I RAC-CORTI

Il vaso di terracotta

Il terzo dei quattro “Rac-corti”. Racconti dalla Corte dei conti. Racconti digitali sul digitale, seri e faceti, a cura di due noti autori – pardon burocrati, pardon esponenti di spicco – della Corte dei conti. Perché ci sono tanti modi per raccontare – e fare – innovazione. A volte, ci si può anche divertire

Pubblicato il 04 Dic 2015

Luca Attias

Commissario Straordinario per l'attuazione dell'Agenda Digitale

Michele Melchionda

Corte dei Conti

Il vaso di terracotta

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Oggi, approfondiremo le motivazioni che creano resistenza al cambiamento e di come la PA italiana rappresenti un’ingarbugliata matassa di storture che necessita essere dipanata con estrema urgenza. Ciascun cittadino sa cosa implichi dialogare con la struttura pubblica, su questo non c’è alcun dubbio. Troppo spesso, purtroppo per il cittadino, tale dialogo assume la forma di un monologo e la conseguente frustrazione rappresenta, di solito, la chiosa finale di questo dialogo. I cittadini, vale la pena ricordarlo, sono i destinatari ultimi, e quindi i fruitori, dei servizi offerti dalla PA stessa.

La moltitudine di Enti ed organizzazioni presenti sul territorio nazionale richiama alla mente un’esposizione di vasi in terracotta, tipico materiale ceramico ottenuto da argille comuni e dal caratteristico colore. La produzione di ceramica e terracotta richiede al vasaio un lavoro lungo e certosino e la sua esposizione di vasi riflette la sua perizia; ce n’è infatti per tutti i gusti, di tutte le fogge, alcuni pezzi sono particolarmente pregevoli, a volte smaltati e decorati, piuttosto fragili. Tutti esposti con uno scopo ben preciso: essere utili.

Capita a volte che, dopo il rinvaso di una pianta, si abbandoni il vecchio vaso in un angolo e che questo diventi l’involontario contenitore di piccole cianfruscaglie. Si perde, in questo caso, l’obiettivo iniziale della sua creazione. Una moltitudine di vasi di terracotta, di forma e dimensioni delle più svariate, sparsi a tappeto su tutto il territorio; questa sembra essere la fotografia della nostra PA. Quanti di questi vasi vengono utilizzati in modo proprio e quanti altri, invece, sono pieni di chincaglierie inutili?

Immaginiamo che abbiate sentito parlare degli Enti superflui, degli Enti, cioè, che andrebbero chiusi a causa del fatto che, essendo nel tempo mutate le condizioni di contesto, sono divenuti pressoché inoperativi. Difatti, col mutare delle esigenze della società, lo scopo iniziale col quale erano stati creati è venuto a mancare, eppure ricevono correntemente finanziamenti da parte dello Stato. Un fiume di denaro pubblico scorre come linfa vitale all’interno di questi organismi ormai in decomposizione. Chiediamoci il perché. La risposta a tale domanda è di importanza primaria per tutta la Collettività. Questo argomento deve essere uno dei nostri interessi prioritari. A tal proposito, Andrea Camilleri, nel marzo 2000, quando fu chiamato dal Ministro per la funzione pubblica e per gli affari regionali, ad intervenire presso il convegno: “La Pubblica Amministrazione che cambia: una riforma dei cittadini”, asserì: “Quando il Ministro Bassanini mi ha telefonato per chiedermi di intervenire a questa convenzione, mi sono immediatamente chiesto: “Ma io che c’entro?”. Riflettendoci, subito dopo, ho capito che avevo non solo il diritto, ma anche il dovere di esserci, perché la cosa, in quanto cittadino italiano, mi riguardava direttissimamente. Mi sono, quindi, pentito del mio atteggiamento iniziale. E questa è una buona ragione per intervenire, ma non lo sarebbe se non lo facessi nei termini in cui lo so fare io.”

Appare piuttosto evidente che il nostro Paese è afflitto da una malattia cronica: la normazione eccessiva. La produzione di norme in sovrabbondanza da parte degli organismi legislativi equivale all’insana produttività di alcune cellule corporee fuori controllo, che, nel tempo, generano tumori dannosi all’organismo. Dobbiamo renderci edotti del fatto che l’eccesso di norme è altrettanto dannoso, alla stessa stregua di una malattia e che, come tale, va contrastata con un’adeguata terapia, non con slogan ad effetto placebo. In quanto cittadini, dobbiamo persuaderci del fatto che tutto questo ci riguarda molto da vicino.

Sull’eccesso di norme prospera, quasi fosse una forma di governo a sé stante, la burocrazia. Essa appare sempre più scollata dalla realtà quotidiana, generando abominevoli cloni, quali “apparato-crazia”, “normo-crazia”, “prassi-crazia”, “tecno-crazia”, tutti volti al mantenimento di interessi singolari, anziché plurali, il cui solo parlarne dovrebbe generare disgusto.

Alcune organizzazioni, pur risultando ormai sterili, rimangono in vita grazie a cavilli burocratici sedimentati all’interno di norme ormai dimenticate. Se non produrremo le necessarie contromisure in tempi brevissimi, corriamo il rischio che la porzione malata della PA infetti tutto l’organismo amministrativo. Non possiamo permettercelo.

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Sempre nell’intervento sopra citato, Camilleri racconta una favola e fa riferimento ad “una potentissima setta segreta, detta dei Sommi Custodi della Prassi. I potentissimi membri della setta non risiedevano in quei luoghi di culto che erano i comuni pubblici uffici, bensì in certe labirintiche costruzioni, dette Ministeri.” e ancora: “Uno scrittore iliatano aveva provato a svelare i misteri dei Palazzi abitati dai Sommi Custodi della Prassi e aveva scritto un libro, intitolato incautamente: “Misteri dei Ministeri e altri misteri”, in cui si rivelava, per esempio, come un direttore generale avesse continuato a dirigere il suo Ministero, prima che i suoi subalterni si rendessero conto che egli era morto da sei mesi e stava lì, come da sempre, sulla sua poltrona. Ho detto incautamente perché i Sommi Custodi della Prassi, allertati dal titolo, lo lessero, se lo fecero spiegare e, quindi, lo fecero togliere dalla circolazione e spedirono l’autore in manicomio, secondo una tradizione importata dall’Est”.

Sebbene sia solo una favola, dobbiamo altresì constatare che questa non sia molto distante dalla realtà dei giorni nostri. Questi “Sommi Custodi della Prassi”, quelli veri, hanno infatti elaborato e perfezionato nel corso del tempo un proprio rituale, decisamente incomprensibile ai più e che produce frutti per un esclusivo e ristretto ambito di persone. In taluni contesti, l’etica e la morale vengono quotidianamente calpestate, la coscienza civica sovrastata, il malcostume ed il malaffare tollerati, forse addirittura incentivati.

Ma, parlando in modo aperto e franco, noi cittadini cosa facciamo per osteggiare questo vergognoso modus operandi? D’accordo, forse i burocrati sono più scaltri di noi, e lo dimostrano continuamente, ma, troppo spesso, nelle maglie di questa rete cadiamo anche noi cittadini. Pur di raggiungere i nostri scopi, con la scusa che in Italia “non funziona nulla”, ci lasciamo andare a piccoli abusi, ricorriamo a piccoli favori, ad un amico influente, o ad un parente che è nella posizione ideale per semplificarci un percorso. Guardiamoci allo specchio, riconoscere tutto questo è ormai divenuto cruciale per il futuro del nostro stesso Paese. Tutto, difatti, si origina dal singolo individuo e dalla sua etica.

Il malaffare, il malcostume e l’incompetenza non devono più essere tollerate. Etica innanzi tutto.

Dobbiamo puntare sull’intelligenza e sulla conoscenza ed imparare a misurare su di esse le nostre scelte e le nostre azioni. Conoscenza non intesa come sapere nozionistico, quanto, piuttosto, come potere di discernimento, che ci metta in grado di riconoscere i contesti e le situazioni, al fine di operare, pertanto, scelte consapevoli. Questo è il vero scopo del cittadino che intenda godere pienamente dei suoi diritti, derivanti dall’esser parte di una Comunità governata da leggi democratiche. Non possiamo più agire come se la nostra Società fosse esclusivamente un ricettacolo di frustrazioni senza confine, non possiamo più parlarne come se tutto ciò non ci appartenesse. Dobbiamo imparare ad operare scelte consapevoli e a ritenerci soggetti attivi.

Qualcosa deve cambiare e con urgenza, è fin troppo evidente, perché, se tutto restasse immutato, i problemi potrebbero solo divenire più difficili da risolvere e noi tutti ne saremmo corresponsabili. Del resto, la maglia delle interconnessioni creata “ad hoc” dai burocrati nel corso degli anni per illudere che tutti (dipendenti pubblici, aziende private, professionisti, corporazioni, abusivi, evasori, ecc.), a turno, avessero qualcosa da guadagnare è stata quasi perfetta; una vera sintesi del concetto di illusione. In verità, ovviamente, a guadagnarci sono in pochissimi e quasi sempre gli stessi, mentre, per tutti gli altri il saldo è costantemente negativo.

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Recentemente, al Sermig di Torino, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ha asserito che le persone oneste, hanno meno possibilità di fare carriera all’interno della pubblica amministrazione, a volte per loro diretta responsabilità, ma, spesso, perché sono meno responsabilizzate di altre, proprio in considerazione del fatto che sono considerate “perbene”. Sempre secondo Cantone, noi tutti dovremmo trovare il coraggio di ripristinare alcune parole il cui significato sembra essere dimenticato, tra queste, il termine “controllo”; non si può più continuare a fingere di non vedere. Basta omertà. Uno dei problemi del nostro Paese è che non si capisce mai chi è responsabile di che cosa, ovvero non esiste il concetto di individuazione delle responsabilità. La deresponsabilizzazione la fa da padrona e la deresponsabilizzazione stessa è, poi, una delle ragioni che giustifica l’insorgere del fenomeno corruzione. Soltanto con una riscossa interna e un consapevole recupero di etica e cultura dello Stato, il terzo settore, e di conseguenza il nostro Paese, si salveranno dalla mala gestione della cosa pubblica.

Ma, ci chiediamo, come può la PA evolvere e tutelare gli interessi dei propri cittadini, se rimangono in vita arcaiche consuetudini, quale, ad esempio, è il principio di silenzio assenso? Quella del silenzio è una figura enigmatica, emersa gradualmente per opera della giurisprudenza di alcuni organi trovatisi di fronte alla lesione dell’interesse del cittadino, non già per un atto amministrativo, ma per l’inerzia colpevole di qualcuno, sostenuta dalla dottrina, dai principi, dai diritti acquisiti e dalle consuetudini. Conseguentemente a quanto descritto, c’è l’instaurarsi di un rapporto di forza tra PA e cittadino, troppo sbilanciato a favore della prima. Come si può continuare a fingere che tutto questo non alteri ulteriormente il rapporto intercorrente tra cliente (cittadino) e fornitore del servizio (PA)?

Un’azione incisiva si rende necessaria con urgenza. Il nostro governo, certo a fin di bene, si è spesso affidato alla consultazione dei cittadini, tramite web, al fine di sondarne umori e pareri. Il principio di coinvolgere i cittadini è lodevole, ma la consultazione, per il mezzo di Internet, appare essere una forma degradata (basti pensare al digital divide) di democrazia popolare, o forse, piuttosto, dovremmo dire di democrazia populista.

In Gran Bretagna già da diverso tempo è in atto il processo di riforma del Public Sector ed il “Next Step” ha già fornito risultati ragguardevoli.

Negli Stati Uniti, già da oltre vent’anni, è stato attuato il piano di “Reinventing Government” al fine di riformare la sfera pubblica, con risultati altrettanto ragguardevoli. Tale piano prevedeva la reinvenzione del “modo” di governare, ed era teso a “riformare” radicalmente i metodi di gestione del settore pubblico statunitense in ogni sua forma. Il piano sfociò in una legge, la GPRA (Government Performance and Result Act), concepita come “emendamento” del “Codice degli Stati Uniti” (United States Code), che è una raccolta fondamentale di norme procedurali che regolano l’intero funzionamento dell’apparato amministrativo federale. Quindi, le iniziative e le “pratiche” in essa contenute sono diventate, pur con le consuete difficoltà di superamento della resistenza al cambiamento, un obbligo permanente ed ineludibile di ogni organo della PA statunitense. Ciascun Ente di questa PA deve predisporre un “piano strategico” pluriennale, seguito da un “piano di prestazioni” (performance) con cadenza annuale, seguito dal “rapporto di prestazioni”, che contiene la nuova politica per la valorizzazione e l’utilizzo concreto del personale, inteso a misurare le prestazioni e a verificare che siano stati raggiunti gli obiettivi preposti; tutto sotto l’egida di un “custode”, che negli USA è il General Accounting Office (GAO), una sorta di ”Ufficio di contabilità generale”.

Perché non prendiamo spunto da chi ha più esperienza di noi in tale ambito ed ha già ottenuto risultati di successo?

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Quello che, prima possibile, sarebbe necessario comprendere è che la preparazione dei piani strategici e di prestazione, pluriennali e annuali, non deve essere interpretata come un’azione a sé stante, dissociata dalla gestione quotidiana, bensì divenire un autentico, nuovo modus operandi, un nuovo modello di gestione. Questo sarebbe decisamente il coronamento finale di una rivoluzione che la nostra PA deve necessariamente attuare. Tra l’altro, ciò introdurrebbe il concetto, altrettanto rivoluzionario, di “gestione per obiettivi”. Questi sarebbero misurati, analizzati e valutati con sempre maggiore accuratezza ed altrettanto accadrebbe per la conseguente “spesa per obiettivi”.

Non si può più pensare di migliorare l’efficienza della PA in sé stessa, come fosse un corpo unico ed isolato dal suo contesto, questa difatti rappresenta una porzione importante del nostro ordine sociale e necessita che vengano definiti i suoi contenuti strategici, nonché culturali, in relazione a ciò. Ci riferiamo alla semplificazione delle procedure, alla riduzione dei tempi tecnici, alla responsabilizzazione dei dirigenti, alla riduzione delle norme, allo snellimento degli organici, alla partecipazione degli utenti alle decisioni, al considerare il cittadino come un vero e proprio “cliente”.

Concludendo, pensiamo che la PA italiana possa rappresentare il volano dell’evoluzione civile e democratica di tutto il nostro Paese, ma per poter assurgere a tale ruolo primario, prima di tutto, servono regole precise, unitarie e condivise, best practices, denormazione e semplificazione, competenze professionali, nonché qualità personali.

Oggi, ciascun singolo cittadino dovrebbe avvertire la pressante necessità di operare in qualità di speleologo nell’intento di esplorare sé stesso, di immergersi profondamente nel proprio intimo, alla ricerca di valori che, in prima battuta, sembrerebbero perduti per sempre. Ciascuno di noi dovrebbe avvertire l’urgenza di rispolverare alcuni termini ed i relativi significati, modificando l’ordine delle proprie priorità, anteponendo, quindi, il confronto alla disputa, la solidarietà all’individualismo, la rinuncia all’accaparramento, in breve, l’etica all’ immoralità.

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Giacomo Jr.
Giacomo Jr.
9 anni fa

Non era oggi l’ultima uscita dei rac-corti? Sbaglio?

Sassari Nord
Sassari Nord
9 anni fa

Quando diamine esce l’ultima puntata, domani?

Anita
Anita
9 anni fa

Un lavoro forte come questo lo si produce solo se si hanno le idee chiare!

Gloria Vitale
Gloria Vitale
9 anni fa

I colorismi, intesi anche in termini letterali, già introdotti dai tre orsetti di gomma, dovrebbero far riflettere sul fatto che il successo di un nuovo prodotto, o servizio, risiede anche nella sua semplicità che, in seguito, si traduce in facilità di fruizione da parte dell’utente. In ciò, i servizi offerti dalla pubblica amministrazione italiana ai propri cittadini sono insuccessi anticipatamente dichiarati!

Claudia Lombardo
Claudia Lombardo
9 anni fa

Di questi stessi autori, al termine dell’attuale saga (purtroppo molto breve!), ci auguriamo di poter leggere presto qualche altra cosa, perché, in questo sono d’accordo con Cristina Facchinetti (sotto), tanta parte degli articoli che si leggono su web sono pietosamente caratterizzati da profonda vacuità.

P.S.: Lunga vita agli insegnamenti e alle ironie dei gummy bears!

Cristina Facchinetti
Cristina Facchinetti
9 anni fa

Se non mi sbaglio venerdì dovrebbe uscire l’ultimo dei rac-corti in programma. Poi, si torna alla monotonia della scarsezza, dell’inconsistenza e della superficialità? Ma che bella prospettiva…

Giorgia Greco
Giorgia Greco
9 anni fa

La battuta è davvero molto carina, peccato che, e lo dico con rammarico, questa non sia una battuta ma la mera realtà dei fatti!

MauLor
MauLor
9 anni fa

Guarda PP ce per ottenere un risultato migliore dell’attuale basterebbero anche i tre Gummy Bears!

PP
PP
9 anni fa

Se mettessimo Attias, Melchionda e Gelasi al posto di Barberis, Luna e Samaritani non otterremmo secondo voi un risultato migliore?

Utente
Utente
9 anni fa

I veri cadaveri siete voi, se pensate di innovare portando in scena dei pupazzetti idioti!

Marco P.
Marco P.
9 anni fa

Comunicare con le immagini non è certo un’innovazione, ovvero, lo diventa nel momento in cui tale modalità viene adottata da due dirigenti della pubblica amministrazione, che è risaputamente il luogo dei morti viventi…

Lucariello
Lucariello
9 anni fa

Questo modello comunicativo, decisamente innovativo e che tende a distruggere convenzioni e consuetudini, dovrebbe portare tanti dirigenti a riflettere sul fatto che basterebbe poco per innescare un cambiamento. Basterebbe un minimo di buon senso e buna volontà. Peraltro, se l’immagine degli orsacchiotti di gomma è facilmente reperibile e scaricabile da web, la capacità e la competenza, invece, non lo sono. Si attrezzino!

VD
VD
9 anni fa

Attias e Melchionda dimostrano che se si uole si può fare. Riescono a fare così tante cose insieme e tutte ad altissima qualità, chi altro ci riesce?

Maury
Maury
9 anni fa

Quando, dopo la pubblicazione, anche l’ultimo articolo della coppia Attias-Melchionda sarà un lontano ricordo, la noia di articoli leziosi, vuoti ed inutili ritornerà ad essere soffocante. Il buon senso e la simpatia dei tre orsacchiotti mi mancheranno davvero.

Irene
Irene
9 anni fa

E si caro Anonimo si vocifera che la collaborazione andrà avanti ancora a lungo, molto a lungo.

Maria
Maria
9 anni fa

Questa serie non deve terminare, trasformiamola in un appuntamento fisso, magari a cadenza mensile, anziché quindicinale. Ecco, una rubrica mensile, fantastico! Redazione di Agenda Digitale attivati!

Irene
Irene
9 anni fa

Caro Anonimo mi spiace per te ma ne manca ancora uno.

Alfredo Colombo
Alfredo Colombo
9 anni fa

La Pubblica Amministrazione italiana, e tutto il settore privato che le circuita intorno, deve rivedere i propri modi, i propri tempi e le proprie priorità, anteponendo l’interesse del cittadino agli interessi dei pochi. Del resto, fin quando non termineranno gli atteggiamenti individualisti e malavitosi, nel nostro Paese non si potrà innescare un vero processo innovativo; modificare la parte malata della cultura nostrana è il primo passo per veder nascere una nuova Italia. Per attuare tutto ciò, bisogna intervenire sulla scuola e sull’educazione che ricevono i nostri figli. Non credo esista altra strada per far nascere una nuova coscienza che abbracci la Collettività, prima ancora della singolarità.

Anonimo
Anonimo
9 anni fa

Finalmente hanno finito, questo era l’ultimo vero?

R. Venanzi
R. Venanzi
9 anni fa

L’unica cosa che mi disturba è che la saga sta per finire ………..

Amanda F.
Amanda F.
9 anni fa

Se non decidiamo di FARE, piuttosto che PARLARE, in Italia non si andrà mai da nessuna parte, anzi, mi correggo, finiremo con l’andare sempre più a fondo! Il nostro paese è caratterizzato dai DEADLOCK mortali e ce ne sono talmente tanti che, se non ci diamo una mossa e non passiamo all’azione, oggi, ci renderanno la vita impossibile domani, peggio di quanto non sia ora, il che è tutto dire! Basta malcostume, basta malaffare, basta individualismi, dobbiamo essere speleologi di noi stessi e avviare con le azione un cambiamento interiore, etico e morale, prima che esteriore!

Nuccia Catania
Nuccia Catania
9 anni fa

Mi sembra che l’arroganza e la supponenza stiano superando il livello d’attenzione. Mai come oggi, la società mi sembra un intricato labirinto di interessi individuali e malaffare, dove la frammentazione e l’egoismo sono i tratti più caratteristici. La pubblica amministrazione, in ciò, non descrive alcuna differenza purtroppo. Uscirne non mi sembra cosa facile, un doloroso deadlock ci soffoca la gola. Se vogliamo un futuro, dobbiamo agire sui giovani ed insegnar loro il senso civico, il senso dello Stato, l’etica. Forse, allora, potremo dire di avere un futuro, come paese e come individui. Non prima.

Anonimo
Anonimo
9 anni fa

Che una fetta preponderante della PA cerchi febbrilmente il modo di esprimere il proprio potenziale, mi sembra decisamente esagerato! Diciamo che non sono tutti scansafatiche ed imbroglioni, ma ci si avvicinano però!

Tommaso Rossi
Tommaso Rossi
9 anni fa

Un grande esempio di etica e civiltà, totalmente fuori dagli usuali schemi, ormai obsolescenti, in uso presso la nostra pubblica amministrazione:

http://www.forumpa.it/pa-digitale/luca-attias-tra-etica-digitale-e-follia-linnovazione-number-sipuofarese-saremo-in-tanti

http://www.innovatv.it/video/3000439/luca-attias/forum-pa-tra-etica-digitale-e-follia-fare-squadra-linnovazione#.VmlwBNLhCUl

Invece di dissacrare ciò che non dovrebbe essere dissacrato, invece di osteggiare ciò che non dovrebbe essere osteggiato, invece di rimanere impassibili di fronte a ciò che dovrebbe commuoverci, ebbene, invece di sperperare risorse in azioni inutili e controproducenti, semplicemente ed umilmente, PRENDIAMO ESEMPIO!

Piero da Firenze
Piero da Firenze
9 anni fa

G A N Z I S S I M O !

Davide
Davide
9 anni fa
Rita De Luca
Rita De Luca
9 anni fa

Ovunque io mi giri vedo gummy bears… meno male! Sono uno stratagemma ironico, simpatico ed arguto per proporre argomenti importanti e delicati con una bella sfumatura di colore, innovazione e cultura. Un risultato finale “debunking”, gradevolissimo e facilmente fruibile. In un paese inerte come il nostro, avremmo l’urgente bisogno di distruggere, per poi poter ricostruire…

Michele
Michele
9 anni fa

L’articolo è stato or ora pubblicato anche sul portale del Forum PA all’indirizzo http://www.forumpa.it/il-vaso-di-terracotta?utm_source=newsletter&utm_medium=FORUMPANET&utm_campaign=MAILUP

Anonimo
Anonimo
9 anni fa

Sono anni che provo ad entrare in contatto con il famoso ingegner Attias per illustrargli l’offerta della mia azienda. Credo che sarebbe più giusto ch invece di scrivere articoli avesse più rapporti con le aziende d’informatica.

Giorgia R.
Giorgia R.
9 anni fa

Non credo sia possibile veder terminare un progetto tanto interessante e che sta riscuotendo un successo più che meritato. Quella dei gummy bears è un’avventura, talmente stimolante sotto il profilo morale, che non può aver fine. Che gli autori riflettano sul profondo significato etico ed educativo dell’azione fin qui intrapresa! Che la redazione di Agenda Digitale pensi seriamente ad un ingaggio continuativo della squadra di lavoro della Corte dei conti!

A.A.
A.A.
9 anni fa

Hanno detto bene gli autori di questo bel articolo; oggigiorno non si può più pensare di migliorare la pubblica amministrazione senza prendere in considerazione il suo contesto. La PA è parte integrante di tutto il tessuto sociale. Tutto è correlato, integrato e correlato. Anche per questo motivo non ne usciremo vivi!

Miranda M.
Miranda M.
9 anni fa

Sono d’accordo con “LG”, se i dirigenti non fossero incapaci, incompetenti, corrotti, assenteisti, menefreghisti ed arroganti, tanta parte dei dipendenti pubblici risponderebbe alle loro richieste con buona volontà e dedizione. Purtroppo, i primi a lasciare andare le cose, per una questione di comodo, sono proprio loro: i manager!

LG
LG
9 anni fa

Se fosse “la quasi totalità” non ci sarebbero scuole aperte, pronto soccorso funzionanti, polizia per strada.
Per far funzionare male un’organizzazione, basta il 10% a remare contro.
Il disastro vero è a livello della dirigenza, sono pagati anche per fare lavorare correttamente i sottoposti.

Giorgione
Giorgione
9 anni fa

Che la parte malata della PA italiana rappresenti solo una piccola percentuale, è tutto da vedersi, il messaggio è espresso in termini troppo ottimistici. Non sono d’accordo! Troppi dipendenti, la quasi totalità, si sono ormai adagiati in un dolce far nulla. Forse, non era loro la responsabilità iniziale, ma, ormai, sono profondamente corresponsabili e, pertanto, appartengono a buon diritto alla “porzione malata”. Non possiamo far finta di non vedere, a ragione Cantone, basta omertà!

Carla A.
Carla A.
9 anni fa

Alcuni dei post inseriti sono veramente di grandissima qualità, per cui mi permetto di suggerire una gestione più sofisticata degli staessi magari tramite disqus.

Vittorio Longo
Vittorio Longo
9 anni fa

Si deve difendere l’idea che quando si ha un ruolo politico i doveri siano più stringenti. E questo ha a che fare con la democrazia. Se a evadere le tasse è un cittadino è grave, ma se lo fa una persona che ho delegato al governo del paese mi sento più offeso e più corresponsabile di questo.
Io credo che la moralità e l’etica non siano spontanee. Almeno non sempre. Può essere anche una questione di educazione, senza che questo assomigli al paternalismo. In Francia i loro migliori cittadini, coloro che assumeranno ruoli pubblici importanti, vengono educati a ragionare sull’etica. Ma bisognerebbe iniziare dalla scuola. La politica e l’amministrazione pubblica hanno bisogno di più professionismo e meno improvvisazione.

Massy
Massy
9 anni fa

Egregio dott.Attias,
nell’ultimo Forum pA il Ministro Madia ha dichiarato pubblicamente che esiste con lei una fruttuosa collaborazione. Poichè a me non sembra che il Ministro segua nessuno dei consigli o dei principi a cui lei fa continuamente riferimento, mi domandavo se questa collaborazione si fosse chiusa bruscamente?
Per chiarezza concludo affermando che la mia domanda non prevede alcuna risposta.

Amilcare da Siena
Amilcare da Siena
9 anni fa

Dobbiamo trovare il modo di prolungare l’impegno di Luca Attias e Michele Melchionda su Agenda Digitale; quello che scrivono è tremendamente interessante e poi, ormai, mi sono anche affezionato ai tre orsetti di caramella.

Amelia
Amelia
9 anni fa

Quanti direttori generali stanno continuando a dirigere i loro uffici senza che i loro subalterni si siano ancora resi conto che sono già morti da tempo?

JP
JP
9 anni fa

Se come molti dicono la massima espressione dell’etica in Italia oggi è rappresentata dalla magistratura, allora in uno dei Paesi mondiali con meno valori etici e mi dispiace che una persona di valore come Luca Attias appartenga a questa casta indifendibile da tutti i punti di vista.

SM
SM
9 anni fa

Rilevo che da anni Attias e i suoi svolgono un’opera di moralizzazione che dovrebbe essere nei compiti soprattiutto del Presidente della Repubblica. Nel perido di Napolitano nulla di tutto ciò si è visto, qualche piccolo ma quasi impercettibile miglioramenteo si è visto con Mattarella. Ma forse ne Napolitano e ne Mattarella hanno compreso quali siano i veri problemi del Paese.

Giulia De Bortoli
Giulia De Bortoli
9 anni fa
Arturo
Arturo
9 anni fa

IL VASO DI TERRACOTTA E IL VASO DI FERRO

Il vaso di ferro propose
al vaso di terra un viaggio.
Questi si scusò
dicendo che sarebbe più saggio
rimanere accanto al camino,
perché basterebbe poco
per ridurlo in cocci.
>
>
Queste garanzie lo persuasero
e accettò l’accordo; il vaso di ferro
si mise al suo fianco e partirono.
Ma i vasi hanno solo tre piedi
e zoppica tu che zoppico anch’io
ad ogni ostacolo si toccavano
ed era il vaso di terra ad avere la peggio.
Non fecero nemmeno cento passi
che per causa del suo compagno
il più debole andò in mille pezzi
senza avere il tempo di dire amen.

Non mettiamoci mai con chi è più forte di noi,
perché potremmo finire come il vaso di terra cotta.
Questo vale per le persone, ma anche per le
nazioni e i popoli.

Cinzia
Cinzia
9 anni fa

I Sommi Custodi della Prassi sono dei bastardi, parassiti che vivono sulle nostre spalle!

Anonimo
Anonimo
9 anni fa

manco morto

Digital champion
Digital champion
9 anni fa

http://www.digitalchampions.it/
Il Digital Champion è una carica istituita dall’Unione Europea nel 2012. È un ambasciatore dell’innovazione. Ogni Paese ne ha uno, con il compito di rendere i propri cittadini “digitali”. Le uniche eccezioni sono il Regno Unito, che ha avuto il primo della serie, Martha Lane Fox, ma oggi ha trasformato il ruolo virandolo sui temi della digital economy; e l’Estonia, dove l’incarico lo svolge il presidente della Repubblica.

Augusto F.
Augusto F.
9 anni fa

Un articolo come questo meriterebbe un successo strepitoso!

Raffaella Leone
Raffaella Leone
9 anni fa

Ragazzi della Squadra Attias, il vostro pensiero è aulico, troppo elevato per il cittadino medio, rimarrete (purtroppo!) inascoltati…

Anto'
Anto'
9 anni fa

Questi orsetti hanno buon senso da vendere e, comunque, più di tanti buffoni che sono al governo!

Gloria Vitale
Gloria Vitale
9 anni fa

Avete mai provato l’ebrezza di avere a che fare con la pubblica amministrazione italiana? Io, purtroppo, ho genitori molto anziani e mi scontro con la realtà (irrealtà!) sanitaria quasi quotidianamente. Ebbene, il 90% del lavoro si svolge ancora attraverso la modulistica cartacea che, il cittadino stesso, deve provvedere a portare da un edifico della città ad un altro, affinché la pratica possa procedere.

Nel contempo, il nostro governo sta spendendo milioni di euro per costruire mega autostrade digitali, che, stando così le cose, rimarranno bellamente inutilizzate.

Facciamo pace col cervello e lasciamoci governare dai gummy bears, che forse è meglio!.

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