Avrete sentito della multa dell’Europa a X. Avrete sentito che si tratta di 120 milioni.
Se eravate attenti avrete anche sentito le motivazioni:
Le infrazioni includono la grafica ingannevole del suo “segno di spunta blu” (che è un semplice servizio a pagamento, ndr), la mancanza di trasparenza del suo archivio pubblicitario e il mancato accesso ai dati pubblici per i ricercatori. La sanzione è di 120 milioni di dollari, di cui 45 per la spunta blu, 35 per l’archivio degli annunci e 40 per l’accesso ai dati per i ricercatori.
Si tratta della prima multa comminata in base al Digital Services Act, il regolamento europeo che deve garantire la trasparenza delle piattaforme e la loro responsabilità rispetto a contenuti illegali.
Valigia Blu ha dipinto la decisione come una valorosa presa di posizione dell’Unione, sentite:
“L’UE non sta solo punendo Musk. Sta dichiarando: siamo noi l’arbitro globale della governance digitale. Questa multa non è solo una punizione, è un messaggio geopolitico. I miliardari della tecnologia non sono stati sovrani. L’UE Sì”.
Ma è davvero così?
Allora vediamo.
Indice degli argomenti
Multa a X dall’ UE e peso reale della sanzione
Twitter ha fatturato 2,5 miliardi di dollari nel 2024.
Il DSA prevede multe fino al 6% del fatturato. 120 milioni su 2,5 miliardi sono il 4,8%, quindi la Commissione ha almeno cercato di fare sul serio.
Poteva fare di meglio. Poteva fare il 6%, visto che si tratta di colpire comportamenti che vanno avanti da sempre e che il DSA dava due anni di tempo alle piattaforme per mettersi in regola.
Poi certo Twitter, ma non è che Facebook sia da meno. E Facebook sta prendendo per il culo la Commissione sulla pubblicità profilata da un decennio buono.
E forse, dico forse, sarebbe il caso anche di pensare a Google, che nonostante quel che ne pensano i giudici americani ha il monopolio della ricerca online, e ad Amazon, che a tutti gli effetti ha il monopsonio dell’e-commerce.
E poi c’è Microsoft, che ha revocato i servizi di Office365 alla Corte Penale Internazionale su richiesta verbale di Trump per il reato di avere fatto il proprio mestiere e spiccato un mandato di cattura per il genocida Netanyahu e il suo ministro.
E per una multarella isolata mi vengono a parlare di “messaggio geopolitico”? Come direbbe Totò, “Ma mi faccia il piacere!”
Infatti Musk è talmente terrorizzato che ha chiamato la UE “il quarto Reich” e X ha chiuso l’account pubblicitario della Commissione.
National Security Strategy è guerra all’UE
Ecco, parliamo di messaggi geopolitici.
Parliamo della National Security Strategy statunitense. Che va letta.
Non che sia una cosa facile, è un documento noiosissimo, pomposo, per molti versi ricorda i deliri inglesi pro-Brexit, e infatti è imperialismo puro.
Ecco, la National Security Strategy è una dichiarazione di guerra all’Unione Europea. Nel modo più radicale possibile, disconoscendone il ruolo politico e sottolineando la necessità di restituire sovranità ai singoli Stati. Gli storici e i politologi riconoscono la strategia: si chiama “divide et impera”, e purtroppo non mancano in tutta Europa gli utili idioti pronti ad appoggiarla.
Sentite solo questi due punti:
- Consentire all’Europa di camminare con le proprie gambe e operare come un gruppo di nazioni sovrane allineate, anche assumendosi la responsabilità primaria della propria difesa, senza essere dominata da alcuna potenza avversaria;
- Coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee;
All’apparenza sembrano propositi nobilissimi.
Il primo però dice chiaramente che la NATO è morta e sepolta. E questo significa che i miliardi che abbiamo speso in sistemi d’arma americani li abbiamo bruciati. Si dà il caso che tutti i sistemi d’arma avanzati, dai missili da crociera, alle bombe intelligenti agli F-35, siano disabilitabili via software come il più banale degli abbonamenti a Photoshop. Il che significa che le forze armate europee fino a che non le ricostruiremo avranno il livello di autonomia che decide Washington.
E il secondo punto è ancora peggio. Che cosa intende Washington quando scrive “coltivare la resistenza” ce lo insegna la storia, perfino quella recente. Gli USA hanno “coltivato la resistenza”, per esempio, in Kosovo. Il risultato è stata una guerriglia separatista che ha demolito la Jugoslavia, con il supporto entusiastico della NATO.
Kosovo, Ucraina e il modello della “resistenza” coltivata
Gli USA hanno “coltivato la resistenza” in Ucraina. Che per due volte ha eletto Yanukovich, il primo ministro “sbagliato” perché neutralista e filorusso, e per due volte è stata trascinata sull’orlo della guerra civile da movimenti russofobi e milizie neonaziste, travestite da movimento di piazza, che avrebbero poi contribuito massicciamente a formare il governo di Poroshenko nel 2014.
Ucraina nella cui “democrazia” gli USA hanno investito cinque miliardi di dollari, secondo le parole dell’allora assistente segretario di Stato Victoria Nuland. La stessa Nuland che, in una famosa telefonata, se ne venne fuori con “fuck the EU”.
Parliamo di messaggi geopolitici. All’annuncio della multa inflitta a una azienda privata da parte di uno Stato sovrano, gli Stati Uniti hanno reagito con un attacco politico senza mezzi termini:
- il vicepresidente JD Vance ha detto che Bruxelles ha multato Musk per “non aver imposto la censura”;
- il segretario di Stato Marco Rubio ha bollato le sanzioni come “un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano”.
Vance, occorre ricordarlo, è quello con la faccia di uno appena svegliato che a febbraio, alla Munich Security Conference, se ne è uscito lamentando l’erosione delle garanzie democratiche in Europa perché, per esempio, in Europa chiamiamo neofascisti quelli di Alternative für Deutschland. Che si dà il caso siano apertamente neofascisti e piacciano tanto a Musk, un altro con la faccia da appena sceso dal letto.
Sempre Vance a Monaco ha detto che i rumeni hanno fatto male ad annullare le elezioni dove il vincente, di estrema destra, aveva ricevuto finanziamenti dalla Russia. Secondo questo cervello finissimo:
Se la tua democrazia può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale proveniente da un paese straniero, allora non era molto forte fin dall’inizio.
Citofonare Brexit.
Piattaforme USA e dipendenza europea
Parliamo di geopolitica. L’Europa è completamente in mano alle piattaforme tecnologiche USA. Google, Amazon, Microsoft, Oracle. Trump ha già dimostrato che le piattaforme sono uno strumento della sua politica; e se qualcuno crede che dopo Trump tutto tornerà come prima ho una fontana in Roma centro da vendergli a prezzi stracciati.
Le nazioni europee possono continuare a esistere solo come Unione Europea. E se l’Unione vuole continuare a esistere deve riconoscere, immediatamente, che gli USA non sono più il “principale alleato”, la “relazione speciale”, ma un avversario al pari della Russia e della Cina. Che, non a caso, hanno tutti da guadagnare da un’Europa che sia solo un insieme di staterelli incapaci di un’azione coordinata. Guardate al Regno Unito post-Brexit, e tremate.
Occorre lavorare, da subito, per sganciare il nostro settore digitale dalle piattaforme statunitensi. Siamo in ritardo di dieci anni, ma possiamo compensare muovendoci in fretta.
A tutti i CIO e CTO che si sono fatti grossi con il “passaggio al cloud”, riducendo decenni di know-how aziendale a un paio di junior che chiamano l’assistenza di Amazon, Google o Microsoft, dico bravi, vi siete fatti una carriera vendendo l’anima, ed è un eufemismo. Ora sparite e non fatevi più vedere, perché c’è da ricostruire il deserto che avete fatto.
Siamo tutti in questa barca. L’intero occidente ha adottato standard e piattaforme americani pensando che fossero neutri, parte di un patrimonio comune.
Dalla multa a X dall’UE alla necessità di una strategia europea
È ora di svegliarsi. Gli americani con Trump hanno rinunciato perfino alla finzione di lavorare per il bene comune, “America first” campeggia nella National Security Strategy e non è un messaggio difficile da capire. Possiamo anche noi cominciare a pensare ai nostri interessi.
Primo fra tutti, far valere le nostre leggi. La Commissione deve essere costretta a rimangiarsi (e anche questo è un eufemismo) il Digital Omnibus, e a concentrarsi sui due limiti strutturali che abbiamo sopportato fino ad oggi:
- promuovere massicciamente l’enforcement delle regolamentazioni digitali, tagliando ritardi, conflitti fra autorità e le edulcorazioni pietite dagli industriali piagnoni sui due lati dell’Atlantico;
- liberarci dalla regulatory capture, riconoscendo che le Authority irlandesi non possono esercitare la funzione che gli viene attribuita dai regolamenti, e scavalcandole.
Perché le Big Tech non saranno Stati sovrani, ma comprarsi tutta l’Irlanda costa meno di quanto hanno investito fino ad oggi in AI.
Se questo significherà mandare a casa questa Commissione di cocorite in ginocchio, tanto meglio. In Europa la gente con la schiena diritta non è finita con la Merkel in pensione.
Questi sono segnali geopolitici. Centoventi milioni, che verranno pagati forse dopo dieci anni di ricorsi, sono una battuta vecchia che non fa più ridere.













