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Musk lascia il Doge ma esce vincitore: ecco perché



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Doge è stato un flop, ha tagliato poco e quel poco sarà contestato dai tribunali. Ma Musk ora torna alle sue aziende tenendo ancora le mani sui dati del Governo federale. Risorse che gli saranno utilissime

Pubblicato il 3 giu 2025

Walter Vannini

Data Protection Officer autore del podcast DataKnightmare – L'algoritmico è politico (https://www.spreaker.com/show/dataknightmare)



elon musk (1)

C’è una notizia curiosa, in questi giorni.

Il fatto nudo e crudo è che Elon Musk lascia il proprio incarico nel DOGE, il cosiddetto Dipartimento per l’Efficienza Governativa dopo solo quattro mesi circa.

Elon Musk e il Doge

In questo nudo fatto si possono leggere molte cose interessanti.

Visto che siamo freschi di Conclave, la prima cosa da dire è che Musk è entrato nella Casa Bianca Papa, e ne esce Cardinale.

Nel senso che se vi ricordate i primi giorni di Trump, c’era Musk in giro per la Casa Bianca che sembrava stocazzo, come dicono a Roma. Tanto che molti commentatori si chiedevano timorosi chi fosse veramente a comandare fra lui e Trump.

Poi è iniziata la sceneggiata del DOGE, costellata di baldi ventenni con solide esperienze tipo “stagista” che chiedevano a Grok quali costi tagliare.

Le tre mosse principali di Musk al Doge

Ricorderete tutti, perché dovete ricordare, almeno tre cose:

Le ultime due scenette, come in un film di Fantozzi,  rapidamente seguite dal disperato voltafaccia, con tanto di appelli pubblici al ritorno da parte di Musk.

Perché evidentemente non erano dipendenti inutili come suggeriva Grok.

Gli errori grossolani

Dopodiché c’è l’imbarazzo della scelta:

  • – 1000 dipendenti del Dept. for Veteran Affairs, inclusi ricercatori sul trattamento del cancro, della dipendenza da oppioidi e sulla prostetica;
  • – la cancellazione pressoché completa del budget del Dept. of Education;
  • – cinquemila dipendenti in prova al Dept. of Human Services e circa 700 al Center for Disease Control, quelli che si occupano di evitare le epidemie di Ebola, per dire;
  • – migliaia di persone in prova all’IRS, nel pieno della stagione della dichiarazione dei redditi;
  • – la cancellazione completa del Consumer Financial Protection Bureau, creato dopo il disastro del 2008;
  • – e poi ovviamente la cancellazione dell’agenzia per l’aiuto internazionale, USAID, che si occupa di assistenza a profughi e in zone di guerra.

Eccetera, eccetera, eccetera.

Musk lascia il Doge: e ora?

Adesso, Musk se ne va. I risultati, come sempre quando si tratta di Elon Musk, sono solo immaginari: arrivato per tagliare duemila miliardi di dollari dal budget federale, poi ridotti a mille miliardi prima ancora di cominciare, il lavoro del DOGE fin qui ha prodotto “tagli” per 170 miliardi, tutti ancora bloccati da varie ingiunzioni dei tribunali perché, nonostante quello che pensavano Musk e Trump, solo il Congresso può riallocare fondi già allocati, non il Presidente o i suoi lacchè.

Ammetto che c’è una certa *Schadenfreude* nel vedere uno come Musk fare pubblicamente la figura del venditore di fumo di fronte a uno come Trump.

Certo, Musk è stato lodato e ringraziato pubblicamente da Trump; certo, Musk lascia alla scadenza ufficiale del suo mandato, che era stato fissato a 130 giorni.

Potremmo credere alla favoletta che Musk lasci perché DOGE ormai è avviato e continuerà in autonomia, ma qui saremmo a livelli di credulità superiori a quelli richiesti da Bush il Minore con lo striscione “Missione compiuta” sullo sfondo; se ricordate, il discorso sulla portaerei è del 2003, le operazioni in Iraq sarebbero continuate per altri diciotto anni, fino al disastroso ritiro del 2021.

Lasciamo quindi le favole per l’ora della nanna. I fatti dicono che DOGE è stato un fallimento spettacolare, e che quel fallimento spettacolare ha un nome, un cognome e una faccia: Elon Musk, opportunamente con un occhio nero. Anche se, a ben vedere, Musk qualcosa se la porta a casa anche lui.

Ora, io credo che questa sia una mossa da maestro di Trump. Non perché l’uomo non sia un cialtrone tanto quanto Musk e forse di più.

Ma perché politicamente, Trump esce vincitore da questa storia; e non perché Musk ci ha rimesso la faccia: se Musk fosse riuscito nel suo intento, Trump si sarebbe comunque preso la paternità politica del successo, e avrebbe vinto comunque.

Abbiamo visto tutti l’inaugurazione di Trump con Bezos, Zuckerberg, Musk e Pichai in prima fila.

Con il gambetto a Musk, Trump sta dicendo ai plutocrati “voi potete anche avere tutti i soldi, ma a mettere le mani nel governo vi scottate”.

Quindi se, giusto per fare un esempio, l’uomo che pensa di essere l’imperatore Augusto crede di poter fare meglio dell’uomo che crede di essere Iron Man, può provare a farsi avanti pure lui.

Qualcosa però mi dice che non lo farà. L’intelligenza animale di cui questi esseri sono ampiamente dotati li terrà lontani da incarichi da “impiegato speciale del governo” e molto più vicini a quello che gli importa davvero, e cioè le commesse governative.

Space X

Parlando di commesse governative, l’ennesimo test dell’immaginifico vettore pesante completamente riutilizzabile di SpaceX è andato a remengo. E l’uomo che pensa di essere Vin Diesel al forum di Davos ha anche lui il pallino dello spazio. C’è chi dice che la NASA ha investito talmente tanto da essere ormai preda della fallacia dei costi sommersi. Sarà, per me ci aspettano altre sorprese.

I giudici agiranno sui tagli del Doge

Non è ancora tutto, questa storia non finisce solo con Musk cornuto e mazziato. Tutte le ingiunzioni che hanno bloccato tagli e licenziamenti devono ancora essere discusse in aula. Di nuovo, Trump avrà gioco facile a porsi come vittima dei giudici cattivi. E anche se tutti i tagli di DOGE dovessero essere revocati, ci vorranno anni, e alla fine il reintegro non sarà né immediato né indolore.

Anche nei migliori dei casi, per esempio al Center for Disease Control, i lavori riprenderanno con mesi o anni di arretrato. Il Department of Education, o del Consumer Financial Protection Bureau, dovranno ripartire praticamente da zero.

E se non bastasse questo, ci sono i dati personali di tutti i dipendenti federali, dati che DOGE ha esfiltrato dall’Office of Personnel Administration.

Il vero gioco di Musk

DOGE è stato un flop assoluto, ma per Musk il vero gioco non è mai stato tagliare il budget, certo quello era un piacevole corollario, e di sicuro brandire una motosega su un palco ha titillato il suo ego: ma da buon appaltante, Musk sapeva che il gioco era mettere le mani sui dati del Governo federale.

Commesse, assegnatari, criteri, commissioni, rapporti. Oro per chi voglia attingere ai ricchi contratti della Difesa.

Ora Musk, e chiunque sappia farselo amico, ha in mano materiale per tenere in mano le commesse federali per almeno una generazione. Dice che resterà “consulente” di Trump, qualunque cosa voglia dire.

Se Parigi val bene una messa, miliardi di dollari in commesse per SpaceX valgono bene uno sputtanamento.

Di Musk, Trump ha detto che è “50% genio, 50% ragazzino”. Detto da uno come Trump è qualcosa, e comunque si applica indifferentemente a tutti i plutocrati in prima fila all’inaugurazione.

Resta solo da vedere se dopo questa débacle pubblica, Musk reagirà non dico da genio ma almeno con l’astuzia dell’uomo d’affari, o da ragazzino; e cosa faranno i suoi amichetti.

Abbiamo davanti tempi… interessanti.

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