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Le dogane al tempo di Shein e Temu: l’Ue aggiorna le normative



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Le nuove normative europee ridefiniscono il ruolo della dogana nell’era eCommerce, introducendo regole più rigorose per piattaforme online e spedizioni digitali, con l’obiettivo di tutelare i consumatori e garantire una più efficace riscossione fiscale sulle importazioni

Pubblicato il 30 apr 2025

Lucia Iannuzzi

international trade advisors e co-fondatori delle società di consulenza doganale C-Trade e Overy

Paolo Massari

international trade advisors e co-fondatore delle società di consulenza doganale C-Trade e Overy



ecommerce e dogana

Le dogane oggi si trovano ad affrontare sfide di complessità crescente. Il boom dell’eCommerce ha portato a un forte aumento delle spedizioni, spesso di basso valore e in quantità elevate, rendendo difficile un controllo centralizzato.

Dato questo aumento esponenziale degli acquisti online nell’Unione Europea, le autorità unionali e internazionali stanno rivedendo le normative per adattarle a questo scenario in continua evoluzione, alla luce anche delle ultime mosse protezioniste del presidente Usa Donald Trump.

La crescente diffusione dell’e-commerce nell’unione europea

Gli acquisti online sono difatti una parte ormai integrante della vita quotidiana in tutta l’Unione europea. Il Consiglio europeo sottolinea come l’eCommerce – inteso come acquisto di beni o servizi via Internet – sia ormai una componente essenziale del comportamento dei consumatori europei.

Nel 2023, sempre da dati del Consiglio europeo, il 75% degli utenti europei tra i 16 e i 74 anni ha effettuato almeno un acquisto online. Si tratta di un incremento significativo rispetto al 2010, quando la percentuale si fermava al 53%. In termini assoluti, si parla di circa 300 milioni di cittadini europei coinvolti in questa trasformazione dei consumi.

Dalla lettura degli stessi dati comprendiamo come la propensione agli acquisti digitali cresca con il livello di istruzione: l’88,9% degli acquirenti online possiede un grado di istruzione elevato. Irlanda, Paesi Bassi e Svezia sono i Paesi dove l’e-commerce è maggiormente diffuso.

I prodotti e servizi più acquistati includono:

  • Abbigliamento, scarpe e accessori (69,7%)
  • Biglietti per eventi culturali o di intrattenimento (36,1%)
  • Film e serie in streaming o download (34,5%)
  • Servizi di trasporto (32,8%)
  • Alloggi in locazione (33,2%)
  • Consegne da ristoranti o fast food (29,9%)
  • Cosmetici e prodotti per il benessere (28,2%)

Regolamenti UE per un ecosistema digitale equo

Un mercato così diffuso, diversificato e in costante crescita non poteva lasciare insensibili le autorità unionali, garanti della sicurezza del trattamento dei dati online. Nel 2022 sono stati adottati due regolamenti fondamentali, entrati in vigore nel 2024:

Una disciplina chiamata a creare un ambiente online più sicuro, trasparente e competitivo per gli utenti e le imprese digitali e a proteggere i diritti fondamentali nello spazio infinito della rete, garantendo maggiore trasparenza, migliore protezione dei consumatori, norme più rigorose in materia di pubblicità e una più delineata responsabilità delle piattaforme.

Regolamentazioni necessarie se teniamo conto del ruolo chiave che piattaforme digitali e motori di ricerca, con oltre 45 milioni di utenti attivi, svolgono non solo nel commercio internazionale ma anche nella diffusione di informazioni e nello stimolo all’innovazione ed allo scambio di idee.

Commercio digitale, un accordo globale sotto l’egida del WTO

L’UE non è la sola a cercare di migliorare la regolamentazione del commercio digitale. Nel 2024 è stato pubblicato il testo di un accordo negoziato nell’ambito della WTO, con la partecipazione di oltre 90 Paesi. L’Unione europea ha accolto con favore il risultato, frutto di cinque anni di trattative.

L’obiettivo dell’accordo è quello di:

  • Facilitare le transazioni elettroniche transfrontaliere;
  • Ridurre le barriere al commercio digitale
  • Promuovere l’innovazione e l’inclusività digitale (soprattutto quella degli Stati Membri in via di sviluppo);
  • Garantire la sicurezza delle firme e delle fatture elettroniche;
  • Eliminare i dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche.

Un passo importante per rendere il commercio digitale internazionale più fluido, sicuro e accessibile a livello globale.

Riforma dell’Unione doganale e sfide doganali nell’era dell’e-commerce

L’incremento delle spedizioni di merci spesso di basso valore e in quantità elevate, rende difficile un controllo centralizzato. In assenza di una supervisione e di un monitoraggio centrale della catena di approvvigionamento, l’Unione europea non ha piena visibilità e controllo sulle merci oggetto di operazioni di importazione ed esportazione, una sfida che porta alla revisione dei processi doganali, a una nuova idea di gestione dei dati e delle infrastrutture informatiche e alla definizione di un concetto nuovo di governance dell’unione doganale.

Per far fronte a questa situazione, la Commissione europea ha presentato il 17 maggio 2023 una riforma dell’Unione doganale, attualmente in fase di valutazione da parte del Consiglio europeo. L’obiettivo del testo unionale è, dunque, quello di rafforzare la capacità di controllo delle dogane; adattarsi ai cambiamenti nelle catene di approvvigionamento; centralizzare la gestione dei dati e del rischio, migliorando la governance del sistema doganale.

In che modo? La riforma si basa su tre pilastri fondamentali:

  • Una nuova partnership con le imprese;
  • Un approccio più intelligente ai controlli;
  • Un modello moderno per il commercio elettronico.

Le nuove regole per le piattaforme e le importazioni

Ma come si sostanzia questo nuovo approccio al più attuale dei sistemi di commercio?

  1. Nel nuovo scenario normativo, le piattaforme online saranno considerate importatori (è una finzione giuridica) delle merci che vendono, anche se non sono fisicamente coinvolte nella spedizione. Questo significa che garantiranno la riscossione dei diritti doganali, sollevando da tale onere il consumatore finale.Un sistema che garantisce maggiori tutele per il consumatore, ma anche un maggior gettito fiscale, quantificato dalla Commissione Europea in circa 1 miliardo di euro l’anno, se teniamo anche conto di un futuro abbattimento della soglia di esenzione IVA per le importazioni di valore inferiore a 150 euro.
  2. Per facilitare le operazioni, verrà introdotto un sistema semplificato di classificazione doganale, che ridurrà a quattro le aliquote daziarie applicabili per le spedizioni di modesto valore.

USA: la possibile “scossa” al commercio globale

Dall’altra parte dell’Atlantico, un potenziale cambio di rotta potrebbe scuotere l’intero ecosistema e-commerce. Il Presidente Trump ha annunciato l’intenzione di eliminare la regola del “de minimis”, che attualmente consente di importare beni in esenzione daziaria sotto una certa soglia: 150 euro nell’UE, come già anticipavamo; 800 dollari negli USA.

A far data dal 2 maggio, tali spedizioni, quantificate negli USA in 1,4 miliardi di pacchi, dovrebbero (il condizionale è più che d’obbligo) essere soggette a dazi pari al 30% del loro valore oppure a 25 dollari per articolo, importo che dovrebbe salire a 50 dollari dopo il 1° giugno.

Uno scenario che preoccupa molti analisti, che paventano un aumento dei prezzi, una diminuzione della domanda ed una congestione doganale, conseguenza dell’attuale impreparazione della US Customs and Border Protection (CBP) a gestire una simile mole di lavoro.

Riuscirà l’e-commerce europeo – che aspetta ancora che la Riforma passi il vaglio del Consiglio Europeo – a reagire positivamente alla rivoluzione preannunciata dal protezionismo USA? Alle imprese non resta che rimanere informate e pronte ad attuare scelte strategiche intelligenti per mitigare quanto più possibile i danni, mantenendo il business solido.

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