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Transizione 5.0, come ti vorrei: perché la priorità è sostenere le PMI che innovano



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La discussione in corso sulla Legge di bilancio 2026 e l’anticipazione rispetto al nuovo piano Transizione 5.0, pensato in continuità col precedente, permettono di riflettere sugli obiettivi prioritari da perseguire: ecco quali e perché

Pubblicato il 12 nov 2025

Pierfrancesco Angeleri

presidente di Assosoftware



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La discussione in corso sulla Legge di Bilancio 2026 segna un passaggio decisivo per il futuro del Piano Transizione 5.0. Il Governo ha previsto circa 4 miliardi di euro per dare continuità agli incentivi a favore delle imprese che investono in innovazione, sostenibilità e digitalizzazione. Come ha ricordato Marco Calabrò, Capo del Dipartimento per le politiche per le imprese del MIMIT, nel corso dell’Assemblea pubblica di AssoSoftware dello scorso 23 ottobre, “si tratta di un intervento pensato per offrire risposte immediate alle imprese” e per rendere la misura operativa da subito, semplificandone l’utilizzo.

La scelta dello strumento fiscale – il ritorno al super ammortamento – risponde all’esigenza di continuità e di sostenibilità di bilancio. Tuttavia, questa opzione solleva alcune criticità che meritano una riflessione attenta.

La “nuova” Transizione 5.0 deve infatti diventare il motore di una nuova politica industriale, capace di coniugare digitalizzazione, sostenibilità e competitività. Servono meno vincoli e più visione per sostenere le imprese che investono e innovano. In questo contesto, il software gestionale non deve essere un accessorio, ma l’infrastruttura portante della produttività digitale: riconoscerlo e sostenerlo in modo mirato significa scommettere sul futuro del Paese. Ed è una scommessa che l’Italia non può permettersi di perdere.

Il futuro del super ammortamento

Il super ammortamento, infatti, pur essendo una misura collaudata, rischia di non essere accessibile a tutte le imprese. Si tratta di un’agevolazione che premia le aziende con utili e redditività elevata, poiché la deduzione agisce sull’imponibile fiscale. Inoltre tornare ad un beneficio di detassazione fruibile in dichiarazione dei redditi, rinvia di fatto di un anno la possibilità di rientrare parzialmente dall’esborso finanziario. Al contrario, il sistema precedente basato sul credito d’imposta garantiva un beneficio più ampio e immediato, utilizzabile da subito anche da chi non generava utili. In altre parole, il super ammortamento favorisce le imprese più solide, ma rende più difficile l’accesso per le micro e piccole imprese, meno attrezzate dal punto di vista finanziario, proprio quelle che dovrebbero essere al centro della trasformazione digitale del Paese.

Negli scorsi anni, infatti, i programmi di incentivi hanno funzionato premiando soprattutto le imprese più grandi. Molte MPMI non sono state infatti in grado di beneficiare degli strumenti disponibili per intraprendere un percorso di innovazione tecnologica, soprattutto per la natura quasi esclusivamente “manifatturiera” dell’incentivo, ma anche a causa della mancanza di una visione strategica relativa al digitale, della difficoltà di intercettare le agevolazioni di reale interesse e dell’eccesso di burocrazia.

In un Paese che ha un tessuto produttivo fatto per più del 90% da piccole e micro imprese, la vera sfida consiste quindi nel riuscire a invertire questa tendenza e a sostenere un numero sempre maggiore di piccole e medie realtà aziendali nel loro processo di trasformazione digitale, superando quelle barriere e difficoltà che sino ad ora ne hanno limitato l’efficienza e la competitività.

Le richieste delle associazioni

Per questi motivi, come AssoSoftware chiediamo che, nel percorso parlamentare della Legge di Bilancio, si intervenga per semplificare le procedure e ampliare la platea dei beneficiari, aggiornando gli Allegati A e B che elencano i beni e le tecnologie incentivabili. È indispensabile includere in modo esplicito i software per la gestione dell’impresa, comprese le tecnologie abilitanti come l’intelligenza artificiale e l’automazione intelligente, strumenti ormai fondamentali per migliorare la competitività e la sostenibilità delle imprese italiane.

L’importanza del software per lo sviluppo delle PMI

Oggi un software gestionale non è più un semplice strumento amministrativo: è la vera infrastruttura digitale dell’impresa, il punto di connessione tra processi, persone e tecnologie. Senza software, non esiste produttività digitale né reale possibilità di raccogliere i dati per sfruttare l’intelligenza artificiale. Eppure, le regole attuali del Piano Transizione 5.0 rendono difficile accedere agli incentivi, perché legano il beneficio a requisiti di risparmio energetico che non sempre sono coerenti con la natura del software.

Un gestionale contribuisce alla sostenibilità – riducendo carta, errori, tempi e sprechi – ma non necessariamente incide sui consumi energetici misurabili. È quindi necessario slegare gli incentivi per i software dai vincoli energetici, adottando una logica basata sull’impatto digitale e organizzativo.

I dati Istat

I dati confermano l’urgenza di questa revisione. Secondo le ultime rilevazioni Istat sulle imprese, solo il 30% delle MPMI italiane utilizza un sistema gestionale integrato, e meno della metà lo impiega in modo pienamente digitale. Dall’Osservatorio Software&Digital Native Innovation del Politecnico di Milano, risulta invece che il 46% delle aziende individua nella mancanza di incentivi specifici la principale barriera all’adozione di nuovi strumenti digitali. È evidente che il sostegno pubblico in questo ambito non è un lusso, ma una condizione necessaria per colmare un gap strutturale del nostro sistema produttivo.

L’importanza del Made in UE

Inoltre, è fondamentale sostenere le imprese che realizzano soluzioni innovative interamente ideate e sviluppate in Europa, contribuendo in modo qualificato a fare aumentare la competitività delle aziende, l’efficienza della PA e l’occupazione. A tal fine, AssoSoftware propone di introdurre un criterio di premialità per gli investimenti in beni materiali e immateriali “Made in UE”, con la possibilità di certificare tale appartenenza tramite un marchio o un sigillo di garanzia registrato – come il Marchio del Software Made in Italy – che attesti la produzione dei beni e l’erogazione dei servizi all’interno dell’Unione. Sarebbe un modo concreto per sostenere le filiere tecnologiche europee, promuovere la sovranità tecnologica dell’UE e valorizzare la capacità innovativa delle imprese italiane.

Perché puntare a un modello di incentivi via voucher

Infine, nel medio-lungo periodo, è auspicabile un passaggio graduale verso un modello di incentivi basato su voucher, già sperimentato con successo in Paesi come la Spagna. Il sistema dei voucher digitali si è dimostrato più rapido, trasparente e vicino alle esigenze delle imprese: consente di accedere direttamente ai benefici senza complesse procedure contabili, favorendo la fiducia e la partecipazione anche delle microimprese.

È necessario mettere in campo strumenti in grado di far aumentare la fiducia delle imprese nel ricorso a forme di incentivazione pubblica, velocizzando le procedure di accesso e superando i problemi di liquidità che attualmente impediscono a molte microimprese e PMI italiane di beneficiare degli incentivi.

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