioni a basso valore aggiunto, ripetitive o automatiche.
- Stiamo assistendo a una crescita di applicazioni che generano lavori di maggiore qualità, supportando competenze professionali in modo che siano più efficaci, creativi e strategici.
- L’AI diventa uno strumento di potenziamento, non una minaccia.
Applicazioni trasversali: l’AI in ogni settore
Gli esempi sono ormai innumerevoli. Sempre più casi d’uso emergono ogni giorno, toccando tutti i settori produttivi e della vita di tutti i giorni. Solo per fare qualche esempio, parliamo di sanità, di manifatturiero, ambiti finanziari, banche e assicurazioni, istruzione. I cambiamenti poi riguardano sia aziende private che pubbliche, piccole o grandi che siano e sia cittadini che PA. È un fenomeno ormai che non si può fermare, lo definirei come un processo in corso e non più una scelta da fare.
Un punto cruciale di questo approccio è il rapporto fra software, sicurezza e AI: oggi più che mai la cyber security deve andare di pari passo con l’intelligenza artificiale. L’apertura e l’integrazione delle applicazioni software implicano nuove vulnerabilità per tutti, ed è per questo che bisogna guardare, sempre più a Cyber Security e AI come due aspetti inscindibili, come due lati della stessa medaglia.
L’AI come architetto invisibile dei sistemi
Guardando al prossimo futuro, lo scenario è molto chiaro e va considerato come un percorso ineludibile che è già partito o meglio già operativo. I software futuri, è prevedibile, che si faranno sempre più specifici e verticali su singoli settori di applicazione e l’AI renderà possibile integrarli e farli comunicare in modo autonomo e naturale, come pezzi di un puzzle che si incastrano senza sforzo. Le organizzazioni, sia pubbliche sia private, non dovranno più preoccuparsi di complesse integrazioni manuali tra le applicazioni, perché l’AI sarà un architetto invisibile, capace di gestire interoperabilità e flussi informativi. Questo, in termini concreti, significa che persone e aziende potranno costruire i propri sistemi software su misura, scegliendo i tasselli più adatti alle proprie esigenze e lasciando che sia l’AI a occuparsi della compatibilità e della coerenza, con un notevole risparmio di risorse e di tempo.
Una transizione irreversibile con responsabilità
È questo il vero cambio di paradigma rispetto al passato e rispetto alle soluzioni che venivano usate fino a qualche tempo fa e in molti casi fino ad oggi: non dobbiamo concentrarci su ciò che non faremo più perché sarà automatizzato, ma su ciò che potremo finalmente fare in più, grazie al tempo e alle energie liberate.
L’Intelligenza Artificiale non è più futura promessa, ma attualità concreta. Come è stato per l’e-business e il cloud, anche con l’AI stiamo vivendo una transizione irreversibile, destinata a trasformare per sempre i modelli organizzativi, produttivi e culturali. Il mio invito è quindi di cogliere questa opportunità fin da subito, anzi per molte aziende si tratterà di recuperare il tempo perduto.
La velocità è inedita se confrontata con i vecchi paradigmi, ed è per questo che, come aziende e come comunità, abbiamo il dovere di guidare questa evoluzione con responsabilità, facendo in modo che l’AI resti sempre al servizio delle persone e non il contrario. L’AI è qui, ora e ce ne accorgiamo in ogni momento, da quando apriamo le nostre applicazioni su smartphone e PC, fino alla interazioni con la Pubblica Amministrazione o con i servizi clienti dei nostri negozi preferiti.
Non è più tempo di parlare di potenzialità, ma di applicazioni concrete e tangibili. E in questo viaggio, le aziende italiane, come quella che rappresento, continueranno a essere protagoniste, con una visione chiara che consente di accompagnare imprese e persone nel pieno ingresso nell’era dell’i-business. Voglio pensare a questo periodo come ricco di opportunità che vanno colte, sia nel business che nella vita private, con miglioramenti nella quotidianità, per liberare risorse ed energie.one nel pieno ingresso nell’era dell’i-business.













