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Apple sfida l’Europa: perché la partita riguarda tutti



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Il colosso di Cupertino si oppone alle richieste della Commissione Europea. Al centro dello scontro il Digital Markets Act, che obbliga Apple ad aprire il proprio ecosistema. Intanto negli USA il precedente Epic Games cambia lo scenario anche oltreoceano. Qui sono in ballo il futuro delle piattaforme digitali, i nostri diritti e l’economia digitale

Pubblicato il 6 giu 2025

Marianna Tramontano

Consulente Marketing Digitale e innovazione per PMI



Apple (1)

Dopo poco più di due settimane dalla sentenza storica Epic vs Apple, il colosso di Cupertino torna a far parlare di sé per quella che può essere considerata una vera e propria sfida all’Unione Europea e al Digital Markets Act.

In ballo c’è una cosa molto cara sia alla Mela sia all’Europa: l’apertura dell’ecosistema Apple. Una questione ora dibattuta nelle corti Usa, anche.

Apple contro l’Europa: lo scontro

Apple, infatti, ha depositato un ricorso contro l’ordine della Commissione Europea che impone all’azienda di modificare radicalmente il funzionamento di iOS: l’UE chiede a Apple di aprire il suo sistema operativo a produttori e sviluppatori esterni, rimuovendo le barriere che oggi limitano l’uso di accessori, app e sistemi di pagamento non Apple.

Secondo l’interpretazione della Commissione, in quanto attore dominante nel settore mobile, Apple deve consentire a terzi di interagire liberamente con i propri dispositivi. Questo significa, tra le altre cose, che accessori come smartwatch di altre aziende dovrebbero poter ricevere notifiche da iPhone, e app di sviluppatori esterni dovrebbero poter usare funzioni oggi riservate al software nativo di Apple.

Al centro di questo scontro c’è il Digital Markets Act, la legge europea entrata pienamente in vigore nel 2024 e pensata per impedire che pochi grandi attori tecnologici controllino l’accesso ai mercati digitali. Come precisato dal Wall Street Journal,  le aziende rischiano multe fino al 10% del loro fatturato annuo mondiale se l’UE decide che stanno violando il Digital Markets Act. 20% in caso di recidiva,

Cosa prevede il Digital Markets Act e chi è un “gatekeeper”?

Per capire perché l’UE può imporre tali richieste, occorre spiegare cos’è il DMA e chi rientra nella categoria di gatekeeper. Qui su AgendaDigitale abbiamo pubblicato un approfondimento su cos’è e cosa prevede. Qui mi limito a definire il Gatekeeper al fine di contestualizzare la richiesta dell’UE per farlo citerò direttamente la Commissione:

“I gatekeeper sono piattaforme digitali di grandi dimensioni che offrono una serie predefinita di servizi digitali (“servizi di piattaforma essenziali”), quali motori di ricerca online, app store e servizi di messaggistica. Queste piattaforme:

  • detengono una posizione economica forte, hanno un impatto significativo sul mercato interno e operano in più paesi dell’UE
  • occupano una forte posizione di intermediazione, nel senso che collegano un’ampia base di utenti a un gran numero di imprese
  • hanno una posizione consolidata e duratura sul mercato, vale a dire stabile nel tempo.”

A questi soggetti sono imposti obblighi di apertura e divieti di pratiche discriminatorie ovvero: permettere l’uso di store e app alternativi; abilitare pagamenti esterni all’interno delle app; evitare vantaggi ingiustificati ai propri servizi; non ostacolare la disinstallazione delle app preinstallate; garantire l’interoperabilità tecnica con i servizi di terzi.

AirDrop e iMessage sotto pressione e la risposta di Apple all’Europa

Per Cupertino si tratta di un’interferenza profonda nelle proprie scelte progettuali, con un impatto diretto sulla qualità e sulla coerenza dell’esperienza utente. Le modifiche richieste toccano il cuore un sistema chiuso, controllato e sicuro. Ed è proprio la sicurezza il punto fermo di Apple sin dalle prime dichiarazioni in risposta al DMA, come si evince dall noto documento “It’s getting personal” pubblicato a dicembre 2024.

Negli scorsi giorni, invece, l’azienda ha definito i requisiti imposti dalla Commissione “profondamente viziosi” in una nota ufficiale riportata dal Wall Street Journal, sostenendo che “l’’interoperabilità imposta costringe Apple a condividere con la concorrenza informazioni sensibili, mettendo a rischio i dati personali degli utenti europei” ha affermato un portavoce.

Come illustrato dalla Commissione Europea nella sezione Q&A sull’interoperabilità del Digital Markets Act, uno dei servizi potenzialmente interessati dalle nuove regole è AirDrop. Il DMA, infatti, impone ai gatekeeper di consentire a sviluppatori e aziende terze di offrire soluzioni alternative per il trasferimento di file, compatibili con i dispositivi Apple.

Stop a AirDrop in Europa

In questo contesto, AirDrop potrebbe dover aprirsi all’interazione con piattaforme concorrenti come Android e Windows. Secondo indiscrezioni riportate in queste ore da numerose testate, Apple starebbe valutando l’ipotesi di limitare o disattivare la funzione AirDrop nei modelli destinati al mercato europeo, per evitare interferenze con il proprio ecosistema.

iMessage

Per quanto riguarda iMessage, invece, la Commissione ha escluso temporaneamente il servizio dalla lista dei gatekeeper, dopo aver valutato che non soddisfa i requisiti dimensionali previsti dal regolamento. Di conseguenza, Apple al momento non è obbligata a rendere iMessage interoperabile con altre piattaforme di messaggistica, come WhatsApp o Signal. Tuttavia, il tema resta aperto e potrebbe tornare all’attenzione dell’UE qualora il ruolo di iMessage nel mercato dovesse evolvere.

Stati Uniti: la causa Epic Games ha già cambiato le regole

Lo scontro europeo si inserisce in un contesto globale in cui Apple è sempre più sotto osservazione. Negli Stati Uniti, la lunga causa legale tra Apple ed Epic Games non solo si è conclusa con una sconfitta per Cupertino, ma possiamo dire che, utilizzando dei comportamenti problematici, Apple è riuscita a confermare le parole di Tim Sweeney. Un “Business da Gangster” che ha imposto commissioni del 27% anche su pagamenti esterni; ha utilizzato schermate intimidatorie per scoraggiare gli utenti; l’azienda ha infine presentato in aula dati e studi ritenuti “fuorvianti”.
Apple ha introdotto alcune modifiche per il solo mercato europeo per tendere la mano. Tuttavia, secondo la Commissione, queste soluzioni rappresentano nuovi ostacoli. Gli sviluppatori si troverebbero infatti a dover affrontare costi aggiuntivi, requisiti tecnici complessi e processi di approvazione più rigidi. Per Bruxelles, si tratta di barriere mascherate, in contrasto con lo spirito del DMA.

Il ricorso di Apple apre una battaglia legale che potrebbe durare anni. Tuttavia, finché non ci sarà una decisione, l’azienda è tenuta a rispettare le disposizioni del DMA. La Commissione continuerà a monitorare con attenzione ogni mossa dell’azienda, in particolare per servizi come AirDrop e iMessage, già sotto osservazione.

Perché questa vicenda riguarda tutti

Non si tratta solo di Apple. L’esito del confronto con Bruxelles influenzerà l’economia digitale contemporanea: da un lato ci sono modelli chiusi, verticali e proprietari; dall’altro, la richiesta crescente di apertura, trasparenza e concorrenza.

Gli sviluppatori potrebbero guadagnare più libertà e margini di manovra. Gli utenti europei potrebbero trovarsi presto davanti a dispositivi Apple più limitati o privi di alcune funzionalità, oppure assistere a un cambiamento strutturale dell’intero ecosistema.

Il messaggio lanciato dall’UE è chiaro: anche i giganti del tech devono rispettare le regole. E nessun modello, per quanto di successo, può restare immune alla richiesta di maggiore apertura.

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