dati pubblici aperti

Open Government Data: il valore per scienza, cittadini e imprese



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I dati pubblici aperti trasformano il rapporto tra istituzioni, cittadini e comunità scientifica. L’analisi delle pubblicazioni più citate evidenzia nuovi utilizzi negli ambiti sanitario, ambientale e di governance per una democrazia più partecipativa

Pubblicato il 9 giu 2025

Federico Pilati

Università di Milano-Bicocca

Sonia Stefanizzi

Università di Milano-Bicocca



ai optimization dati open government data

Gli Open Government Data (OGD) rappresentano molto più di una semplice politica di accesso alle informazioni: costituiscono un autentico cambio di paradigma nel modo in cui concepiamo, produciamo e condividiamo la conoscenza collettiva.

Lo studio recentemente condotto dai ricercatori del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale nell’ambito del Progetto d’Eccellenza 2023-2027 offre una prospettiva illuminante su questo fenomeno emergente. Analizzando le 250 pubblicazioni più citate dal 2000 al 2024, estratte dall’archivio pubblico “Open Alex”, i ricercatori hanno delineato un quadro sorprendentemente ricco e sfaccettato dell’impatto e dell’utilizzo degli OGD nella ricerca scientifica contemporanea.

Che cosa sono gli Open Government Data

Prima di addentrarci nelle implicazioni scientifiche degli OGD, è fondamentale comprendere cosa essi siano e come si siano evoluti nel tempo. Gli Open Government Data possono essere definiti come informazioni raccolte o generate da enti pubblici e governativi, rese liberamente accessibili online e riutilizzabili senza restrizioni di copyright o barriere tecniche significative.

La storia degli OGD affonda le sue radici nei movimenti per la trasparenza governativa degli anni ’60 e ’70, ma ha acquisito slancio con l’avvento di Internet negli anni ’90. La vera svolta, tuttavia, è avvenuta nel 2009, quando l’amministrazione Obama negli Stati Uniti lanciò il portale Data.gov, seguita rapidamente da iniziative analoghe in Regno Unito, Canada, Australia e numerosi altri paesi. Questa ondata di apertura dei dati pubblici si inseriva nel più ampio movimento dell’Open Government, caratterizzato dai principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione.

Nel decennio successivo, l’apertura dei dati governativi ha continuato a espandersi globalmente, con l’adozione della Carta Internazionale degli Open Data nel 2015 e con l’inserimento dell’accesso alle informazioni pubbliche tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Parallelamente, si è assistito a una crescente istituzionalizzazione del movimento, con la creazione di normative specifiche, standard tecnici e infrastrutture dedicate.

Oggi, gli OGD non rappresentano semplicemente un insieme di dataset o portali online, ma costituiscono una vera e propria infrastruttura epistemica – un sistema complesso che modifica profondamente i modi in cui la conoscenza viene prodotta, validata, distribuita e utilizzata nella società contemporanea.

Le fonti: tra locale e internazionale

La ricerca sugli OGD si nutre di una varietà di fonti, che costituiscono un ecosistema informativo complesso e in continua evoluzione. Comprendere questa ecologia delle fonti è essenziale per valutare la portata e i limiti della conoscenza prodotta attraverso gli OGD.

Portali nazionali e sovranazionali

I portali nazionali di dati aperti, come Data.gov negli Stati Uniti, Data.gov.uk nel Regno Unito o Data.gouv.fr in Francia, rappresentano alcune delle fonti più utilizzate dai ricercatori. Questi portali centralizzati raccolgono dati provenienti da diverse agenzie governative, offrendo un punto di accesso unificato e standardizzato alle informazioni pubbliche. A livello sovranazionale, organizzazioni come l’OCSE, la Banca Mondiale, l’OMS o l’Unione Europea mantengono vasti repository di dati aperti che permettono analisi comparative tra diversi paesi o regioni. Questi dataset internazionali sono particolarmente preziosi per studi che esplorano tendenze globali o che confrontano l’efficacia di diverse politiche pubbliche in contesti nazionali differenti.

Database settoriali specializzati

Accanto ai portali generalisti, esistono numerosi database settoriali che offrono dati aperti in ambiti specifici. Nel settore ambientale, fonti come il Global Carbon Project, la banca dati delle Nazioni Unite sull’ambiente o i dataset della NASA sul clima forniscono informazioni dettagliate su parametri climatici e ambientali.

Nel campo dei trasporti, agenzie come Eurostat o l’International Transport Forum mettono a disposizione dati sulla mobilità e le infrastrutture. Nel settore sanitario, organizzazioni come l’OMS o i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie pubblicano regolarmente dataset epidemiologici e sanitari. Questi database specializzati offrono generalmente dati più granulari e specifici rispetto ai portali generalisti, ma richiedono anche competenze più avanzate per la loro interpretazione e utilizzo.

Archivi locali e municipali

A un livello più granulare, numerose città e autorità locali hanno sviluppato propri portali di dati aperti, come il New York City Open Data, il London Datastore o l’Open Data Barcelona. Questi archivi locali offrono informazioni dettagliate su fenomeni urbani come il traffico, l’inquinamento, l’uso del suolo o i servizi pubblici, con un livello di granularità difficilmente raggiungibile dai dataset nazionali. La ricerca basata su questi dati locali permette analisi micro-territoriali che possono rivelare pattern e dinamiche invisibili a scale più ampie, ed è particolarmente preziosa per studi di pianificazione urbana, sociologia urbana o geografia sociale.

Fonti ibride e partecipative

Un fenomeno emergente è rappresentato dalle fonti ibride o partecipative, che combinano dati governativi aperti con informazioni generate da cittadini o comunità. Progetti di citizen science come OpenStreetMap, iNaturalist o Air Quality Egg permettono alle persone di contribuire alla raccolta di dati su temi come la biodiversità, la qualità dell’aria o il patrimonio culturale. Queste iniziative di crowdsourcing di dati stanno creando nuove forme di conoscenza collaborativa, che integrano l’expertise scientifica tradizionale con la conoscenza locale e l’intelligenza collettiva. La ricerca su queste fonti ibride esplora non solo il valore epistemico dei dati raccolti, ma anche il potenziale di queste pratiche per promuovere l’impegno civico e la literacy scientifica.

I temi principali della ricerca e le nuove frontiere: e-government, salute globale, sostenibilità ambientale

L’analisi della letteratura ha permesso di identificare i macro-temi che attraversano le diverse discipline e caratterizzano il panorama della ricerca sugli OGD.

Questi temi rappresentano non solo gli interessi attuali della comunità scientifica, ma anche le questioni fondamentali che definiranno il futuro di questo campo. In particolare sono tre gli aspetti di maggiore interesse.

Servizi pubblici personalizzati e co-creati

Il tema della governance e della trasparenza è centrale in numerosi studi, che esplorano come gli OGD possano contribuire a rafforzare la responsabilità degli attori pubblici e migliorare la qualità dei processi democratici. Questi lavori analizzano l’efficacia delle politiche di dati aperti, valutano la qualità dei portali OGD e studiano forme innovative di coinvolgimento civico basate sui dati.

Un filone particolarmente interessante riguarda l’analisi delle barriere culturali e organizzative che ostacolano la piena implementazione delle politiche di dati aperti all’interno delle amministrazioni pubbliche. Questi studi evidenziano come l’apertura dei dati non sia semplicemente una questione tecnica, ma richieda profonde trasformazioni nelle culture organizzative e nelle pratiche burocratiche.

Una direzione emergente riguarda l’uso degli OGD per lo sviluppo di servizi pubblici più personalizzati e co-creati con i cittadini. Le ricerche in questo ambito esplorano come i dati aperti possano facilitare processi di co-design in cui cittadini e amministrazioni collaborano alla progettazione di soluzioni innovative. Particolarmente interessanti sono gli studi che analizzano l’uso degli OGD per identificare e rispondere ai bisogni di gruppi vulnerabili o marginali, che tradizionalmente hanno meno voce nei processi di policy-making. Questi lavori evidenziano come i dati aperti, se utilizzati con un approccio attento all’equità, possano contribuire a ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi pubblici.

Sanità pubblica e salute globale

L’uso degli OGD nella ricerca sanitaria è in rapida crescita, con studi che utilizzano dataset sanitari aperti per condurre analisi epidemiologiche, valutare l’efficacia dei sistemi sanitari e identificare disuguaglianze nell’accesso alle cure. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente accelerato questa tendenza, evidenziando l’importanza cruciale della disponibilità tempestiva di dati sanitari aperti per la gestione delle emergenze di salute pubblica. Gli studi emergenti esplorano l’uso dei dati sanitari aperti per il monitoraggio epidemiologico in tempo reale, la valutazione dell’efficacia degli interventi di salute pubblica, o la previsione di focolai attraverso modelli predittivi.

Va infine sottolineato come nel contesto dello sviluppo internazionale, gli OGD sono essenziali per garantire la trasparenza e l’efficacia degli aiuti. Nuovi standard per la pubblicazione di dati sugli aiuti internazionali facilitano il monitoraggio e la valutazione dei progetti di sviluppo. Questo approccio consente ai paesi beneficiari e ai donatori di collaborare più efficacemente, assicurando che gli aiuti raggiungano gli obiettivi prefissati.

Monitoraggio ambientale e cambiamenti climatici

Gli OGD svolgono un ruolo cruciale nella ricerca sui cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale. Particolarmente significative sono le ricerche che utilizzano serie storiche di dati aperti per tracciare l’evoluzione di indicatori ambientali nel tempo, identificare tendenze di lungo periodo e valutare l’efficacia delle misure di mitigazione o adattamento ai cambiamenti climatici.

Le ricerche in questo campo utilizzano sempre più approcci integrati, combinando dati ambientali con informazioni socio-economiche per esplorare le interazioni tra sistemi umani e naturali. Particolarmente promettenti sono gli studi che utilizzano gli OGD per valutare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici, o identificare soluzioni basate sulla natura per sfide ambientali.

Questo filone di ricerca evidenzia il potenziale degli OGD per supportare un approccio più olistico e sistemico alle questioni ambientali, superando la tradizionale separazione tra scienze naturali e sociali per abbracciare una visione integrata della sostenibilità.

Scientifico o commerciale?

Un aspetto particolarmente rilevante degli OGD riguarda infine la crescente divergenza tra usi scientifici e commerciali. Questa distinzione evidenzia tensioni e contraddizioni potenziali nel movimento per i dati aperti, e solleva questioni fondamentali sulla distribuzione del valore generato dall’apertura delle informazioni pubbliche.

Gli usi scientifici: verso una conoscenza pubblica condivisa

Gli usi scientifici degli OGD sono caratterizzati da un orientamento prevalentemente conoscitivo e da una logica di condivisione aperta dei risultati. I ricercatori che utilizzano dati pubblici per analizzare politiche, studiare fenomeni sociali o ambientali, o valutare l’efficacia di interventi pubblici tendono a pubblicare i loro risultati in forma accessibile, contribuendo all’ampliamento del commons della conoscenza.

Questo approccio riflette i valori tradizionali della scienza accademica: trasparenza metodologica, verificabilità dei risultati, condivisione della conoscenza. Gli OGD rappresentano in questo senso un’estensione naturale dell’ethos scientifico, fornendo materia prima per una produzione di conoscenza che rimane prevalentemente nel dominio pubblico.

La ricerca scientifica basata su OGD contribuisce inoltre a migliorare la qualità stessa dei dati pubblici, identificando errori o inconsistenze, proponendo standard metodologici più robusti, o sviluppando strumenti analitici che possono essere riutilizzati da altri. Si crea così un circolo virtuoso in cui l’uso dei dati ne aumenta il valore e la qualità.

Gli usi commerciali: dalla risorsa pubblica al valore privato

Parallelamente, sta emergendo un ecosistema di attori commerciali che utilizzano gli OGD come risorsa per lo sviluppo di prodotti o servizi a scopo di lucro. Startup, software house, piattaforme digitali e consulenti trasformano i dati pubblici in applicazioni, visualizzazioni, sistemi di supporto alle decisioni o servizi di analisi predittiva che vengono venduti sul mercato.

Questo tipo di valorizzazione commerciale non è necessariamente in contrasto con gli obiettivi degli OGD, e può anzi contribuire a massimizzarne l’impatto sociale ed economico. Le imprese possono trasformare dati grezzi in servizi utili, raggiungere pubblici più ampi di quelli accademici, e sviluppare soluzioni pratiche a problemi reali.

Tuttavia, questo fenomeno solleva anche questioni critiche sulla distribuzione del valore generato dai dati pubblici. C’è il rischio che l’apertura dei dati finisca per beneficiare principalmente attori privati con elevate capacità tecniche e finanziarie, che possono estrarre valore da una risorsa prodotta con fondi pubblici senza adeguate forme di ritorno collettivo.

Verso un’ecologia dei dati pubblici

In conclusione, gli studi analizzati offrono un contributo importante per mappare il ruolo degli OGD nella ricerca. Mostrano un campo in espansione, ma ancora disomogeneo, dove coesistono approcci tecnici e riflessioni critiche, esperimenti metodologici e tensioni normative. Il rischio è che l’apertura dei dati si trasformi in una nuova opacità, fatta di algoritmi, infrastrutture complesse e diseguaglianze di accesso.

Per evitarlo, serve un cambio di paradigma: non basta per valutare l’impatto il fare delle stime dei dataset pubblicati o dei download effettuati. Bisogna valutare l’impatto epistemico degli OGD, ovvero chi li usa, per quali scopi, con quali strumenti e con quali effetti. Serve anche una governance più inclusiva, che coinvolga cittadini, ricercatori, enti pubblici e imprese in un ecosistema dinamico. Solo così il potenziale degli OGD potrà tradursi in vera innovazione scientifica e in un rafforzamento della democrazia.

Bibliografia

Janssen, M., Charalabidis, Y., & Zuiderwijk, A. (2012). Benefits, adoption barriers and myths of open data and open government. Information Systems Management, 29(4), 258–268. https://doi.org/10.1080/10580530.2012.716740

Wirtz, B. W., & Birkmeyer, S. (2015). Open government: Origin, development, and conceptual perspectives. International Journal of Public Administration, 38(5), 381–396. https://doi.org/10.1080/01900692.2014.942735

Zuiderwijk, A., & Janssen, M. (2014). Open data policies, their implementation and impact: A framework for comparison. Government Information Quarterly, 31(1), 17–29. https://doi.org/10.1016/j.giq.2013.04.003

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