Città intelligenti

Gemelli digitali urbani, quando la tecnologia diventa democratica



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I gemelli digitali urbani stanno ridefinendo la progettazione delle città, trasformando i cittadini da destinatari passivi in attori consapevoli. Attraverso simulazioni in tempo reale, le comunità possono testare scenari urbani complessi prima che diventino realtà concrete

Pubblicato il 3 nov 2025

Carlo Maria Medaglia

Prorettore per la Terza Missione – Università degli Studi IUL



gemelli digitali urbani - smart city governance digitale

Nelle città del futuro — che in parte sono già quelle del presente — la progettazione dello spazio urbano non avviene più solo nei consigli comunali, negli uffici tecnici o nei laboratori degli urbanisti.

Dalla simulazione al coinvolgimento democratico

Prende forma in ambienti digitali paralleli, dove cittadini, amministratori e tecnologi possono sperimentare in tempo reale l’impatto delle decisioni, testare soluzioni alternative, simulare scenari complessi prima che questi diventino realtà. Questo è il cuore della rivoluzione dei digital twin urbani, o gemelli digitali: modelli virtuali delle città che replicano fedelmente — e dinamicamente — ciò che accade nel mondo fisico, alimentati da dati in tempo reale e capaci di restituire una visione interattiva dei sistemi urbani.

Ma cosa accade quando questa tecnologia non è solo uno strumento di monitoraggio per esperti, ma diventa una piattaforma aperta alla cittadinanza, un ambiente dove le comunità possono partecipare attivamente alla pianificazione, alla progettazione e al governo delle città? È qui che nasce il concetto di co-progettazione urbana aumentata, un’idea che unisce le potenzialità della simulazione digitale con i principi della democrazia partecipativa. I cittadini non sono più semplici destinatari delle decisioni urbane, ma diventano attori informati e competenti, capaci di intervenire in modo consapevole nei processi decisionali grazie alla mediazione del digitale.

I gemelli digitali come laboratori di decisione pubblica

Un digital twin urbano può simulare l’effetto di un nuovo quartiere residenziale sul traffico cittadino, l’impatto ambientale di una nuova linea tramviaria, la distribuzione degli spazi verdi nei diversi rioni, o l’evoluzione dell’isola di calore in una determinata zona. Ma può anche essere usato per testare policy pubbliche in ambito sociale, sanitario o educativo. Ad esempio, cosa accadrebbe se si redistribuissero i centri per l’infanzia in una città metropolitana? O se si cambiasse il regime di accesso al trasporto pubblico per le fasce fragili? I gemelli digitali, se ben progettati, permettono di costruire risposte simulate, fornendo evidenze a supporto delle scelte pubbliche.

Trasparenza e inclusione nei modelli digitali

La forza politica di questa tecnologia sta proprio nella sua capacità di rendere visibili le interconnessioni complesse tra elementi apparentemente separati: un piano urbanistico, una normativa energetica, una riforma della mobilità. E allo stesso tempo di tradurre la complessità in rappresentazioni intuitive, interattive, accessibili anche a chi non ha competenze tecniche avanzate. Questo passaggio è essenziale per costruire una partecipazione informata, non solo simbolica. Una partecipazione che non si limita a “dire la propria opinione”, ma che mette i cittadini nelle condizioni di simulare, capire, negoziare e scegliere.

Perché i gemelli digitali urbani possano davvero svolgere un ruolo trasformativo nella governance partecipata, è fondamentale che siano pensati come infrastrutture civiche, e non solo come strumenti tecnici ad uso esclusivo di specialisti. Questo significa aprire la loro progettazione a logiche open source, rendere pubblici i dataset su cui si fondano, e sviluppare interfacce inclusive che rendano accessibili i modelli anche a cittadini senza competenze tecniche avanzate. Se lasciati esclusivamente in mano ai grandi fornitori tecnologici, rischiano di diventare strumenti opachi e verticali, più orientati alla raccolta dati che all’empowerment democratico.

Ecosistemi collaborativi e apprendimento civico

Al contrario, se inseriti in ecosistemi locali cooperativi — come laboratori urbani, centri civici, hub territoriali — i digital twin possono diventare catalizzatori di processi educativi e partecipativi. Immaginiamo scuole e università che li utilizzano per progetti di cittadinanza attiva; laboratori di quartiere dove le comunità simulano l’impatto di una nuova piazza; percorsi di formazione per amministratori, tecnici e cittadini su come leggere e modificare gli scenari simulati. Il digital twin non è solo uno strumento per decidere meglio, ma un ambiente dove apprendere insieme cosa significa prendere decisioni complesse in contesti urbani interdipendenti.

Fiducia e trasparenza nella governance urbana

Inoltre, i digital twin possono ridurre le asimmetrie informative tra amministratori e cittadini, contribuendo a creare fiducia reciproca. In molte realtà urbane, la partecipazione fallisce perché i cittadini percepiscono le scelte pubbliche come già decise, e le consultazioni come meri passaggi formali. Un gemello digitale accessibile consente invece di condividere le previsioni, visualizzare gli effetti delle scelte, rendere visibili le alternative, costruendo un linguaggio comune tra decisori e comunità. Questo favorisce processi decisionali più trasparenti, e aumenta la legittimità delle scelte pubbliche.

I limiti della simulazione: complessità e rappresentazione

Naturalmente, anche questa tecnologia porta con sé delle criticità. La prima è il rischio di semplificazione eccessiva: ogni modello è una riduzione della realtà, e una simulazione può restituire solo ciò che è stato previsto come variabile significativa. Se mancano i dati sulla povertà educativa, sulla salute mentale, sulle reti informali di cura, il gemello digitale sarà cieco rispetto a questi aspetti. La qualità della simulazione dipende quindi dalla completezza e pluralità dei dati, ma anche dalla loro interpretazione: da chi sono stati raccolti? Con quale scopo? Con quali indicatori?

Etica e privacy nella progettazione digitale

In secondo luogo, è fondamentale evitare che i digital twin diventino strumenti di sorveglianza o di controllo sociale, come accaduto in alcuni contesti dove la simulazione urbana è stata usata per ottimizzare la sicurezza in chiave repressiva. La progettazione etica di queste piattaforme richiede regole chiare sulla privacy, sull’uso secondario dei dati, sull’anonimizzazione, e sulla proprietà pubblica delle infrastrutture. In questo senso, un digital twin partecipativo non è solo un modello di città, ma un esercizio collettivo di fiducia, trasparenza e corresponsabilità.

Integrare il digitale con la partecipazione fisica

Infine, va superata l’idea che la partecipazione tramite tecnologie debba sostituire quella fisica e territoriale. I digital twin devono integrare e arricchire gli strumenti esistenti, non rimpiazzarli. L’assemblea pubblica, il consiglio di quartiere, il tavolo di confronto tra cittadini e tecnici restano fondamentali. Ma grazie al gemello digitale, queste arene possono essere potenziate, informate, rese più efficaci, aprendo nuovi spazi per l’intelligenza collettiva.

Verso una nuova democrazia urbana digitale

In conclusione, la diffusione dei digital twin nelle città intelligenti apre una nuova stagione per la partecipazione urbana informata e simulativa. Non più solo “decidere insieme”, ma immaginare e verificare insieme. Se progettati come beni comuni digitali, e non come strumenti verticali, i gemelli digitali possono diventare architetture democratiche del futuro, in cui tecnologia, cittadinanza e governo locale collaborano per rendere la città un ambiente più equo, sostenibile e vivibile.

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