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Coil, collaborative online international learning: ecco come innovano la formazione



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Un approccio didattico che punta all’integrazione delle collaborazioni internazionali online all’interno dei corsi universitari: ecco cosa bisogna sapere sui COIL, collaborative online international learning

Pubblicato il 18 ago 2025

Gianna Angelini

Direttrice scientifica di AANT



formazione 5.0 , formazione continua realtà aumentata; COIL
formazione 5.0

La collaborazione internazionale – inclusiva e mediata dal digitale – è la chiave per crescere e innovare nell’istruzione superiore: innovare non solo con la tecnologia, ma attraverso le connessioni umane che la tecnologia ci permette di creare. I COIL, collaborative online international learning, si inseriscono in questo contesto di uso virtuoso delle tecnologie emergenti per percorsi di formazione.

Che cosa sono i COIL

I COIL (Collaborative Online International Learning) rappresentano un approccio didattico che permette di integrare collaborazioni internazionali online all’interno dei corsi universitari. In pratica, docenti di due o più atenei di diversi Paesi progettano insieme moduli condivisi: studenti di culture e lingue diverse si incontrano virtualmente, lavorano in team su casi di studio o progetti comuni, comunicando attraverso piattaforme digitali.

Questo consente esperienze internazionali “da casa” grazie alla tecnologia, offrendo agli studenti competenze per pensare e lavorare in ottica globale – qualità ormai essenziali per il loro futuro professionale. In sostanza, i COIL sono una forma di virtual exchange (scambio educativo virtuale) riconosciuta anche nell’ambito dei programmi Erasmus+ e simili. Essi arricchiscono i corsi tradizionali con prospettive globali, senza richiedere mobilità fisica: uno strumento che rende l’educazione internazionale più inclusiva.

Punti di forza dei COIL

Dalle discussioni emerse durante la settimana, è chiaro che i COIL rappresentano una leva potente per accelerare la trasformazione digitale e internazionale nell’istruzione superiore. Tra i principali vantaggi evidenziati vi sono:

  • Internazionalizzazione inclusiva: i COIL offrono esperienze globali “at home”, ovvero senza mobilità fisica. Questo significa che molti più studenti possono accedere a un contesto internazionale rispetto ai pochi che riescono a partecipare a un programma Erasmus tradizionale. Si abbattono così barriere economiche e personali: la partecipazione non dipende dalla possibilità di viaggiare, rendendo l’esperienza più equa e democratica. Non a caso si parla di Internationalisation for All, perché tutti possano sviluppare una mentalità internazionale durante gli studi.
  • Competenze globali e digitali: lavorare in team virtuali interculturali spinge gli studenti (e lo staff) a sviluppare soft skill e competenze trasversali fondamentali. La collaborazione online richiede capacità di comunicazione efficace in lingua straniera, sensibilità interculturale, adattabilità e capacità di risolvere problemi in contesti nuovi. Allo stesso tempo, l’uso di strumenti digitali per coordinarsi migliora le competenze digitali e di remote working. In altre parole, un progetto COIL ben progettato diventa un esercizio pratico di lavoro ibrido e internazionale, esponendo i partecipanti a modalità operative simili a quelle che troveranno nel mondo del lavoro globalizzato. Non va sottovalutato nemmeno l’aspetto linguistico: spesso la lingua veicolare è l’inglese (o un’altra lingua straniera), il che rafforza le abilità linguistiche in contesti professionali.
  • Soddisfazione e motivazione: i dati presentati indicano che i COIL tendono a ottenere un alto gradimento da parte degli studenti. Molti trovano stimolante poter interagire con coetanei di altri Paesi su problemi reali; questo aumenta l’interesse verso la materia e verso la dimensione internazionale. Non di rado, dopo aver assaporato un COIL, gli studenti vengono spronati a cercare altre opportunità globali – alcuni decidono di candidarsi per un Erasmus o stage all’estero proprio grazie alla scintilla accesa dal COIL. Si innesca quindi un circolo virtuoso: il COIL non sostituisce le mobilità tradizionali, ma può fungere da trampolino di lancio, ampliando la platea di chi poi aspira a un’esperienza all’estero.
  • Innovazione didattica e sviluppo professionale: per i docenti, co-progettare un COIL significa innovare la propria didattica, sperimentando nuove modalità di insegnamento congiunto e confronto interculturale. È una sfida che porta crescita professionale: i professori sviluppano competenze interculturali a loro volta, imparano a utilizzare nuove tecnologie educative e arricchiscono il curriculum con la co-creazione internazionale. Anche a livello di istituzione, l’adozione dei COIL può rafforzare il profilo internazionale dell’università e la sua visibilità nel network globale.

Debolezze dei COIL

Naturalmente, come ogni metodologia, anche i COIL presentano delle sfide e criticità. Tra le principali difficoltà emerse vi sono:

  • Coordinamento e differenze accademiche: organizzare un corso congiunto tra università di Paesi diversi richiede un notevole lavoro di coordinamento. Bisogna fare i conti con differenze di fuso orario e di calendario accademico (semestri sfasati, orari di lezione diversi), il che rende complicato trovare slot per le sessioni sincrone e allineare le tempistiche dei moduli. Anche i programmi di studio potrebbero non combaciare perfettamente: occorre allineare gli obiettivi formativi e valutativi tra partner, il che richiede flessibilità e talvolta compromessi didattici.
  • Barriere linguistiche e digitali: se è vero che i COIL mirano a essere inclusivi, bisogna considerare che non tutti gli studenti (o docenti) hanno la stessa padronanza della lingua straniera utilizzata, né la medesima competenza digitale. Barriere linguistiche possono creare squilibri nella partecipazione (ad esempio studenti meno sicuri che intervengono poco), mentre disparità nell’accesso o nell’abilità con gli strumenti digitali possono frenare alcune persone. È fondamentale quindi prevedere attività di preparazione linguistica e tecnica prima dell’avvio di un COIL, in modo da ridurre questi divari.
  • Carico amministrativo e formativo: implementare un COIL comporta un aumento del carico di lavoro per docenti e uffici internazionali. Dalla stipula di accordi tra atenei, alla pianificazione congiunta del syllabus, fino alla gestione di piattaforme e strumenti condivisi, l’impegno extra non è trascurabile. Non tutti i docenti sono inizialmente familiari con la metodologia COIL, perciò serve investire in formazione specifica e supporto pedagogico (per progettare attività collaborative efficaci online). Inoltre, l’engagement degli studenti può variare: c’è chi abbraccia entusiasticamente l’esperienza e chi invece rimane più ai margini, magari per timidezza o scarsa motivazione. Progettare attività inclusive e monitorare da vicino la partecipazione è essenziale per evitare che qualcuno “rimanga indietro” durante il progetto.

Saper lavorare in modo efficace in un gruppo virtuale multiculturale è diventata una skill cruciale. I progetti COIL ricreano proprio queste dinamiche all’interno dei percorsi formativi: gli studenti imparano a comunicare attraverso il fuso orario, a coordinarsi su piattaforme digitali, a gestire differenze culturali e linguistiche – esattamente ciò che servirà loro domani in azienda. In un certo senso, il COIL è formazione al lavoro ibrido. Allo stesso tempo, rendere queste esperienze parte integrante dell’offerta formativa significa promuovere una cittadinanza globale più ampia.

Bibliografia

Hackett, S., Dawson, M., Janssen, J., et al. (2024). Defining Collaborative Online International Learning (COIL) and Distinguishing it from Virtual Exchange. TechTrends, 68(6), 1078–1094

Hackett, S., Janssen, J., Beach, P., Perreault, M., Beelen, J., & van Tartwijk, J. (2023). The effectiveness of Collaborative Online International Learning (COIL) on intercultural competence development in higher education. International Journal of Educational Technology in Higher Education, 20, Article 5

Fukkink, R., Helms, R., Spee, O., Mongelos, A., Bratland, K., & Pedersen, R. (2024). Pedagogical Dimensions and Intercultural Learning Outcomes of COIL: A Review of Studies Published between 2013–2022. Journal of Studies in International Education, 28(5), 761–779

Nota dell’autrice

Dal 16 al 20 giugno 2025 ho partecipato all’International Week presso l’Università CEU Cardenal Herrera di Valencia, un evento dal titolo “Internationalization at Home – Internationalization for All”. In qualità, oltre che di Direttrice Scientifica, anche di responsabile dell’Ufficio Internazionale della mia istituzione, mi sono unita a oltre 35 professionisti provenienti da tutto il mondo. I temi affrontati spaziavano dall’apprendimento globale e i virtual exchange (scambi virtuali) allo sviluppo professionale dello staff, fino ad argomenti più specifici e settoriale come l’intelligenza artificiale nella formazione e le nuove prospettive per il futuro dell’istruzione superiore. Al centro di tutto, però, c’era soprattutto COILCollaborative Online International Learning.

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