sicurezza informatica

Attacco DDoS a X: perché è un problema per la cybersecurity globale



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La piattaforma X ha subito un grave attacco DDoS rivendicato dal gruppo pro-palestinese “The Dark Storm Team”. Musk suggerisce il coinvolgimento dell’Ucraina. L’incidente evidenzia la necessità di cooperazione internazionale contro il cybercrimine e di strategie di difesa proattive

Pubblicato il 12 mar 2025

Ginevra Detti

analista Hermes Bay

Tommaso Diddi

analista Hermes Bay

Luisa Franchina

Presidente Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche



X musk (1)

Nell’ultima settimana, la piattaforma social X, precedentemente nota come Twitter, ha subito interruzioni significative attribuite a un attacco informatico di tipo DDoS (Distributed Denial of Service).

Attacco DDoSa X: rivendicazioni e accuse

Il gruppo pro-palestinese “The Dark Storm Team” ha rivendicato l’attacco, mentre Elon Musk ha suggerito un possibile coinvolgimento dell’Ucraina. Esperti di sicurezza sottolineano la difficoltà di attribuire con certezza l’origine di tali attacchi.

Il 10 marzo 2025, numerosi utenti di X hanno avuto difficoltà nell’accedere alla piattaforma, con segnalazioni concentrate principalmente negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito. I problemi riscontrati includevano lentezza nel caricamento dei contenuti e messaggi di errore che hanno reso frustrante l’esperienza di utilizzo e hanno fatto percepire inaffidabile la piattaforma. Secondo il portale DownDetector, le segnalazioni hanno raggiunto un picco intorno alle 10:00 ET, con oltre 40.000 utenti che hanno riportato disservizi.

L’attacco informatico a X è stato di una portata tale da far ipotizzare al proprietario Elon Musk che dietro l’operazione ci fosse un “grande gruppo coordinato o un Paese”. In un’intervista successiva, Musk ha sollevato supposizioni su una possibile responsabilità dell’Ucraina, indicando che gli indirizzi IP coinvolti nell’attacco provenivano da quell’area.

Questa informazione, però, non sarebbe determinante nell’individuare i responsabili dato che durante un attacco DDoS, l’indirizzo IP rilevato non identifica il dispositivo da cui arriva l’attacco, ma piuttosto altri dispositivi compromessi: gli esperti sottolineano che gli aggressori possono sfruttare dispositivi compromessi in diverse località per celare la loro posizione effettiva, rendendo l’attribuzione geografica basata sugli indirizzi IP inaffidabile.

Meccanismi dell’attacco e ruolo di The Dark Storm Team

Nel caso di X, infatti, gli aggressori hanno utilizzato una botnet, rete composta da dispositivi compromessi, per generare un volume massiccio di traffico, sovraccaricando i server della piattaforma. Gli attacchi coordinati possono coinvolgere milioni di dispositivi infetti in tutto il mondo ed è particolarmente difficile identificare e neutralizzare le fonti del traffico malevolo. Di conseguenza, la presenza di indirizzi IP provenienti da una specifica regione geografica, come l’Ucraina in questo caso, non implica necessariamente che l’attacco sia stato orchestrato da entità situate in quella regione.

A rivendicare la responsabilità dell’operazione è stato un gruppo di hacker pro-palestinese noto come “The Dark Storm Team”, tramite un post su Telegram. Questo collettivo è specializzato in attacchi DDoS, che mirano a sovraccaricare i server bersaglio con un volume elevato di traffico, rendendo i servizi inaccessibili agli utenti legittimi. Secondo la società di sicurezza informatica Check Point, il gruppo è tornato attivo dopo un periodo di inattività, prendendo di mira infrastrutture critiche in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Ucraina, Emirati Arabi Uniti e Israele.

Vulnerabilità dei sistemi di x e impatto economico degli attacchi DDoS

Gli attacchi come quello subito da X sono una minaccia comune nel panorama della sicurezza informatica e impongono alle organizzazioni robuste misure preventive, dato che la loro efficacia dipende spesso dalle vulnerabilità già presenti nei sistemi bersaglio. In particolare, rispetto alla piattaforma di Musk sono emerse specifiche vulnerabilità legate alla mancata applicazione di misure di sicurezza uniformi su tutta l’infrastruttura.

Alcuni server di origine non erano adeguatamente protetti dai servizi di mitigazione DDoS forniti da Cloudflare, ciò ha permesso agli aggressori di indirizzare direttamente il traffico malevolo verso questi server, bypassando le difese esistenti e causando interruzioni significative del servizio. Questa lacuna nella sicurezza ha quindi rappresentato un punto debole sfruttato efficacemente durante l’attacco.

Gli attacchi DDoS non causano solo disservizi temporanei ma possono avere ripercussioni economiche significative per le aziende colpite. Oltre ai costi diretti legati alla mitigazione dell’attacco e al ripristino dei servizi, le imprese possono subire il mancato guadagno dovuto all’interruzione delle attività, le potenziali sanzioni per la mancata protezione dei dati e danni reputazionali che possono compromettere la fiducia dei clienti nella sicurezza e nell’affidabilità della piattaforma, portando a una diminuzione dell’engagement e a ulteriori perdite finanziarie per l’azienda.

Piattaforme social come infrastrutture critiche e questioni normative

Nel caso di piattaforme globali come X, l’impatto finanziario può essere particolarmente elevato, considerando la vasta base di utenti, ma l’importanza del servizio nel panorama digitale evidenzia anche la vulnerabilità delle piattaforme social nel contesto della sicurezza informatica globale. Queste piattaforme, infatti, non sono solo strumenti di comunicazione, ma anche infrastrutture critiche per la diffusione di informazioni e per l’interazione sociale. Un’interruzione significativa può avere ripercussioni su scala globale, influenzando eventi politici, economici e sociali.

Gli attacchi informatici del tipo DDoS sollevano importanti questioni legali e normative. Le giurisdizioni nazionali spesso faticano a perseguire i responsabili, specialmente quando operano da paesi con legislazioni permissive o inesistenti in materia di cybercrimine.

Risulta dunque sempre più pressante la necessità di accordi internazionali più stringenti e di una cooperazione rafforzata tra le autorità per affrontare efficacemente le minacce cibernetiche. Sono stati avviati colloqui in tal senso, per rafforzare la collaborazione internazionale nella lotta contro il cybercrimine, con l’obiettivo di sviluppare protocolli condivisi e strategie di difesa comuni. È anche di centrale importanza aggiornare le normative esistenti per affrontare le nuove sfide poste dagli attori non statali nel cyberspazio.

La necessità di una risposta coordinata alle minacce informatiche

Questo incidente ha reso evidente l’importanza di una vigilanza costante nel campo della sicurezza informatica. Con l’evoluzione continua delle minacce, le piattaforme digitali devono adattarsi e implementare strategie di difesa proattive, ma non solo: la collaborazione tra aziende tecnologiche, esperti di sicurezza e governi è fondamentale per creare un ecosistema digitale sicuro e resiliente. Infine, anche la consapevolezza degli utenti riguardo alle minacce online e alle pratiche di sicurezza può contribuire a ridurre l’efficacia degli attacchi e a proteggere le informazioni personali.

In conclusione, l’attacco DDoS subito da X evidenzia le sfide crescenti nel garantire la sicurezza delle piattaforme online in un panorama di minacce in evoluzione. La risposta coordinata tra tutti gli attori coinvolti sarà cruciale per affrontare efficacemente queste sfide e garantire la continuità e l’affidabilità dei servizi digitali.

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