Internet e Intolleranza

Antisemitismo e islamofobia: le colpe di X e TikTok



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L’escalation dell’odio online è un fenomeno preoccupante che coinvolge intere comunità. Dall’antisemitismo su X, ai post anti-israeliani su TikTok, fino alla proliferazione di contenuti islamofobi, la rete si sta trasformando in un palcoscenico per l’incitamento dei sentimenti più biechi. Nel mezzo di questo scenario, la controversa figura di Elon Musk

Pubblicato il 24 nov 2023

Antonino Mallamaci

avvocato, Co.re.com. Calabria



musk

Dal 7 ottobre, giorno dell’azione terrorista di Hamas, i discorsi di odio antisemita e islamofobico sono aumentati vertiginosamente sulle piattaforme di social media. Esaminiamo i diversi social media coinvolti nell’impennata d’odio, e l’aggressione on line contro gli ebrei e quella contro i musulmani.

L’esplosione dell’odio antiebraico su X

La disamina non può che iniziare da X, già Twitter, e dalla campagna d’odio antiebraica, per diversi motivi: per la mole enorme del fenomeno; per il coinvolgimento diretto del padre padrone di X Elon Musk; per la battaglia, anche giudiziaria, ingaggiata da Musk contro alcune organizzazioni ree, a suo avviso, di aver falsificato i dati.

Secondo l’Anti-Defamation League, gruppo di difesa ebraica, dal 7 ottobre, i contenuti antisemiti sul social di Musk sono aumentati di oltre il 900%. Quasi due milioni di post con l’hashtag #IsraeliNewNazism e altri 40.000 conqueli #SionistsAreEvil o #SionistsAreNazis sono apparsi su X in quel periodo.

Memetica, società di investigazioni digitali, ha reso noto che l’hashtag #Hitlerwasright ha avuto 46.000 usi dal 7 ottobre. In precedenza, l’hashtag appariva meno di 5.000 volte al mese. Il Center for Countering Digital Hate (CCDH, Centro per il contrasto all’odio digitale) ha identificato 200 post che promuovevano l’antisemitismo e altre forme di incitamento all’odio nel conflitto, e 196 di questi sono rimasti sulla piattaforma. Settantasei hanno accumulato 141 milioni di visualizzazioni in 24 ore dopo l’esplosione all’ospedale di Gaza City il 17 ottobre.

L’impatto delle scelte di Elon Musk

La maggior parte dei post è apparsa sugli account X Premium, un servizio di abbonamento che garantisce un segno di spunta “verificato” per chiunque sia disposto a pagare una tariffa mensile. Nell’era pre – Musk, tale status era disponibile solo per personaggi pubblici, giornalisti e funzionari eletti. Un membro del Digital Forensic Research Lab del think tank dell’Atlantic Council ha puntato il dito contro Musk che “ha plasmato X attorno alle sue convinzioni e ai suoi capricci, pur continuando a condizionare la politica e la cultura in tutto il mondo. E lo sta usando per diffondere le bugie più disgustose che gli esseri umani abbiano mai inventato”.

Tutto questo odio, vi è da sottolineare, si è trasferito dal virtuale al reale, con più di 1.000 episodi di attacchi antisemiti, vandalismo e molestie in America. Alla fine di settembre, Elon Musk aveva scritto su X che sperava che “le persone in tutto il mondo si impegn(assero) nel giornalismo partecipativo, così sap(remmo) cosa sta realmente accadendo e otte(rremmo) una copertura in tempo reale, sul campo!” L’appello è stato (purtroppo) accolto. Quando Hamas ha attaccato Israele, e Israele ha risposto a Gaza, i post che avevano l’intento di mostrare violenza esplicita in tempo reale, la maggior parte falsi, sono diventati virali sulla piattaforma. Dopo l’approvazione di Musk di un post antisemita, X ha tentato di convincere gli inserzionisti fuggiti a tornare sul sito nonostante l’allentamento delle regole sui contenuti.

Il flop di Community Notes e le conseguenze nel mondo reale

Musk ha creato Community Notes –migliaia di volontari di verifica dei fatti da tutto il mondo possono contrassegnare i post a loro avviso inappropriati – come una modalità innovativa ed efficace per consentire la libertà di pensiero su X. Secondo Bloomberg e molti esperti di disinformazione, il sistema non ha funzionato bene in un momento in cui, come abbiamo visto, le tensioni globali sono particolarmente elevate e la disinformazione può avere conseguenze nel mondo reale.

La battaglia di Musk contro l’Anti-Defamation League e Media Matters

Altro aspetto da considerare è la lotta ingaggiata dal CEO di X contro 2 organizzazioni, l’Anti-Defamation League e Media Matters (e il suo membro Eric Hananoki), questi ultimi addirittura citati in giudizio. Dopo i suoi tweet che hanno definito un post antisemita “la vera verità”, ha rinnovato le sue critiche contro l’Anti-Defamation League, un gruppo di difesa ebraica, che ha descritto come promotore di un “virus della mente sveglia” che danneggia la libertà di parola e, di conseguenza, i suoi affari.

Tra altro, ha attirato un’ondata di attenzione negativa nel momento in cui avrebbe dovuto essere un esempio di eccellenza americana alla conferenza sulla cooperazione economica Asia-Pacifico e supervisionare il lancio del razzo di SpaceX, finito poi come sappiamo. Cosa è successo invece? Drudge Report lo ha definito “il bigotto più ricco del mondo”. Gli investitori di lunga data hanno espresso sgomento per le sue posizioni. Disney e altri importanti inserzionisti hanno sospeso la pubblicità su X. La Casa Bianca ha condannato “la ripugnante promozione dell’odio antisemita e razzista da parte di Musk, che va contro i nostri valori fondamentali come americani”. Le ultime vicende hanno influito tanto negativamente sul futuro di X da portare Wired a scrivere che “Elon Musk potrebbe aver messo l’ultimo chiodo nella bara di X”.

Cosa ha scatenato la rabbia di Musk contro ADL

Ma cosa è accaduto e cosa ha fatto così tanto irritare il CEO nei confronti dell’Anti Defamation League (ADL)? Musk si è imbattuto in un tweet di uno di coloro che definisce i “cosiddetti giornalisti cittadini”, da cui è ossessionato. In esso ci si riferiva a dati dell’ADL per denunciare l’aumento dell’incitamento all’odio su X sotto Musk, il quale ha subito attaccato nel suo stile parlando di “Fonti oggettive non esattamente legittime” e consigliando all’ADL “semplicemente di abbandonare la ‘A’ e qualificarsi come Defamation League”.

La rabbia è cresciuta, e quella che il biografo di Musk ha soprannominato la sua modalità demoniaca è esplosa online. Ha twittato a sostegno del post di un utente che sposava la Teoria del complotto sugli ebrei che sostituiscono i bianchi, diffusa a suo tempo dal killer che ha aperto il fuoco in una sinagoga nel 2018. Ha continuato accusando l’ADL di attaccare ingiustamente la maggioranza dell’Occidente, nonostante essa sostenga il popolo ebraico e Israele. Si è infine dichiarato “stufo dell’ADL e di quei gruppi similari che promuovono di fatto il razzismo anti-bianco o il razzismo anti-asiatico o il razzismo di qualsiasi tipo.” Fin qui la diatriba con l’ADL.

La contesa con Media Matters

Che però non è arrivata davanti a un giudice, come è invece è accaduto per la contesa con Media Matters, e il suo membro Eric Hananok. Questi ha accusato Musk di aver consentito la comparsa di contenuti antisemiti accanto a quelli dei principali inserzionisti. Secondo X e Musk, stando a un’informazione uscita dal tribunale adito, Media Matters (organizzazione no-profit impegnata in “monitoraggio, analisi e correzione della disinformazione conservatrice nei media statunitensi”), e Eric Hananoki hanno diffuso un “rapporto intenzionalmente ingannevole” sull’antisemitismo sulla piattaforma.

Contemporaneamente, il procuratore generale del Texas ha aperto un’indagine su “potenziali attività fraudolente” di Media Matters, ciò al fine di “garantire che i cittadini non siano stati ingannati dai piani delle organizzazioni radicali di sinistra che non vorrebbero altro che limitare la libertà, riducendo la partecipazione al dibattito pubblico”. Media Matters aveva pubblicato un rapporto di Hananoki che includeva screenshot di pubblicità tradizionali che apparivano accanto a contenuti filo-nazisti su X. Diverse aziende, tra cui IBM, Apple e Disney, hanno successivamente sospeso la loro pubblicità sulla piattaforma.

Nell’esposto X afferma che alcuni dei maggiori inserzionisti di X sono tra le società che hanno levato i loro annunci dalla piattaforma. Media Matters, inoltre, avrebbe falsato i risultati seguendo solo 30 account di utenti controversi e di grandi aziende. “L’effetto complessivo è stato quello di creare la percezione falsa e fuorviante che questi tipi di abbinamenti fossero comuni, diffusi e allarmanti”. Al Washington Post, l’amministratore delegato ha dichiarato che “nessun singolo utente su X ha visto gli annunci di IBM, Comcast o Oracle accanto al contenuto nazista denunciato da Media Matters. Solo 2 hanno visto l’annuncio di Apple accanto ad esso. Il presidente di Media Matters parla senza infingimenti di un tentativo, da parte del gruppo di Musk, di mettere a tacere i suoi critici: “È uno sforzo piuttosto palese per intimidirci e fermarci”. La retorica piena di odio che appare su X si ripercuote su tutta Internet, normalizzando un livello senza precedenti di odio antisemita, questo perché, ad avviso di Imran Ahmed, CEO del Centro per il contrasto all’odio digitale, “Twitter è la piattaforma più influente nel cambiare i sentimenti, ha sempre avuto un’enorme influenza nel determinare ciò che, una volta iniziato, si diffonde sul web” (ricordiamo che Musk ha citato in giudizio anche il CCDH per diffamazione).

La diffusione di post anti-israeliani su TikTok

Veniamo a TikTok, diversa dalle altre piattaforme social essendo di proprietà cinese, la società madre ByteDance, e quindi più vulnerabile. Democratici e Repubblicani da tempo sostengono che il governo cinese potrebbe ordinare a TikTok di spiare i suoi 150 milioni di utenti americani o di diffondere propaganda, ipotesi smentita risolutamente dalla società (afferma che non rispetterebbe mai un simile ordine) che è in procinto di separare le sue operazioni statunitensi da quelle cinesi. TikTok è stata criticata per i video contro Israele o a sostegno dei palestinesi che portano l’ hashtag #freepalestine. Decine di creatori di contenuti ebrei di alto profilo hanno inviato una lettera aperta dove lamentano che la piattaforma non ha fatto abbastanza per contrastare l’odio e gli abusi nei confronti della comunità ebraica. Molti di loro, insieme a celebrità come Sacha Baron Cohen, hanno incontrato i rappresentanti dell’azienda per esprimere le loro preoccupazioni.

Secondo la società di proprietà cinese, dal 7 ottobre sono stati rimossi più di 730.000 video contenenti incitamento all’odio e antisemitismo. L’incitamento all’odio che rimaneva era spesso più velato, come la tendenza a utilizzare “pittore austriaco” come codice per Adolf Hitler. Un portavoce di TikTok ha affermato che i video del “pittore austriaco” violavano le politiche dell’app e che i video con l’hashtag sono stati rimossi dopo la segnalazione del Times.

La “Lettera all’America” di Bin Laden

Ma citando i post anti-israeliani, e la “Lettera all’America” di Bin Laden del 2002 – documento antisemita in cui giustificava gli attacchi dell’11 settembre – i politici americani hanno rinnovato gli appelli a vietare l’app negli Stati Uniti.

I dirigenti di TikTok considerano questo tentativo più seriamente dei precedenti. Hanno organizzato infatti incontri con leader e celebrità ebrei sottolineando che prendono sul serio le loro preoccupazioni. Ma non basta, se Nikki Haley, che si sta rivelando la più credibile repubblicana anti – Trump nella corsa delle primarie, ha affermato che la lettera di Bin Laden su TikTok è una giustificazione per vietare l’app.

TikTok, dopo il 7 ottobre, ha creato un “centro di comando” virtuale, con moderatori arabi ed ebrei a Singapore, Irlanda e Stati Uniti, monitorando i contenuti legati alla guerra 24 ore al giorno. I moderatori di TikTok hanno faticato a trovare un equilibrio tra la censura dei contenuti antisemiti e quelli anti-musulmani, ma alla fine un portavoce ha chiuso la questione sottolineando che TikTok semplicemente rimuove i discorsi di incitamento all’odio.

L’app è stata definita dal presidente repubblicano della commissione della Camera sulla Cina, “fentanil digitale”, che sta facendo il lavaggio del cervello ai giovani americani promuovendo contenuti anti-israeliani. TikTok si è difesa facendo riferimento al fatto che il sostegno a Israele è diminuito da parte dei più giovani, e che i più giovani hanno maggiori probabilità di utilizzare TikTok.

Poi la situazione è peggiorata, quando si è verificata una proliferazione di post in cui gli utenti citavano la “Lettera all’America”. TikTok ha subito affermato che la lettera violava le sue politiche e ha adottato misure per reprimerne la diffusione. Intanto erano stati pubblicati 274 video con l’hashtag #lettertoamerica visti per 1,85 milioni di volte, poche rispetto agli hashtag popolari con diverse centinaia di milioni di visualizzazioni.

La proliferazione di contenuti islamofobi sul web

Per andare ad altre realtà del web, e ai contenuti antislamici, il Global Project Against Hate and Extremism ha rilevato che i post antisemiti e anti-musulmani su 4chan, Gab, Odysee e Bitchute sono aumentati del 461% dal 6 all’8 ottobre. Anche l’apparato di disinformazione russo si occupa del conflitto.

Una delle campagne in corso in Russia, nota come Doppelgänger, promuove articoli falsi su cloni dei principali siti web mediatici . I collegamenti alle pagine vengono inviati rapidamente da account automatizzati su X e Facebook. Nell’ultimo anno, la maggior parte di questi articoli miravano a minare il sostegno occidentale all’Ucraina, la massima priorità della Russia.

Dopo il 7 ottobre alcune risorse Doppelgänger hanno iniziato a promuovere l’idea che gli Stati Uniti si preoccupassero molto di più di Israele e avrebbero smesso di inviare aiuti all’Ucraina.

Più recentemente, secondo EU DisinfoLab, gli account dei social media hanno amplificato le immagini della Stella di David ebraica dipinta con spray sugli edifici di Parigi, il che ha generato preoccupazione per un possibile aumento dell’antisemitismo in Francia, ha incoraggiato gli antisemiti a pensare di essere più numerosi, ha focalizzato l’attenzione su Israele, piuttosto che su Ucraina e Russia. Per quanto concerne la campagna antislamica, l’hashtag #DeathtoMuslims, secondo il NYT, ha avuto un picco su X ed è stato condiviso decine di migliaia di volte. I discorsi di odio anti-musulmano su X sono aumentati del 422% il 7 e l’8 ottobre, e del 297% nei cinque giorni successivi, secondo l’Institute for Strategic Dialogue, un gruppo di difesa politica con sede a Londra.

L’odio corre su tutte le piattaforme

Secondo il Global Project Against Hate and Extremism, su piattaforme come 4chan, Gab e BitChute, i contenuti islamofobici sono aumentati di quasi il 500% nelle 48 ore successive al 7 ottobre.

Altri due hashtag – #DeathtotheJews e #DeathtoJews – sono apparsi più di 51.000 volte nell’ultimo mese, rispetto alle 2.000 del mese precedente. Su X sono stati pubblicati migliaia di post con gli hashtag #MuslimPig e #KillMuslims.

Anche app di messaggistica come Telegram sono state utilizzate per diffondere discorsi di incitamento all’odio nel conflitto. Un canale Telegram collegato ad Hamas ha condiviso l’immagine di un parapendio che scende con una bandiera palestinese e le parole “Io sto con la Palestina”, con riferimento appunto agli uomini armati di Hamas che hanno utilizzato proprio i parapendii per entrare al festival musicale Nova uccidendo più di 260 persone. Nel giro di 24 ore, l’immagine è stata condivisa migliaia di volte su X, Instagram, Facebook e TikTok, secondo ActiveFence, società di sicurezza informatica che fornisce consulenza alle piattaforme.

Conclusioni

Un quadro, come abbiamo visto, estremamente preoccupante in generale. Nel quale spicca, manco a dirlo, il contributo di Elon Musk. Che non si limita a dare campo libero su X, con l’alibi della libertà d’espressione, a ogni forma di odio e di disinformazione, ma contribuisce in prima persona a gettare benzina sul fuoco. Un personaggio pericoloso per la democrazia, con un potere che rimarrà immenso anche se dovesse colare a picco, per sua responsabilità, il social X, ex uccellino.

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