intelligenza artificiale

Turismo e AI: sostenibilità e overtourism le sfide da vincere



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L’innovazione digitale nel turismo ha un rilevante impatto economico sul sistema Paese e, grazie all’AI, può portare il settore a raggiungere nuovi record, laddove, alla fine del 2024, l’indotto economico globale raggiungerà la cifra di 11,1 trilioni di dollari. Ecco come l’intelligenza artificiale può rendere sostenibile questo mercato

Pubblicato il 21 nov 2024

Giovambattista Palumbo

Direttore Osservatorio Politiche fiscali Eurispes



Turismo fra innovazione e AI: la sfida è la sostenibilità e risolvere le criticità dell'overtourism
Photo by Ludovico Lovisetto on Unsplash

La transizione sostenibile e digitale anche nel settore del turismo è senz’altro un obiettivo su cui investire. E a tal fine l’utilizzo dell’AI (intelligenza artificiale) sarà sempre più strategico.

UN Tourism Artificial Intelligence Challenge

Turismo sostenibile e AI: un connubio possibile

Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è del resto in continua crescita [1] , laddove la capacità dell’IA di eseguire compiti che tradizionalmente richiedevano la funzione cognitiva umana l’ha resa particolarmente utile anche per gli operatori del settore dei viaggi.

Per hotel e altre attività commerciali, per esempio, tra gli usi più interessanti dell’intelligenza artificiale vi è l’assistenza ai clienti online e la raccolta e l’interpretazione dei dati per trarre conclusioni su clienti, pratiche commerciali e strategie di prezzo.

Si parla in sostanza in tali casi di Revenue management, cioè il processo di vendita del prodotto giusto al cliente giusto, al momento giusto, al prezzo migliore, nel modo più efficiente. Le aziende del settore turistico che hanno implementato l’IA per l’automazione delle prenotazioni e la gestione dei dati hanno registrato, del resto, un aumento medio del 20% nei profitti e una riduzione del 15% nei costi operativi [2] , laddove circa il 5% delle aziende in Italia, soprattutto di grandi dimensioni, ha già pianificato un investimento, nei prossimi 12 mesi, nelle piattaforme di Big Data Analysis.

Quasi l’80% delle imprese sta poi intraprendendo un processo di riorganizzazione aziendale e oltre il 60% sta cercando di realizzare nuovi modelli di interazione con i clienti.

Il mercato dei player del turismo italiano è comunque ancora caratterizzato da molte PMI, che, in termini di competenze, sarebbero anche in grado di creare soluzioni applicative innovative. Ma non dispongono ancora delle risorse sufficienti.

Investire nelle Pmi

È quindi fondamentale che il Paese continui a promuovere iniziative e investimenti per favorire l’adozione delle tecnologie digitali nelle piccole e medie imprese, al fine di sostenerne la competitività e la crescita in un mercato sempre più globale [3].

Le differenze in termini di fatturato medio per addetto tra le imprese con un Digital intensity index alto rispetto alle imprese con un indice basso sono infatti notevoli, con un fatturato medio per addetto delle imprese con più di 10 dipendenti. Passa da 162.400 euro per le aziende con un indice molto basso a 408.500 euro per quelle con indice alto.

Restare indietro, quindi, rappresenta un gap che le imprese italiane, a lungo termine, non possono sostenere.

In sostanza, l’impatto della digital economy ha determinato la formazione, anche nel settore del turismo, di un mercato totalmente nuovo, con una experience economy per la quale è sempre più centrale il consumo
delle esperienze rispetto all’offerta di beni e servizi tangibili
.

Le destinazioni innovative

L’obiettivo è allora quello di trasformare le destinazioni turistiche in smart destination, il che implica un nuovo approccio, derivato dalla filosofia delle smart cities, che punti all’ottimizzazione delle risorse e alla tutela della qualità della vita, sia per i residenti che per i visitatori.

In un tale contesto di positive previsioni, tra i pochi aspetti da “attenzionare” bisogna comunque anche tenere conto che, nell’arco dei prossimi anni,
anche (ma non solo) nel settore turistico gli sviluppi dell’intelligenza artificiale
potrebbero (il condizionale è d’obbligo) favorire la sostituzione di lavoratori persone fisiche con sistemi automatizzati
, con dunque nuovi fenomeni di disoccupazione tecnologica (pensiamo, per esempio, ai call center, ma anche ai servizi di concierge eccetera).

L’eventuale contrazione del lavoro umano a causa dell’evoluzione tecnologica
potrebbe peraltro avere, anche in Italia, conseguenze di un certo rilievo sulle entrate fiscali. Potrebbe essere dunque opportuno non sottovalutare questo possibile scenario, pensando, per esempio, a forme di prelievo sull’attività dei “robot” sotto forma di imposizione diretta (aggiuntiva) sulle imprese che usano questa tecnologia, a forme di tassazione sul compenso virtuale che avrebbero i robot in quanto sostituti degli esseri umani: una sorta insomma di robot tax. Sia chiaro: l’automazione può creare posti di lavoro, così come può distruggerli. E finora sembra averne più creati che distrutti [5].

Conclusioni

Affrontare per tempo la questione potrebbe però comunque essere utile,
anche incentivando il reinvestimento, a fini sociali, di parte dei profitti che
provengono dagli incrementi di produttività dovuti al progresso tecnologico
.

In conclusione, l’innovazione digitale nel turismo ha senz’altro un importante impatto economico sul sistema Paese e può peraltro portare il settore a raggiungere nuovi record, laddove, alla fine del 2024, l’indotto economico globale raggiungerà la cifra astronomica di 11,1 trilioni di dollari [6]. Comprendere e gestire i flussi turistici nell’ambito della destinazione, contrastando la saturazione e facendo attenzione alla capacità di carico dei turisti, potrebbe infine anche aiutare a risolvere i fenomeni critici legati al cosiddetto overtourism, oltre che ottimizzare la strategia di ritorno del
turista
. Insomma, una sfida da cogliere e, possibilmente, vincere.

Bibliografia

[1] Secondo recenti rilevazioni dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano – Intelligenza Artificiale: il mercato italiano cresce del 32% – il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di IA. Tra le PMI, invece, il 15% ha almeno un progetto di IA avviato.

[2] The state of tourismo and hospitality su McKinsey.

[3] Guardando il contesto europeo, l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI è un indice che confronta i progressi compiuti dagli Stati membri nella digitalizzazione e aiuta a identificare le carenze, sia a livello di processo, sia di competenze digitali e di diffusione delle reti 5G e in fibra ottica) colloca il nostro Paese al 18° posto sui 27 Stati dell’UE.

[4] How digitalised have the EU’s enterprises become? (Eurostat).

[5] Per l’Ocse, del resto, in media, solo il nove percento dei lavori in ciascun settore sarebbe effettivamente automatizzabile.

[6] Previsioni del World Travel & Tourism Council (WTTC), l’organizzazione che rappresenta il settore privato del turismo a livello mondiale. Secondo lo studio dell’Economic Impact Research (EIR) del WTTC – Dati consultabili sul sito, il settore turistico genererà, nell’anno in corso, 770 miliardi di dollari in più rispetto al precedente.

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