cartelli digitali

Big tech, un oligopolio da smantellare: ecco cosa rischiamo

In confronto ai cinque fratelli del digitale, il potere delle sette sorelle del petrolio appare una bazzecola. Ecco perché se fossimo in un sistema davvero democratico e in un sistema davvero basato sulla concorrenza, l’oligopolio anche della verità del Gafam dovrebbe essere smantellato. Subito

Pubblicato il 25 Set 2020

Lelio Demichelis

Docente di Sociologia economica Dipartimento di Economia- Università degli Studi dell’Insubria

global tax

Una notizia recente ci dice tanto sull’aria che tira. Il Garante francese della Concorrenza e del Mercato ha multato a settembre per 445 milioni di euro Novartis, Roche e Genentech per “pratiche abusive volte a preservare le vendite del farmaco Lucentis per il trattamento dell’Amd” (una patologia che colpisce la zona centrale della retina,) “a scapito di Avastin”, un farmaco trenta volte meno caro. La Novartis dovrà pagare 385 milioni di euro; Roche quasi 60 milioni. Ha scritto l’Autorità: “le tre società” – anche se concorrenti – “devono essere considerate come una entità collettiva ai sensi del diritto della concorrenza e tenuto conto dei legami capitalistici incrociati e dei legami contrattuali che esistono tra di loro”.

Fare cartello, creare oligopoli, controllare e pianificare il mercato

Dunque, fare cartello, creare oligopoli, violare i principi della concorrenza e soprattutto la legge e il diritto (in questo caso) alla salute è pratica capitalistica antica e sempre reiterata.

Un tempo c’era il super potere del petrolio

Prendiamo ad esempio ciò che erano le famose Sette sorelle del petrolio. Espressione coniata nella seconda metà degli anni Quaranta da Enrico Mattei per designare il gruppo delle compagnie petrolifere internazionali, appunto sette, che esercitavano un dominio praticamente incontrastato sul mercato. Erano le americane Exxon, Mobil, Texaco, Standard Oil of California (Socal), Gulf Oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e l’inglese British Petroleum.

Queste imprese avevano creato un cartello che deteneva appunto il controllo del mercato mondiale, fissando i prezzi e i livelli di produzione e dividendosi le rispettive quote di mercato. Ai paesi produttori venivano pagati dei diritti di concessione e una royalty in percentuale sul prezzo di listino. Le compagnie petrolifere definivano il prezzo di vendita e gestivano il processo produttivo dall’estrazione alla raffinazione alla vendita al dettaglio. I profitti erano ovviamente di molto superiori a quanto riconosciuto ai Paesi produttori.

Non solo soldi, anche politica. Le big oil hanno influenzato molto la politica estera americana, come risulta da un libro inchiesta americano del 2012, Private Empire: ExxonMobil and American Power.

La storia è nota e viene ricordata ogni volta che si parla di tendenza del capitalismo a creare appunto cartelli, oligopoli, se non monopoli privati.

E per oligopolio si intende una situazione di mercato relativa a beni omogenei (tale era appunto il petrolio, come lo sono i farmaci), caratterizzata dalla presenza di un numero limitato di operatori di grosse dimensioni, generalmente – ma più spesso apparentemente – in competizione tra loro. Un concetto e una pratica capitalistica che qui applicheremo definendo come oligopolio anche quello tecnologico del Gafam (ovvero Google, Apple, Amazon, Facebook (e annessi e connessi) e Microsoft) dove apparentemente non sembra esserci omogeneità di prodotto/settore mentre vi è invece eccome, poiché sono tutte imprese che gestiscono e controllano il mercato dei dati e delle informazioni – oltre ad esserci omogeneità di tecnologia applicata: in senso lato, il digitale.

Un oligopolio digitale dei dati dove poi ciascuno dei suoi componenti è però quasi-monopolista nel proprio comparto in senso stretto (Amazon nella vendita, Zuckerberg nei social, Apple e Microsoft nel software).

Dalle “sette sorelle” alle “molte sorelle” della finanza

Dal petrolio – e prima di tornare al digitale – è possibile allargare il campo alla finanza e alle banche (una forma ovviamente diversa di oligopolio e/o di cartello, basti pensare solo al numero di banche e istituti finanziari presenti sul mercato, dove tuttavia le scelte strategiche – omogenee per beni omogenei di mercato – sono nelle mani di pochi) e richiamare due esempi americani del passato. Scriveva nel 1800 l’allora presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson: “Le istituzioni bancarie sono più pericolose per le nostre libertà, di un esercito in armi”. E aggiungeva: “Il potere di emettere denaro dovrebbe essere tolto alle banche e restituito al popolo al quale propriamente appartiene” (e ricordiamo che Marx ed Engels avrebbero scritto – al quinto punto del programma comunista contenuto nel “Manifesto” – della necessità di un “accentramento del credito nelle mani dello Stato, per mezzo di una banca nazionale con capitale di Stato e con monopolio esclusivo”). Circa un secolo dopo Jefferson, il presidente Woodrow Wilson diceva: “Una grande nazione industriale [gli Stati Uniti] è controllata dal suo sistema creditizio. (…) Perciò la crescita della nazione e tutte le nostre attività sono nelle mani di pochi uomini. Noi siamo giunti ad essere uno dei paesi peggio guidati, uno dei più completamente controllati e dominati del mondo civile – non più un governo della libera opinione, non più un governo della convinzione e del voto della maggioranza, ma un governo dell’opinione e del dispotismo di un piccolo gruppo di uomini in posizione dominante”.

Un potere oligopolistico esercitato in forme diverse ma omogenee in termini integrazione crescente tra economia, tecnica, politica e istituzioni, dove l’omogeneità del prodotto è il capitalismo in sé e per sé – e pensiamo al sistema delleporte girevoli” tra politica ed economia, dove tra governi e sistema finanziario è tutto un entrare e uscire di uomini e di pensiero unico (appunto, l’omogeneità di prodotto chiamato teoria economica); pensiamo al Washington Consensus (l’insieme delle politiche economiche neoliberali/neoliberiste, condivise e coordinate da Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti – tutte istituzioni con sede appunto a Washington – e imposto a tutti i paesi del mondo in nome della trasformazione del mondo e della vita umana in mercato – ancora l’omogeneità del prodotto-mercato da governare e controllare e soprattutto promuovere); ma pensiamo anche alla (oggi dimenticata) lettera del 5 agosto 2011 inviata dalla Bce al governo italiano e firmata da Trichet (Presidente uscente) e da Draghi (Presidente entrante), contenente un lungo elenco di riforme da dover fare, ovviamente tutte omogenee in nome del prodotto-mercato: “Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti azioni: (…) aumento della concorrenza (…); ridisegno dei sistemi regolatori e fiscali affinché siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro; (…) piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali (…) attraverso privatizzazioni su larga scala; (…) riforma ulteriore del sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello d’impresa in modo da adattare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende”.

Dalla Sette sorelle al Gafam

Dimenticate ormai le Sette sorelle – il mercato del petrolio è oggi tutto diverso da allora (ed Exxon Mobile è stata recentemente estromessa dal Dow Jones, dopo quasi un secolo di permanenza), e ora la vera materia prima sono appunto i dati e la conoscenza (ma ci sarebbe da discutere su quale conoscenza) – siamo arrivati ai Cinque fratelli, quelli personificati dal Gafam. In cinque – sono cose già dette ma, posto che dimentichiamo troppo in fretta è bene ogni tanto ricordarlo – dominano su tutto ciò che oggi è vita, lavoro, consumo, produzione di dati e profilazione di massa, intrattenimento e divertimento, industria culturale, socializzazione, produzione distribuzione e vendita della conoscenza. Praticamente ogni momento della nostra vita è governato/guidato/controllato/attivato/amministrato da cinque imprese globali (il Big Tech, l’oligopolio dei dati), al cui confronto il potere delle Sette sorelle del petrolio appare una bazzecola. Appunto, sono l’oligopolio tecnologico del settore dei beni omogenei di mercato della produzione e del trattamento privatistico/estrattivo-digitale dei dati.

E i Cinque fratelli del Gafam (ovviamente la rete non è solo Gafam, ma è soprattutto Gafam, a cui potremmo aggiungere la “t” di Tesla) sono coloro che stanno realizzando quella società amministrata e automatizzata che la Scuola di Francoforte vedeva, più di mezzo secolo fa, come il grande rischio per la libertà dell’uomo, ma anche come la tendenza/tentazione della società tecnologica avanzata. Scriveva Max Horkheimer “la logica immanente della storia, così come la comprendo oggi [1970], porta in realtà a un mondo amministrato. (…) in siffatto mondo amministrato [gli uomini] non potranno sviluppare liberamente le loro capacità, ma si adatteranno a regole razionalizzate (…), agiranno automaticamente. A un segnale rosso si fermeranno, ad un segnale verde proseguiranno. Obbediranno a segnali”.

Oggi obbediamo alle app, agli algoritmi, ai social – che producono segnali per la nostra progressiva ingegnerizzazione comportamentale sulla base dei dati che abbiamo prodotto – noi delegando il potere appunto a un oligopolio digitale di cinque imprese, che non solo dettano e organizzano la nostra vita, ma possono abilmente eludere le tasse, evitare di pagare giusti salari, sfruttare i lavoratori, vendere al prezzo che vogliono, aggirare il sindacato – e che aspirano a sostituirsi agli Stati bypassando il voto con i feedback, ma anche alle Banche centrali, commerciali e d’investimento attraverso monete virtuali.

Dov’è il potere

Un oligopolio tecnologico – il Gafam – per di più assolutamente tranquillo nell’esercizio del proprio potere (rare e presto silenziate sono infatti le voci di coloro che invocano interventi anti-trust, nonostante le loro origini vengano fatte risalire allo Sherman Antitrust Act americano del 1890), tranquillo perché protetto da un’aura religiosa, di meraviglia, di miracolo tecnologico, di “nuovo che avanza e che non si può fermare” che invece le Sette sorelle petrolifere non avevano (e infatti nessuno aveva mai pensato di definire il capo della Exxon un guru o un visionario…).

E questo anche perché le nuove tecnologie – o il Gafam come personificazione del capitalismo digitale – sono e detengono in sé e per sé quello che Éric Sadin, riprendendo e aggiornando Michel Foucault, chiama “regime di verità” (in “Critica della ragione artificiale”, Luiss), e che è fondato su cinque elementi: “è destinato a riferirsi alla quasi totalità delle situazioni umane e ad esercitarsi in ogni circostanza; proviene, in ogni ambito di applicazione, da una unica fonte, così eliminando il principio di una valutazione plurale delle cose; si inscrive in una logica di tempo reale (…) spingendo ad agire tempestivamente e delegittimando il tempo, specifico invece dell’esame umano delle situazioni; ha acquisito uno status di autorità che gli deriva da una efficacia continuamente amplificata e in grado di stroncare alla radice qualsiasi velleità di contraddizione; dipende da uno spirito utilitaristico che risponde tanto a obiettivi di ottimizzazione quanto a interessi privati”. Ovvero, l’oligopolio digitale (pur nelle sue divisioni quasi-monopolistiche) è anche una fabbrica di/vende quel bene omogeneo chiamato verità (esattezza, calcolo, strumentalità per il profitto), che inibisce ogni principio di contraddizione. Diventa autoreferenziale, cioè produce e riproduce incessantemente il regime di verità omogenea che lo legittima – il pensiero unico neoliberale).

Il potere dei “dati di fatto” o dei “fatti compiuti”

Se fossimo in un sistema davvero democratico e in un sistema davvero basato sulla concorrenza, l’oligopolio anche della verità del Gafam dovrebbe essere smantellato. Subito. Perché anche il Gafam (come le Sette sorelle, ma in modi molto più pervasivi delle Sette sorelle) “esercita un dominio praticamente incontrastato sul mercato mondiale”; perché “può definire liberamente il prezzo di vendita e gestire il processo produttivo dall’estrazione alla raffinazione” – oggi estraendo non petrolio ma dati e non dalla terra ma dalla vita intera dell’uomo, insieme vendendo il proprio regime di verità. E i suoi profitti “sono molto superiori rispetto a quanto versato dalle compagnie stesse ai Paesi produttori” ad esempio in termini di tassazione. E infine perché, usando quanto indicato dall’Autorità francese, i componenti del Gafam, “devono essere considerati come una entità collettiva”.

Ma anche questo oligopolio si è formato secondo la classica tecnica della legittimazione di un potere attraverso la costruzione di “dati di fatto” – una delle molte forme e delle molte tecniche di conquista del potere, ma certo oggi la più usata. Si crea cioè in modo assolutamente anti-democratico/a-democratico – semmai con la correità delle istituzioni, anche di quelle democratiche – un “dato di fatto” o un “fatto compiuto” e la partita è vinta.

Ha scritto Hans Magnus Enzensberger: “Antichissime fantasie di onnipotenza hanno così trovato un nuovo rifugio nel sistema delle scienze; (…) la sua strategia è semplice – mira con abilità al fatto compiuto, al quale la società deve rassegnarsi, indipendentemente da come esso stesso si presenta. Con la stessa abilità viene liquidata ogni obiezione, vista come attacco alla libertà di ricerca, come ostilità inspiegabile verso la scienza e la tecnica e come superstiziosa paura del nuovo e del futuro. (…) La scienza, fusa con l’industria si presenta come causa di forza maggiore, che dispone del futuro della società”. A prescindere dalla società.

A sua volta, un altro pensatore riflessivo sulla tecnica, come Jacques Ellul (ne “Il sistema tecnico”), ha scritto, con riferimento in particolare all’informatica – e al nostro rapportarci ad essa: “ogni nuovo elemento tecnico, ogni nuova innovazione tecnica è solo un mattone dell’edificio dell’apparato, un ingranaggio del sistema tecnico. (…) Ci troviamo qui in presenza di un fatto di importanza decisiva: l’uomo rifiuta radicalmente di conoscere il processo, e ponendo la questione in termini metafisici e assoluti si convince (…) che il nuovo fattore tecnico sia liberatore. Così tranquillizzato lascia progredire il meccanismo e poi, quando vede il risultato, dice: Ma questo non era ciò che avevamo previsto. Ma oramai il danno è fatto”. Di più: “Quando trasformiamo ciò che ci è dato dalla natura a nostro vantaggio, esercitiamo un potere; ma non si tratta solo di un potere sulla natura, bensì anche su altri uomini” – scriveva il sociologo Heinrich Popitz (in “Fenomenologia del potere”): “Ogni artefatto aggiunge un fatto, un dato nuovo alla realtà del mondo. Chi è responsabile di aver introdotto questo nuovo dato di fatto, proprio in quanto creatore di dati di fatto, esercita un tipo particolare di potere sugli uomini soggetti a questa innovazione”. Perché appunto il potere dei “dati di fatto/fatti compiuti” (che è diverso dal potere dei dati) – pensiamo a come si è diffusa la rete, a come si sono moltiplicati i social, a come siamo diventati delle macchine di produzione di dati, a come accettiamo di essere profilati incessantemente rinunciando alla privacy, alla nostra indifferenza a cercare alternative – è la tecnica di potere che ha permesso anche al Gafam di divenire ciò che oggi è.

Dovrebbe essere allora evidente che questa è la forma più subdola e pericolosa di conquista e poi di esercizio del potere. Tanto subdola che oggi neppure più ci domandiamo: “ma questo non era ciò che avevamo previsto”. Anche l’oligopolio e il suo regime di verità omogenee ci è diventato normale.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Speciale PNRR

Tutti
Incentivi
Salute digitale
Formazione
Analisi
Sostenibilità
PA
Sostemibilità
Sicurezza
Digital Economy
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr

Articoli correlati

Articolo 1 di 2