Lo scenario

Cure indossabili: i wearable nella lotta alla pandemia (e non solo)

I wearable possono essere un efficace strumento di contrasto alla pandemia: quanto vale il mercato delle tecnologie indossabili, esempi pratici, gli obiettivi di sviluppo in ambito medicale

Pubblicato il 24 Feb 2022

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I dispositivi indossabili hanno anche tutto il potenziale per alimentare i metodi di intelligenza artificiale (AI) con una vasta gamma di preziosi dati legati anche alla salute.

Tuttavia, per fornire dispositivi utili a medici e pazienti, le tecnologie indossabili devono progredire ulteriormente. Infatti, gli indossabili più diffusi e familiari ai consumatori non sono stati progettati e sviluppati con rigore clinico fin dall’inizio.

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Il mercato dei wearable

Secondo un report di Grand View Research, la dimensione globale del mercato della tecnologia indossabile è stata valutata 40,65 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede l’espansione a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 13,8% dal 2021 al 2028.

Nella prima metà del 2020, però, la pandemia di COVID-19 ha inferto un colpo alle prospettive di crescita del mercato, a causa della chiusura temporanea delle unità di produzione e anche della crisi dei chip: la consapevolezza della tutela della salute tra gli individui ha tuttavia sostenuto la crescita del mercato nella seconda metà del 2020 e la tendenza dovrebbe rimanere stabile, dal momento che proprio la pandemia ha reso le tecnologie e i dispositivi indossabili una parte sempre più importante dell’odierna industria sanitaria.

Cosa manca per trasformare i dispositivi di consumo in wearable medicali

I progressi nell’assistenza sanitaria verranno probabilmente dai dispositivi che non solo misurano accuratamente i biomarcatori specifici della malattia a casa, ma che forniscono anche dati contestuali in tempo reale su altre caratteristiche (soggettive o ambientali) che influenzano la rilevazione o la gestione della malattia. Queste intuizioni devono essere condivise attraverso un’esperienza utente semplice per incoraggiare l’adozione da parte del paziente e devono dimostrare il miglioramento delle cure mediche e la riduzione dei costi.

I dispositivi indossabili utilizzati in ambito medico, quindi, devono raggiungere un alto livello di accuratezza e validazione per integrare e fornire il tipo di dati adeguato per l’uso clinico all’interno dell’ecosistema sanitario. I dispositivi di consumo, infatti, spesso sfruttano sensori meno accurati o misurazioni approssimative per fornire un feedback informativo e non medico all’utente, che rischiano di essere pericolosi se ci si affida ciecamente.

Proprio analizzando l’evoluzione delle tendenze di cura a distanza e il potenziale dei vantaggi dell’uso clinico, i produttori di dispositivi di consumo hanno iniziato a colmare questo divario.

Wearable medicali: esempi pratici

Per esempio, Apple ha ricevuto l’autorizzazione della FDA per la funzione ECG sull’Apple Watch, aprendo la porta al suo utilizzo in ambito clinico. Oura, produttore di un anello intelligente che rileva l’attività, il sonno, la temperatura corporea e la variabilità della frequenza cardiaca, ha collaborato con la UCSF per creare uno studio per raccogliere rapidamente dati correlativi tra i cambiamenti dei biomarcatori e le diagnosi COVID-19 per addestrare un algoritmo diagnostico.

Tra le iniziative più interessanti e che forse meglio declinano il concetto di “indossabile”, si può segnalare quella del Centro Cardiologico Monzino che ha attivato un nuovo servizio per monitorare a distanza la salute cardiorespiratoria dei pazienti dimessi con polmonite da Covid-19.

Tale tecnologia consente di monitorare i principali parametri vitali (frequenza cardiaca, saturazione arteriosa, meccanica e frequenza respiratoria nonché eventuali apnee) attraverso speciali sensori incorporati direttamente nel tessuto tecnico della maglietta indossata dal paziente.

La maglietta è stata sviluppata da L.I.F.E Italia e senza elettrodi né cavi, grazie a particolari micro-trasduttori incorporati nel tessuto, può eseguire un monitoraggio cardiorespiratorio, registrando un elettrocardiogramma a dodici derivazioni, come quelli di uso in ambito cardiologico. Insieme alla maglietta, viene consegnato anche un router portatile, che consente di trasmettere i dati di registrazione anche senza utilizzare la connessione del telefono o la rete dati di casa.

Tra i vari bisogni sinora emersi nella lotta al COVID-19, si riscontra, infatti, il monitoraggio a distanza dei sintomi della malattia: nell’ultimo periodo, è stato utilizzato un notevole numero di dispositivi basati su IoT e wearable, con buoni risultati in termini di precisione della diagnosi nella fase iniziale e nel monitoraggio di sintomi come frequenza respiratoria, frequenza cardiaca, temperatura.

Wearable medicali: gli obiettivi di sviluppo

Va però notato che, mentre i wearable offrono l’opportunità di monitorare, diagnosticare e fornire cure personalizzate ai pazienti, l’adozione da parte dei medici deve ancora raggiungere un coinvolgimento significativo, poiché molti sono stati messi di fronte a nuovi modi di fornire assistenza, compresa l’esplosione della telemedicina e il monitoraggio remoto del paziente, ma si sono trovati quasi colti di sprovvista nell’affrontare tale sfida.

Lo sviluppo e la produzione di dispositivi indossabili, quindi, dovrebbero concentrarsi su alcuni aspetti.

Innanzitutto, soddisfare e prevenire le esigenze degli utenti, ovvero sia il paziente che indossa il dispositivo sia il medico che elabora i dati sanitari raccolti.

Per i pazienti, il ritorno sull’impegno può essere favorito attraverso la rassicurazione del monitoraggio in corso da parte di un professionista in grado di fornire cure oltre l’offerta delle visite tradizionali con il disagio minimo dovuto all’utilizzo di questi dispositivi.

Per i medici, può valere l’integrazione delle letture del dispositivo nei loro attuali sistemi e flussi di lavoro senza soluzione di continuità, così da generare suggerimenti diagnostici che non sarebbero in grado di dedurre altrimenti.

Sia per il medico che per il paziente, la sicurezza, la protezione dei dati e l’efficacia sono aspetti fondamentali da affrontare per aumentare la fiducia nell’uso.

Occorre poi fornire sistemi rigorosi e interoperabili nell’intero ecosistema di cura del paziente, assicurando che i dati raccolti dagli indossabili siano esatti, affidabili, convalidati clinicamente e più numerosi rispetto a quanto disponibile attraverso gli attuali standard di cura, in modo da consentire una migliore comprensione della progressione della malattia, una più aderente terapia del paziente e, idealmente, migliori risultati clinici.

Inoltre, il valore aggiunto di questa tecnologia consiste nel fornire un livello di contestualizzazione e analisi che richiede un robusto sviluppo di algoritmi di pari passo con lo sviluppo del dispositivo (ad esempio, per adattarsi alle variazioni individuali o ambientali e fornire ulteriori approfondimenti clinici).

Infine, occorre creare un modello di business praticabile e sostenibile in un mercato che si prevede diventerà sempre più attraente e competitivo, con i produttori di dispositivi indossabili e i fornitori di servizi che avranno bisogno non solo di utilizzare l’esperienza dell’utente e i dati giusti, ma anche di assicurarsi che il loro modello di creazione del valore e di acquisizione li aiuti a distinguersi dai competitors.

Conclusioni

I wearable quindi, se opportunamente sviluppati, hanno un enorme potenziale per cambiare il modo in cui l’assistenza sanitaria viene organizzata e fornita, specie nella lotta al COVID-19, trasferendola oltre gli ambiti fisici dell’ospedale in ambienti ambulatoriali e, soprattutto, domestici, così da sgravare la temibile pressione sulle strutture sanitarie.

Del resto, grazie al sempre crescente utilizzo delle cartelle cliniche elettroniche (EHR), i sistemi sanitari sono sempre più interdipendenti dalle capacità e dagli strumenti innovativi per acquisire ed elaborare al meglio i dati dei pazienti e la capacità offerta dai sistemi sanitari non può non comprendere l’integrazione tra EHR e tecnologia indossabile.

Per questo, i wearable devono essere parte di un ecosistema sanitario che integri in maniera armonica ed interoperabile i dati raccolti dai sensori indossati e li metta a disposizione dei sanitari in maniera fruibile, senza creare soluzioni di continuità che contrasterebbero con la liquidità di tale tecnologia.

Tutto ciò passa necessariamente attraverso un massiccio ricorso all’utilizzo di tecnologia e soprattutto di device che, di fatto, tendono a trasformare ciascun utente-paziente in un nodo dell’Internet of Things, declinabile nella più suggestiva espressione dell’Internet of Me, ossia ciascun utente-paziente è collegato al devices (di diverse specie e forme) che raccoglie i suoi dati sanitari (parametri vitali, funzioni fisiologiche, caratteristiche antropometriche) e li trasmette in maniera digitale, trattandoli pertinentemente e secondo finalità strettamente determinate. Indubbiamente, per quanto affascinante, ciò pone una serie di problemi tra cui quelli di tipo etico-filosofico e legale.

Il continuo monitoraggio, infatti, può comportare delle notevoli influenze sul comportamento dei soggetti con derive poco prevedibili in soggetti che si sentono continuamente monitorati (ma forse quasi altrettanto di quanto non lo si è già oggi, costantemente connessi a internet e social network), e soprattutto pone, sottotraccia, il tema della sorveglianza di massa e dell’uso distorto (c.d. secondary use) della incalcolabile mole di dati rispetto a quelli originariamente dichiarati (oltre che delle diverse modalità di estrazione dei dati che possono portare a risultati diversi).

Torna, quindi, prepotentemente alla ribalta la mai sufficientemente perseguita combinazione tra sicurezza informatica e protezione dei dati, soprattutto la trasparenza, per consentire ai soggetti interessati di conoscere l’uso che si fa dei propri dati (in particolare i destinatari dei dati raccolti dai dispositivi indossabili che comunicano con server spesso sconosciuti, ponendo anche problemi di trasferimento dei dati all’estero) e di avere il controllo sugli stessi.

La visione degli sviluppatori di tali tecnologie, quindi, non può evitare di confrontarsi con un approccio multidisciplinare, declinato in almeno tre ambiti strettamente interconnessi, ossia quello tecnico-informatico, quello medico-scientifico e quello tecnico-legale, in modo da poter realizzare prodotti attraenti e fruibili dal punto di vista della user experience, affidabili da un punto di vista clinico e conformi ai vari quadri normativi interessati.

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