tra hype e realtà

AI, tutte le idee assurde: perché è follia collettiva



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Elon Musk riceve compensi miliardari dagli azionisti Tesla mentre accumula progetti fallimentari. Tra auto autonome mai arrivate, satelliti effimeri e robot ballerini, l’industria tech appare guidata più da promesse che da risultati concreti e sostenibili

Pubblicato il 18 nov 2025

Walter Vannini

Data Protection Officer autore del podcast DataKnightmare – L'algoritmico è politico (https://www.spreaker.com/show/dataknightmare)



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Il fenomeno Elon Musk rappresenta oggi uno spartiacque nella percezione dell’innovazione tecnologica: da un lato un imprenditore celebrato come genio visionario, dall’altro una figura sempre più controversa le cui promesse raramente si trasformano in realtà concrete.

Ma il punto è che ora con l’intelligenza artificiale sembrano quasi tutti Musk.

Un po’ è quanto detto oggi da Sundar Pichai, numero uno di Alphabet, parlando a BBC News. Dice che c’è sull’intelligenza artificiale c’è tanta irrazionalità. E se lo dice lui, che ci fa soldi e nemmeno pochi. Segnali di bolla sono evocati persino da Sam Altman, CEO di OpenAI. Anche se entrambi si affrettano a precisare che viviamo tempi straordinari.

Sarà.

All things AI w @altcap @sama & @satyanadella. A Halloween Special. 🎃🔥BG2 w/ Brad Gerstner

Il compenso miliardario di Musk e il culto della personalità

Questi sono i tempi che provano le anime degli uomini. Non nel senso eroico che intendeva Thomas Paine durante la guerra di indipendenza americana, ma nel senso, forse più prosaico, di mantenere la fede nella propria sanità mentale in un mondo che ormai è più eccessivo di quanto la satira abbia mai potuto sognare.

Ed è difficile. Ti svegli una mattina e leggi che gli azionisti di Tesla hanno votato per dare a Musk un compenso di mille miliardi di dollari nei prossimi sette anni. Non ci puoi credere, e poi vedi i video dell’assemblea con gli azionisti in piedi che intonano “E-lon! E-lon!” nemmeno fosse Cristiano Ronaldo.

Le promesse tradite: da Twitter alle auto autonome

Lui in cambio ha promesso come suo solito mari e monti, perlopiù cose che con le auto elettriche non c’entrano nulla e quelli, come loro solito, se la sono bevuta. Come si sono bevuti le macchine a guida completamente autonoma, che da dieci anni arriveranno fra un anno.

Come si sono bevuti l’acquisto di Twitter, che nell’era Musk ha perso “solo” il 25% della capitalizzazione, se vogliamo credere alle magie contabili di Musk che vende alla tasca sinistra il contenuto della destra (twitter/X non è più quotato in Borsa, e viene ora valutato 33 miliardi di dollari dopo l’acquisto da parte di xAI, sempre di Musk; prima della vendita era valutato 9,4 miliardi, quando Musk due anni prima l’aveva pagato 44.)

Come si sono bevuti la rete di telecomunicazioni più idiota della storia, fatta di migliaia di satelliti in orbita bassa che coprono un territorio al massimo per mezz’ora ciascuno e bruciano nell’atmosfera ogni due anni.

Come si sono bevuti l’idea ingegneristicamente idiota di mettere un treno passeggeri dentro un tubo a vuoto, una cosa che Musk in persona ha detto di essersi inventato con il solo scopo di fermare sul nascere ogni progetti di rete ferroviaria ad alta velocità negli USA.

Come continuano a bersi l’idea di colonizzare Marte, un posto dove se fai pipì per terra si genera cianuro.

Nessuna di queste scempiaggini avrebbe mai fatto un metro se non fosse stata promossa da Musk, l’uomo che tutti credono un genio nonostante i fatti.

Qui non siamo più alla tecnologia, non siamo più nemmeno al capitalismo: siamo al culto della celebrità, siamo all’allucinazione di massa.

Sentite come Musk ha giustificato un compenso che supera il PIL di svariati Paesi:

“La mia preoccupazione principale riguardo al denaro e al controllo che ho in Tesla è che, se procedessi con la costruzione di questo enorme esercito di robot, potrei essere estromesso in futuro? Ehm, questa è la mia più grande preoccupazione, è davvero l’unica cosa che sto cercando di affrontare con questa… quella che viene chiamata compensazione, ma non è che ho intenzione di spendere i soldi, è solo che se costruiamo questo esercito di robot, avrò almeno una forte influenza su quell’esercito di robot? Non il controllo, ma una forte influenza”. – Elon Musk, teleconferenza con gli azionisti di Tesla del terzo trimestre, 22 ottobre 2025

Ora, chiunque faccia un discorso del genere dovrebbe essere accompagnato fuori scena da dei gentili signori in camice, per due motivi:

  • o sta parlando in uno stato confusionale,
  • oppure dice sul serio e quindi è fuori di sé.

Come a sottolineare che si tratta di uno dei due motivi di cui sopra, Musk ha festeggiato inscenando un balletto con un robot del futuro esercito di cui sopra, risultando peraltro meno coordinato.

Qui uno comincia a dubitare della propria sanità mentale.

Sam Altman e l’intelligenza artificiale da mille miliardi

Ma Musk non è solo. Nel branco di tardoadolescenti opachi che dominano il settore tecnologico, Musk è solo quello che ha almeno più di una idea fissa e il miglior senso del palco.

Poi ci sono i monomaniaci alla Sam Altman e la sua Artificial General Intelligence, rigorosamente sempre di là da venire. Aveva giurato e spergiurato che con chatGPT 5 ormai c’eravamo, e ha dovuto ripristinare chatGPT 4o per sedare il furore popolare. Adesso, con la sicumera di qualcuno la cui assenza di dubbi è seconda solo a quella di consapevolezza, ci dice che per la vera Intelligenza Artificiale occorre investire mille miliardi di dollari in datacentre.

Qualcuno potrebbe chiedersi con che faccia uno che guida un’azienda con entrate (non profitti, entrate) attorno ai 15 miliardi, da sempre in perdita, e senza alcun percorso verso la redditività, possa andare in giro a chiedere mille miliardi.

Qualcuno glielo ha pure chiesto, in un’intervista, e lui ha sbroccato e ha risposto che se non ci crede può vendere le azioni di openAI che un compratore glielo trovava lui. Una risposta da vero capitano d’industria, non stizza da adolescente megalomane.

Peter Thiel vende e la bolla degli investimenti circolari

(Per inciso, non esistono azioni di openAI che uno possa comprare. Al massimo si possono comprare azioni di NVidia o Microsoft, che sostengono openAI. E, quando si dice il caso, arriva la notizia che Peter Thiel, quello di Palantir, ha venduto tutte le sue partecipazioni in Nvidia e il 75% delle sue azioni di Tesla pochi giorni fa. Forse gli “investimenti circolari” fra Microsoft, openAI e NVidia, e le meravigliose promesse a babbo morto di Musk sembrano pure a lui troppo simili a una bolla.)

Gli agenti intelligenti e i robot antropomorfi telecomandati

L’idea di Altman è che gli “agenti intelligenti” avranno un’evoluzione rapidissima e miracolosa. Se gli diamo mille miliardi di dollari, naturalmente. Certo, c’è il piccolo dettaglio che gli agenti intelligenti, come i modelli linguistici su cui sono basati, non funzionano, non hanno casi d’uso realistici e, in generale, garantire autonomia d’azione a un motore non deterministico è un’idea da sciroccati.

Il balletto con i robot e i dubbi sulla sanità mentale

Mentre Altman continua a vendere il sogno di un’industria da migliaia di miliardi basato su una tecnologia che si è già dimostrata inaffidabile, e pateticamente limitata, altri cercano di diversificare proponendo la stessa idea di futuro anni ’70 ma in salsa più tecnologica, lanciando sul mercato vari tipi di robot antropomorfi.

C’è Musk con il suo Optimus che balla come un bidone della spazzatura (il robot, dico, perché Musk è più rigido sulle giunture). Poi ci sono quelli di Neo (perché nel tech hanno fantasia coi nomi).

The Problem with this Humanoid Robot

Quest’altro robot umanoide è particolare: alla modica cifra di 20mila dollari non fa assolutamente niente. Nel senso che non è un robot, ma una marionetta manovrata remotamente dall’apposito indiano. Il CEO, a una domanda specifica, ha detto chiaramente che lui si aspetta di trovare acquirenti disposti a sborsare ventimila cucuzze e poi, per un periodo di due o tre anni, o quello che serve per il training dell’inevitabile “Intelligenza Artificiale” del robot, lasciare circolare per casa propria, 24/7, una marionetta con microfono e telecamera, pilotata da uno sconosciuto in un paese col minor costo del lavoro possibile. Cosa potrebbe mai andare storto? Al confronto le Alexa e gli Echo sono dei gioielli di tutela della privacy.

Di nuovo, se questa è gente normale io mi faccio delle domande.

Giocattoli intelligenti pericolosi e il disfacimento normativo

Naturalmente non finisce qui. Ci sono quelli che non sapendo cosa fare nella vita si inventano i giocattoli per bambini con l’AI dentro, ossia con dentro i modelli linguistici. Non uno che li abbia presi a sberle prima, no. Sono andati sul mercato, e poi hanno dovuto ritirare il prodotto perché il modello linguistico spiegava ai bambini come trovare coltelli, pillole, buste di plastica, fiammiferi. In alcuni casi i giocattoli “intelligenti” si sono lanciati in discussioni a sfondo sessuale, incluse descrizioni sul roleplay studente/insegnante e su quanto sia divertente lo spanking.

Tutto questo, mentre in Italia l’AGCOM si diletta con il controllo dell’età per i siti porno (che non serve a nulla se non a stabilire il diritto per questi siti di finanziarsi trafficando in dati degli utenti anziché mettere un prezzo al servizio), in Europa la Commissione sta pensando di smantellare il GDPR per fare un favore agli americani, e gli Stati Uniti sono ormai uno stato canaglia in mano a un Presidente che parla con la capacità di linguaggio di un tredicenne.

Se questo è il mondo della gente normale, io scendo qui.

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