Con l’entrata in vigore della Legge 23 settembre 2025, n. 132, l’Italia ha compiuto un passo decisivo nella costruzione di un ecosistema giuridico dedicato all’intelligenza artificiale, ponendosi in dialogo diretto con le più recenti normative europee:
- l’AI Act (Reg. UE 2024/1689),
- il Data Governance Act (Reg. UE 2022/868),
- il Data Act (Reg. UE 2023/2854)
- e il GDPR (Reg. UE 2016/679).
Indice degli argomenti
L‘intelligenza artificiale antropocentrica nella visione italiana
La nuova legge nazionale non è soltanto un atto di recepimento o di adeguamento: è un tassello identitario che delinea la visione italiana di una tecnologia “a misura d’uomo”, radicata nella Costituzione e orientata alla tutela dei diritti fondamentali. Il nuovo capitolo che verrà aggiunto al saggio “Prima che spicchi il volo: l’intelligenza artificiale tra il racconto di Bostrom e la saggezza tardiva di Hegel – Una Guida Introduttiva sulla Intelligenza Artificiale nella PA –” intende offrire ai lettori — funzionari pubblici, cittadini, studenti e decisori — un percorso interpretativo e critico per comprendere la portata della Legge n. 132/2025, con particolare attenzione al suo impatto sulla Pubblica Amministrazione e al suo ruolo nel più ampio scenario della governance digitale europea.
L’idea guida che attraversa la legge è quella di un’intelligenza artificiale antropocentrica, cioè un’AI che nasce e si sviluppa per estendere le capacità dell’essere umano, non per sostituirlo. L’articolo 3 della norma afferma che ogni utilizzo dell’AI deve avvenire nel pieno rispetto della Costituzione e dei principi di trasparenza, proporzionalità, sicurezza, protezione dei dati personali e sostenibilità. È un richiamo netto a un’etica pubblica della tecnologia, dove l’innovazione non può prescindere dai valori che fondano la democrazia. L’AI, dunque, non è solo una leva di efficienza, ma uno strumento che deve essere progettato e utilizzato in modo da rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. In questo senso, la legge si colloca in continuità con la visione europea che, attraverso l’AI Act, promuove un approccio basato sul rischio e sulla responsabilità umana.
La pubblica amministrazione protagonista della trasformazione digitale
Un aspetto di grande rilievo è il ruolo della Pubblica Amministrazione come protagonista della trasformazione digitale. L’articolo 5 della legge dispone che lo Stato e le autorità pubbliche debbano promuovere l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza dei servizi, semplificare i rapporti con cittadini e imprese e favorire una gestione più consapevole e sostenibile delle risorse pubbliche. L’AI, in questa prospettiva, diventa un’infrastruttura invisibile ma essenziale per la costruzione di un nuovo patto di fiducia tra amministrazione e collettività. Tuttavia, la legge pone condizioni chiare: ogni sistema dovrà essere conforme ai principi di trasparenza, sorveglianza umana e protezione dei dati, in modo da evitare fenomeni di automazione cieca o di delega eccessiva alle macchine.
Formazione e cultura dell’AI come patrimonio collettivo
La legge italiana introduce anche una dimensione educativa e formativa, riconoscendo che la cultura dell’AI deve essere patrimonio diffuso. È previsto che i dirigenti e i dipendenti pubblici ricevano formazione continua sui principi, i rischi e le opportunità delle nuove tecnologie. Questa scelta ha un valore strategico: solo una PA consapevole e competente può governare l’innovazione in modo equo, sostenibile e coerente con gli obiettivi di interesse pubblico. L’adozione dell’AI nella PA, pertanto, non può limitarsi all’acquisto di strumenti digitali, ma deve fondarsi su una trasformazione culturale che metta la conoscenza al centro del cambiamento.
L’AI Act e l’approccio basato sul rischio
Nel contesto europeo, la Legge 132/2025 si presenta come un punto di raccordo tra più livelli normativi. L’AI Act fornisce la cornice generale e impone un approccio graduato basato sulla valutazione del rischio.
L’AI ad alto rischio, come quella impiegata in settori sensibili quali la giustizia, la sanità o la sicurezza pubblica, sarà soggetta a requisiti severi di documentazione, tracciabilità, qualità dei dati e supervisione umana. Il legislatore italiano recepisce questi principi, adattandoli al contesto amministrativo nazionale e inserendoli in una logica di governance pubblica, dove la fiducia e la legittimità delle decisioni algoritmiche sono imprescindibili.
L’AI a rischio limitato, come i chatbot o i sistemi di assistenza virtuale, potrà invece essere impiegata per migliorare la relazione con i cittadini, a condizione che venga garantita la trasparenza dell’interazione uomo-macchina.
Data Governance e Data Act: i pilastri della società dei dati
Il Data Governance Act e il Data Act rappresentano, nel quadro delineato dal nuovo capitolo, i due pilastri della “società dei dati”. Il primo mira a favorire la condivisione sicura dei dati tra amministrazioni, cittadini e imprese, mentre il secondo garantisce un accesso equo ai dati generati da dispositivi e servizi digitali. Insieme, questi regolamenti rendono possibile la creazione di ecosistemi di dati pubblici e privati a beneficio della ricerca, della pianificazione territoriale, della sostenibilità ambientale e della sanità digitale. La Legge 132/2025, in coerenza con tali principi, promuove la qualità e l’affidabilità dei dati come prerequisito per ogni sviluppo di sistemi di AI, riconoscendo che solo dati corretti, inclusivi e rappresentativi possono dare origine a modelli di decisione equi e trasparenti.
Gdpr e protezione dei dati personali
Il legame con il GDPR resta invece il fondamento etico e giuridico della protezione dei dati personali. L’articolo 4 della legge italiana richiama esplicitamente i principi di liceità, correttezza e trasparenza del trattamento, ribadendo la centralità del consenso e l’importanza di un linguaggio chiaro soprattutto quando si tratta di minori. Questo equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti rappresenta il cuore della strategia italiana, che intende promuovere la fiducia dei cittadini nella trasformazione digitale come condizione di successo delle politiche pubbliche sull’AI.
Tra Hegel e Bostrom: la saggezza tardiva della modernità
Il nuovo capitolo di “Prima che spicchi il volo: l’intelligenza artificiale tra il racconto di Bostrom e la saggezza tardiva di Hegel – Una Guida Introduttiva sulla Intelligenza Artificiale nella PA -” non si limiterà a illustrare il testo della Legge 132/2025, ma offrirà una riflessione più ampia sul modo in cui l’Italia può interpretare la propria modernità attraverso l’AI. Come ricordava Hegel nella sua “Filosofia del diritto”, la libertà si realizza nella consapevolezza del limite; e come ammonisce Bostrom nel suo “Superintelligence”, il potere della tecnologia senza una guida morale può trasformarsi in un rischio esistenziale. In questo incontro tra saggezza tardiva e inquietudine contemporanea si colloca la nuova disciplina italiana: un tentativo di armonizzare la potenza dell’intelligenza artificiale con la responsabilità collettiva di chi la progetta, la governa e la utilizza.
La sfida di un’AI giusta e inclusiva
In definitiva, la Legge 132/2025 raccoglie la sfida di un Paese che sceglie di volare alto, ma con lo sguardo rivolto all’uomo, consapevole che solo un’AI giusta, trasparente e inclusiva può accompagnare la società verso un futuro in cui la tecnologia non sostituisce la saggezza, ma la amplifica.
La pubblicazione di questo nuovo capitolo, resa disponibile all’interno della versione 1.1 del saggio rilasciato sotto licenza CC-BY 4.0, risponde a quanto previsto dalle Linee Guida AgID per l’adozione dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione, che invitano alla condivisione della conoscenza e alla diffusione di materiali formativi e divulgativi aperti. L’obiettivo è rendere la cultura dell’AI accessibile a tutte le amministrazioni e ai cittadini, promuovendo un modello di innovazione partecipata, dove la trasparenza e la conoscenza diventano il fondamento di una democrazia digitale matura.












