Nel quadro della Politica di Coesione dell’Unione Europea, esistono quattro fondi principali che svolgono un ruolo strategico nel ridurre le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali tra le regioni europee.
Indice degli argomenti
I quattro pilastri del monitoraggio fondi europei: FESR, FSE+, FC e JTF
Si tratta del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), del Fondo di Coesione (FC) e del Fondo per una Transizione Giusta (JTF). Ognuno di questi strumenti ha una missione specifica, ma tutti condividono l’obiettivo di promuovere uno sviluppo più equo, sostenibile e inclusivo in tutta l’Unione.
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) è uno dei pilastri storici della coesione europea. Esso è finalizzato a stimolare la crescita economica nelle diverse regioni dell’UE, con particolare attenzione a quelle meno sviluppate. Il FESR interviene in molteplici settori, finanziando progetti che spaziano dall’innovazione tecnologica alla digitalizzazione, dall’efficienza energetica alla mobilità sostenibile, fino al sostegno alle piccole e medie imprese. Le risorse vengono distribuite in modo differenziato, privilegiando le regioni il cui PIL pro-capite è inferiore alla media europea. In tal modo, il fondo mira a ridurre gli squilibri territoriali e a rafforzare la coesione economica tra le diverse aree dell’Unione.
Il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) rappresenta il principale strumento dell’UE per investire nel capitale umano. Il suo scopo è migliorare l’occupabilità dei cittadini, promuovere l’inclusione sociale e sostenere le politiche del lavoro, dell’istruzione e della formazione (fonte: opencoesione.gov.it). Il FSE+ ha un ruolo chiave nel contrastare la disoccupazione, in particolare tra i giovani, e nel fornire opportunità alle persone più vulnerabili, come i migranti, i disoccupati di lunga durata e le persone con disabilità. Questo fondo riunisce in un’unica struttura semplificata diverse linee di finanziamento precedenti, tra cui l’Iniziativa per l’Occupazione Giovanile e il Fondo di aiuti europei agli indigenti. Il suo intervento contribuisce in maniera sostanziale alla costruzione di una società più equa e resiliente (fonte: agenziacoesione.gov.it).
Il Fondo di Coesione (FC), invece, è rivolto esclusivamente agli Stati membri il cui reddito nazionale lordo pro-capite è inferiore al 90% della media dell’UE. Si tratta di un fondo particolarmente rilevante per i Paesi dell’Europa centrale e orientale, i quali possono beneficiare di finanziamenti destinati a grandi progetti infrastrutturali nei settori dell’ambiente e dei trasporti. Il fondo, infatti, sostiene opere strategiche come reti ferroviarie trans-europee (TEN-T), sistemi di gestione dei rifiuti e della risorsa idrica, oltre a interventi volti a favorire la transizione verso un’economia verde. Tra i 15 paesi attualmente beneficiari figurano, ad esempio, Polonia, Romania, Ungheria e Grecia. L’Italia, invece, non è tra i paesi eleggibili per questo fondo, in quanto il suo PIL pro capite supera la soglia stabilita.
Infine, il Fondo per una Transizione Giusta (JTF) è lo strumento più recente introdotto dall’Unione Europea per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra non lasci indietro nessuno. Questo fondo è pensato per sostenere i territori e i lavoratori maggiormente colpiti dai cambiamenti legati alla decarbonizzazione, come la chiusura di impianti a carbone o la riconversione industriale di settori ad alto impatto ambientale (fonte: politichecoesione.governo.it). Attraverso il JTF, l’UE finanzia programmi di riconversione economica, formazione professionale, riqualificazione dei lavoratori e sostegno alle PMI che operano in settori sostenibili. In Italia, le regioni coinvolte includono aree della Sardegna, della Puglia, del Piemonte e del Veneto, dove la transizione climatica impone trasformazioni significative al tessuto produttivo e sociale.
Questi quattro fondi costituiscono la spina dorsale della politica di coesione dell’Unione Europea. Ciascuno di essi agisce su ambiti complementari, ma tutti contribuiscono a un obiettivo comune: costruire un’Europa più equa, inclusiva e sostenibile per tutti i suoi cittadini.
Piattaforme digitali per il monitoraggio fondi europei: OpenCoesione e Kohesio
Nel contesto della Politica di Coesione, la trasparenza e il monitoraggio continuo dell’avanzamento dei progetti sono elementi fondamentali per garantire un uso efficace delle risorse pubbliche. Per questo motivo, negli anni sono state sviluppate numerose piattaforme, sia a livello nazionale che europeo, che permettono di seguire in tempo reale lo stato di attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali.
La più importante piattaforma pubblica italiana è OpenCoesione, il portale nazionale di open data che rende disponibili al pubblico i dati aggiornati sullo stato di attuazione dei progetti finanziati dalla politica di coesione in Italia, a partire dal 2007 fino al ciclo attuale 2021–2027. Le informazioni sono aggiornate con cadenza bimestrale e comprendono dettagli su avanzamento fisico, stato finanziario, localizzazione, enti attuatori, obiettivi e risorse impegnate. Il portale, grazie a mappe interattive, dashboard e filtri tematici, consente una navigazione intuitiva anche a utenti non esperti. OpenCoesione promuove inoltre la partecipazione attiva della società civile attraverso il monitoraggio civico, che coinvolge cittadini e studenti nella verifica diretta dei progetti sul territorio.
Alla base di OpenCoesione vi è il Sistema Nazionale di Monitoraggio (SNM), attualmente gestito tramite la piattaforma ReGiS (Regione-Governo-Informazione-Sviluppo). ReGiS è uno strumento gestionale che permette alle amministrazioni pubbliche di trasmettere in modo standardizzato i dati relativi all’attuazione dei progetti, secondo regole tecniche condivise con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Questo sistema ha sostituito la precedente Banca Dati Unitaria (BDU) e oggi svolge un ruolo centrale anche nel monitoraggio degli interventi del PNRR. Le informazioni vengono caricate secondo un protocollo tecnico standardizzato – il Protocollo Unico di Colloquio (PUC) – e sono successivamente consolidate per essere trasmesse al Ministero dell’Economia e delle Finanze. I dati elaborati da ReGiS alimentano non solo OpenCoesione, ma anche altre piattaforme istituzionali, come OpenBDAP.
A livello europeo, la Commissione ha introdotto la piattaforma Kohesio, nata nel 2022, che rappresenta un archivio unico dei progetti finanziati con i fondi di coesione in tutti i 27 Stati membri. Kohesio permette di esplorare milioni di progetti europei con dati armonizzati, consultabili in tutte le lingue ufficiali dell’UE. Kohesio raccoglie oltre 1,5 milioni di progetti e li presenta in tutte le lingue ufficiali dell’UE. Le informazioni – provenienti dai sistemi di monitoraggio nazionali, come OpenCoesione per l’Italia – sono standardizzate per garantire omogeneità e confrontabilità tra i diversi Paesi. Kohesio rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere come i fondi europei vengono utilizzati nei vari territori e per aumentare la trasparenza a livello comunitario.
Esistono poi altre piattaforme settoriali. Ad esempio, Complementare a Kohesio, il sistema SFC (System for Fund Management in the European Community) è utilizzato per la gestione e la rendicontazione tra la Commissione Europea e le autorità nazionali responsabili dell’attuazione dei fondi strutturali. Attraverso SFC vengono caricati e gestiti tutti i documenti relativi ai programmi operativi: dalla fase di programmazione iniziale, alle richieste di pagamento, ai rapporti annuali di esecuzione, fino alle attività di audit. Il sistema garantisce la piena tracciabilità di ogni fase e assicura la conformità alle normative europee.
Per i progetti di cooperazione territoriale, come quelli Interreg, si utilizzano strumenti come Synergie, checonsente la gestione integrata di tutte le fasi progettuali. I beneficiari caricano direttamente le informazioni sulle spese sostenute, la documentazione giustificativa e i risultati ottenuti, mentre le autorità di gestione possono validare, approvare e trasmettere i dati alla Commissione Europea, in sinergia con SFC. Synergie è pensata per facilitare la gestione amministrativa di progetti transfrontalieri, garantendo allo stesso tempo trasparenza e controllo.
Nel settore della pesca e delle politiche marittime, è attivo il portale dedicato al Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (EMFF). Questa piattaforma raccoglie informazioni su progetti e misure finanziate nell’ambito di questo fondo specifico, fornendo dettagli su beneficiari, spese, obiettivi raggiunti e impatti attesi. Ogni Stato membro è tenuto a trasmettere i dati relativi alle operazioni sostenute, che vengono poi analizzati dalla Commissione per il monitoraggio e la valutazione del programma. Anche in questo caso, la tracciabilità è garantita in linea con gli standard di SFC.
Tra le piattaforme italiane che si occupano di rendere consultabili i dati finanziari pubblici, rientra OpenBDAP (Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche – MEF), la Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche, gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato. OpenBDAP raccoglie dati dettagliati su tutta la spesa pubblica, compresi i fondi europei e le risorse del PNRR, e consente analisi per territorio, tipologia di intervento e fonte di finanziamento. I dati, in parte provenienti da ReGiS, sono utilizzati sia da tecnici delle pubbliche amministrazioni sia da cittadini interessati a conoscere come vengono spese le risorse pubbliche.
Il cruscotto FormezPA – Monitoraggio Progetti, realizzato da FormezPA, offre ulteriori strumenti analitici per seguire lo stato di avanzamento fisico, finanziario e procedurale dei progetti pubblici, suddivisi per programma, regione o soggetto attuatore. L’interfaccia è realizzata con strumenti semplici e immediati per monitorare l’andamento dei progetti, ed è pensata per facilitare il controllo interno e la comunicazione istituzionale.
Accanto agli strumenti ufficiali, a supporto della trasparenza e della partecipazione civica, si distingue la piattaforma Monithon, un’iniziativa indipendente promossa dalla società civile, che può effettuare in questo modo il monitoraggio civico. Si tratta di un progetto nato in Italia, che utilizza i dati di OpenCoesione per promuovere attività di verifica dal basso: gruppi di cittadini, studenti, giornalisti o associazioni possono “adottare” un progetto finanziato e valutarne lo stato, i risultati concreti, l’impatto sul territorio. In questo modo, il monitoraggio diventa uno strumento di partecipazione attiva e di democrazia, così come della pratica educativa nelle scuole italiane, contribuendo alla formazione di una cittadinanza attiva e consapevole.
Tab. 1 Elenco delle piattaforme di monitoraggio e le principali caratteristiche dei progetti appartenenti ai Fondi di Coesione.
Piattaforma | Ambito | Funzionalità principali | Fonte / Citazione | |
OpenCoesione | Italia – Politica di Coesione | Open data su progetti finanziati dal 2007, mappe interattive, dashboard, scarico dati CSV | opencoesione.gov.it | |
ReGiS (Sistema SNM) | Italia – Sistema gestionale PA PNRR | Trasmissione standardizzata dei dati da PA a sistema centrale, alimenta OpenCoesione | politichecoesione.gov.it | |
Kohesio | Unione Europea | Archivio unico e multilingua dei progetti UE 2014–2027, open data, beneficiari e località | kohesio.ec.europa.eu | |
SFC (System for Fund Management) | UE – Gestione tra Stati e Commissione | Piattaforma ufficiale per la gestione e rendicontazione dei fondi strutturali UE | ec.europa.eu | |
Synergie | UE – Cooperazione territoriale | Gestione e monitoraggio dei progetti transfrontalieri e INTERREG | rendicontazioneprogetti.it | |
EMFF Portal | UE – Affari marittimi e pesca | Gestione progetti finanziati dal Fondo Europeo per la Pesca (EMFF) | rendicontazioneprogetti.it | |
OpenBDAP | Italia – MEF/RGS | Visualizzazione e analisi dell’avanzamento economico e finanziario dei progetti pubblici | openbdap.rgs.mef.gov.it | |
Formez – Monitoraggio Progetti | Italia – Cruscotto PA | Dashboard con indicatori di risultato, avanzamento fisico e procedurale | monitoraggioprogetti.formez.it | |
Monithon LAB | Italia – Monitoraggio civico | Piattaforma civica per il monitoraggio “dal basso” dei progetti usando i dati OpenCoesione | monithon.eu | |
Requisiti essenziali per un monitoraggio fondi europei efficace
L’anagrafica dei progetti finanziati, ovvero l’insieme delle informazioni di base disponibili nelle piattaforme online, rappresenta sicuramente il primo passo verso la trasparenza nell’uso dei fondi pubblici. Tuttavia, avere semplicemente un elenco o una scheda descrittiva dei progetti non equivale a effettuare un vero e proprio monitoraggio.
Per definire un monitoraggio efficace, è necessario disporre di dati più dettagliati e aggiornati, che permettano di seguire concretamente l’avanzamento e i risultati dei progetti nel tempo. In particolare, il monitoraggio dovrebbe includere almeno le seguenti informazioni:
- la data di inizio e fine dei lavori, per conoscere il calendario effettivo di realizzazione;
- gli obiettivi specifici che il progetto intende raggiungere, così da valutare la sua finalità;
- un’analisi di impatto che consenta di comprendere gli effetti prodotti sul territorio o sui destinatari;
- un piano dettagliato delle attività previste, utile per verificare la coerenza e la completezza delle azioni;
- uno stato di completamento aggiornato regolarmente, che renda possibile valutare concretamente a che punto si trova il progetto rispetto agli obiettivi fissati.
Introduciamo un semplice esempio per rendere più chiara la questione: “Pensiamo a un progetto per la costruzione di una nuova pista ciclabile. L’anagrafica ci dice il titolo e il costo. Un monitoraggio efficace, invece, ci direbbe se i lavori sono in ritardo, quale percentuale del tracciato è stata completata e quali sono i primi dati sull’utilizzo da parte dei cittadini.”
Solo attraverso questi elementi è possibile trasformare i dati anagrafici in uno strumento di controllo e di gestione reale, capace di garantire trasparenza non solo formale, ma sostanziale, e di supportare decisioni più consapevoli da parte delle istituzioni e della società civile.
Quadro normativo del monitoraggio fondi europei: dal regolamento UE alle norme nazionali
Il sistema di monitoraggio dei fondi europei si basa su un solido quadro normativo, il cui pilastro a livello europeo è il Regolamento (UE) 2021/1060, noto come Regolamento sulle Disposizioni Comuni (RDC). Questo testo stabilisce regole stringenti per tutti gli Stati membri per il ciclo di programmazione 2021-2027. Impone obblighi precisi in materia di monitoraggio, attraverso l’istituzione di Comitati di Sorveglianza e l’uso di indicatori di realizzazione e di risultato; di valutazione, con la previsione di analisi d’impatto ex-post da parte di esperti indipendenti; e di comunicazione, richiedendo la massima visibilità per il sostegno dell’UE e la creazione di un unico portale web nazionale che dia accesso a tutti i programmi. Il regolamento definisce inoltre i requisiti per le Autorità di Gestione e di Audit e le norme sui controlli volti a prevenire, individuare e correggere le irregolarità.
A livello nazionale, questo impianto è recepito e integrato da normative specifiche che ne rafforzano i principi. Il Decreto Legislativo 33/2013 (“Amministrazione Trasparente”) estende gli obblighi di pubblicità e accesso ai dati a tutte le pubbliche amministrazioni, costituendo la base per l’accountability sull’uso delle risorse pubbliche. A questo si affianca il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), che spinge verso la digitalizzazione dei processi, l’interoperabilità dei dati tra le amministrazioni e la garanzia di accesso ai servizi digitali per cittadini e imprese. La disciplina è poi completata da normative settoriali, come il Decreto Legislativo n. 88 del 2011 che regola il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) e il D.P.R. n. 22 del 2018 che stabilisce le norme nazionali sull’ammissibilità delle spese, creando un quadro giuridico complesso e articolato.
Limiti pratici nel monitoraggio fondi europei: il caso OpenCoesione e Kohesio
Nati con l’ambizioso obiettivo di rendere l’impiego dei fondi europei una “casa di vetro” accessibile a tutti, i portali OpenCoesione per l’Italia e Kohesio per l’Unione Europea rappresentano i pilastri della trasparenza sulla Politica di Coesione. Sulla carta, sono strumenti formidabili: archivi digitali pensati per permettere a cittadini, giornalisti e associazioni di svolgere un’attività di monitoraggio civico, verificando come e dove vengono spesi miliardi di euro di risorse pubbliche.
Tuttavia, dal punto di vista del cittadino che tenta di utilizzare queste piattaforme per informarsi il quadro è difficoltoso, pieno di ostacoli che possono scoraggiare anche i più volenterosi.
Il primo scoglio è la completezza dei dati. Durante la navigazione in OpenCoesione, non è raro scoprire che le informazioni disponibili sono parziali o che mancano dettagli essenziali per una valutazione approfondita di un progetto. A questo si aggiungono problemi di usabilità dell’interfaccia: ad esempio i filtri di ricerca, cruciali per navigare in database così vasti, che a volte non rispondono come dovrebbero, rendendo difficile isolare le informazioni desiderate per area geografica, settore di intervento o periodo di riferimento.
Un’altra criticità significativa è il ritardo nell’aggiornamento. Mentre le piattaformecome OpenCoesione abbondano di dati relativi a cicli di programmazione ormai conclusi, i progetti più recenti, quelli appartenenti all’attuale ciclo 2021-2027, faticano a comparire. Questo lag temporale impedisce un monitoraggio in tempo reale, che sarebbe invece fondamentale per intervenire o segnalare problemi mentre un progetto è ancora in corso.
Insomma, in Italia la strada verso una trasparenza sostanziale appare ancora in salita.
Allargando lo sguardo all’Europa purtoppo la situazione non migliora radicalmente. Sul portale Kohesio, che dovrebbe armonizzare i dati dei 27 Stati membri, le lacune sono altrettanto evidenti. All’appello mancano, completamente i dati di intere nazioni, come ad esempio l’Austria, ed i dati presenti non sono completi (ad esempio le date di conclusione).
Quindi anche Kohesio offre una panoramica a macchia di leopardo che indebolisce la possibilità di fare analisi comparative tra i diversi contesti europei.
Queste difficoltà, sommate insieme, trasformano il monitoraggio civico da un’attività potenzialmente aperta a tutti a un percorso a ostacoli. L’obiettivo di un controllo diffuso e capillare rischia così di rimanere appannaggio di pochi specialisti o ricercatori, dotati del tempo e delle competenze tecniche per aggirare i problemi e integrare i dati mancanti con altre fonti. Per il cittadino comune, invece, la promessa di una piena trasparenza rischia di rimanere per ora incompiuta.
Dal monitoraggio fondi europei formale all’accountability sostanziale
L’analisi del complesso quadro normativo e degli strumenti digitali introdotti dall’Unione Europea e dall’Italia rivela un paradosso fondamentale per il monitoraggio civico. Da un lato, esiste un’architettura giuridica e tecnologica imponente, costruita sui principi di trasparenza e partecipazione. Dall’altro, la “prova sul campo” di portali come OpenCoesione e Kohesio dimostra come l’infrastruttura digitale, pur rappresentando un passo avanti indispensabile, soffra di lacune informative, ritardi nell’aggiornamento e problemi di fruibilità che ne depotenziano l’efficacia. Questo rende l’accesso ai dati un punto di partenza necessario, ma di per sé non sufficiente a garantire un controllo reale.
Di fronte a questi ostacoli, lo strumento di ultima istanza per il cittadino, il giornalista o l’associazione che intende approfondire, diventa l’accesso civico. Tuttavia, questa via è tutt’altro che banale: avviare una richiesta formale richiede non solo la conoscenza della procedura, ma anche perseveranza di fronte a possibili resistenze burocratiche, tempi di attesa lunghi e risposte non sempre esaurienti. L’accesso civico si configura così non come uno strumento di partecipazione di massa, ma come un percorso specialistico, che alza una barriera significativa tra i dati e la maggior parte dei cittadini.
Ma la sfida più profonda, che emerge dall’analisi complessiva, va oltre la mera disponibilità del dato e tocca la natura stessa del monitoraggio. Il sistema attuale appare oggi fortemente sbilanciato su un piano prettamente formale e contabile. È progettato per rispondere con efficacia alla domanda: “Le risorse sono state spese secondo le procedure previste?”. Manca però di fornire risposte strutturate a quesiti ben più importanti per la collettività: “L’opera pubblica finanziata è stata realizzata a regola d’arte? Il servizio creato è realmente utilizzato e utile per la comunità? Il suo costo è proporzionato al beneficio pubblico effettivamente generato?”.
In definitiva, il monitoraggio civico si scontra con un sistema che traccia con precisione le spese, ma non misura con altrettanta sistematicità il valore. Finché la valutazione della qualità progettuale e dell’impatto reale di un intervento resterà un’attività secondaria rispetto alla rendicontazione dei flussi finanziari, il cittadino non avrà gli strumenti adeguati a rispondere alla domanda fondamentale: i soldi pubblici sono stati spesi bene? Senza una decisa transizione da una trasparenza dei processi a un’accountability dei risultati, il monitoraggio civico è destinato a rimanere un esercizio incompiuto, e la piena comprensione del valore generato dalla spesa pubblica un obiettivo ancora lontano.
Tab. 2 Schema riepilogativo per migliorare accountability e impatto
Area di Intervento | Raccomandazione Specifica | Obiettivo Finale |
Piattaforme di Trasparenza (es. OpenCoesione, Kohesio) | Potenziamento dei Dati: Garantire la completezza e l’aggiornamento quasi in tempo reale dei dati. Miglioramento dell’Usabilità (UI/UX): Correggere i bug tecnici. | Rendere i portali la fonte primaria, affidabile e di facile accesso per un monitoraggio di base, riducendo la necessità di ricorrere ad altri strumenti. |
Accesso all’Informazione | Semplificazione dell’Accesso Civico: Ridurre gli oneri burocratici e i tempi di risposta per le richieste di accesso. Supporto al Cittadino: Creare sportelli o guide semplificate per aiutare i cittadini. | Abbattere le barriere burocratiche e rendere l’accesso ai dati non pubblicati un diritto “effettivo” e non solo “teorico”. |
Metodologia di Monitoraggio | Dal Formale al Sostanziale: Integrare nel monitoraggio obbligatorio indicatori qualitativi e di risultato, non solo finanziari. Valutazione della Qualità: Introdurre la valutazione della qualità esecutiva delle opere e dei servizi finanziati. | Spostare il focus dal controllo della spesa (“come sono stati spesi i soldi?”) alla valutazione del valore (“i soldi sono stati spesi bene?”). |
Valutazione Post-Realizzazione | Monitoraggio dell’Utilizzo: Introdurre l’obbligo di raccogliere e pubblicare dati sull’effettivo utilizzo di un’infrastruttura o di un servizio. Analisi Costo-Beneficio Pubblica: Rendere pubbliche e comprensibili le analisi costo-beneficio ex-post. | Misurare il successo reale di un progetto in base al suo impatto a lungo termine e al suo effettivo utilizzo da parte della collettività. |
Coinvolgimento e Comunicazione | Creazione di Narrative dai Dati: Tradurre i dati grezzi in storie, infografiche e visualizzazioni comprensibili che spieghino l’impatto dei progetti in modo chiaro e diretto. Promozione Attiva del Monitoraggio Civico: Sostenere e finanziare progetti che formino i cittadini a diventare “controllori” consapevoli della spesa pubblica. | Trasformare la trasparenza da un obbligo passivo a uno strumento attivo di democrazia partecipativa e di educazione alla cittadinanza. |
Sitografia
https://www.ascuoladiopencoesione.it
https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/common-rules-on-eu-funds-2021-2027.html
https://opencoesione.gov.it/it
https://innovazione.gov.it/italia-digitale-2026/attuazione-misure-pnrr
https://www.agenziacoesione.gov.it/wp-content/uploads/2019/01/Fondi_europei_2021-2027.pdf