Gli NFT hanno una dimensione che va oltre l’ambito artistico, trovando applicazioni concrete in sanità, formazione, nella filiera agroalimentare e nella gestione dei documenti pubblici. Per anni gli NFT – acronimo di Non-Fungible Token – sono stati associati quasi esclusivamente al mondo dell’arte digitale e al fenomeno delle collezioni speculative. L’impennata dei prezzi nel periodo 2021–2022, alimentata da piattaforme come OpenSea e dalla popolarità di progetti come Bored Ape Yacht Club, ha contribuito a costruire l’immagine degli NFT come semplici file JPEG venduti a cifre esorbitanti. Una narrazione che, sebbene coerente con una fase di sperimentazione e hype, rischia oggi di offuscare il potenziale reale di questa tecnologia.
Al di là delle immagini da collezione, gli NFT rappresentano una componente chiave della digitalizzazione dei diritti e dell’autenticità. La loro struttura tecnica – basata su blockchain e smart contract – permette di creare certificati univoci, immutabili, trasferibili e programmabili. In altre parole, si tratta di strumenti in grado di rappresentare digitalmente la proprietà di qualsiasi tipo di bene o documento, con implicazioni rilevanti per la tracciabilità, la sicurezza e l’efficienza dei sistemi.
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Una definizione più ampia: NFT come certificati digitali
Nel suo nucleo tecnico, un NFT è un token crittografico unico registrato su una blockchain. A differenza delle criptovalute fungibili – come Bitcoin o Ether, dove ogni unità ha lo stesso valore – ogni NFT è diverso dagli altri e può contenere metadati specifici, collegamenti a contenuti digitali o riferimenti a beni reali.
Questa caratteristica rende gli NFT ideali per rappresentare la titolarità di un oggetto, fisico o digitale, che non può essere replicato o scambiato alla pari. È su questo principio che si fondano le applicazioni più promettenti della tecnologia: non come asset da collezione, ma come certificati digitali verificabili e interoperabili.
Titoli di studio e certificazioni: l’identità digitale verificabile
Una delle aree in cui gli NFT stanno mostrando maggiore utilità è la formazione. Università, enti certificatori e piattaforme educative stanno adottando soluzioni basate su blockchain per emettere diplomi, attestati e certificazioni professionali sotto forma di token non fungibili. In questo modo, è possibile:
- Garantire l’autenticità del titolo senza necessità di verifica manuale
- Prevenire la falsificazione o la manipolazione dei documenti
- Consentire ai datori di lavoro di controllare in tempo reale le competenze di un candidato
Progetti come quelli sviluppati dal MIT o dalla University of Nicosia dimostrano come gli NFT possano semplificare la gestione dell’identità accademica in contesti internazionali, rendendo il curriculum di una persona portabile, trasparente e aggiornabile.
La stessa logica può essere applicata a certificazioni linguistiche, patenti professionali, abilitazioni sanitarie o attestati di partecipazione a percorsi di aggiornamento.
Cartelle cliniche, ricette, referti: NFT nella sanità
Un altro settore strategico è quello sanitario. In diversi Paesi, startup e centri di ricerca stanno sperimentando l’uso degli NFT per digitalizzare e decentralizzare la gestione dei dati clinici. Attraverso la tokenizzazione di cartelle mediche, referti diagnostici o prescrizioni, si punta a costruire un sistema in cui:
- Il paziente ha pieno controllo dei propri dati
- Le informazioni sono accessibili solo previa autorizzazione verificabile
- I documenti medici sono immutabili e tracciabili nel tempo
In questo contesto, l’NFT non contiene direttamente i dati sanitari – che per motivi di privacy devono restare protetti – ma agisce come chiave crittografica per accedervi, o come indice per recuperarli da sistemi sicuri. La blockchain garantisce che l’accesso ai dati sia registrato in modo trasparente, riducendo il rischio di uso improprio.
Esempi concreti sono stati sviluppati in Svizzera, Estonia e negli Stati Uniti, dove startup come Medicalchain o Aimedis propongono modelli di gestione della salute personale basati su NFT, anche in sinergia con dispositivi wearable e sistemi di intelligenza artificiale.
Tracciabilità nella supply chain: dal campo allo scaffale
La filiera agroalimentare è un ambito in cui la tracciabilità e la certificazione dell’origine sono essenziali. Gli NFT offrono una soluzione efficace per documentare, lungo tutte le fasi della supply chain, l’identità di un prodotto: provenienza, modalità di produzione, passaggi logistici, controlli sanitari, certificazioni bio o DOP.
In questo caso, l’NFT agisce come un gemello digitale del prodotto fisico, aggiornato a ogni passaggio attraverso dispositivi IoT o input umani verificati. Il consumatore finale, scansionando un QR code o accedendo a un’app, può visualizzare la storia del prodotto, i certificati associati e le condizioni di conservazione.
NFT per documenti pubblici, licenze e atti notarili
Anche la pubblica amministrazione può trarre vantaggio dalla tokenizzazione. Diversi Comuni e governi stanno valutando l’impiego degli NFT per gestire in modo più efficiente documenti come:
- Licenze edilizie e commerciali
- Atti notarili
- Autorizzazioni ambientali
- Documenti d’identità digitali
La blockchain, in questo caso, non sostituisce il registro ufficiale, ma agisce come sistema parallelo e trasparente per la verifica dell’autenticità, il monitoraggio temporale e la riduzione della burocrazia. In paesi come il Brasile, Dubai e Singapore sono già in corso progetti pilota che integrano NFT nella gestione dei servizi pubblici, in una logica di open government e digitalizzazione sicura.
NFT al servizio dell’utilità, non dell’hype
L’utilizzo degli NFT in ambiti ad alta intensità documentale e regolatoria dimostra che la tecnologia non è, di per sé, né speculativa né inutile. È piuttosto l’impiego che se ne fa – e il contesto in cui si inserisce – a determinarne il valore.
Se la prima ondata di NFT ha messo in luce le potenzialità creative e culturali, la seconda sembra destinata a consolidare casi d’uso concreti, legati alla gestione dei diritti, alla certificazione delle informazioni e alla decentralizzazione dell’accesso. In questo senso, gli NFT possono essere interpretati come strumenti di semplificazione e trasparenza, utili non solo alle aziende ma anche ai cittadini, alle istituzioni, ai professionisti e ai consumatori.
Naturalmente, esistono ancora sfide significative: la standardizzazione dei protocolli, l’interoperabilità tra blockchain, l’usabilità delle interfacce, la protezione dei dati sensibili. Ma le soluzioni già esistenti dimostrano che si è ormai superata la fase sperimentale, e che la tecnologia è pronta per essere integrata nei processi di business e nei servizi pubblici.
Lo scenario che ci aspetta
Gli NFT non sono solo JPEG da collezionare né strumenti per speculazioni digitali. Sono certificati digitali univoci, costruiti su blockchain e capaci di rappresentare titoli di studio, cartelle cliniche, licenze amministrative, filiere produttive. La loro adozione in settori regolamentati e critici evidenzia un passaggio fondamentale: dalla narrazione simbolica alla funzione infrastrutturale.
Nel dibattito sull’innovazione tecnologica, è essenziale separare l’hype dal valore. Gli NFT, se utilizzati con competenza e in sinergia con altri strumenti digitali, possono contribuire a costruire un’economia più trasparente, verificabile e inclusiva. In questo scenario, non è la forma – il token stesso – a fare la differenza, ma ciò che rappresenta e come viene integrato nei processi reali.












