Il 54% dei professionisti in ambito life sciences e healthcare utilizza già IA generativa, mentre un ulteriore 36% la sta sperimentando. Lo rivela un’indagine NVIDIA su 600 operatori del settore condotta nel 2025.
Un’adozione così rapida – praticamente 9 professionisti su 10 – sta ridefinendo il dialogo medico-paziente, la gestione della salute pubblica e le strategie del settore farmaceutico.
Ma questa accelerazione pone domande urgenti: i modelli linguistici sono affidabili per informazioni sanitarie critiche? Come conciliare automazione e compliance normativa? E soprattutto: quali responsabilità e di chi quando un chatbot sbaglia una raccomandazione medica? Navigare questa frontiera richiede una visione strategica, un’analisi critica e un impegno inderogabile verso un’innovazione responsabile.
Indice degli argomenti
Il nuovo ecosistema della comunicazione: efficienza e personalizzazione
L’impatto più immediato dell’IA si manifesta nel potenziamento delle interazioni e nell’ottimizzazione dei processi clinici, con benefici non più teorici ma concreti e misurabili. Da un lato, l’IA permette di superare il modello comunicativo “uno a molti” per abbracciarne uno realmente “uno a uno” attraverso assistenti conversazionali (chatbot). Questi sistemi offrono risposte immediate e disponibili 24/7, migliorando l’aderenza terapeutica e il coinvolgimento del paziente nel proprio percorso di cura.
Secondo lo stesso survey NVIDIA, il 53% degli operatori utilizza già chatbot e sistemi di IA agentici per l’interazione con i pazienti. In campi come l’urologia, ad esempio, i Large Language Models (LLM) possono esprimere procedure complesse con un linguaggio semplice e su misura, permettendo al paziente di porre domande fino a raggiungere una piena comprensione; un livello di personalizzazione impensabile con le brochure informative tradizionali.
Parallelamente, l’IA si sta affermando come un alleato fondamentale per gli operatori sanitari. Le tecnologie di Natural Language Processing (NLP) automatizzano la documentazione clinica, trasformando il parlato in testo strutturato e riducendo drasticamente il carico amministrativo. Il 55% dei professionisti intervistati da NVIDIA utilizza GenAI principalmente per la sintesi di documenti e note cliniche. Questo libera tempo prezioso che può essere dedicato alla cura diretta del paziente. In contesti ad alta pressione come il triage di pronto soccorso, l’IA mostra un potenziale notevole come strumento di supporto decisionale. Sebbene la ricerca indichi che questi sistemi necessitino di ulteriori test “sul campo” prima di un’adozione su larga scala, i risultati sono promettenti nel migliorare l’accuratezza e l’efficienza della classificazione dei pazienti.
Un mercato in espansione esponenziale
I numeri spiegano l’urgenza del dibattito. Secondo Markets and Markets, il mercato dell’IA nelle scienze della vita è passato da 2,31 miliardi di dollari nel 2023 a una stima di 2,93 miliardi nel 2024, con proiezione di 11,78 miliardi nel 2030 e un tasso di crescita annuale (CAGR) del 27,3%. Market Research Future è ancora più ottimista: stima che la sola IA generativa nelle life sciences, valutata 5,68 miliardi di dollari nel 2024, raggiungerà 76,11 miliardi di dollari nel 2034, con un CAGR del 29,62%.
Il Nord America domina con il 40-50% del mercato globale grazie a investimenti massicci e un contesto normativo più favorevole. L’area Asia-Pacifico registra il CAGR più alto previsto, trainata dalla rapida espansione dell’industria farmaceutica e dal supporto governativo. L’Europa si colloca al terzo posto con uno slancio moderato: l’AI Act e i fondi UE favoriscono progetti di ricerca, ma la frammentazione regolatoria rallenta l’adozione operativa.
L’Italia contribuisce al 5% delle pubblicazioni scientifiche globali sul tema. Un’analisi della letteratura condotta su PubMed, Web of Science e Scopus per il periodo 2020-2025 ha identificato oltre 2.000 pubblicazioni totali, di cui 86 con affiliazione italiana. Milano emerge come principale hub di ricerca nazionale. Le pubblicazioni hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi cinque anni, con un raddoppio per l’Italia, trainate dall’introduzione di ChatGPT e dei Large Language Models dal 2023.
Impatto su larga scala: dalla sanità pubblica al settore farmaceutico
La portata dell’IA si estende oltre il singolo rapporto medico-paziente, investendo l’intera filiera della salute. In ambito pubblico, la pandemia di COVID-19 ha dimostrato in modo inequivocabile il ruolo cruciale dell’IA nella gestione delle crisi sanitarie. I chatbot sono stati impiegati per diffondere informazioni verificate su vasta scala, contrastare la disinformazione e supportare il monitoraggio dei sintomi. In prospettiva, la cosiddetta “IA Conversazionale Generalista” (Generalist CAI), integrata nelle app di messaggistica di uso quotidiano, potrebbe rivoluzionare la comunicazione di sanità pubblica. Un modello futuro potrebbe prevedere un sistema multi-agente, in cui l’IA generalista dialoga con l’utente mentre un’IA specializzata, alimentata e validata da fonti istituzionali come l’OMS o i CDC, ne garantisce l’accuratezza e l’affidabilità.
Il settore farmaceutico: opportunità e vincoli normativi
Le aziende farmaceutiche sono tra i principali early adopter: secondo il survey NVIDIA, il 69% dei player pharma/biotech utilizza già GenAI, principalmente per processamento di documenti clinici (55%), chatbot (53%) e drug discovery (62%). Gli investimenti biotecnologici hanno superato i 50 miliardi di dollari nel 2024, con partnership significative come quella tra XtalPi ed Eli Lilly per la scoperta di nuove molecole tramite IA generativa.
Tuttavia, il contesto italiano impone cautele stringenti. Qualsiasi applicazione deve rispettare il D.Lgs. 219/2006 (Codice del Farmaco) e le linee guida AIFA, che distinguono nettamente informazione scientifica e pubblicità. La pubblicità al pubblico è consentita solo per farmaci OTC/SOP e richiede autorizzazione preventiva del Ministero della Salute. Quella rivolta agli operatori sanitari necessita di notifica AIFA e coerenza con il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). Le linee guida EFPIA/IFPMA raccomandano trasparenza, controllo editoriale e tracciabilità dei contenuti, con particolare attenzione alla comunicazione online su blog, forum, siti aziendali e social network, data la natura interattiva e la platea potenzialmente indeterminata.
Il nodo irrisolto è l’interazione tra IA generativa e contenuto promozionale. Se un chatbot aziendale risponde autonomamente a domande di un paziente su un farmaco etico, quella conversazione configura informazione o pubblicità mascherata? L’AIFA non ha ancora emesso linee guida specifiche sull’uso di LLM nella comunicazione farmaceutica, creando un’area grigia che frena l’innovazione. Le aziende navigano con estrema prudenza: secondo un’indagine McKinsey su oltre 100 leader farmaceutici e medtech, solo il 5% delle organizzazioni ha ottenuto un vantaggio competitivo significativo da GenAI, mentre circa il 75% dichiara di non avere una roadmap strategica chiara.
Le sfide irrisolte: un necessario principio di precauzione
Adottare l’IA in sanità senza un’analisi critica dei rischi sarebbe un grave errore strategico. Le sfide non sono marginali, ma toccano il cuore etico e funzionale del sistema. La prima e più critica di queste è l’affidabilità epistemica dei contenuti generati. I modelli AI possono produrre informazioni false o inaccurate (“allucinazioni”), un rischio inaccettabile quando in gioco c’è la salute. È quindi imperativo implementare processi di validazione continua e una rigorosa supervisione da parte di esperti umani. L’IA deve essere uno strumento che aumenta l’intelligenza umana, non un oracolo incontrollato.
I rischi non sono teorici. L’indagine McKinsey rivela criticità strutturali: il personale tecnico spesso non dispone delle competenze necessarie per sviluppare soluzioni GenAI avanzate (architetture basate su agenti, ottimizzazione dei modelli), eppure solo il 6% delle aziende ha condotto una valutazione delle competenze per adattare la strategia di gestione dei talenti alle priorità dell’IA generativa.
Il gap tra sperimentazione e scalabilità è evidente: mentre il 73% degli operatori rileva riduzione dei costi e il 41% accelerazione della R&D (dati NVIDIA), solo il 32% delle organizzazioni è passato dalla fase pilota allo scaling secondo McKinsey. Il 78% dichiara comunque l’intenzione di aumentare il budget AI nei prossimi anni, segno che la pressione competitiva è forte nonostante le incertezze.
Strettamente legata alla qualità dei dati è la questione del bias algoritmico. Un modello di IA è uno specchio dei dati con cui viene addestrato; se questi riflettono pregiudizi e disparità sociali, l’algoritmo non farà altro che perpetuarli e amplificarli, col rischio di peggiorare le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Questi dati, oltre a essere imparziali, devono essere protetti. La privacy e la sicurezza sono preoccupazioni centrali, dato che i sistemi di IA trattano una mole enorme di informazioni sanitarie sensibili. La protezione tramite crittografia, protocolli di sicurezza e la piena conformità a normative come il GDPR non è negoziabile.
Ma anche un sistema accurato, equo e sicuro serve a poco se non genera fiducia. Ciò introduce il problema della “black box”, ovvero la difficoltà a comprendere il percorso logico che porta un modello IA a una determinata conclusione. Questa mancanza di trasparenza è un ostacolo alla fiducia da parte di medici e pazienti, che il campo dell’IA Spiegabile (xAI) sta tentando di risolvere. Infine, tutte queste sfide tecniche ed etiche convergono nella necessità di un quadro normativo chiaro e standardizzato per la validazione e l’approvazione di questi strumenti, un’area in cui le politiche faticano a tenere il passo con la rapida innovazione tecnologica.
Conclusioni: governance prima che tecnologia
L’intelligenza artificiale offre opportunità concrete per rendere la comunicazione sanitaria più efficiente, accessibile e personalizzata. I dati lo confermano: riduzione dei costi nel 73% dei casi, accelerazione della ricerca nel 41%, miglioramento dell’engagement dei pazienti attraverso chatbot utilizzati dal 53% degli operatori. Ma la stessa rapidità di adozione (90% dei professionisti usa o sperimenta GenAI) evidenzia un problema: stiamo correndo più veloci della nostra capacità di governare questa trasformazione.
Il McKinsey Global Institute stima un potenziale di valore economico tra 60 e 110 miliardi di dollari annui per l’industria farmaceutica e medtech. Ma quel valore si realizzerà solo se affrontiamo tre nodi critici:
- Normativo: serve un tavolo tecnico permanente AIFA-Agenas-società scientifiche-industria per definire linee guida operative sull’uso di LLM in comunicazione sanitaria. L’incertezza normativa sta frenando l’innovazione: il 75% delle organizzazioni dichiara di non avere una roadmap strategica chiara proprio per la mancanza di riferimenti normativi certi.
- Competenze: solo il 6% delle organizzazioni ha mappato il gap di competenze in ambito GenAI. Serve un piano nazionale di upskilling per evitare che la tecnologia superi la capacità di controllarla. L’Italia, con il 5% delle pubblicazioni scientifiche globali e Milano come hub di ricerca, ha il potenziale per colmare questo divario, ma serve coordinamento istituzionale.
- Validazione: servono protocolli standard di validazione e audit continuo dei contenuti generati da IA. Il modello da seguire è quello dei medical device: certificazione, tracciabilità, responsabilità chiara. L’affidabilità epistemica non può essere delegata alla “scatola nera” dell’algoritmo.
Il futuro non risiede nella sostituzione del professionista sanitario, ma nel suo potenziamento attraverso strumenti affidabili e governati. La vera sfida è costruire un ecosistema in cui clinici, tecnologi, regolatori e pazienti collaborino per definire standard condivisi. Solo attraverso questo sforzo congiunto potremo garantire che la trasformazione digitale si traduca in un progresso autentico per la salute di tutti, evitando un’adozione caotica che espone pazienti e organizzazioni a rischi evitabili. La posta in gioco è troppo alta per procedere per tentativi.
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