Solo qualcosa di molto umano, come un sentimento di sospetto, poteva smascherare un inganno sintetico. Era luglio 2024 quando un executive di Ferrari ha ricevuto una serie di messaggi su WhatsApp e poi una telefonata che sembravano arrivare proprio dal Ceo della casa automobilistica. E invece, era un deepfake che sfruttando l’AI riproduceva la voce del suo capo. Era convincente, ma il manager attento ai dettagli ha domandato di un libro che il Ceo stesso gli aveva consigliato giorni prima. E il tentativo di truffa è crollato.
Tecnologia e società
Inganno, soldi, potere: ecco il MUAI, il lato più buio dell’AI per le aziende
Dietro al MUAI – Malicious use of AI, l’uso malevolo dell’AI, ci sono dinamiche devianti, complesse e difficili da vedere: ciò che si nota, quando ormai è tardi, sono gli impatti del fenomeno, rilevanti anche in ambito corporate e che portano a danni economici e reputazionali. Potenziando il social engineering, agendo tramite tecniche come deepfake e vishing, l’AI porta i rischi cyber a un altro livello: lo raccontiamo con gli ultimi studi, i dati e le testimonianze aziendali
Professore di Criminologia, Sapienza Università di Roma
Giornalista professionista, redazione AgendaDigitale.eu

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