Gli Stati Uniti hanno sollevato gravi accuse contro DeepSeek, azienda cinese di intelligenza artificiale, sospettata di sostenere operazioni militari e di intelligence di Pechino e di aggirare i controlli sull’export americani per ottenere chip avanzati. Queste accuse provengono da un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano.
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Le accuse contro DeepSeek e le prove di legami militari e di intelligence
Washington ha sollevato gravi accuse contro DeepSeek, sospettandola di sostenere attivamente le operazioni militari e di intelligence di Pechino. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato statunitense, rimasto anonimo data la delicatezza delle informazioni, ha dichiarato che la startup di Hangzhou “ha volontariamente fornito e probabilmente continuerà a fornire supporto alle operazioni militari e di intelligence della Cina”.
Queste non sono accuse isolate, ma si inseriscono in un contesto di precedenti e crescenti preoccupazioni. Le indicazioni di un legame tra DeepSeek e l’apparato statale cinese si basano su diverse prove. Tra le più significative, spiccano gli oltre 150 riferimenti a DeepSeek trovati nei registri degli appalti dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) e di altre entità legate alla difesa cinese. Questi riferimenti suggeriscono che l’azienda abbia fornito servizi tecnologici diretti a istituti di ricerca del PLA, indicando una collaborazione ben oltre la semplice disponibilità open-source dei suoi modelli AI.
Preoccupazioni su dati e sorveglianza governativa
A rafforzare il quadro, ci sono state segnalazioni riguardanti la condivisione di informazioni e statistiche sugli utenti con l’apparato di sorveglianza di Pechino. Sebbene la legge cinese imponga alle aziende di fornire dati al governo su richiesta, questa pratica solleva serie preoccupazioni per la privacy dei milioni di utenti globali di DeepSeek. I legislatori statunitensi avevano già espresso timori che l’azienda trasmettesse i dati degli utenti americani alla Cina tramite infrastrutture backend collegate a China Mobile, un gigante statale delle telecomunicazioni. Le analisi del codice di DeepSeek hanno persino rivelato collegamenti diretti con i sistemi di autenticazione e gestione dell’identità di China Mobile, suggerendo un coinvolgimento statale più profondo.
Dubbi sull’indipendenza e rischi per la sicurezza globale
Questi elementi combinati dipingono un quadro preoccupante dei potenziali legami tra DeepSeek e l’apparato statale cinese, sollevando seri dubbi sulla sua indipendenza e sulle implicazioni per la sicurezza nazionale e la privacy degli utenti.
Chip vietati e strategie di elusione
Un’altra grave accusa riguarda l’accesso a semiconduttori di fascia alta. Secondo la fonte, DeepSeek avrebbe avuto accesso a “grandi volumi” di chip Nvidia H100, nonostante questi siano soggetti a restrizioni di esportazione verso la Cina dal 2022 a causa dei timori che possano essere usati per scopi militari o per accelerare la corsa all’AI cinese. DeepSeek avrebbe cercato di eludere questi controlli utilizzando società di comodo nel sud-est asiatico e tentando di accedere da remoto a data center nella stessa regione.
Un portavoce di Nvidia ha affermato che la loro revisione indica l’uso di prodotti H800 da parte di DeepSeek, non H100, e che l’azienda non supporta chi viola i controlli. Non è stato specificato se i tentativi di elusione abbiano avuto successo o forniti dettagli sulle “shell companies”.
Condivisione dati con Pechino e preoccupazioni sulla privacy
Il funzionario ha inoltre affermato che DeepSeek starebbe condividendo informazioni e statistiche sugli utenti con l’apparato di sorveglianza di Pechino. Sebbene la legge cinese richieda alle aziende di fornire dati al governo su richiesta, questa rivelazione accresce le preoccupazioni sulla privacy per i milioni di utenti globali di DeepSeek. I legislatori statunitensi avevano già espresso timori che l’azienda trasmettesse i dati degli utenti americani alla Cina tramite infrastrutture backend collegate a China Mobile.
Lo scetticismo sulle capacità e prospettive future di DeepSeek
Le conclusioni statunitensi riflettono un crescente scetticismo a Washington riguardo alle effettive capacità di DeepSeek. L’azienda ha dichiarato che i suoi modelli AI, DeepSeek-V3 e DeepSeek-R1, sarebbero alla pari o superiori a quelli di OpenAI e Meta a una frazione del costo. Tuttavia, gli esperti di AI hanno espresso dubbi sui costi di addestramento dichiarati dall’azienda, ritenendoli probabilmente molto più alti.
Al momento, il Dipartimento di Stato non ha annunciato l’implementazione di ulteriori controlli sull’export o sanzioni contro DeepSeek. Questo caso si inserisce in un contesto di crescente tensione nella guerra tecnologica USA-Cina, dove Washington cerca di limitare l’avanzamento tecnologico di Pechino in settori strategici come l’intelligenza artificiale, per ragioni di sicurezza nazionale. L’indagine in corso in Malesia su una società cinese che userebbe server con chip Nvidia per l’addestramento di LLM (Large Language Models) sottolinea ulteriormente l’ampiezza di queste preoccupazioni.
La Cina aggira i divieti Usa sui chip AI: altri casi e strategie
Il caso DeepSeek non è un episodio isolato. La Cina ha dimostrato una notevole capacità di adattamento e ingegnosità per aggirare le stringenti restrizioni statunitensi sui chip AI. Ecco alcune delle strategie e dei casi noti che illustrano come Pechino riesca a procurarsi la tecnologia necessaria:
- Il mercato nero dei chip. Esiste un fiorente mercato sommerso in cui broker e intermediari facilitano l’acquisto e la rivendita di semiconduttori avanzati, nonostante i divieti. Questi chip, spesso venduti a prezzi gonfiati, riescono comunque a raggiungere le aziende cinesi attraverso vie non ufficiali.
- Società di comodo e filiali estere. Una tattica comune è la creazione di filiali o società collegate in paesi terzi, in particolare nel sud-est asiatico. Queste entità importano legalmente i chip e poi li trasferiscono in Cina, o consentono l’accesso remoto ai server che li ospitano. Questo rende estremamente complesso per le autorità statunitensi tracciare l’origine e la destinazione finale dei semiconduttori, come suggerito anche dalle indagini sulla Malesia.
- Accesso remoto a data center. Molte aziende cinesi affittano capacità di calcolo in data center situati in paesi non soggetti alle stesse restrizioni. In questo modo, possono addestrare i loro modelli AI utilizzando server equipaggiati con chip statunitensi, per poi trasferire i dati elaborati in Cina, a volte anche fisicamente su hard disk, per ulteriori utilizzi.
- Sviluppo di chip domestici. A lungo termine, la strategia cinese mira all’autosufficienza tecnologica. Il paese sta investendo massicciamente nello sviluppo e nella produzione di chip avanzati a livello nazionale. Sebbene esista ancora un divario tecnologico significativo rispetto ai leader mondiali come TSMC e Samsung, aziende come Huawei hanno già mostrato progressi sorprendenti. Il lancio dello smartphone Huawei Mate 60 Pro, con il suo chip Kirin 9000s da 7 nanometri, ha colto di sorpresa gli Stati Uniti, dimostrando la capacità della Cina di raggiungere livelli tecnologici avanzati anche sotto sanzioni.
- Ottimizzazione di chip meno potenti. Un’altra tattica è l’ottimizzazione dell’uso di semiconduttori meno potenti o soggetti a meno restrizioni. Attraverso tecniche di progettazione innovative, come l’approccio “chiplet” (che consiste nell’assemblare tanti chip meno avanzati per crearne uno più potente), le aziende cinesi cercano di ottenere prestazioni competitive con risorse limitate.
Questi metodi dimostrano come la guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina sia un “gioco del gatto e del topo” in continua evoluzione, con Washington che introduce nuove restrizioni e Pechino che cerca incessantemente vie per superarle, accelerando nel contempo i propri sforzi per raggiungere una piena autonomia tecnologica.











