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Accessibilità digitale: chi non si adegua perde clienti e gare



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Dal 28 giugno l’accessibilità web è obbligatoria per legge. Le aziende non conformi rischiano sanzioni fino al 5% del fatturato ed esclusione dai bandi pubblici. Un mercato da 13 trilioni di dollari resta inaccessibile a chi ignora la normativa

Pubblicato il 17 ott 2025

Amit Borsok

CEO & Co-Founder AccessiWay



Accessibilità accessibilità digitale

L’accessibilità digitale è diventata un requisito imprescindibile per garantire un web inclusivo: dal 28 giugno la conformità non è più facoltativa ma obbligatoria per legge. Questo cambiamento normativo coinvolge milioni di persone con disabilità che oggi si trovano ancora escluse dall’accesso ai servizi essenziali online.

La dimensione del problema: numeri e impatto economico

Immaginare di dover prenotare una visita medica, fare acquisti online o semplicemente leggere le notizie e scoprire che il sito web è impossibile da utilizzare, può sembrare un’utopia, eppure per oltre 100 milioni di persone con disabilità in Europa questa è ancora la realtà quotidiana. In Italia si stima che riguardi circa 13 milioni di persone secondo i dati più recenti del Consiglio dell’Unione Europea.

A livello globale, secondo il World Disability Report elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Banca Mondiale, le persone con disabilità sono circa un miliardo. Si calcola che almeno un individuo su quattro incontri barriere nell’accesso a beni, servizi e contenuti digitali: l’impatto economico di questa esclusione è stimato in 500 miliardi di dollari l’anno, di cui circa 40 solo in Europa. Eppure, il 98% dei siti web non è ancora accessibile e due transazioni online su tre vengono interrotte prima della conclusione.

Cosa significa accessibilità digitale e perché è un diritto

Diventare digitalmente accessibili, quindi, non è più solo una scelta etica e sociale, ma un vero e proprio obbligo normativo: dallo scorso 28 giugno la conformità è infatti richiesta per legge. Ma che cosa significa essere accessibili digitalmente? In primis, progettare esperienze online senza barriere, fruibili da tutti, comprese le persone con disabilità. Non si tratta solo di rispettare requisiti tecnici, ma è anche una questione di uguaglianza e dignità.

La trasformazione digitale sta ridisegnando il nostro modo di vivere, ma milioni di persone restano escluse da attività essenziali: se, per esempio, una persona non vedente non riesce a navigare in autonomia su un sito, quel sito non può considerarsi realmente accessibile, anche se supera i controlli automatici.

I requisiti tecnici per un’esperienza digitale inclusiva

Bisogna quindi ripensare radicalmente l’esperienza digitale: dai testi con contrasto cromatico sufficiente, immagini accompagnate da descrizioni testuali, video provvisti di sottotitoli e, ove possibile, traduzione in lingua dei segni, moduli online compilabili senza ostacoli e percorsi di navigazione intuitivi, l’accessibilità non è più un optional estetico o un dettaglio tecnico, ma diventa un presupposto che deve accompagnare ogni fase della progettazione, dallo sviluppo iniziale fino ai continui aggiornamenti.

L’obbligo normativo dell’European Accessibility Act

Il tema è oggi centrale per aziende di ogni dimensione ed entità: l’European Accessibility Act impone infatti a siti web, applicazioni e servizi digitali di essere pienamente accessibili alle persone con disabilità: ignorare la questione non è più possibile.

Qual è dunque il costo sociale ed economico previsto per le aziende che non si adattano a questa nuova normativa?
Dal punto di vista umano, la risposta riguarda inclusione, autonomia e pari opportunità. Per le imprese, invece, significa non restare indietro, ma anzi cogliere un’occasione di crescita e allineamento con gli standard internazionali.

Le conseguenze sociali ed economiche della non conformità

La mancata accessibilità infatti non ha solo effetti immediati sul singolo cittadino, ma genera un impatto a catena su intere famiglie e comunità. Una persona che non riesce a prenotare un esame medico online, ad esempio, non è soltanto un utente insoddisfatto, bensì è un cittadino escluso da un diritto fondamentale. Allo stesso tempo, un’impresa che non rende i propri canali digitali inclusivi non perde solo un cliente, ma rischia di compromettere la propria reputazione e di trasmettere un’immagine di insensibilità sociale e arretratezza tecnologica.

Opportunità di mercato e vantaggi competitivi

Esiste poi un aspetto puramente economico: a livello mondiale, il potere d’acquisto complessivo delle persone con disabilità è stimato in oltre 13 trilioni di dollari, un bacino enorme e ancora in gran parte trascurato. Basti pensare al settore dei viaggi: molte piattaforme note non sono ancora navigabili da utenti con disabilità visive, per i quali persino individuare una barra di ricerca può risultare complesso. La mancata conformità comporta conseguenze concrete: segnalazioni legali, multe, esclusione dagli app store e impossibilità di partecipare a bandi pubblici.

Ma ci sono anche opportunità: le aziende che hanno scelto di investire seriamente nell’accessibilità possono far crescere la propria base clienti e migliorarne la soddisfazione complessiva. Un e-commerce che ottimizza i propri percorsi di acquisto per persone con disabilità visive, semplifica la navigazione anche per chi utilizza lo smartphone in condizioni di scarsa luminosità o per anziani con difficoltà motorie. Rendere un sito più accessibile quindi non aiuta soltanto chi vive con una disabilità, ma eleva la qualità dell’esperienza a livello comune.

I quattro principi fondamentali e le sanzioni previste

Le regole dell’accessibilità si fondano su quattro principi chiave: i contenuti devono essere percepibili, utilizzabili, comprensibili e solidi. Chiunque, anche con tecnologie assistive come screen reader o tastiere alternative, deve poter accedere, interagire e completare operazioni online. Se, ad esempio, i pulsanti di un carrello non sono correttamente etichettati e impediscono a una persona non vedente di concludere un acquisto, quel servizio non è conforme.

Le sanzioni variano da Paese a Paese: in Italia, le PMI rischiano fino a 40.000 euro e le grandi aziende fino al 5% del fatturato annuo. In Germania si arriva a 100.000 euro, in Svezia fino a 870.000 euro, mentre in Irlanda, nei casi più gravi, sono previste anche pene detentive.

Rischi di esclusione dal mercato internazionale

Oltre alle multe, c’è anche un ulteriore rischio spesso sottovalutato: l’esclusione dal mercato internazionale. Molti Paesi, infatti, richiedono già da anni standard elevati di accessibilità per poter stipulare contratti pubblici o collaborare con enti governativi. Un’azienda che non si adegua rischia di precludersi interi settori di mercato, venendo scavalcata dai competitor più in linea con le politiche attuali.

Accessibilità: un investimento strategico per il futuro

L’accessibilità digitale rappresenta ormai un requisito imprescindibile per la società e per il mercato. Da un lato significa garantire diritti fondamentali come inclusione, autonomia e pari opportunità e dall’altro presentare un’occasione di crescita, competitività e apertura a un bacino di utenti e consumatori sempre più esteso. Adeguarsi alle normative europee, quindi, non è solo un dovere legale, ma un investimento strategico che tutela dal rischio di sanzioni e, al tempo stesso, rafforza la reputazione, la sostenibilità e l’innovazione per un futuro più equo e inclusivo. Oggi, fare la cosa giusta significa più successo per le aziende.

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