La trasformazione digitale europea sta assumendo una dimensione strategica che va oltre la semplice protezione dei dati. La sfida oggi è costruire un ecosistema capace di produrre valore economico e conoscenza a partire da infrastrutture tecnologiche indipendenti. Come ha spiegato Gabriele Appolloni, Head of B2B Beyond Core Products di Fastweb+Vodafone, la sovranità digitale non è più un concetto astratto, ma «un tema concreto che riguarda la sicurezza nazionale, l’indipendenza tecnologica e la competitività delle imprese».
L’obiettivo, ha chiarito, è duplice: accompagnare le aziende italiane nell’adozione di servizi cloud e di intelligenza artificiale e, allo stesso tempo, assicurare che i dati restino nel Paese, contribuendo alla crescita del tessuto produttivo. Un equilibrio non scontato, soprattutto per le piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore dell’economia nazionale ma spesso dispongono di risorse limitate per l’innovazione tecnologica.
Indice degli argomenti
Il cloud ibrido come fondamento dell’autonomia tecnologica
Appolloni ha posto l’accento sul ruolo del cloud ibrido come infrastruttura capace di coniugare efficienza, sicurezza e governance europea e sull’importanza di adottare soluzioni basate su data center distribuiti sul territorio italiano, gestiti da personale nazionale e soggetti a un controllo europeo che tutela da interferenze normative esterne.
L’approccio ibrido, ha spiegato, permette di combinare i vantaggi del public cloud con quelli del private, mantenendo il pieno controllo su dati, metadati e accessi. Un equilibrio che consente di integrare i servizi degli hyperscaler senza compromettere la sovranità operativa, tema particolarmente rilevante per la pubblica amministrazione e per i settori regolamentati.
L’infrastruttura così costruita non è solo un presidio tecnico, ma una leva competitiva: consente alle imprese di adottare soluzioni scalabili e allo stesso tempo conformi al quadro normativo europeo, abilitando un’innovazione sostenibile e responsabile.
Dal cloud all’intelligenza artificiale: la nascita di una suite AI sovrana
La visione di Appolloni si estende oltre il cloud, fino a una suite di intelligenza artificiale “sovrana”, interamente sviluppata e gestita in Italia. Si tratta di un ecosistema end-to-end, progettato per garantire conformità all’AI Act europeo e costruito su infrastrutture e competenze nazionali.
Il primo pilastro è rappresentato da un supercomputer basato su tecnologia Nvidia, installato in data center sul territorio nazionale e reso disponibile a università, pubbliche amministrazioni e startup. Questa apertura, ha sottolineato Appolloni, consente di «sviluppare applicazioni AI e GenAI in un ambiente sicuro e controllato, ma accessibile a chi contribuisce alla ricerca e all’innovazione».
Il secondo pilastro è un modello linguistico addestrato in lingua italiana, capace di cogliere le sfumature culturali e semantiche del contesto nazionale. È disponibile non solo come servizio per le imprese, ma anche come AI open source su piattaforme di condivisione dei modelli, in modo che possa essere utilizzato per sperimentazioni e progetti di ricerca. «Crediamo che questo possa stimolare un circolo virtuoso di evoluzione in un ambito di AI sovrana in Italia», ha dichiarato Appolloni.
Il terzo elemento è l’applicazione AI for Work, rivolta in particolare alle PMI. La piattaforma sfrutta la generative AI per supportare i dipendenti nel lavoro quotidiano e nella collaborazione fra team, assicurando che i dati sensibili restino protetti e non lascino il territorio nazionale.
La filiera italiana dell’AI tra infrastruttura, ricerca e impresa
Il valore strategico della AI sovrana non risiede solo nella disponibilità di tecnologie proprietarie, ma nella capacità di costruire una filiera collaborativa che metta in relazione i soggetti pubblici e privati. L’apertura dei data center a startup e università, unita alla pubblicazione open source dei modelli linguistici, rappresenta una scelta in controtendenza rispetto all’approccio chiuso dei grandi player internazionali.
Questa impostazione, coerente con gli obiettivi europei di autonomia tecnologica, mira a trasformare la sovranità digitale in ecosistema di innovazione: un modello in cui le infrastrutture cloud e i modelli di intelligenza artificiale non sono strumenti isolati, ma parte di un sistema condiviso di crescita economica e conoscenza.
Formazione e competenze come cardine dell’AI sovrana
Per sostenere questa architettura, è stato creato un AI Center of Excellence, pensato per sviluppare competenze tecniche e culturali in grado di rendere l’autonomia tecnologica un obiettivo concreto. Le competenze, ha ricordato Appolloni, sono un investimento tanto cruciale quanto gli asset fisici: «Abbiamo in piano continui investimenti in asset e soprattutto in competenze».
La formazione diventa così il punto di contatto tra tecnologia e cultura d’impresa. Si tratta di adottare nuove piattaforme, ma saperle anche governare, integrandole nei processi aziendali in modo sicuro e consapevole. È in questa prospettiva che Appolloni ha invitato le aziende italiane ad affrontare la trasformazione con maggiore determinazione: «È arrivato il momento di agire con più coraggio, sfruttando il know-how e gli asset che le aziende come le nostre stanno mettendo a disposizione».
Verso un ecosistema di AI italiana aperta e condivisa
In definitiva, creare un’infrastruttura di AI sovrana significa costruire una base industriale e culturale autonoma, capace di competere sul piano dell’innovazione senza rinunciare ai principi di sicurezza e trasparenza.
L’approccio descritto da Appolloni unisce tre elementi chiave: prossimità dei dati, apertura dei modelli e collaborazione tra imprese e ricerca. In questa direzione si delinea una possibile via italiana all’intelligenza artificiale, dove la sovranità non è un vincolo, ma una condizione per la competitività sostenibile.












