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Faggioli: “La sanzione a Facebook non basta, come impedire che riaccada”

Non è certo la sanzione da 5 miliardi a Facebook che impedirà che certe cose possano accadere in futuro. Si devono regolare alcuni utilizzi delle piattaforme e dei dati raccolti prevedendo sanzioni veramente disincentivanti e punitive in caso di violazione.

Pubblicato il 13 Lug 2019

Gabriele Faggioli

CEO Gruppo Digital360, presidente Clusit, Responsabile Scientifico Osservatorio Cybersecurity and Data Protection Politecnico di Milano

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La sanzione a Facebook in arrivo negli Usa, da 5 miliardi di dollari, è sicuramente importante come importo ma non metterà certo in crisi la società considerati il fatturato e gli utili, come infatti comprovato dall’andamento del titolo nelle ore successive alla notizia.

Quello che conta veramente non è però la sanzione in quanto tale, e tanto meno l’importo economico, sarà invece la reazione politica che ne conseguirà.

È accettabile o no che un’azienda come Facebook possa permettersi, cavandosela con ben poco, di contribuire a utilizzi dei dati personali che raccoglie per fini politici?

Se la risposta fosse no, come ritengo sia giusto, non è certo questa la sanzione che impedirà che certe cose possano accadere in futuro.

Il tema è ampio e riguarda anche l’uso dei social network per fini politici, il tema delle fake news come strumento di distruzione degli avversari, dell’odio online, dei politici che passano il tempo a pensare ai like perché da lì passa il consenso.

Il progresso e la tecnologia non si possono fermare. Ma si devono regolare alcuni utilizzi delle piattaforme e dei dati raccolti prevedendo sanzioni veramente disincentivanti e punitive in caso di violazione.

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