sanità

Global Health, i limiti delle relazioni a senso unico: l’esempio di Africa e India

L’India è il più grande produttore mondiale di farmaci generici. L’Africa dal canto suo soffre di varie carenze in ambito sanitario che portano a una sorta di dipendenza dalle importazioni della quale l’India beneficia in misura importante. Lacune che non vengono risolte da politiche di sostegno senza visione. Ecco perché

Pubblicato il 23 Gen 2023

Mario Di Giulio

Professore a contratto di Law of Developing Countries, Università Campus Bio-Medico Avvocato, Partner Studio Legale Pavia e Ansaldo

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Mentre l’espressione “Global Health” espande sempre più il suo utilizzo del linguaggio di tutti giorni, stando esso a indicare la salute delle popolazioni nel contesto mondiale, in Africa si rileva sempre più come carenze endemiche e assenza di visione da parte dei paesi sviluppati nelle politiche di sostegno e assistenza, rendano le vulnerabilità sempre più acute con le ricadute che ben conosciamo in termini di perdite umane, crisi sociali e migrazioni.

Un esempio è il duplice legame che lega l’Africa all’India nel settore medico e più generalmente della salute.

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Africa e India, un rapporto secolare

Nei paesi dell’Africa orientale relazionarsi con l’India è naturale: la vicinanza geografica ha da sempre condotto a contatti di natura commerciale e forte è la presenza di indiani nelle coste orientali dell’Africa (si pensi, ad esempio, all’indimenticabile Freddie Mercury nato in Zanzibar da una famiglia di origine Indiana).

La vicinanza geografica dove un oceano opera, più che da barriera, quale mezzo di comunicazione, rapporti rafforzati da un comune passato coloniale rendono evidente quante e quali possano essere le connessioni.

Il nesso nel campo della salute

Nel settore della salute, l’India vanta prestigiose università che consentono ai giovani medici africani di specializzarsi per poi tornare in patria a svolgere la propria professione. La stessa Africa vanta centri di eccellenza, in particolare quella orientale con il Kenya che rappresenta ancora una volta un punto di eccellenza dell’intera regione.

Limitare le relazioni tra India e Africa alla sola regione orientale è però limitativo.

Di fatto l’India è il più grande produttore, a livello mondiale, di farmaci generici. L’Africa dal canto suo soffre di varie carenze: strutture logistiche efficienti, personale specializzato, sistemi di conservazione che possano consentire immagazzinamenti sicuri per i prodotti.

Queste lacune portano ad una sorta di dipendenza dalle importazioni della quale l’India beneficia in misura importante, considerato anche il fatto che i farmaci generici hanno un prezzo più contenuto (si parla di un rapporto di prezzo di 1 a 4 rispetto ai prodotti di marca (fonte BBC).

E come per il cibo, così per le medicine, la necessità sopprime la scelta. Assistenza medica e salute non vogliono però solo dire università, scuole ed ospedali, medicine. C’è molto di più.

L’importanza di una rete sanitaria costituita anche da laboratori di analisi e centri di monitoraggio

E’ esperienza di chi scrive che spesso quel che manca in Africa è la capacità diagnostica tipica dei paesi sviluppati e l’eccessiva dipendenza dalle donazioni per assicurarsi strumenti di diagnostica preventiva. Spesso chi dona non è poi così disinteressato come sembra. Basti pensare alle grandi multinazionali che nelle loro donazioni limitano i propri interventi ai soli paesi dove sono presenti (inducendo a pensare a un “do ut des”), salvo poi ammantarsi di un velo di cristiana generosità, dimenticando il detto evangelico di come la mano destra non debba sapere quel che fa la mano sinistra (Vangelo secondo Matteo 6:3).

Il materiale sanitario non sfugge alla regola e così spesso vediamo certi paesi africani invasi da kit medici di prima diagnosi, quali ad esempio quelli utilizzati per individuare la malaria, che possono fare concorrenza, nel proprio grado di affidabilità, alle previsioni atmosferiche di molti servizi meteorologi nostrani, con le nefaste conseguenze cui un’errata diagnosi può portare.

Sempre in campo sanitario, non solo i test preventivi, ma anche medicinali posti in commercio presentano purtroppo aspetti di criticità: è di ottobre la notizia della crisi creatasi in Gambia con la sospetta morte di 66 bambini nei tre mesi precedenti, che sono stati curati con uno sciroppo per la tosse di produzione indiana. La correlazione tra morti e utilizzo del farmaco è stata individuata in maniera empirica, analizzando un abnorme aumento di lesioni renali infantili rispetto alla media. Per individuare la causa però sono occorsi giorni, stante l’assenza in Gambia di validi laboratori cui fare eseguire analisi (i test sono stati poi condotti in Ghana e Senegal)

Al momento ancora non è chiaro quale sia stata la diffusione del farmaco e le morti a esso imputabili, mentre le autorità gambiane hanno avviato una campagna porta a porta per ritirare il farmaco e sensibilizzare le persone a non utilizzarlo.

Global Health, come raggiungerla?

Così tornando al concetto di Global Health, la sfida è globale ed è senza precedenti per la stretta concatenazione e interdipendenza che ormai vi è tra tutti gli stati e i continenti.

Non possiamo pensare di risolvere epidemie e anche più semplicemente assicurare livelli assistenziali minimali, se non accompagniamo gli interventi di politica sanitaria (siano essi gratuiti o no) alla realizzazione di strutture ancillari e fondamentali all’assistenza sanitaria.

Non bastano medicine e ospedali, occorrono laboratori di analisi, strutture di monitoraggio e verifica, nonché preparazione di personale in grado di sapere agire e la creazione di banche dati che consentano di monitorare le variazioni nelle malattie e nei decessi e identificare cause di morbosità e mortalità legate a fattori esogeni, quali – come nel caso sopra riportato – un medicinale mal prodotto. I programmi di aiuti dovrebbero vincolare gli interventi anche alla realizzazioni di reti sanitarie e alla creazioni di produzioni in loco da parte dei governi sostenuti: non si può pensare che il rilascio di licenze e l’esecuzione dei programmi possa essere influenzato dal cambio del partito di volta in volta al potere. Le produzioni locali avrebbero inoltre il benefico effetto di creare occupazione e lasciare il valore della produzione, almeno in parte, nell’Africa stessa.

L’Africa non manca di giovani talenti e anche di strutture di avanguardia, dovremmo essere forse meno miopi noi occidentali nel concentrare gli sforzi e creare effettivi scambi culturali in cui insegnare da un lato le nostre best practices e imparare dall’altro lato da coloro ai quali la durezza della vita insegna ogni giorno a superare l’imprevisto e l’imprevedibile.

Conclusioni

Il ruolo dell’educazione e dell’istruzione, unito agli strumenti per praticare quanto imparato, ha un ruolo fondamentale in questo come in altri settori, quali ad esempio il controllo delle nascite al fine di ridurre una natalità che invece galoppa con percentuali difficilmente sostenibili sia a livello nazionale sia a livello internazionale.

A volere essere cinici, concreti interventi di istruzione e assistenza in senso ampio potrebbero aiutare a limitare flussi migratori indesiderati, più di tante campagne isolate in cui armiamo paesi per fare da guardiani alle nostre frontiere con metodi spesso esecrabili e risultati esigui.

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