L’Italia è in ritardo sul digitale, sì, ma non su tutti i fronti.
Lo dicono i dati riportati dalla Commissione europea. Le aree su cui siamo più indietro sono la digitalizzazione di PA e cittadini, mentre abbiamo fatto ottimi passi avanti sulla digitalizzazione delle imprese e sulle infrastrutture banda larga.
È vero che i dati non possono che fotografare la situazione al 2016, lasciando margini per il 2017, quando si è espressa l’azione del Team Digital di Diego Piacentini. Ma non credo che la situazione migliorerà drammaticamente nelle analisi relative a quest’anno.
Non lo si può pretendere dopo anni di sostanziale stasi, in cui per miopia collettiva il digitale era dominio di pochi esperti.
Soprattutto è complicato cambiare nella PA, dove il digitale richiede nuovi modi di lavorare, nel back office, prima che sia possibile offrire servizi pubblici su canali digitali.
Il lavoro di Piacentini va in questa direzione, con le azioni su ANPR, SPID e PagoPA. Il progetto più avanzato è quest’ultimo.
ANPR è una partita complicatissima: per riconciliare i sistemi gestionali di diversi operatori e passare da 8 mila anagrafe a una soltanto saranno necessari sforzi enormi.
Su SPID il problema è che non ci sono molti servizi pubblici negli enti locali che giustifichino l’attivazione di questa chiave universale. Chiave universale sì, ma solo in teoria, dato per ora apre poche porte. Sempre nell’attesa dell’adesione convinta dei primi service provider privati.
Di base, c’è che negli enti molti servizi non sono digitali. Non c’è nessun obbligo a riguardo, per i Comuni per esempio, a rendere digitali i propri servizi. Il lavoro del piano triennale però toglie alibi alle Pa, forzando il sistema a investire in una direzione precisa.
A questo proposito, Agid e il Team stanno dando agli enti soluzioni strutturali che offrono i processi base chiavi in mano, come la gestione dell’identità. Il tutto gratis: l’ente spende solo per adattare i sistemi.
Altro problema sono le interfacce dei siti e servizi, che sembrano disegnate dai burocrati per i burocrati. Altro che cittadino al centro. Ma anche su questo fronte la community designer di Piacentini ha aiutato a fare passi avanti. Come per le altre cose, bisognerà attendere per vedere i primi frutti all’esterno, visibili al cittadino.
Ma non è finita, perché secondo un sondaggio che presenteremo il 5 dicembre con il rapporto 2017 dell’osservatorio Agenda Digitale, il 60 per cento degli italiani non si accontenta di servizi digitali della PA. Vuole servizi automatizzati. Ridurre al minimo i contatti con l’amministrazione. Le Pa hanno già molti dati su di noi, non hanno in teoria davvero bisogno di chiederceli ogni volta, per esempio nella dichiarazione di redditi o nel DURC. Li chiedono perché non riescono ancora a utilizzare bene i dati al proprio interno, a farli circolare tra le PA. Anche su questo fronte stanno lavorando AgID e Piacentini, con il modello di interoperabilità del piano triennale.
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In sintesi, per migliorare la situazione della PA digitale, servono tre cose:
- accelerare i processi di digitalizzazione dei servizi pubblici. Gli italiani ci dicono di essere stufi di andare agli sportelli
- Semplificare le interfacce dei servizi, perseguendo le iniziative di semplificazione e design avviate dal Team per la trasformazione digitale
- Far sparire proprio alcuni servizi, automatizzandoli il più possibile facendo leva sull’interoperabilità dei sistemi informativi pubblici














Ma c’era bisogno che fosse il rapporto 2017 dell’osservatorio Agenda Digitale a dirci che il Cittadino vuole vedere una sola entità che si chiama PA e che non gli importa come sia composta? (Anagrafe, Fiscalità, Catasto, pagamenti, Sanità, ecc.). Che vuole ridurre al minimo i contatti con questa PA, riducendoli all’indispensabile? Che innovazione non significa digitalizzare i processi esistenti?
Riguardo a quest’ultimo punto porto la mia personale esperienza. A gennaio viene a mancare mia mamma. Decido che la pratica di successione la farò io, senza avvalermi di CAF o altra assistenza. Guardo su Internet e vedo queste pratiche devono obbligatoriamente essere compilate elettronicamente e inviate telematicamente. Bene, mi dico!
Scarico il programma e mi accorgo nella sostanza che si tratta di una mera compilazione elettronica di un modello cartaceo. Ma come, e la revisione del processo? Turiamoci il naso ed andiamo avanti. Tutto sommato la compilazione procede bene e arrivo in fondo, al momento della trasmissione telematica. Qui iniziano i problemi. L’installazione dei programmi non è così agevole, ma comunque si va avanti. Arrivo alla fatidica verifica di conformità dei dati ed ho lo sta bene per l’invio. Grande mi dico! Clicco “INVIO” ed attendo il numero di registrazione della pratica. Mi torna l’esito “SCARTATO”. Ma come? se il test sui dati è andato bene, perchè mi scartate la pratica? Dopo lunghe attese al telefono con il Call Center una gentile e capace signorina scopre che un dato catastale di un immobile che ho inserito nella pratica ricavandola dalla denuncia TASI predisposta dal Comune è differente rispetto a quello presente a Catasto……
Perchè tu PA mi chiedi di inserire nella Pratica di Successione un dato che tu PA conosci già????
Piacentini il miracolo lo sta facendo, ma non gli basteranno i due anni preventivati, se operassero insieme loro due per un altro paio di anni forse https://www.youtube.com/watch?v=8j9U54m5Shk
Al momento l’ente meno digitalizzato nella PA è proprio Agid, Piacentini la deve commissariare rapidamente ed affiudarla a persone all’altezza.
Buongiorno,
capisco che i cittadini italiani chiedano, me compresa, di far sparire alcuni servizi automatizzandoli.
Occorre prima di far sparire quello che funziona poco e male sapere se ci debba essere e come farlo!
La semplificazione amministrativa che prende il sinonimo di sburocratizzazione deve essere intelligente, altrimenti si crea uno Stato lacunoso.
La digitalizzazione della p.a non è convertire i documenti analogici in formato digitale, altrimenti si crea un doppio canale da cui non si esce più.
E’ fondamentale per ogni partita, anche per l’agenda digitale, che è molto di più che sburocratizzare e digitalizzare quindi, che il confronto con le persone che lavorano nella p.a. sia franco e responsabile .
Come dipendente percepisco tutto il disvalore di cui risente quotidianamente la mia amministrazione che si avvale :
1) del discredito sociale mediatico conseguente alla idea di fannullonismo e di assenteismo e di grande nostra maleducazione, poichè saremmo tutti uguali;
2) delle norme su questa partita che incessantemente sono rese più ferree e costrittive e che hanno come conseguenza il mancato riconoscimento del lavoro pubblico,
Una pa al passo con i tempi che sia efficiente, efficace, economica, deve essere al contempo accogliente, inclusiva e solidale, poichè il servizio pubblico o l’idea che di esso si esprime nella Costituzione è questa.
Rammento poi che “ubi societas ibi jus” ossia che il diritto nasce per pacificare i conflitti, piuttosto che per mettere gli uni contro gli altri, ma in tutto ciò l’azione politica di questi tempi bui, per l’idea che mi anima di Politica al servizio della nazione, mantiene le sue grandi responsabilità.