Legge 132/2025

L’Italia regola l’AI nella finanza: sicurezza e fiducia al centro



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La Legge 132/2025 introduce regole per l’uso dell’intelligenza artificiale nella finanza, rafforzando sicurezza, trasparenza e controllo umano nei processi automatizzati

Pubblicato il 10 nov 2025

Massimo Ruffolo

Vice Presidente ItaliaFintech e Founder Altilia



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L’Italia entra ufficialmente nell’era dell’intelligenza artificiale regolata. Con la Legge 132/2025, il Paese si dota di strumenti concreti per rendere più sicuro e trasparente l’uso di questa tecnologia nei servizi bancari, assicurativi e di pagamento. Aggravanti per i reati commessi tramite algoritmi, obblighi di trasparenza e governance, e un Comitato Fintech incaricato di monitorare le applicazioni: sono le basi di una riforma che tutela i mercati e rafforza la fiducia di cittadini e imprese, in linea con l’AI Act europeo.

Ma la legge sull’intelligenza artificiale rappresenta un punto di partenza, non di arrivo. Mette al centro la sicurezza, la trasparenza e la supervisione umana, ma dovrà accompagnarsi a politiche di sostegno all’innovazione e a una visione più organica dell’ecosistema digitale italiano, per trasformare la regolazione in una reale leva di crescita.

Il quadro normativo della legge 132/2025 e le sue specificità

La nuova normativa recepisce le principali indicazioni dell’AI Act europeo ma introduce anche specificità nazionali. Il testo prevede deleghe al Governo per definire i decreti attuativi entro 12 mesi e stabilisce un quadro più stringente per l’uso dei sistemi intelligenti in ambiti sensibili, come finanza, sanità, lavoro e pubblica amministrazione. Tra gli elementi più rilevanti, l’introduzione di aggravanti penali per i reati commessi tramite algoritmi e l’obbligo per gli operatori di garantire tracciabilità, controllo umano e accountability nei processi automatizzati. Una misura che rafforza la fiducia nel sistema, rendendo chiara la responsabilità in caso di utilizzo scorretto della tecnologia.

La legge prevede inoltre la creazione di un Comitato Fintech con funzioni di osservatorio e indirizzo sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale nei servizi bancari, creditizi e assicurativi. Un tassello importante per dare al Paese una regia unitaria, seppur ancora frammentata tra diversi ministeri e agenzie come l’Agenzia per l’Italia Digitale e quella per la Cybersicurezza Nazionale.

Come bilanciare innovazione tecnologica e tutela dei consumatori

Nel sistema finanziario, questa tecnologia rappresenta un motore di trasformazione capace di rivoluzionare la customer experience, ottimizzare i processi di analisi del rischio e migliorare la lotta alle frodi. Ma è anche una leva che, se mal gestita, può amplificare i rischi legati alla sicurezza, alla trasparenza e all’etica dei dati. La legge interviene proprio su questo equilibrio: favorire l’innovazione, ma garantire al tempo stesso supervisione umana e controllo dei processi automatizzati. Un principio che si traduce nella necessità di mantenere sempre la “human in the loop supervision”, cioè l’ultima parola alle persone, soprattutto nei processi decisionali ad alto impatto.

Un altro punto chiave è la trasparenza. Le imprese finanziarie dovranno essere in grado di spiegare il funzionamento dei propri sistemi di intelligenza artificiale, rendendo chiari i criteri di valutazione, i dati utilizzati e i potenziali bias. Infine, introduce aggravanti per i reati commessi tramite strumenti algoritmici, come frodi, manipolazioni di mercato o riciclaggio automatizzato, rafforzando così la tutela dei consumatori e la stabilità del sistema.

Il ruolo del fintech e le sfide aperte per l’Italia

La legge sull’intelligenza artificiale è accolta positivamente dal mondo Fintech, che la considera un segnale di allineamento dell’Italia alle migliori pratiche europee. Tuttavia, rimangono aperte alcune questioni strategiche. La prima riguarda la tempistica: i 12 mesi previsti per i decreti attuativi rappresentano un periodo lungo per un settore in cui la tecnologia evolve in tempi rapidissimi.

Del resto l’Italia oggi è già indietro, per quanto riguarda il settore fintech, rispetto ad altri Paesi europei. Un esempio su tutti la Spagna, che ha già un ministero dedicato all’innovazione e all’intelligenza artificiale, e un ecosistema di investimenti più maturo.

Coordinamento pubblico-privato e opportunità industriali

Serve poi un coordinamento più forte tra pubblico e privato, capace di collegare startup, corporate, università e centri di ricerca e di creare sistemi più efficienti a beneficio di Pubblica Amministrazione, imprese e consumatori.

L’intelligenza artificiale non è solo regolazione, ma anche opportunità industriale: come accaduto con Internet, la sua adozione trasformerà modelli di business e processi produttivi, con impatti diretti sulla competitività del Paese. Nel mondo Fintech, in modo particolare, i sistemi intelligenti possono diventare il vero fattore di accelerazione. Il loro utilizzo potrebbe amplificare ciò che già oggi fa il fintech: trasferire servizi finanziari esistenti nel mondo digitale, semplificando i processi e ampliando l’accesso.

Dalla gestione del credito ai sistemi di pagamento, dalle piattaforme di investimento all’analisi predittiva dei rischi, le applicazioni possibili sono immense. Tuttavia, per coglierne appieno il potenziale, servono politiche di sostegno e una governance meno frammentata. In questa prospettiva, il Comitato Fintech potrà svolgere un ruolo decisivo se saprà trasformarsi in uno spazio di dialogo e co-creazione tra istituzioni, imprese e innovatori. Non un nuovo organo regolatore, ma un motore di indirizzo e promozione dell’innovazione nei servizi finanziari italiani. Dove siano rappresentate le istituzioni insieme a imprese fintech, startup e mondo della ricerca.

Dalla regolazione all’azione per un ecosistema digitale sostenibile

L’adozione sicura dei sistemi di intelligenza artificiale è una sfida culturale prima ancora che normativa. Con la Legge 132/2025, l’Italia compie un passo decisivo verso la costruzione di un ecosistema più trasparente, sicuro e competitivo. Ora, la priorità è trasformare la regolazione in azione concreta, sostenendo ricerca, investimenti e collaborazione pubblico-privato. Solo così questa tecnologia potrà diventare non solo uno strumento di tutela, ma un motore di crescita sostenibile per il sistema finanziario e per l’intera economia.

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