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Imprese energivore, come gestirle in modo sostenibile



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Prezzi elevati dell’energia e obiettivi di decarbonizzazione mettono a dura prova le industrie energivore europee: urge una politica che vada oltre il contenimento dei costi e valorizzi la produzione interna in chiave economica, climatica e di resilienza

Pubblicato il 9 giu 2025

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Group, Clusit, ENIA



esg (1) esg e procurement - pacchetto omnibus; imprese energivore

A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, evento tra le cause dell’attuale crisi energetica, è urgente una strategia efficace per le imprese energivore. Nonostante le misure del 2022 in Italia e UE abbiano permesso di gestire l’emergenza per famiglie e per l’economia, le imprese ad alta intensità energetica sembrano essere ancora senza una guida strategica chiara a livello nazionale o europeo, considerando il contesto di prezzi elevati e la transizione verde in atto per cui l’UE ha varato il Clean industrial deal.

Le industrie energivore (chimica, siderurgia, carta, cemento, vetro) sono state definite dal Parlamento Europeo come cruciali per l’economia, la decarbonizzazione, l’occupazione e l’autonomia strategica dell’UE, sottolineando la necessità di una transizione economicamente sostenibile verso tecnologie pulite, con l’elettrificazione indicata come soluzione chiave per ridurre i costi energetici ed evitare dipendenze da combustibili fossili.

Le iniziative della Commissione UE per le imprese energivore

È doveroso evidenziare che i politici ed i gruppi di interesse europei stanno chiedendo, a più voce, una rapida riduzione dei prezzi dell’energia per sostenere le industrie energivore in difficoltà. A livello dell’UE, l’” “Affordable Energy Action Plan”” ed il “Clean Industrial Deal” rappresentano iniziative della Commissione per abbassare i prezzi dell’energia a breve e lungo termine, anche utilizzando i bilanci pubblici.

Tuttavia, è doveroso evidenziare che l’approccio della sovvenzione dei prezzi energetici, pur con i suoi vantaggi, rischia di fallire se attuato in modo frammentato. Pertanto, è quanto mai necessario che la Commissione Europea – titolare della competenza sugli aiuti di Stato -proponga un quadro politico unitario che eviti tali effetti negativi e guidi gli investimenti delle industrie energivore verso aree con prospettive durature di energia pulita a basso costo.

I divari nei costi dell’elettricità a livello EU

Il prezzo dell’elettricità – destinata a diventare il principale vettore energetico del futuro – è previsto in calo nell’UE nei prossimi anni, grazie alla crescente diffusione delle energie rinnovabili, lo sviluppo dei sistemi di stoccaggio dell’energia, la maggiore flessibilità della domanda; l’integrazione delle reti tra i Paesi membri. Tuttavia, permarranno significative differenze nei prezzi tra le diverse regioni europee, poiché alcune aree beneficiano di un accesso più abbondante ed efficiente a fonti rinnovabili – quali il solare e l’eolico – con conseguenti costi energetici più bassi. A livello globale, questi divari sono destinati ad essere ancora più marcati.

Inoltre, l’energia nucleare, pur continuando a svolgere un ruolo nel mix energetico, difficilmente modificherà questo scenario, rimanendo relativamente costosa. Ancora, il trasporto su lunga distanza di elettricità e di idrogeno pulito continuerà a comportare costi elevati ed il persistere dei differenziali di prezzo.

Strategie di ottimizzazione che le industrie energivore possono attuare

Le industrie energivore sono imprese al centro di molte value chain dell’UE ed undici di esse rappresentano più della metà del consumo energetico dell’industria dell’UE, come indicato nella figura che segue.

Fonte immagine – VUB (Vrije Universiteit Brussel) 2018

Inoltre, le imprese energivore europee si trovano gestire sfide significative in termini di: costi energetici elevati e volatili; pressioni normative crescenti verso la decarbonizzazione; necessità di rimanere competitive sul mercato; aspettative degli stakeholder per maggiore sostenibilità. Pertanto, dovranno sempre più considerare strategie in termini di:

  • Efficienza energetica, i.e. implementare tecnologie sostenibili e processi che riducano il consumo energetico mantenendo o migliorando la produttività.
  • Diversificazione delle fonti energetiche, i.e. ridurre la dipendenza da una singola fonte, includendo energie rinnovabili nel mix energetico.
  • Autoproduzione, i.e. valutare la possibilità di generare energia in loco (fotovoltaico, cogenerazione, ecc.).
  • Gestione intelligente dei consumi,i.e. adottare sistemi di monitoraggio energetico in tempo reale e ottimizzare i processi produttivi nei momenti di minor costo energetico.
  • Strategia di approvvigionamento, i.e. considerare contratti a lungo termine, PPA (Power Purchase Agreement) e coperture finanziarie contro la volatilità dei prezzi.
  • Ciclo di vita dei prodotti, i.e. utilizzare l’approccio dell’intero ciclo di vita per misurare l’impronta di gas serra di prodotti e materiali
  • Appalti pubblici sostenibili, i.e. utilizzare in modo strategico gli appalti pubblici per selezionare prodotti e servizi sostenibili.

Strategie europee per le industrie energivore

Nel febbraio 2023 l’UE ha varato il Green Deal Plan che riconosce la necessità di modernizzare e decarbonizzare le industrie energivore. Sempre in questa direzione è necessario, altresì, considerare la creazioni di norme europee in materia di aiuti di Stato che devono sia garantire l’efficienza sia evitare la corsa alle sovvenzioni, mettendo a disposizione fondi producano ampi effetti positivi sul clima e sulla resilienza. Pertanto, l’UE dovrebbe concedere aiuti di Stato solo alle industrie energivore che rischiano di perdere competitività a livello mondiale e che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni:

  • Picchi temporanei dei prezzi – Il sostegno alle industrie energivore potrebbe essere giustificato quando i prezzi dell’energia elettrica raggiungono un picco temporaneo (a causa dei costi di trasformazione o di carenze temporanee dell’offerta), se si prevede che i prezzi scendano a un livello inferiore in base a ipotesi ragionevoli ed entro un breve lasso di tempo.
  • Benefici indiretti – La delocalizzazione delle industrie ad alta intensità energetica, sia all’interno che al di fuori dell’UE, come nel caso emblematico del settore siderurgico, rischia di generare perdite economiche indirette considerevoli, in particolare attraverso effetti a catena in settori industriali come l’automotive. In tali contesti, l’eventuale concessione di sovvenzioni da parte degli Stati membri dovrebbe essere subordinata alla dimostrazione di esternalizzazioni positive, concrete e misurabili, tali da giustificare l’intervento pubblico sul piano economico e strategico.
  • Salvaguardia ambientale – L’UE, in alcuni settori cosiddetti “hard-to-abate”, è in una posizione strategica per accelerare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie di produzione pulita, contribuendo così a dimostrarne la fattibilità – su scala industriale- di ridurre le curve di costo a livello globale e ad abbattere le emissioni. Pertanto, la Commissione europea, per sfruttare appieno questo potenziale, dovrebbe definire un elenco chiaro di beni e di tecnologie di produzione pulita per i quali siano ammissibili, in via generale, sovvenzioni ai prezzi dell’energia elettrica. Inoltre, per garantire maggiore efficienza e coerenza, tali sovvenzioni dovrebbero essere finanziate e gestite a livello dell’UE. Tuttavia, laddove i fondi europei si rivelassero insufficienti, gli Stati membri dovrebbero poter integrare il finanziamento attraverso risorse nazionali.
  • Resilienza: – Le importazioni – per un numero ristretto ma strategicamente rilevante di prodotti anche se provenienti da una base di fornitori geograficamente diversificata – possono comportare rischi sistemici di resilienza troppo elevati. In questi casi, forme di sostegno pubblico permanente possono essere giustificate. Ne consegue che la Commissione europea dovrebbe identificare con precisione tali prodotti e, qualora la loro produzione non risulti economicamente sostenibile neppure nelle aree più competitive dell’UE, prevedere l’assegnazione di sovvenzioni alla produzione tramite aste competitive. Tale approccio consentirebbe di preservare una capacità industriale minima strategica, attivabile rapidamente in caso di shock dell’offerta.

È necessario che la Commissione europea identifichi, altresì, le regioni ad “alto potenziale energetico” e – insieme agli Stati membri e alle altre parti interessate – sia in grado di attuare una strategia per il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro, oltre a contemplare la costruzione di infrastrutture pertinenti.  Inoltre, sarebbe auspicabile istituire un osservatorio della transizione industriale che coinvolga i portatori di interessi dell’industria e della società civile per monitorare i progressi dell’industria – specialmente quella energivora – verso la neutralità climatica e la circolarità, oltre a consigliare correzioni alle strategie attuate.

Il futuro delle imprese energivore

Tempus fugit: è necessario agire prontamente affinché le industrie energivore europee possano resistere e siano tutelati i posti di lavoro. Inoltre, l’innovazione tecnologica necessaria per accelerare la decarbonizzazione delle industrie energivore richiede investimenti e l’UE ha la responsabilità di supportarle con risorse pubbliche, oltre che proteggerle dal dumping, dai dazi che gli Stati Uniti stanno imponendo all’UE e non solo, dalla concorrenza sleale e dalla sovraccapacità sovvenzionata di altri Paesi, prevenendo la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e la fuga delle imprese dall’Europa.

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