Il nuovo report “State of Ransomware 2025” di Sophos traccia una fotografia inquietante, ma non sorprendente, dello stato della sicurezza informatica a livello globale. E in Italia in particolare.
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Ransomware in Italia: lo stato del problema
Per chi opera ogni giorno al fianco di imprese e pubbliche amministrazioni nella difesa da attacchi informatici, i dati raccolti rappresentano una conferma della crescente sofisticazione delle minacce e dell’urgenza di rafforzare strategie, tecnologie e cultura della cyber resilienza. Ma è soprattutto la situazione italiana a meritare un’attenta riflessione.
Riscatti più alti della media globale: perché in Italia paghiamo di più
Il nostro report rivela un dato allarmante: le aziende italiane pagano riscatti medi più alti della media globale, con una mediana pari a 2,06 milioni di dollari contro un milione a livello globale. Non solo: il 41% dei riscatti richiesti in Italia supera i 5 milioni di dollari, il doppio rispetto alla media globale.
Perché? Le ragioni sono molteplici:
- le aziende italiane ricevono richieste iniziali più alte,
- pagano spesso più lentamente (il che porta a penalità),
- e si affidano meno a terze parti specializzate per negoziare.
È anche significativo che nessuna organizzazione italiana abbia pagato meno di 10.000 dollari, a fronte del 23% globale che si è fermato sotto i 100.000.
Segnali incoraggianti, ma non basta: tempi di ripristino e backup
Nonostante l’impatto economico, emergono anche alcuni segnali positivi:
- Il 46% delle aziende italiane colpite è riuscita a tornare operativa entro una settimana (era solo il 23% nel 2024).
- Il numero di casi con doppio danno (cifratura e furto dati) è sceso all’11%, ben al di sotto del 45% dello scorso anno.
Tuttavia, preoccupa il calo del ricorso ai backup (58% nel 2025 vs 72% nel 2024) come principale metodo di ripristino: un campanello d’allarme sulla gestione della business continuity.
Il fattore umano e l’impatto sui team IT
L’attacco ransomware non lascia solo danni economici, ma anche ferite psicologiche nei team tecnici: il 35% degli intervistati italiani ha ammesso di sentirsi in colpa per non aver evitato l’attacco, e il 32% ha rilevato assenze dovute a stress o malessere psicologico. Questo ci ricorda che la cybersecurity è anche una questione di benessere organizzativo.
https://www.cybersecurity360.it/nuove-minacce/cybersecurity-2025-rapporto-clusit-dati-tendenze
Cosa fare? Una strategia a più livelli
Il report conferma quanto da tempo sosteniamo come operatori del settore: nessuna organizzazione può più permettersi di improvvisare. Ecco le direttrici strategiche fondamentali:
- Monitoraggio proattivo 24/7 – Affidarsi a un servizio MDR (Managed Detection and Response) consente di rilevare e neutralizzare minacce in tempo reale.
- Gestione del rischio strutturata – Strumenti come il vulnerability management e il threat modeling devono diventare parte integrante dei processi.
- Formazione continua – La sicurezza inizia dalle persone. È essenziale educare i dipendenti a riconoscere e prevenire minacce come phishing e ingegneria sociale.
- Disaster recovery e business continuity – Avere backup testati e piani di risposta agli incidenti è una garanzia per la sopravvivenza operativa.
- Cultura del rischio condivisa – La sicurezza deve diventare una responsabilità trasversale e non solo tecnica.
Un’Italia più resiliente è possibile
Il 2025 ci consegna un’Italia ancora vulnerabile, ma anche più consapevole. L’aumento degli investimenti in cybersecurity (+15%) e la diffusione della figura del CISO sono segnali incoraggianti. Tuttavia, serve un salto culturale: la sicurezza informatica non è un costo, è un asset strategico per il futuro del nostro Paese.
Occorre agire adesso, con decisione, per colmare il divario tra la velocità delle minacce e la lentezza della risposta. Solo così potremo costruire un ecosistema digitale realmente resiliente, dove l’innovazione tecnologica non vada di pari passo con l’aumento del rischio, ma con la crescita della fiducia.
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Metodologia e campione
Gli intervistati si trovavano in 17 Paesi di Americhe, EMEA e Asia-Pacifico. Le organizzazioni interpellate avevano tra i 100 e i 5.000 dipendenti con un fatturato compreso tra meno di 10 milioni e oltre 5 miliardi di dollari. I dati usati per il report State of Ransomware 2025 sono tratti da un sondaggio indipendente dai vendor che ha coinvolto 3.400 responsabili IT e della cybersicurezza a cui sono state poste domande relative alle esperienze avute nei 12 mesi precedenti.

Il campione italiano
Il campione italiano coinvolto nella ricerca è rappresentativo di un’ampia varietà di settori tra cui:
- retail/gdo
- immobiliare
- pa
- trasporti/logistica/distribuzione
- istruzione
- energia/utilities
- settore finanziario
- sanità
- it/tlc/tech
- manifatturiero
- media/entertainment
100-250 dipendenti: 19 intervistati
251-500 dipendenti: 40 intervistati
501-1000 dipendenti: 60 intervistati
1001-3000 dipendenti: 91 intervistati
3001-5000 dipendenti: 44 intervistati
La versione integrale di THE STATE OF RANSOMWARE 2025 è disponibile qui:
https://www.sophos.com/ransomware2025