Il declino della telefonia 2G è un fenomeno globale dalle molte sfaccettature. Sebbene la sua obsolescenza tecnica sia conclamata, l’uso della 2G persiste in numerosi contesti per motivi economici, infrastrutturali e sociali, sollevando interrogativi sulla transizione digitale equa e sostenibile.
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Le generazioni della telefonia mobile e il declino del 2G
Nell’ambito delle comunicazioni telefoniche mobili, le varie evoluzioni della tecnologia sono classificate mediante protocolli contraddistinti da un numero progressivo, le famose 2G, 3G sino a giungere a quella più recente 5G (dove G sta per generazione).
Sebbene all’affacciarsi di ogni nuova generazione che offre maggiore efficienza e maggiori possibilità di utilizzo, ci si appresti spesso a enunciare il declino di quelle già esistenti, dichiarate superate e obsolete, di fatto spesso la vecchia e la nuova stagione, parafrasando Giacomo Leopardi, sono destinate a convivere insieme per lungo tempo, sia per problemi di infrastruttura sia di natura economica legati al maggiore costo dei relativi apparecchi.
Ciò si traduce spesso in una maggiore resilienza dei precedenti sistemi di comunicazione, grazie al fatto che essi non sono immediatamente sostituiti, ma anche in perdita di opportunità soprattutto in quei paesi, nella maggioranza quelli in via di sviluppo, in cui la coesistenza delle tecnologie porta inevitabilmente a un compromesso al ribasso che blocca i necessari investimenti per l’implementazione della tecnologia più recente e conduce a una lievitazione dei costi per gli stessi operatori che devono fornire le diverse tecnologie contemporaneamente.
E come in un serpente che si morde la coda, il divario tra paesi meno sviluppati e sviluppati si amplia.
Resistenza del 2G in Europa e usi alternativi
Sebbene 4G e 5G siano state introdotte ormai da anni a livello globale, rispettivamente nel 2010 e nel 2019, entrambe continuano a essere usate, anche se in modo diverso fra i vari stati, con una predominanza dei paesi nordici che appare essere passata tout court alle nuove tecnologie, ma con isole che resistono come in Lussemburgo.
Negli ultimi report disponibili, appare comunque che almeno un 5% del traffico passi ancora per 2G e 3G.
In molti casi il fenomeno si lega all’utilizzo connesso all’IoT (Internet of Things), quale domotica e sistemi d’allarme, quando non a sistemi di sicurezza quali quelli degli ascensori. Ne è un esempio la Francia, dove l’associazione che rappresenta i fornitori degli elevatori ha chiesto alle società di telecomunicazione di differire il momento in cui i vecchi sistemi saranno abbandonati. La Francia appare tra l’altro essere l’unico paesi tra il gruppo dei G7 che ricorre a un utilizzo della tecnologia 3G superiore alla media di questi paesi, che è del 5%, con un 8% (le percentuali si riferiscono al tempo speso al telefono) che riflette il fatto che molti degli utenti di oltre alpe utilizzano il cd. Free Mobile (ovvero il servizio di telefonia mobile legato a un’utenza di telefono fisso), con un quarto degli abbonati telefonici che non utilizza le tecnologie 4G e 5G (fonte Opensignal del 12 dicembre 2024).
Perché il 2G è ancora centrale in Africa
Nel continente africano, si assiste a una maggiore resistenza del 2G per ragioni solo in parte simili a quelle europee.
La tecnologia 2G è stata, e continua a essere, la spina dorsale delle comunicazioni del continente, dove essa assicura copertura anche in zone relativamente remote e non raggiunte da 3G e 4G, e consente un’accessibilità ad ampie parti delle popolazioni sia sotto il profilo del minore consumo elettrico che essa implica e anche per quando concerne il costo stesso dei telefoni che la utilizzano, pur assicurando quei servizi di base che gli utenti si aspettano da un telefonino: ovvero la possibilità di telefonare e comunicare e avere accesso ai servizi di pagamento digitali che, in Africa, sono più estesi di quanto noi occidentali siamo soliti pensare.
L’utilizzo del telefono poi è alla base della richiesta di assistenza medica, consentendo anche la diffusione di allerta sanitari, e anche alla prestazione di attività didattiche a distanza. Lo stesso vale per quanto concerne l’agricoltura, in cui spesso le informazioni necessarie per gli agricoltori, sono disseminate attraverso i telefoni.
Al di là di tali considerazioni, rimane il fatto che un salto della tecnologia utilizzata, con un passaggio al 4G o al 5G, potrebbe essere d’impulso in molte delle attività, a partire da quelle commerciali dove l’utilizzo di social e la possibilità di caricare immagini di alta qualità è divenuto per molti piccoli imprenditori lo strumento principale di promozione e primo contatto (del resto anche in Europa ormai, chi produce beni che vanno apprezzati anche visivamente, preferiscono fare ricorso ad Instagram rispetto ai siti web che consentono una penetrazione del mercato assai meno efficiente).
Il limite che si pone però per molti degli africani e che fa da freno allo sviluppo delle tecnologie 4G e 5G è proprio la scarsità di mezzi economici per l’acquisto di telefoni adeguati (del resto il reddito medio delle popolazioni subsahariane si eleva di poco sopra la soglia di 1.600 dollari statunitensi – fonte World Bank Group riferito al 2023).
Si comprende da sé quindi che, per quanto vi siano vari tentativi di tenere basso il costo dei telefoni base per l’accesso al 4G, che normalmente si attestano su circa 380 dollari statunitensi, l’acquisto rimane proibitivo per gran parte della popolazione.
Come però ci ha insegnato Trilussa, per chi lo ricorda, con la poesia sulla statistica: , le medie statistiche includono tutti, agiati e meno agiati (il famoso pollo a testa), e molti paesi africani hanno una classe emergente di per sé benestante.
Non a caso un paese come il Ruanda, che gode di un reddito pro capite di poco superiore 1.000 dollari statunitensi nel 2023 (fonte World Bank) è aperto da tempo alla tecnologia 4G e 5G.
La sostituzione dei telefoni portatili rimane comunque un tema non facile da risolvere considerati i basti costi di quelli basati su tecnologia 2G, che possono essere anche di circa 10 dollari USA, con il duplice favorevole aspetto di costare poco e non essere appetibili ai ladri, con il risultato che anche in stati più ricchi quali il Sud Africa i telefoni 2G continuano a essere molto utilizzati.
La situazione nei paesi in via di sviluppo non africani
Le ragioni che portano alla sopravvivenza e, anzi, all’ampio utilizzo della tecnologia 2G valgono ovviamente non solo per l’Africa e si estendono ad altri stati in varie parti del mondo. E ognuno cerca di trovare delle soluzioni per accelerare la transizione alle tecnologie 4G e 5G.
Un esempio ne è il Vietnam dove alcuni operatori telefonici propongono la sostituzione dei telefoni ai propri abbonati, con risultati promettenti (del resto anche noi in Italia siamo stati abituati a promozioni dei nostri operatori telefonici con offerte allettanti dei nuovi prodotti, con il duplice aspetto di fidelizzare – se non anche di legare – la clientela con piani di rateizzazione e farli passare alle tecnologie più elevate).
La continua tensione tra innovazione e conservazione
La transizione alle telefonie 4G e 5G è un altro dei casi emblematici dello sviluppo in cui il rapporto tra innovazione e conservazione dimostra criticità: se infatti da un lato il passaggio a tecnologie più sviluppate porta con sé maggiore possibilità di crescita, spesso il costo è tale da lasciare indietro i più deboli (analogamente accade, almeno in Europa, con i pagamenti digitali che portano all’emarginazione finanziaria dei meno abbienti per lo più per ragioni legate all’antiriciclaggio che non prevede l’esistenza dei senza dimora).
Le soluzioni in parte vi sono, quali la socializzazione degli oneri attraverso politiche di sussidi, ma sono spesso limitate dalla carenza dei mezzi, e come al solito chi è più debole economicamente ne subisce le conseguenze più dure, aumentando così il divario con chi è più forte.