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Telemedicina e televisita: i grandi progressi dell’Italia



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La televisita può essere utilizzata per ottenere il certificato di malattia dal proprio medico di base grazie a una nuova legge in Italia. Anche se non ancora del tutto in vigore, la novità si inserisce in un percorso più ampio con cui il Paese sta abbracciando la telemedicina

Pubblicato il Dec 12, 2025

Mattia Perroni

ceo di Medicillio



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L’Italia sta compiendo un altro passo nella digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disegno di legge sulle semplificazioni, la televisita può essere utilizzata per ottenere il certificato di malattia dal proprio medico di base.

La novità si inserisce in un più ampio percorso che l’Italia sta facendo.

Telemedicina in Italia: tanti passi avanti

Negli ultimi anni la telemedicina italiana ha compiuto progressi significativi, passando da meravigliosa idea a metodologia di erogazione di prestazioni sanitarie. Oggi disponiamo di un quadro normativo chiaro, di finanziamenti dedicati e di un obiettivo preciso definito dal PNRR: raggiungere 500 mila pazienti presi in carico entro il 2026.

A ciò si aggiungono iniziative regionali come quella della Lombardia, che lo scorso febbraio ha introdotto la tariffa TM.01 per il telemonitoraggio ospedaliero, pari a 360 euro a trimestre. Sono segnali concreti di un sistema che prova a portare la cura vicino ai cittadini, trasformando il modello di assistenza territoriale grazie all’innovazione, mantenendo governance e competenza dei poli ospedalieri.

La frammentazione dei dati e il rischio per l’evoluzione del sistema

Nel gennaio 2025 The Lancet Regional Health – Europe aveva evidenziato come la frammentazione dei dati sanitari italiani costituisse una delle debolezze più profonde del nostro SSN.

L’assenza di un’infrastruttura unica per cartelle cliniche digitali, dati ospedalieri e documenti dei medici di base ha ostacolato per anni la condivisione delle informazioni.

Oggi, pur avendo adottato un approccio innovativo e integrato alla telemedicina, la capacità dei sistemi di dialogare resta insufficiente. È qui che emerge la fragilità più strutturale: l’interoperabilità è ancora il vero collo di bottiglia dell’innovazione.

Cronicità, costi e pressione sul SSN: perché serve interoperabilità

La sostenibilità economica del sistema aggiunge un ulteriore livello di urgenza. I costi legati alla cronicità, oggi pari a 67 miliardi, rischiano di raggiungere i 90 miliardi entro il 2050.

L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento dei grandi anziani, mette sotto pressione la sanità pubblica, poiché si tratta dei pazienti più fragili e bisognosi di continuità assistenziale.

In assenza di alternative territoriali efficaci, molti ricorrono al Pronto Soccorso anche per bisogni gestibili a domicilio, con effetti negativi sulla sicurezza e sull’efficienza del sistema. Una telemedicina pienamente operativa e interoperabile potrebbe ridurre in modo significativo questo carico.

La Piattaforma Nazionale di Telemedicina e il ruolo delle IRT

La presentazione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), a febbraio 2025, è un passaggio cruciale. La piattaforma dovrebbe garantire standard uniformi e consentire la scalabilità dei servizi.

Tuttavia, la sua implementazione dipende dalle Infrastrutture Regionali di Telemedicina (IRT), ancora in fase di collaudo. Televisita e teleconsulto sono prossimi alla piena operatività, mentre il telemonitoraggio, fondamentale per la gestione dei pazienti cronici, non è ancora attivo.

Pubblico e privato: due strade che devono convergere nel FSE

La telemedicina può essere erogata tramite il servizio sanitario pubblico oppure dal privato accreditato. Entrambi i percorsi devono però confluire nel Fascicolo Sanitario Elettronico.

Per le aziende pubbliche il processo è complesso: dall’acquisto dei dispositivi alla creazione dei centri servizi, dalla logistica alla formazione del personale, ogni fase richiede competenze e investimenti significativi.

Anche il privato accreditato, pur più agile, deve garantire che i dati immessi nelle IRT si integrino correttamente con la PNT e con il FSE. Quando ciò non avviene, il valore clinico e organizzativo della telemedicina si riduce drasticamente.

La certificazione GST e il nodo dell’innovazione privata

Un altro elemento centrale è la certificazione GST (Gestore Soluzioni di Telemedicina), gestita da Agenas tramite la PNT, pensata per garantire qualità e coerenza tra le diverse soluzioni.

Tuttavia, il fatto che oggi sia accessibile solo agli operatori pubblici limita l’ingresso di innovazioni sviluppate da soggetti privati. Una tecnologia valida ma non interoperabile non può essere rimborsata dal SSN e rimane confinata nel mercato privato, perdendo potenziale impatto sulla salute dei cittadini.

Interoperabilità come abilitatore dell’intero ecosistema

L’interoperabilità deve essere intesa come l’elemento abilitante dell’intero sistema. È ciò che consente alle strutture di adottare la telemedicina, ai pazienti di ricevere continuità assistenziale sicura e alle aziende di contribuire con innovazioni realmente implementabili.

Solo migliorando l’integrazione tra piattaforme sarà possibile generare qualità, efficienza e competitività, attirando nuovi talenti e soluzioni.

Verso uno “Store” dell’innovazione sanitaria

In sintesi, sono stati fatti passi da gigante, ma ora è necessario alzare l’asticella della sufficienza.

Quando si parla di interoperabilità ci si dovrebbe confrontare con realtà come Google o Slack. La sezione API di Slack, per esempio, mostra un portale aperto in cui chiunque può contribuire allo sviluppo di elementi integrati.

Auspico una situazione simile per il SSN, capace di agire come uno “Store” che favorisca l’ingresso di innovazione diffusa. Se a sviluppare le app del Play Store fosse solo Google, non avremmo il 99% delle soluzioni che utilizziamo ogni giorno.

Il nostro SSN si è dato questa possibilità: non sprechiamola.

Un passaggio decisivo per il futuro del SSN

L’Italia si trova a un punto avanzato ma decisivo. Per compiere il salto di qualità è indispensabile garantire interoperabilità piena e immediata tra PNT, IRT e tutti gli attori coinvolti.

Significa aprire il sistema all’innovazione, modernizzare la sanità, utilizzare risorse già esistenti ma oggi frammentate e trasformare il SSN in un’infrastruttura capace di rispondere alle esigenze presenti e future dei cittadini.

L’interoperabilità non è un dettaglio tecnico: è la chiave per sbloccare davvero la telemedicina in Italia.


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