Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
Il coltello lungo. Alzato. Atterrito. Atterrente. Luce radente contro il pulpito.
Mattina solitaria. Estate inerpicata. Aiuole d’abbraccio intorno. Alla sinagoga. Chiesa. Moschea. Tempio.
I fedeli chini. Il luogo di culto mutava. Come una giostra. Da due secoli ormai. Sinagoga, chiesa, moschea, tempio… Come una faccia. Una testa. Un pensiero. Ruotante. Presente. Libero.
“Questo non è il solito rito! Comandante!… quel coltello non ha memorie connesse! Quel coltello uccide!… Sgozza!…” ridestava Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie.
”Agenti! Operazione lampo contraria! Niente recupero di memorie connesse, ma innesto immediato di una memoria libera! Quella ministra di culto ha pochi minuti di vita!…” spillava la comandante Khaspros.
“Centonovantasette secondi comandate!” misurava Afro Allaa, l’agente navigatore.
Giù dal bus rosso. Scalpicciano i pietroni. Polpacciano. Puntano. A ottocento metri.
”Io ti sgozzo in nome…” Il rito si ripeteva ogni mattina.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, vediamo”. I fedeli chini.
Settecento metri. Agenti piegati dalla corsa. “Correre, correre! Sputate l’anima!”
La lama vibra. Le dita sbiancate.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, meditiamo”. I fedeli sereni.
Seicento metri. Agenti accelerati dalla corsa. Le gambe sciabolano.
Gli occhi di sale. Un braccio abbranca.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, ricordiamo”. I fedeli attenti.
Cinquecento metri. Agenti falcati dalla corsa. “Pochi secondi ancora!…”
Il collo pulsa. Il braccio stringe.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, pensiamo”. I fedeli accorti.
Quattrocento metri. Agenti bruciati dalla corsa. “Accelerate! Ricordate, innestare la memoria connessa!”
La lama saetta. Il braccio strangola.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, abbracciamo”. I fedeli sconvolti.
Trecento metri. Agenti piegati dalla corsa. “Non ce la stiamo facendo!”
Le labbra sbavano. Le dita unghiano.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, consoliamo”. I fedeli atterriti.
Duecenti metri. Agenti arrancati dalla corsa. “Sarà un bagno di sangue”!
Le guance irrorano. Le dita mordono.
”Nel ricordo di tutti i Jacques e le Jacques, perdoniamo”. I fedeli devastati.
Cento passi. Agenti esanimi alla corsa. “Dentro dal dietro!”
Troppo tardi. La lama taglia. Stratta. Indugia. Trofèa. Le dita grondano.
Il fendente affonda. Nel mare. Di sangue.
La memoria connessa l’abbraccia. La stravolge. La straluna. La assorbe. La chiude. La assolve. Lo assolve.
“Sei viva!… rabbina, imam, madre… ministra di culto… sei viva!”
(130 – continua la serie. Episodio “chiuso”)
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