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La nuova strategia AI dell’Europa: grandi ambizioni, poco impatto



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L’8 ottobre la Commissione europea ha pubblicato ben due strategie sull’intelligenza artificiale per garantire che il vecchio continente rimanga al passo con Usa e Cina. La strategia Apply AI da 1,1 mld e AI in Science. Grandi ambizioni, ma ancora l’impatto sembra limitato. Ecco perché e tutto ciò che c’è da sapere

Pubblicato il 10 ott 2025

Stefano da Empoli

presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com)



digital omnibus

Mentre Stati Uniti e Cina stanno intensificando la propria rivalità sul terreno dell’intelligenza artificiale (IA) e della relativa catena del valore, l’Europa prova a svolgere la sua partita, senza farsi confinare esclusivamente nella ridotta della regolazione.

Le due strategie dell’Europa per rilanciare sull’intelligenza artificiale

Ecco dunque che sulla scia dell’AI Continent Plan dello scorso aprile, che ha definito una visione complessiva dello sviluppo dell’IA made in Europe, l’8 ottobre la Commissione europea ha pubblicato ben due strategie per garantire che il vecchio continente rimanga al passo con i paesi più avanzati.

  • La strategia Apply AI con 1,1 miliardi di euro stanziati dall’UE dà seguito alla raccomandazione contenuta nel Rapporto Draghi di lavorare soprattutto sugli usi verticali della tecnologia e in particolare in quei settori nei quali l’UE è tradizionalmente forte e definisce come accelerare l’uso dell’IA nelle principali industrie europee e nel settore pubblico.
  • La strategia AI in Science si concentra, invece, sul porre l’Europa all’avanguardia sia nella ricerca finalizzata a migliorare i modelli di IA che in quella che utilizza l’IA per arrivare a breakthrough tecnologici in altri settori.

Il piano AI Continent

Il piano si basa su cinque pilastri: la capacità computazionale, i dati, le applicazioni settoriali, i talenti e le competenze e, infine, la semplificazione degli adempimenti previsti dall’AI Act.

Il primo filone è sicuramente quello dove più e meglio si è fatto negli anni scorsi, grazie prima all’iniziativa congiunta EuroHPC cofinanziata da Commissione europea e Stati membri e poi all’AI Innovation package lanciato nel gennaio 2024 con l’idea di creare capacità computazionale specializzata nell’IA con le cosiddette AI factory.

Solo sei anni fa l’Europa aveva due supercomputer tra i primi 10 al mondo; oggi ne ha quattro e, come anticipato da Ursula von der Leyen nel suo intervento all’AI Action Summit di Parigi dello scorso febbraio, il piano prevede l’aggiunta di 4-5 gigafactory, ciascuna delle quali sarà dotata di almeno 100 mila processori di ultima generazione. Per finanziarle si punta a mobilitare attraverso il neocostituito InvestAI 20 miliardi di euro tra finanziamenti pubblici (europei e nazionali) e privati.

  • A confronto, gli altri filoni offrono maggiori novità ma anche più incertezze. Sui dati si evoca una nuova strategia che sarà pubblicata a fine ottobre ma il fatto è che quella lanciata nel febbraio 2020 dalla prima Commissione von der Leyen è in larga parte fallita, se non per le molte centinaia di pagine di nuova regolazione prodotte. Si puntava a creare un sistema infrastrutturale prevalentemente europeo nonché una condivisione dei dati su larga scala in tutti i principali settori dell’economia. Non solo gli obiettivi non sono stati raggiunti ma siamo più distanti che mai.
  • Sulle applicazioni dell’IA, il piano rimanda per l’appunto alla strategia AI Apply, aprendo una consultazione pubblica che tra l’altro ha interrogato i partecipanti sulle sfide generate dall’AI Act e su come sia possibile ridurne gli oneri. A fronte dei quali ha annunciato l’apertura di uno sportello di servizio sull’AI Act per rispondere a eventuali quesiti delle imprese. A novembre è invece annunciato il provvedimento Omnibus di semplificazioni che riguarderanno la regolamentazione digitale, di cui quelle riguardanti l’AI Act,  in particolare per rendere la  compliance meno gravosa per le imprese più piccole, dovrebbe essere il piatto forte.
  • Infine, su talenti e competenze, il piano segnala una postura più aggressiva nell’attrazione di talenti, con l’istituzione di un programma di fellowship tra le varie misure previste. Che potrebbero contare su un alleato inaspettato, Donald Trump, qualora le politiche repressive dell’attuale amministrazione americana verso l’immigrazione e le università convincano un certo numero di europei (e non solo) a fare ritorno nel vecchio continente (e tanti altri con la valigia in mano a non varcare l’Atlantico).

La strategia AI Apply


La strategia AI Apply ha l’obiettivo di accelerare il take-up dell’IA, ad oggi adottata soltanto dal 13,5% delle imprese UE (l’8,2% di quelle italiane), facendo leva e valorizzando ulteriormente i tanti punti di forza del sistema produttivo europeo espressi in 11 macro-settori strategici: sanità (inclusa la farmaceutica), robotica, manifattura, ingegneria e costruzioni, difesa, sicurezza e spazio, mobilità, trasporto e automotive, comunicazioni elettroniche, energia, clima e ambiente, agri-food, cultura e media, pubblica amministrazione. 

Tra le misure concrete figurano la creazione di centri di screening avanzati per l’assistenza sanitaria basati sull’Ia e il sostegno allo sviluppo di modelli di frontiera e di IA agentiche adattate a settori quali la manifattura, l’ambiente e l’industria farmaceutica.

Si prevedono la creazione di piattaforme settoriali di scambio di migliori pratiche e di condivisione dei dati e percorsi di accelerazione per ridurre i tempi di sviluppo delle soluzioni innovative basate sull’IA dalla fase di ricerca al lancio commerciale.

Interessante l’introduzione delle challenge, molto usate Oltreoceano, per la scoperta di nuovi farmaci in aree terapeutiche con possibilità di cura al momento limitate così come l’iniziativa delle “città impegnate nello sviluppo della guida autonoma” per far recuperare terreno all’Europa di fronte ai servizi di robotaxi attivi già da anni in alcune città statunitensi e cinesi.

Per promuovere l’adozione dell’IA e sostenere queste misure, la Commissione sta mobilitando circa 1 miliardo di euro. In futuro, nuove iniziative in settori quali la finanza, il turismo e il commercio elettronico potrebbero integrare questi settori.

Ma, a fronte di tante idee anche condivisibili, sembra mancare una proposta realmente disruptive in grado di accelerare da sola la corsa europea.

In parte perché l’idea della strategia è per l’appunto quella di prevedere strumenti su misura per i singoli settori e poi perché con un solo miliardo di budget dedicato non si possono pretendere miracoli. Forse potrebbe avvicinarsi ad esserlo l’iniziativa pubblico-privata AI Frontier per accelerare il progresso dell’Europa nelle capacità più avanzate.

Si tratta di un progetto che coinvolgerà sia attori industriali che accademici e che è connesso all’altra strategia annunciata congiuntamente riguardante l’IA nella scienza. Ma prima di passare a quest’ultima vanno menzionate le misure a favore delle piccole e medie imprese con la rifocalizzazione dei digital innovation hub come centri di esperienza per l’IA dove le imprese europee possono condividere modelli e sistemi di IA per scalarli a livello UE nei diversi settori strategici.

Molta attenzione viene giustamente dedicata al tema delle competenze e, infine, alla governance. Laddove si prova a coordinare meglio le strategie degli Stati membri con quelle della Commissione, anche se difficile che in assenza di sforzi più concreti e orientati l’obiettivo possa essere raggiunto, e si istituisce un Osservatorio sull’IA che avrebbe il compito finalmente di monitorare gli investimenti pubblici e privati nel settore.

L’incapacità di farlo, anche per limiti oggettivi della statistica ufficiale nel delineare i confini di un settore che sfugge a precise codificazioni, è stata più volte sottolineata da chi scrive come un pesante limite nel tentativo di dare all’Europa una strategia IA continentale degna di questo nome.

Ora la Commissione ci riprova, anche grazie a una nuova metodologia di misurazione sviluppata insieme all’OCSE, e si ripropone di fissare nell’ambito del Decennio digitale obiettivi di investimento pubblico e privato. Un intendimento per nulla scontato e al quale sarà difficile dare seguito in assenza di un rafforzamento del coordinamento tra il livello europeo e quelli nazionali ma che rappresenta il primo tentativo significativo di tornare allo spirito di quel Piano coordinato del 2018 purtroppo dopo poco tempo disatteso.

La strategia AI in Science        

 
La strategia intende posizionare l’UE come un polo per l’innovazione scientifica basata sull’IA nella doppia prospettiva della ricerca per espandere la frontiera dell’IA e di quella che utilizza gli strumenti IA nei diversi settori scientifico-disciplinari. Il suo fulcro è la costituzione di Raise – la Risorsa per la scienza dell’IA in Europa, un istituto virtuale per mettere in comune e coordinare le risorse di IA per lo sviluppo e l’applicazione dell’IA nella scienza. 

Le azioni strategiche comprendono tra l’altro: 

  • Eccellenza e talento: si dà seguito alle intenzioni espresse nell’AI Continent Plan, stanziando in particolare 58 milioni di euro nell’ambito di Raise per formare, trattenere e attrarre i migliori talenti scientifici e dell’IA.
  • Calcolo: 600 milioni di euro da Horizon Europe per migliorare e ampliare l’accesso alla potenza di calcolo per la scienza. Questo investimento garantirà ai ricercatori e alle start-up un accesso dedicato alle future Gigafactory IA.
  • Finanziamento della ricerca: si punta a raddoppiare gli investimenti annuali di Horizon Europe nell’IA portandoli dai circa 1,5 miliardi di oggi ad almeno 3 miliardi di euro.
  • Dati: si prevede un sostegno agli scienziati per individuare le lacune strategiche in materia di dati e raccogliere, curare e integrare le serie di dati necessarie per l’IA nella scienza.

Su quest’ultimo punto sarà cruciale l’attuazione della Data Union Strategy che sarà rilasciata a fine ottobre al fine di garantire un accesso senza soluzione di continuità a dati strutturati e di alta qualità e di allineare meglio le politiche in materia di dati alle esigenze delle imprese, del settore pubblico e della società.

Nuova strategia UE sull’AI: impatto limitato, ecco che manca

Chi si aspettava singole misure di elevato impatto è rimasto probabilmente deluso. Quella sulla carta principale, il Raise della strategia AI in Science, non è di certo in linea con quel modello Cern invocato da molti negli ultimi anni e che diversi osservatori si aspettavano di leggere nei documenti della Commissione.

Ha prevalso l’idea di potenziare lo status quo, attraverso un maggiore coordinamento e un’iniezione significativa di nuovi fondi, più che di sfidarlo attraverso la creazione di un istituto di ricerca fisico. Certamente, potrebbe essersi trattata di una scelta comprensibile rispetto all’uso scientifico di strumenti IA nelle diverse discipline. Decisamente meno difendibile mi pare se si guarda alla ricerca di frontiera sui modelli IA, anche in un’ottica di attrazione e mantenimento in Europa dei top scientist. Dopodiché naturalmente la si sarebbe potuta configurare in diverse modalità, in un unico centro o in diversi istituti federati e magari legati anche alle future Gigafactory per le quali si sta decidendo proprio ora la location.

Inoltre, come si è già detto per l’AI Continent Plan e nonostante alcuni passi in avanti certamente apprezzabili contenuti nella strategia AI Apply, preoccupa l’assenza di meccanismi di governance tali, da un lato, da indurre un efficace coordinamento con piani e strategie nazionali e, dall’altro, di verificare che si stia procedendo nella direzione e alla velocità giusta.

La speranza è che il topolino che pure c’è in queste strategie cresca in fretta e, con l’aiuto di qualche successiva mutazione genetica, possa diventare quel leone che ancora oggi manca visibilmente all’Europa.

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