Le sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina non hanno piegato Putin, il ricercato dal mandato di arresto della Corte Penale Internazionale dell’Aja per la deportazione di bambini ucraini[1]. Ma qualche problema all’economia russa lo hanno creato.
Il sistema estrattivo alla base del potere russo
Nonostante la baldanza con cui ha minacciato chi imponeva le sanzioni, Putin fonda pur sempre il suo potere su un sistema estrattivo, per usare il concetto introdotto da Daron Acemoglu che lo contrappone ad un sistema inclusivo, in cui l’uso delle risorse è aperto e premia i più capaci. Nel sistema estrattivo l’esportazione di materie prime è essenziale, viene concessa a pochi oligarchi fedeli al potere, ma ha bisogno di un sistema di pagamenti internazionali efficiente e poco costoso. Putin ha aperto la recente riunione dei BRICS invocando l’uso di sistemi di pagamento alternativi. “Il dollaro viene usato come un’arma”, ha detto davanti ai suoi ospiti a Kazan – dove gioca in casa al riparo dai mandati di cattura internazionali – , aggiungendo che il 95% del commercio tra Russia e Cina è regolato in rubli e yuan[2].
Sostituire il sistema internazionale SWIFT: gli obiettivi di Putin
L’obiettivo putiniano è di sostituire il sistema internazionale SWIFT (Society for Worlwide Interbank Financial Telecommunications), basato in Belgio. Nel frattempo, ai partecipanti al summit il governo russo richiedeva di portare con sé dollari ed euro, dal momento che le carte di credito come Visa e Mastercard hanno sospeso le operazioni in territorio russo dall’inizio dell’invasione nel 2022[3]. Inoltre, tra il sistema di pagamenti cinese e quello russo, ossia tra il Sistem Transfer of Financial Messages (SPFS) e il Cross-boarder Interbank Payment System (CIPS) o si passa attraverso SWIFT o attraverso i costosi e inefficienti servizi di remote banking[4].
Cos’è SWIFT
Creata nel 1973 e divenuta operativa nel 1977, SWIFT è la rete informativa di messaggistica usata da oltre 11.000 istituzioni finanziarie, per inviare denaro dall’una all’altra attraverso un codice standardizzato. Mediamente sono 45 milioni di messaggi giornalieri che transitano attraverso la rete, di cui il 51% riguardano titoli e il 44% pagamenti. Il servizio è remunerato da una tariffa di ingresso, una annuale che dipende dalla tipologia dell’utente e da una variabile che dipende dalla lunghezza del messaggio, dal tipo e anche dai volumi delle transazioni del cliente.
Chi supervisiona SWIFT
SWIFT è supervisionato dalle banche centrali del G-10 (Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti). Quindi SWIFT soffre, oggi, di due punti deboli, che in prospettiva possono creare uno spazio per soluzioni competitive.
La tecnologia di SWIFT
La tecnologia di SWIFT è impostata su concezioni datate: a differenza dei moderni software finanziari, SWIFT non è plug and play, ma richiede risorse non banali per la gestione e manutenzione. E’ anche un sistema non facilmente integrabile con altri SW finanziari, e ciò rende costosa l’integrazione. Inoltre, la supervisione da parte delle banche occidentali crea un alone di sospetto nei confronti di SWIFT da parte dei paesi che hanno latenti o aperti conflitti con gli Stati Uniti[5].
Le sanzioni pesano sull’economia russa
Comunque, la maggiore preoccupazione del ricercato è che se le sanzioni producono effetti questi si devono nascondere. Eppure, secondo il Ministero delle Finanze della Federazione Russa i ricavi del governo federale tra gennaio e aprile 2023 sono scesi del 50% rispetto allo stesso periodo del 2022. Unita all’aumento della spesa militare, questa riduzione delle entrate produce l’incremento del deficit[6].
La sostenibilità sociale dell’economia di guerra imposta alla Russia dal ricercato Putin, è minata dal fatto che il 2% della popolazione attiva (tra 20 e 50 anni) è stata uccisa o ferita seriamente durante la guerra, e questo spinge le aziende ad aumentare i salari, e quindi l’inflazione, pur di trovare manodopera. Lo stato ha sussidiato i tassi sui mutui, garantendo un’integrazione tra l’8% pagato dalle famiglie e il 20% richiesto dalle banche, con una duplice spinta verso l’alto dell’inflazione e del deficit.
L’occasione della riunione allargata era ghiotta per il ricercato, che ospitava i nove leader dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica., Egitto, Emirati, Etiopia, Iran), ossia lo schieramento antioccidentale realizzato con l’allargamento deciso in Sudafrica. In quel Paese il ricercato, che non si fidava della magistratura Sudafricana, non si era presentato: era, per così dire, tele-latitante. La lunga lista di aspiranti neo-BRICS di Asia, Africa e America Latina comprende molti degli stati ex sovietici, che al ricercato fanno gola. Soprattutto ora che le sanzioni finanziarie decise a giugno cominciano a pesare. Due anni dopo l’esclusione della Banca Centrale Russa dall’utilizzo del dollaro, ora la Borsa di Mosca e le sue sussidiarie, il Centro per le Regolazioni Nazionali e il Registro delle Transazioni Nazionali russo sono stati inseriti nel pacchetto delle nuove sanzioni americane sancite a giugno. Il governo russo ha cercato di scavalcare le difficoltà costringendo al pagamento del gas in rubli, ma l’espediente non ha funzionato. Quando il commercio è regolato direttamente tra le parti questo porta ad una differenza incontrollabile tra i tassi di cambio in acquisto e in vendita. Per aziende sotto sanzione e aziende non sanzionate esistono due diversi tassi di cambio ognuno dei quali con una varianza elevata. Il tasso di cambio del rublo diventa più volatile, i prezzi dei beni importati vengono spinti verso l’alto creando inflazione, che infatti rimane elevata, come si vede dalla figura 1.
Figura 1. Inflazione annuale rilevata mensilmente nella Federazione Russa (Fonte: servizio Statistico della Federazione Russa)
La crescente dipendenza dalla Cina
L’ isolamento della Russia dal mercato finanziario internazionale la rende dipendente dalla Cina in misura crescente. La costringe a riesumare il baratto, come nel caso dei ceci russi contro arance pachistane. In realtà il ricercato, quando si vanta di regolare in rubli e yuan l’interscambio con la Cina, sta riconoscendo la sua debolezza.
Alla ricerca di un sistema tecnologico e finanziario alternativo
Il distacco da SWIFT spingerà i leader dei BRICS (Cina e Russia) a cercare di sviluppare un sistema alternativo, ma l’unico Paese in grado di farlo è la Cina, sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista finanziario. La quota dei pagamenti internazionali in yuan è salita al livello del 5% circa e la decisione della Banca Centrale tedesca di inserire lo yuan tra le monete della riserva nel 2018 dimostrano che non solo tra le aziende, ma anche tra le banche centrali cresce la fiducia nei confronti della moneta cinese[7]. Non è detto che questo piaccia a tutti gli altri BRICS, in particolare all’India. La visione antiamericana accomuna Cina e Russia, ma vi è anche una linea di pensiero più equilibrata che sostiene la necessità di disegnare un sistema finanziario e di pagamenti internazionali più aperto e moderno di quello di Bretton Woods che risale al 1944.
Come Putin & Co cercano di aggirare le sanzioni
Anche sulle tecnologie informatiche e militari l’allargamento delle sanzioni può avere impatto rilevante poiché riguarda il supporto tecnico, i servizi in cloud ed altro software strategico per le imprese. Non è facile sostituire i sistemi CRM (Customer Relation Management) ed ERP (Enterprise Resource Planning) di aziende come SAP e Oracle. Ma anche il semplice accesso al CAD e alla Business Intelligence diventa pieno di ostacoli[8]. Queste sanzioni nelle tecnologie avanzate potrebbero avere impatto anche maggiore di quelle relative alle transazioni finanziarie. Per lo meno a livello di aziende degli armamenti e di telecomunicazioni, essenziali per proseguire la guerra folle[9].
Il Dipartimento di Stato sta imponendo sanzioni anche su coloro che collaborano con la Russia per aggirare le sanzioni. A ottobre sono state colpite 120 entità, tra persone fisiche e giuridiche in paesi come Cina, India, Malesia, Thailandia, Turchia ed Emirati[10]. I settori maggiormente colpiti sono: la costruzione di armi, l’industria digitale, l’industria aeronautica e l’industria energetica. A queste sanzioni si sommano quelle dell’Unione Europea in materia di diritti di proprietà, per inibire l’accesso alla Russia ai brevetti nelle tecnologie avanzate o ad alta priorità, quali: semiconduttori, trasmettitori di voce, video camere.
Intanto la guerra e le sanzioni hanno impoverito le competenze della Russia nelle nuove tecnologie. Secondo il ministero dell’interno della Federazione Russa, il Paese ha sperimentato una carenza di 170.000 specialisti all’inizio della guerra. In parte perché richiamati alle armi, in parte perché fuggiti all’estero. Secondo il ministero dello sviluppo digitale, sarebbero 100.000 gli specialisti che avrebbero lasciato la Russia all’inizio della guerra. Rappresentano solo una parte dei 500.000 lavoratori qualificati che hanno lasciato il Paese nei primi sei mesi del conflitto[11]. La carenza di semiconduttori complica la vita delle industrie degli armamenti. La possibilità di sostituire le importazioni dai paesi che sostengono le sanzioni, con prodotti cinesi oltre a non essere in grado di garantire le forniture dei semiconduttori più avanzati, è vista con riluttanza dalla stesse aziende cinesi che continuano ad avere i maggiori mercati sbocco in Europa e Stati Uniti.
La censura russa sulla rete e gli effetti sulla popolazione
Le analisi degli esperti tedeschi del German Council on Foreign Relations, insistono su un aspetto poco esplorato del conflitto sotterraneo che intercorre con la Russia, basato sulle sanzioni e sul blocco delle forniture tecnologiche. Lo studio segnala che l’impatto delle sanzioni è maggiore sulla popolazione che sulla capacità militare della Russia. Ma questa asimmetria è spesso voluta: la pressione sulla popolazione civile affinché il regime sia messo in difficoltà nel proseguire la guerra è un aspetto orribile, ma intramontabile dell’arte della guerra. Così come antico e intramontabile è lo sviluppo, in questo caso protetto dal governo russo, di un mercato grigio dei prodotti tecnologici, dove le aziende cinesi di commercio di prodotti ricondizionati ha raggiunto dimensioni cospicue. Una di queste, Pixel Devices, con sede ad Hong Kong, ha esportato 200 milioni di dollari di prodotti tecnologici nel solo 2022. Ma con questi aggiramenti complicati i prezzi salgono.
Per effetto delle sanzioni tecnologiche, le telecom russe sono costrette ad alzare i prezzi delle connessioni per la popolazione a causa della mancanza di forniture e del loro costo elevato. Questo fa sì che la parte più debole della popolazione, pensionati, disoccupati e famiglie a basso reddito, ripieghino sulla televisione putiniana e abbandonino o non accedano a internet. Si chiudono, così facendo, all’interno dell’orwelliana narrazione di Putin. D’altra parte Putin aveva già cercato di spegnere progressivamente l’accesso all’informazione libera sulla rete, con una stretta censura di Runet, l’internet russa, censura avviata prima ancora dell’inizio della guerra di invasione dell’Ucraina. “L’accesso a informazioni non censurate è assai più minaccioso, agli occhi del Cremlino, delle difficoltà di ottenere forniture nel settore delle telecomunicazioni.
La Germania e l’Unione Europea dovrebbero considerare di fornire supporto organizzativo, finanziario e di consulenza per strutture tecniche e non governative al fine di creare servizi che aggirino la censura di internet”[12]. Per questo motivo lo studio tedesco sostiene che sarebbe più efficace far sì che la popolazione russa potesse accedere alla rete, piuttosto che creare difficoltà alle telecom con le sanzioni e quindi rendere non accessibile la rete alla popolazione più povera.
In altre parole, l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero rispondere alla Russia che aggira con ogni mezzo le sanzioni, aggirando a loro volta, con ogni mezzo, la censura sulla rete.
Note
1) Maria Kolomychenko, The Impact and Limits of Sanctions on Russia’s Telecoms Industry, DGAP Analysis, n. 3, March 2024. ↑
2) Nello Scavo, Russia. La Corte dell’Aja dopo il mancato arresto di Putin: la Mongolia ci spiegherà, Avvenire, 9 settembre 2024. ↑
3) Patrick Wintour, Putin calls for alternative international payment system at Brics summit, The Guardian, 23 Oct, 2024. ↑
4) Agathe Demarais, Russia Can’t Keep Spending Like This for Long, Foreign Policy, October 28, 2024. ↑
5) Reuters, Exclusive: First Russia-China barter trade may come this autumn, sources say, August 8, 2024. ↑
6) BNKV, Best 4 Swift alternatives for cross-border payments in 2024, 2024. ↑
7) Benjamin Hilgenstock, Elina Ribakova, Guntram B. Wolff, Toughening Financial Sanctions on Russia, Intereconomics, 2023 n. 4. ↑
8) Li Xuanmin, China to be pioneer in building new global financial system: scholars, Global Times, May 28, 2024. ↑
9) Pascale Davies, The US’s latest sanctions come into force on Thursday and are also targeted at countries that trade with Russia, Euronews, 12/9/2024. ↑
10) Alexandra Prokopenko, How the Latest Sanctions Will Impact Russia—and the World, Carnegie Russia Eurasia Center, June 20, 2024. ↑
11) U. S. Department of State, New Measures Targeting Third-Country Enablers Supporting Russia’s Military-Industrial Base, Fact Sheet, Office of the Spokesperson, October 30, 2024. ↑
12) European Parliament, Sanctions on the Russian digital sector: How effective are they? At a Glance, 2023. ↑