Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un nuovo decreto direttoriale recante “Credito d’imposta beni strumentali materiali 4.0. Nuovo modello di comunicazione per la prenotazione delle risorse”. Il decreto disciplina le modalità di prenotazione delle risorse e le procedure di comunicazione per accedere al credito d’imposta.
L’intervento riguarda in primo luogo le modalità di accesso ai crediti di imposta (come esplicitato sul sito del MIMIT), ma di fatto interviene anche sull’impianto generale degli incentivi del precedente piano Transizione 4.0, il quale poi è stato superato dal nuovo piano Transizione 5.0.
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Revisione beni strumentali 4.0, il contesto
Come bene sappiamo il Paese sta attraversando, come il mondo intero in realtà, una trasformazione epocale. L’avvicinarsi sempre più forte dell’applicazione delle nuove tecnologie, pensiamo all’intelligenza artificiale, obbliga tutti noi come professionisti, imprese, Paese, a costruire modelli di sviluppo che siano compatibili con il nostro sistema e che in ogni caso tengano al centro la persona, il lavoratore come nel caso del paradigma di Industria 5.0.
Per questo tanti sono i provvedimenti che tendono a dare supporto alle imprese per accompagnarle nel processo di evoluzione e tra questi il credito di imposta è uno degli strumenti a nostra disposizione. Tuttavia gli strumenti per essere efficaci dobbiamo porteli tradurre in concretezza e saperli mettere a terra come spesso usiamo dire. Un provvedimento che sulla carta appare risolutivo e utile, deve essere poi tradotto in semplicità d’uso, facilità di arrivare al risultato, insomma deve tradursi in effettiva opportunità.
E forse è proprio sul fronte della semplicità, comunque all’interno di regole chiare e trasparenti, dobbiamo lavorare.
La domanda che ci si pone alla fine di tutto è: quanti riescono a raggiungere e ottenere il contributo, in questo caso il credito di imposta, ma vale per qualunque contributo pubblico sia messo sul piatto. Iniziamo a dire che in questa fattispecie, appunto 4.0 e 5.0 ad esempio, è difficile che possano inserirsi professionisti e piccole organizzazioni. In ogni caso.
Beni strumentali, cosa cambia da Transizione 4.0 a 5.0
Poiché non è più prevista l’agevolazione per i beni immateriali (software) originariamente contemplata dal piano Transizione 4.0 e il credito d’imposta è ora limitato solo ad alcune categorie di macchinari e impianti connessi e interconnessi (quelli specificati nell’allegato A della legge n. 232/2016) e poiché nel piano Transizione 5.0 possono rientrare solo alcuni tipi di software, qualora integrati in progetti di efficientamento energetico o innovazione sostenibile, ci si chiede:
Ci sarà ancora spazio per una politica esclusivamente a sostegno della transizione digitale del Paese, in particolare per quel che riguarda le piccole e medie imprese (quelle che più necessitano di crescere dal punto di vista dell’innovazione digitale), senza vincoli o condizionamenti alla realizzazione anche di obiettivi di transizione green in chiave di sostenibilità?
Il nodo del software
Obiettivamente questo aspetto che riguarda il software non comprendiamo come si concili con l’ordine che in realtà tutti ci siamo dati, di innovare processi e procedimenti, investire in tecnologie avanzate, per arrivare fino all’intelligenza artificiale che ad esempio nel nostro mondo e professione stiamo già valutando e in alcuni casi applicando. Ecco nel nostro caso sarà assai difficile accedere a questa opportunità, e cosi come noi immaginiamo altre migliaia di piccoli che potrebbero utilizzare questo strumento che volessero valutare la realizzazione o l’acquisto di nuovi software per migliorare la propria gestione. Pensiamo allo studio professionale che volesse investire il tal senso oltre che alla microimpresa, ebbene questo segmento rimane costantemente tagliato fuori da queste opportunità.
Il tetto di spesa
Poiché viene introdotto un tetto di spesa, equivalente a 2,2 miliardi di euro per il 2025, le risorse finalizzate a finanziare il credito di imposta saranno limitate e verranno finanziati soltanto gli investimenti delle imprese che presenteranno domanda prima dell’esaurimento dei fondi. Si tratta di una logica “a sportello”, che se da un lato può essere utile a evitare la dispersione di risorse, dall’altro può produrre situazioni paradossali, soprattutto combinandosi con la procedura di presentazione della domanda a tre fasi (comunicazione ex ante, comunicazione intermedia con acconto del 20%, comunicazione ex post con rendicontazione). In particolare, potrebbe escludere dagli incentivi imprese che rispondono ai requisiti per accedervi rispetto a imprese che in fase di comunicazione ex ante hanno fatto la corsa allo sportello ma in occasione della comunicazione intermedia non hanno la possibilità di onorare l’acconto del 20%.
Risorse in avanzo e beni finanziabili
Ci si chiede: come si prevede di riattribuire le risorse eventualmente in avanzo a seguito di mancati versamenti di acconto, dato che le prenotazioni della prima fase avranno ormai concorso alla riduzione del tetto di spesa disponibile? Sono previsti meccanismi che in fase di comunicazione ex ante accertino la capacità dell’impresa di onorare l’acconto del 20% in fase di comunicazione intermedia? O, in alternativa, si prevede di recuperare al fondo disponibile per il finanziamento del credito di imposta i finanziamenti eventualmente non stanziati a seguito di mancati versamenti dell’acconto del 20%?
La Tabella seguente fornisce alcuni esempi di ciò che resta finanziabile rispetto a ciò che non lo è più per quel che concerne Transizione 4.0, così come disciplinata dal nuovo Decreto direttoriale del MIMIT (chiediamo anche conferma, se abbiamo ben compreso il nuovo meccanismo di riconoscimento del credito di imposta).
Tipo di investimento | Nuova Transizione 4.0 | Transizione 5.0 |
Software “stand-alone” | Non più ammesso | Ammesso se parte di progetti green o digitali |
Software integrato in macchinari 4.0 | Ammesso | Ammesso |
Piattaforme digitali cloud | Ammesso solo se parte di Progetti 5.0 | Potenzialmente ammesso |
Posto che le imprese beneficiate dalle vecchie agevolazioni del Piano Transizione 4.0/2024, qualora abbiano versato entro il 31 dicembre 2024 il 20% di acconto, usufruiranno comunque del credito di imposta rispetto agli investimenti digitali compiuti, è bene osservare come il continuo cambiamento degli indirizzi legislativi obblighi di fatto le imprese a una “navigazione a vista”.
La difficoltà di programmazione
Ciò rende difficile programmare con largo anticipo e in tempi rapidi le scelte di investimento più opportune rispetto a criteri di agevolazione fiscale che vengono ridefiniti di continuo. E rischia di vanificare lo stesso sforzo compiuto dal governo, attraverso l’introduzione di meccanismi volti a premiare le imprese meglio attrezzate per una programmazione a medio-lungo termine, come le modalità di comunicazione a tre fasi e per certi versi la stessa logica “a sportello”.
Non possiamo richiedere alle imprese di migliorare la propria capacità di programmazione degli investimenti e modificare continuamente l’orizzonte normativo in cui esse dovrebbero determinare le loro scelte strategiche. Occorre lavorare alla costruzione di uno scenario di sviluppo stabile nel corso del tempo, in modo da fornire al sistema delle imprese indicazioni e incentivi che consentano di comprendere quale sarà il sistema di coordinate di riferimento entro il quale collocheranno le proprie scelte di investimento nel medio/lungo periodo, soprattutto quando si tratta di promuovere indirizzi di sviluppo strategici come la transizione digitale e la sua compatibilità con la sostenibilità energetica e ambientale.
Credito di imposta beni strumentali, domande in via telematica
Molto bene la gestione delle domande esclusivamente in via telematica, attraverso i servizi informatici messi a disposizione dal sito istituzionale dal Gestore dei servizi energetici (GSE), aspetto che vede anche la nostra disponibilità a lavorare al fianco delle imprese per accelerare procedure e tempistiche per la presentazione delle istanze. Riteniamo che la parola semplificazione, in generale, debba caratterizzare anche questo tipo di pratiche e rapporti con le istituzioni e su questo abbiamo ancora molto da fare.