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Era dell’estrazione: come le big tech ci derubano (e perché lo permettiamo)



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Nel nuovo libro The Age of Extraction, il teorico della net neutrality Tim Wu analizza il capitalismo digitale come sistema di estrazione di valore. Una lettura chiave per comprendere come le piattaforme digitali trasformano attenzione, dati e linguaggio in profitto, ridisegnando l’economia e la democrazia

Pubblicato il 22 ott 2025

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



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Nel suo nuovo libro The Age of Extraction, che sarà disponibile da novembre, Tim Wu prosegue la sua indagine sul capitalismo digitale là dove l’aveva lasciata. Dopo aver spiegato come l’attenzione sia diventata una risorsa economica in The Attention Merchants e come la concentrazione del potere minacci la democrazia in The Curse of Bigness, Wu affronta ora la questione cruciale, l’economia delle piattaforme come meccanismo di estrazione di valore.

Non solo attenzione o dati, ma ricchezza, tempo, partecipazione, linguaggio e perfino relazioni sociali vengono convertiti in input di profitto per un sistema che sembra non restituire più nulla in cambio.

La tesi è chiara: le piattaforme digitali, oggi potenziate dall’intelligenza artificiale, non si limitano più a intermediare o a connettere, ma estraggono. Denaro, dati, e soprattutto energia cognitiva. Sono, per usare le sue parole, “gli strumenti di estrazione di ricchezza più efficaci mai inventati”. Un processo che, nella logica del capitalismo delle reti, ha finito per ampliare il divario di ricchezza, marginalizzare interi settori produttivi e creare quella che Wu definisce una “two-class nation”: chi possiede l’infrastruttura digitale e chi ne è semplicemente parte.

Dal sogno di Internet alla società dell’estrazione

Wu racconta la parabola di un Internet che negli anni ’90 prometteva democratizzazione, accesso e partecipazione diffusa. Quella promessa, scrive, si è infranta nel momento in cui la rete è diventata una macchina di accumulazione centralizzata: poche piattaforme hanno catturato l’intero ecosistema informativo e commerciale, trasformando ogni forma di interazione in valore privato. L’autore intreccia i temi più attuali, l’intelligenza artificiale generativa, la monetizzazione dei dati predittivi, il potere monopolistico delle big tech e la speculazione crypto, per mostrare come il capitalismo digitale si sia evoluto in un sistema che estrae più di quanto crea. Ma, nonostante il titolo, The Age of Extraction non è un libro pessimista. È piuttosto un invito a riconoscere la natura del problema per immaginare un riequilibrio. Wu propone politiche antimonopolistiche più incisive, una nuova trasparenza algoritmica e persino una forma di “neutralità del valore”, capace di impedire che i benefici generati dalle tecnologie si concentrino esclusivamente nelle mani di pochi.

Da Doctorow a Wu: due mappe della stessa deriva

Il libro di Wu dialoga idealmente con Enshittification di Cory Doctorow, un altro testo cruciale per comprendere la fase attuale del capitalismo digitale.
Se Doctorow descrive il processo di decadimento delle piattaforme, quel progressivo deterioramento dell’esperienza utente, della qualità dei servizi e del patto di fiducia, Wu analizza la struttura economica che lo rende possibile, anzi, necessario.
L’enshittification, per Doctorow, è la conseguenza diretta di una logica di estrazione che, per massimizzare il rendimento, consuma i propri stessi utenti, fino a svuotare la piattaforma del suo valore originario.
In questo senso The Age of Extraction rappresenta il quadro teorico di fondo: non la storia di una degenerazione accidentale, ma di un modello economico progettato per estrarre, prima attenzione, poi dati, infine valore sociale e cognitivo. Wu e Doctorow convergono su un punto essenziale: la tecnologia non è neutrale. Nelle mani di poche grandi corporation, diventa un sistema di cattura e controllo che non solo produce diseguaglianza, ma altera i fondamenti stessi della vita economica e politica.
Doctorow osserva i sintomi, Wu spiega la patologia.

Verso una redistribuzione del valore tecnologico?

Il merito del libro è quello di proporre una prospettiva di riequilibrio. Wu non si limita alla critica ma immagina un futuro in cui l’innovazione tecnologica possa servire “il bene più grande possibile”. La via d’uscita, sostiene, passa da un nuovo patto tra Stato, cittadini e piattaforme: un modello in cui l’automazione e l’intelligenza artificiale non siano strumenti di concentrazione del potere, ma leve per redistribuire valore.
Un’economia post-estrattiva, in grado di restituire ai cittadini ciò che oggi viene sistematicamente sottratto. Il suo approccio conserva l’impronta giuridica e politica che caratterizza tutto il suo pensiero. L’autore di The Curse of Bigness, considerato uno dei teorici più influenti dell’antitrust contemporaneo, guarda all’AI e ai nuovi ecosistemi digitali con lo stesso sguardo critico con cui un tempo osservava le grandi concentrazioni industriali del Novecento.
Oggi, scrive, il monopolio non è più quello del petrolio o dell’acciaio, ma quello dei dati e dell’attenzione.

Tecnologia e responsabilità collettiva nel tempo presente

Nel panorama degli studi sulla società digitale, The Age of Extraction e Enshittification formano una coppia complementare. Il primo analizza le logiche macroeconomiche del potere delle piattaforme; il secondo ne osserva gli effetti micro, quelli che viviamo ogni giorno come utenti: feed peggiorati, pubblicità invasive, servizi degradati, esperienze sempre più orientate al profitto e sempre meno al valore.
In entrambi i casi, il messaggio è chiaro: senza regole e senza una visione di equità, la tecnologia diventa un meccanismo di sfruttamento sistemico. L’uscita del libro di Wu arriva in un momento storico in cui la convergenza tra AI, dati predittivi e concentrazione industriale sta ridefinendo la distribuzione del potere globale. Il suo invito a “riprendere il controllo”, che riecheggia nel sottotitolo e nel tono civile dell’opera, è un richiamo alla responsabilità collettiva: comprendere la logica dell’estrazione per ricostruire un’economia della partecipazione.

Tecnologia, oltre l’efficienza apparente

The Age of Extraction non è solo un’analisi del presente, ma un esercizio di visione civile. Con uno stile sintetico e lucido, Tim Wu mostra come l’economia digitale, nata per espandere libertà e opportunità, rischi di ridursi a un sistema chiuso di appropriazione.
È un libro che invita a guardare oltre l’apparente efficienza delle piattaforme, per interrogarsi su cosa stiamo davvero perdendo e su come possiamo restituire alla tecnologia la sua funzione pubblica e democratica.

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