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Fair use e AI: il caso Meta e il futuro del diritto d’autore digitale



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Il caso Meta-LLaMA diventa emblema dello scontro tra giganti tech e industrie creative. Una battaglia legale che potrebbe ridisegnare i confini dell’innovazione tecnologica

Pubblicato il 19 feb 2025

Luciano Daffarra

C-Lex Studio Legale



diritto d'autore intelligenza artificiale anthropic

Quanto è accaduto all’udienza del 9 gennaio 2025 nel corso del giudizio di class-action avviato il 7 luglio 2023, che vede opposti lo scrittore Richard Kadrey e altri nei confronti di Meta Platforms Inc. (“Meta”), radicato di fronte al Distretto Nord della California,[1] appare ad un tempo rilevante e sorprendente.

Ciò sia perché in precedenza lo stesso giudice aveva rigettato gran parte delle domande attoree in fase di “Summary Judgment”, sia in quanto l’esito di questa causa non potrà non incidere sugli sviluppi futuri di altre controversie in materia di tutela del diritto d’autore nell’ambito dello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale[2].

Decisioni giudiziarie e scoperta documentale

Un primo lato del giudizio che si è risolto negativamente per Meta è emerso dalla decisione dell’8 gennaio 2025 con cui il giudice ha rigettato come irragionevoli le istanze della convenuta volta a ottenere la secretazione di gran parte dei documenti oggetto della discovery richiesta e ottenuta dagli attori, in quanto secondo la sua valutazione si tratterebbe non di dati riservati dell’impresa, ma di contenuti che potrebbero avere un effetto negativo sulla reputazione aziendale.

Fra il materiale messo a disposizione dai legali di Meta tramite la discovery è stata acquisita agli atti la dichiarazione resa da un dipendente del gruppo in cui egli esprimeva il proprio timore che potesse essere divulgato dai media l’uso fatto dall’impresa di una raccolta di dati provenienti da una fonte “pirata”, il sito “LibGen (Library Genesis)[3]”. Inoltre, in base ai documenti acquisiti, l’impiego di tale materiale abusivo sarebbe stato approvato dagli stessi vertici aziendali.

Stima e comportamento processuale di Meta

Come effetto di questa decisione interlocutoria e dei dati emersi dalla discovery, questa causa nella sua attuale fase ha visto esprimere dalla parte attrice una forte stigmatizzazione del comportamento processuale di Meta, considerato dilatorio e reticente nel fornire le produzioni documentali richieste.

In tale contesto il giudice distrettuale della California ha intimato alle parti di depositare entro il giorno stesso del suo provvedimento le proprie istanze, deduzioni e opposizioni sui documenti non già esclusi dalla domanda di secretazione.

Evoluzione delle richieste legali

Il giorno 9 gennaio 2025, lo stesso magistrato ha comunicato alle parti in udienza che si sarebbe riservato la decisione – poi adottata favorevolmente per i ricorrenti – circa il deposito di un terzo ricorso emendativo dei precedenti così da integrare i fatti con le risultanze della discovery.

Con tale nuova memoria, come vedremo in seguito, i ricorrenti hanno sviluppato le proprie domande avuto riguardo sia all’ipotizzata rimozione da parte di Meta delle informazioni sulla gestione del diritto d’autore dai contenuti utilizzati dai modelli “LLaMA” in violazione della Section 1202(b) del DMCA, che nel merito di alcune asserite violazioni penali che sarebbero state commesse dai resistenti stessi.

Implicazioni legali e accuse formali

Questi ultimi illeciti – secondo la tesi degli attori, contraddetta da Meta – potrebbero rientrare fra le fattispecie contemplate dal “Computer Data Access and Fraud Act” (più noto come “CDAFA”), normativa che è stata introdotta nel paragrafo 502(c) del Codice penale della California.[4]

Dette disposizioni puniscono l’accesso abusivo a un computer o a una rete informatica, quando ricorre altresì l’intenzione da parte dell’agente di truffare, causare danni o commettere un crimine verso terzi.

Documenti interni e accuse di pirateria

L’avvenuta rimozione delle informazioni sul regime dei diritti dalle opere tutelate e l’accesso abusivo ai siti web asseritamente “pirata” come “LibGen”, finalizzato ad estrarre i file delle opere dei ricorrenti anche attraverso la riproduzione dei loro contenuti – utilizzati da Meta per il training del sistema di intelligenza artificiale – emergerebbe, a dire dei ricorrenti, dall’esame dei documenti interni del gruppo Meta, confluiti di recente agli atti del processo attraverso l’esercizio della discovery compiuta dai legali di Kadrey.

Ribaltamento delle posizioni processuali

Alla luce di questi recenti sviluppi, rispetto a quanto si era verificato in precedenza durante la fase del procedimento sommario, le posizioni delle parti sembrano essersi in questa fase sostanzialmente ribaltate.

Va infatti ricordato che nei mesi successivi al deposito del primo ricorso da parte degli attori il giudice delegato Chhabria, con ordinanza del 20 novembre 2023, aveva accolto l’istanza, avanzata da Meta, di rigetto del ricorso degli autori, respingendo ab initio tutte le domande dagli stessi svolte ad eccezione di una che riguardava l’asserita riproduzione delle opere dei ricorrenti al fine di allenare il programma di intelligenza artificiale “LLaMA”[5], circostanza che avrebbe dovuto essere valutata in corso di causa.

Nuove strategie legali

Va di conseguenza osservato che l’impulso dato alla controversia in argomento da un team legale dei ricorrenti rinnovato con nuovi innesti, sta portando a risultati che si sono risolti in una forte posizione di critica anche da parte del giudice circa il comportamento processuale dei convenuti, i quali sono stati accusati di volere nascondere le prove dei loro atti attraverso una tattica processuale apparentemente indirizzata ad evitare danni di immagine all’impresa.

Decisioni del giudice Hixson

Secondo quanto ha rilevato il giudice, ed è riportato nei verbali di udienza, tali preoccupazioni, di per sé stesse, non giustificano un simile modus operandi, al pari di quanto era stato in precedenza da lui stesso dichiarato nel corso di un’altra causa che aveva visto coinvolto il gruppo Meta[6].

Va pertanto letto in questo contesto della causa il fatto che il 9 gennaio 2025, il giudice Hixson del medesimo Distretto del Nord della California, delegato dal giudice Chhabria a svolgere le operazioni di discovery[7] nella medesima controversia, abbia respinto con ordinanza tutte le richieste di secretazione articolate da Meta, ingiungendo ai convenuti la pubblicazione dei file acquisiti e autorizzando al contempo Meta a riformulare le proprie motivate istanze di secretazione di alcuni documenti tramite memoria da depositare nei 14 giorni successivi.

Esito delle istanze di secretazione

A seguito delle richieste di secretazione depositate in causa nei termini da Meta, il 3 febbraio 2025 il giudice Hixson ha ammesso che determinate specifiche parti, appositamente evidenziate, venissero rimosse da alcuni dei documenti oggetto della discovery[8].

Terzo ricorso emendato e consolidato

Avuto riguardo al Terzo Ricorso Emendato e Consolidato che, come abbiamo sopra visto, il giudice Chhabria ha autorizzato i ricorrenti a depositare, esso è stato caricato dai loro avvocati nel sistema informatico del processo digitale statunitense il 21 gennaio 2025 e consta di 72 pagine inclusi i documenti in produzione; questi ultimi riportano le informazioni sul regime dei diritti delle opere create dagli autori che agiscono in giudizio.

Richieste dei ricorrenti e risposte di Meta

Nel proporre in tale atto la domanda, rivolta alla Corte distrettuale adita, affinché si proceda all’assegnazione della decisione della causa alla giuria popolare, i ricorrenti hanno ripercorso le vicende processuali che hanno portato a stabilire che il modello di intelligenza artificiale “LLaMA” sarebbe stato addestrato nelle sue diverse versioni attingendo almeno in parte a contenuti provenienti dalle c.d. “shadow library”, le quali altro non sono che siti web su cui vengono messe a disposizione del pubblico opere riprodotte in violazione dei diritti d’autore[9].

Le risposte di Meta alle accuse di fair-use

Oltre ad accusare Meta di avere rimosso le informazioni sulla gestione del copyright dai libri digitali utilizzati per il training del modello di intelligenza artificiale di “LLaMA”, gli attori hanno rilevato che Meta avrebbe altresì istruito il proprio software a rispondere alle domande relative alla provenienza dei contenuti necessari per il suo funzionamento, modificando nel tempo la tipologia di risposta, che è passata da un’ammissione dell’impiego nei prompt anche di materiale “pirata” o illegale, a una dichiarazione secondo cui non sarebbe necessariamente illecito l’uso di materiale coperto dal diritto d’autore per il funzionamento degli apparati di intelligenza artificiale.

Per le ragioni evidenziate in questa sintetica esposizione, Kadrey e gli altri autori ricorrenti hanno formulato domande volte ad ottenere la cessazione delle violazioni e il risarcimento del danno, secondo una scala gradata di istanze.

La replica di Meta è stata affidata a una memoria di 21 pagine depositata il 31 gennaio 2025. Oltre a respingere le domande attoree volte a fare valere la rimozione delle informazioni sulla gestione del diritto d’autore delle opere, come pure la violazione delle norme penali di cui al paragrafo 502(c) del Codice penale della California, l’azienda del Delaware ha rilevato anzitutto che l’uso di dati pubblicamente disponibili per addestrare una tecnologia trasformativa che alimenta l’innovazione, la produzione e la creatività, costituisce “fair-use”, secondo il sistema giuridico statunitense[10].

I legali di Meta hanno inoltre stigmatizzato il richiamo fatto dai ricorrenti alle norme penali del “CDAFA”, ritenendo che la violazione contestata in base a tali disposizioni sia processualmente preclusa dalla contestazione di violazione del diritto d’autore, la quale ultima – in base al Titolo 17 dello U.S. Code – risulterebbe peraltro connotata dal medesimo comportamento, per il quale si invocano le norme penali, ascritto ai convenuti.

Come sopra accennato, la domanda relativa all’asserita rimozione delle informazioni sulla gestione del diritto d’autore dalle opere letterarie degli autori viene recisamente respinta da Meta sia perché non vi sarebbe alcun danno causato ai primi dall’avere utilizzato le loro creazioni prive di dette indicazioni e misure e, comunque, l’atto stesso della rimozione non celerebbe o faciliterebbe in alcun modo le violazioni[11].

La prossima udienza e conclusioni sul fair-use

Le rispettive posizioni delle parti riportate in questi atti saranno discusse all’udienza fissata per il 27 febbraio 2025, ore 10:00, di fronte allo stesso giudice delegato dalla Corte adita.

Ferme restando le numerose questioni processuali e di merito che questa causa porta all’attenzione della giustizia si osserva che, ancora una volta, il thema decidendum sul punto di diritto su cui si fondano le difese giudiziarie di tutti i gestori di apparati, modelli e sistemi di intelligenza artificiale statunitensi quando utilizzano contenuti protetti dal diritto d’autore è il richiamo alla dottrina del fair-use.

Le implicazioni della dottrina del fair-use

Nell’ambito delle cause pendenti in questa materia si è evidenziato da taluni titolari dei diritti che perché sussista l’eccezione del fair-use devono ricorrere le condizioni stabilite, in particolare, dalla sentenza della Suprema Corte nel caso Warhol.[12]

In base alle non unanimi conclusioni cui è pervenuta la Corte Suprema in tale sentenza, si potrebbe arguire che l’uso necessariamente “trasformativo” dell’opera originale prescritto dal fair-use, sembra venire meno, nei casi in cui ci si trovi di fronte a un modello che fornisce risposte automatizzate basate sul proprio dataset, e ciò si verificherebbe tutte le volte in cui l’opera tutelata che ne fa parte venga “rigurgitata”, in tutto o in parte, non per soddisfare un’esigenza conoscitiva più ampia e particolareggiata, ma per fornire un risultato assimilabile a quello dell’opera originale.

In altri termini, se l’effetto dell’elaborazione del sistema è quello di mettere a disposizione del pubblico una parte sostanziale dell’opera, non ci possiamo trovare di fronte a un’eccezione ai diritti esclusivi degli autori.

Inoltre, non è solo lo scopo commerciale dell’acquisizione dei contenuti che entra in gioco in questo contesto, ma vanno valutati, assieme alla somiglianza sostanziale fra il contenuto originale dell’opera acquisita e quello dell’output, anche le conseguenze che l’utilizzo dell’opera stessa, nell’ambito dei servizi di intelligenza artificiale, causa al valore o al mercato dell’opera originale.

Esempi di controversie legali in corso

Per richiamare qui brevemente l’oggetto della causa pendente fra Getty Images e Open AI, la domanda da porsi in termini generali, è: “quante potenziali copie di fotografie (opere) vengono vendute in meno sul mercato se una parte rilevante della library di un’agenzia fotografica (titolare dei diritti) si trova riprodotta nel modello di intelligenza artificiale di un’impresa che fornisce come risposta alle domande degli utenti immagini fotografiche (opere) aventi una somiglianza sostanziale agli originali?”.

Solo attraverso un esame analitico che prenda in considerazione, sia singolarmente che collettivamente, i fattori attraverso i quali un uso di opere altrui possa definirsi “corretto” (“fair-use”), si potrà risolvere tecnicamente il tema dell’appropriazione delle opere protette per l’addestramento e, diciamo pure, il funzionamento stesso dei modelli di intelligenza artificiale.

Proprio per la complessità della risposta a tale quesito e per le implicazioni economiche e sociali che essa comporta, i giudici non si sono ancora espressi direttamente su questo tema e non è certo che lo faranno a breve.

La previsione degli esperti è che una decisione definitiva sulla legittimità o meno dei sistemi che utilizzano contenuti protetti dal diritto d’autore richiederà alcuni anni, atteso che solo quattro delle cause in materia si trovano in grado di appello e per le altre le questioni pregiudiziali e il numero dei litiganti non favoriscono una definizione rapida del contenzioso.

In ogni caso, la delicatezza delle questioni poste dinanzi i tribunali richiede tempo per non giungere a conclusioni affrettate o inadeguate a durare nel tempo anche in funzione all’evoluzione della tecnologia.

Per dare al lettore un’idea del contenzioso pendente in materia di intelligenza artificiale, nella maggioranza radicato di fronte ai magistrati statunitensi, ricordiamo qui alcuni recenti sviluppi che hanno riguardato i casi di maggiore interesse[13].

In primo luogo, va ricordato lo stato attuale del procedimento avviato dal New York Times nei confronti di Microsoft e Open AI[14] che ha per oggetto, oltre alla violazione dei diritti del giornale sui propri contenuti, anche gli atti di concorrenza sleale che sarebbero stati consumati dall’impresa detentrice del motore di intelligenza artificiale convenuta attraverso la creazione di un “sostituto di mercato” per la diffusione di servizi di informazione.

Stato di altre controversie legali

Il 26 dicembre 2024 il giudice Stein del Southern District di New York ha fissato un’udienza di discussione della causa per il 14 gennaio 2025, mentre il giudice Wang – che è stato delegato della discovery – ha rigettato con otto distinte ordinanze le istanze di Open AI volte a provare il fair-use delle proprie utilizzazioni dei contenuti protetti del giornale.

Per quanto riguarda la class-action avviata dalla scrittrice Sarah Anderson e altri nei confronti di Deviant Art e dei detentori degli apparati di intelligenza artificiale Stability AI e Midjourney, ricordiamo che essa riguarda la violazione dei diritti d’autore sulle opere dell’arte visiva utilizzate da questi ultimi per l’addestramento dei loro modelli di intelligenza artificiale.

Procedimenti legali e rinvii

Dopo che la causa in fase di Summary Judgment ha visto il giudice Orrick decidere, con ordinanza del 12 agosto 2024, per il rigetto di talune domande dei ricorrenti (violazione di contratto e illecito arricchimento) e per la continuazione della causa in merito alle asserite violazioni del diritto d’autore di cui deve essere valutata la volontarietà o meno da parte dei resistenti.

La causa che era fissata per l’udienza del 17 dicembre 2024 in merito alla discussione sul contenuto del secondo ricorso emendato presentato dagli attori e su altre questioni afferenti alla discovery essa è stata rinviata per l’ulteriore corso al 6 maggio 2025.

Avuto riguardo alla sopra brevemente ricordata controversia che vede opposte Getty Images e Stability AI assieme con Midjourney[15] la situazione delle due cause parallele è di stallo. Nella causa pendente di fronte ai giudici del Delaware, La parte attrice si è rivolta al giudice il 24 novembre 2024, affinché prendesse posizione sull’inerzia della controparte nel partecipare alla fase di discovery eccependo di non essere obbligata in tal senso fino a che non fosse stata decisa la questione della competenza territoriale fra i giudici del Delaware e quelli del Distretto Nord della California. La Corte ad oggi non ha ancora deciso nel merito.

Un’altra controversia di interesse in tema di diritto d’autore nel contesto della tecnologia dell’intelligenza artificiale è quella pendente fra Nazemian e Dubus III contro NVIDIA Corp[16] che si trova ancora in fase di trattazione.

Il giorno 11 febbraio 2025 si è invece conclusa con una decisione di parziale accoglimento per la parte attrice la causa che vede contrapposte Thomson Reuters e Ross Intelligence[17].  La sentenza va a toccare un aspetto precipuo del servizio globale di fornitura di contenuti giuridici (sentenze e leggi, regolamenti, trattati eccetera) che la Thomson Reuters mette a disposizione del pubblico,: esso è riferito alle cosiddette headnote, le quali altro non sono che un contenuto editoriale sviluppato dai legali che collaborano con tale azienda, creato per il tramite dell’elaborazione del sommario di una determinata causa, elencando al contempo nel testo i principi che informano quella decisione e i fatti che la connotano.

Nella motivazione della sentenza il giudice ha rilevato che il modello di intelligenza artificiale della Ross Intelligence abbia violato i diritti d’autore della parte attrice, copiando il contenuto di 2.243 headnote, rimanendo da stabilire solo se, per talune di esse, sia scaduto il periodo di tutela, facendole cadere nel pubblico dominio. Di questo accertamento dovrà occuparsene la giuria.

Nel dichiarare che il sommario esplicativo di una causa costituisce un’opera originale, facente parte di una banca di dati, possedendo quel minimo grado di originalità che la rende tutelabile, il giudice ha osservato che vi è una “sostanziale similarità” fra gli originali e i testi elaborati dal modello di intelligenza artificiale, seppure questa sia accertata solo per i casi in cui lo stesso giudice abbia potuto concluderlo “in maniera non diversa da quanto lo stabilirebbe una ragionevole giuria”.

Nel respingere tutte le eccezioni sollevate da Ross Intelligence per negare la propria violazione dei diritti d’autore, il giudice ha specificamente escluso che la difesa del “fair-use” potesse essere validamente invocata dalla convenuta e, trattandosi di una valutazione di diritto, ha dichiarato che tale accertamento compete esclusivamente al magistrato, non alla giuria.

In questo caso il giudice ha valutato attentamente i quattro fattori che stanno alla base dell’esame che deve essere condotto per stabilire la sussistenza o meno del “fair-use” ed è pervenuto alla conclusione che non vi sia nella fattispecie un uso trasformativo dell’opera degli autori che redigono le headnote per la Thomson Reuters, sussistendo piuttosto un utilizzo commerciale delle stesse, sfruttamento che interferisce con il mercato di sbocco cui questi contributi creativi sono indirizzati.

Vedremo se Ross Intelligence impugnerà questa decisione portando la questione a un livello più elevato di giurisdizione.

Si tratta, come si può desumere da questa breve carrellata, di questioni complesse spesso concatenate fra loro, in cui il giudizio su una di esse non può non riverberarsi sulle altre: “hic sunt leones” e il tempo ci dirà da quale parte staranno i vincitori.

Note


[1] Di questa e di altre controversie ancora pendenti di fronte ai tribunali statunitensi si è data una prima breve illustrazione nell’articolo qui pubblicato: https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/le-opere-creative-dellia-gli-esiti-del-confronto-fra-copyright-e-diritto-dautore/

[2] Riprendendo testualmente un nostro precedente scritto, la domanda svolta da Richard Kadrey si può così sintetizzare: “Gli attori contestano all’impresa Meta AI, appartenente al gruppo che fa capo a Mark Zuckerberg, di avere lanciato un prodotto denominato “LLaMA”, la cui funzionalità è quella di analizzare e di emettere frasi in lingua naturale. È stato così progettato da Meta un modello di linguaggio che, invece di basarsi su un programma software creato dall’ingegno umano, si addestra ed esercita acquisendo enormi quantità di testi provenienti da differenti fonti destinate ad alimentare il modello di linguaggio generato da “LLaMA”. Una volta selezionati i testi, tale modello di linguaggio è in grado di emettere testi in forma scritta che simulano quelli contenuti nel materiale che è stato raccolto dall’algoritmo di IA. Si tratterebbe – secondo quanto affermano gli attori del giudizio – di uno sfruttamento abusivo di opere protette dal diritto d’autore, contrariamente a quanto Meta AI riporta nelle guidelines della propria piattaforma “LLaMA”, in cui si asserisce che per esercitare il programma di IA vengono utilizzati contenuti c.d. “open source”. Ad opinione degli attori la provenienza di parte dei libri riprodotti dalla piattaforma digitale sopra ricordata provenendo in parte dalla banca di dati di “Bibliotik” e di “Book3”, rivelerebbe che molte opere tutelate dal D.A. sarebbero presenti nelle fonti di approvvigionamento della piattaforma “LLaMA” e, fra esse, comparirebbero anche le opere dei ricorrenti”.

[3] Il 24 settembre 2024 la Corte Distrettuale di New York, Giudice Colleen McMahon, nella causa avviata da alcuni editori di opere letterarie ha emesso una Permanent Injunction nei confronti dei convenuti contumaci, fra cui i gestori della “Library Genesis”, stabilendo che questi ultimi “possiedono, controllano, e/o operano un gruppo di siti web conosciuti come “Library Genesis o Libgen una cosiddetta “biblioteca ombra” che consente agli utenti di scaricare gratuitamente un’ampia varietà di contenuti protetti da copyright. Libgen opera attraverso molteplici nomi a dominio che mutano di volta in volta (…)” La Corte Distrettuale di New York ha quindi ingiunto a LibGen di astenersi dal violare qualsiasi opera coperta da diritto d’autore appartenente agli attori, oltre a vietarle il trasferimento a terzi della proprietà o del controllo dei relativi nomi di dominio, come pure la fornitura di link, estensioni del browser o altri strumenti che danno accesso ai siti web di LibGen. La sentenza ha inoltre condannato i convenuti al risarcimento del danno a favore degli editori ricorrenti nella misura accertata di 30 milioni di dollari.

[4] Qui si trova il testo del provvedimento: https://www.ewddlacity.com/images/directives/wds-directive/WDS-Dir_17-02_CPC502c.pdf

[5] In particolare, il giudice nel corso del Summary Judgment aveva negato le tesi di Kadrey secondo cui ogni output del sistema di IA in argomento avrebbe costituito un’opera derivata illegale, come pure aveva respinto le affermazioni prive allora di prove – che si sono successivamente concretate – secondo cui le opere letterarie in questione sarebbero state utilizzate dopo avere rimosso le MTP che vi erano applicate.

[6] Il giudice, durante l’udienza dell’8 gennaio 2025, ha fatto esplicito riferimento al comportamento dei convenuti in una precedente causa risalente all’anno 2018 riguardante la violazione della privacy degli utenti di Facebook che il gruppo Meta aveva transatto di fronte alla stessa Corte distrettuale con l’erogazione record di 725 milioni di dollari a favore dei soggetti lesi. Si tratta della class action instaurata dalla Consumer Privacy User Profile Litigation nei confronti di Facebook Inc. nel corso della quale sarebbe emerso che alcuni contenuti tutelati dalle norme sulla privacy sarebbero stati condivisi con migliaia di terze parti senza la loro conoscenza o il loro consenso. Qui un link ai fatti di maggiore rilievo della causa: https://www.cand.uscourts.gov/judges/chhabria-vince-vc/in-re-facebook-inc-consumer-privacy-user-profile-litigation/

[7] Il provvedimento di assegnazione del compito in argomento al giudice Thomas S. Hixson porta la data del 23 novembre 2023.

[8] In precedenza, con provvedimento del 17 gennaio 2025, il giudice Hixson aveva sostanzialmente respinto la maggior parte delle eccezioni sollevate dagli attori circa la produzione in giudizio di documenti riservati fra cliente e avvocati, riguardanti le misure implementate da Meta allo scopo di impedire ai modelli di IA “LLaMA” di emettere contenuti coperti da diritto d’autore, che erano stati inclusi nella discovery ed erano stati sottoposti dagli attori all’esame sommario del giudice medesimo.

[9] In particolare, le piattaforme digitali “Books3”, “LibGen”, “Z-Library”, “The Internet Archive” sono state indicate nell’atto come fonte da cui sarebbero state acquisite alcune opere degli autori. I ricorrenti stessi hanno riportato nella Terza Memoria diversi scambi di corrispondenza fra i gestori di alcune di questi siti web e i funzionari di Meta, così da provare che vi fosse conoscenza della sorgente illecita di talune opere protette.

[10] Sul tema dell’intelligenza artificiale e del fair-use si possono leggere questi articoli:

https://www.hbritalia.it/homepage/2023/06/26/news/intelligenza-artificiale-le-regole-limitano-lo-sviluppo-tecnologico-15591

[11] La tesi secondo cui la semplice rimozione delle informazioni sul regime dei diritti dalle opere utilizzate per il training dei modelli di IA non costituirebbe violazione è stata presa in esame dai giudici statunitensi nella causa fra Raw Story contro Open AI nel corso della quale, l’assenza dell’evidenza che Chat GPT avesse dato come prodotto un’opera priva di elementi protettivi e identificativi della sua provenienza, oltre che della prova della loro disseminazione, non possa causare un danno ai ricorrenti. Cfr. Raw Story Media v. Open AI Inc., 2024 WL 4711729 S.D.N.Y. del 7 novembre 2024.

Inoltre, nella class-action pendente fra Joe Doe 1 v. Github Inc. la Corte del Distretto Nord della California con ordinanza del 27 settembre 2024 che respinge le richieste dei ricorrenti in base alle norme della Section 1202(b) del Digital Millennium Copyright Act per l’assenza del requisito di identità fra l’opera originale da cui provengono le informazioni sulla gestione del diritto d’autore e quella oggetto di trattamento in seno al modello di intelligenza artificiale. Il provvedimento certifica una precedente decisione di rigetto della domanda dei ricorrenti relativa alle rivendicazioni di violazione delle norme a tutela delle informazioni sulla gestione dei diritti resa il 24 giugno 2024 (Case 4:22-cv-06823-JST)

[12] Qui la sentenza sul caso Andy Warhol Foundation for the Visual Arts v. Lynn Goldsmith del 18 maggio 2023: https://www.supremecourt.gov/opinions/22pdf/21-869_87ad.pdf

[13] Ci sono attualmente oltre trenta cause pendenti di fronte alle corti statunitensi in tema di diritto d’autore e intelligenza artificiale. Per una breve lettura dei principali temi trattati in alcuni dei primi casi sottoposti ai giudici in tema di IA si richiamano gli articoli riportati alla nota n. 10.

[14] Per inquadrare l’argomento si può leggere questo intervento: https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/ia-e-diritto-dautore-regole-e-accordi-per-il-futuro-dei-media-le-tendenze-in-atto/

[15] Riportiamo di seguito quanto in precedenza scritto in merito a tale causa: “si tratta della controversia giudiziale che vede coinvolta l’agenzia fotografica Getty Images Inc., la quale ha convenuto in giudizio il motore di intelligenza artificiale, “Stability AI”, in due separate cause in corso di fronte rispettivamente all’High Court di Londra (EWHC) e ai giudici del Delaware. Al momento attuale la controversia pendente di fronte all’EWHC include, fra le domande avanzate da Getty Images, oltre alle violazioni dei diritti d’autore e dei diritti connessi anche la violazione della propria “banca di dati” (di cui alla Direttiva dell’UE 96/9/CE) e gli atti di concorrenza sleale susseguenti all’appropriazione e alla messa a disposizione del pubblico della loro elaborazione. Tali domande sono state oggetto di emendamento dell’originario atto introduttivo, che ricalcava quello presentato in precedenza di fronte alle Corti statunitensi, e sono state ammesse dalla giudice inglese all’udienza del 1° dicembre 2023, la quale ha altresì rigettato le eccezioni di carenza di giurisdizione sollevate da Stability AI”.

[16] Si tratta di una class-action intrapresa da alcuni autori di opere letterarie e la NVIDIA Corp. L’atto introduttivo del giudizio è del 2 maggio 2024 e la causa è radicata di fronte alla Corte del Northern District of California. Andre Dubus III e gli altri ricorrenti hanno formulato domanda di assegnazione della decisione della causa alla giuria popolare, in quanto la convenuta, al pari di quanto asseriscono gli autori che agiscono nelle altre controversie sora tratteggiate, si sarebbero appropriati del testo di migliaia di opere letterarie protette, facendo uso della tecnologia denominata “NeMo Megatron” che fa parte dei sistemi LLM (Large Language Models) di cui dispone la convenuta, allo scopo di generare opere derivate da quelle dei ricorrenti.

[17] Anche per questa causa si riporta una sintesi tratta da nostri precedenti lavori: la controversia “vede opposte, di fronte al Circuit Judge Leonard P. Stark – e da ultimo Stephanos Bibas – della U.S. District Court del Delaware, la Thomson Reuters Enterprise Centre GmbH e la West Publishing Corporation contro la Ross Intelligence Inc. L’oggetto del contenzioso riguarda (…) lo sfruttamento da parte della Ross Intelligence Inc. di contenuti della piattaforma “Westlaw” posseduta da Thomson Reuters, il cui business si incentra sulla fornitura di servizi di supporto alle attività dei legali. Secondo la prospettiva dei fatti offerta dagli attori, la Ross Intelligence avrebbe utilizzato un terzo sottoscrittore dei servizi di “Westlaw” per impossessarsi delle informazioni contenute nella banca di dati dell’impresa, allo scopo di utilizzarli per creare un prodotto concorrente con quello della società controllata dagli attori, basato su algoritmi di IA. La difesa della convenuta mira, invece e in particolare,[9] a fare valere l’eccezione del “Fair-use”, cioè rivendica la sussistenza di un’eccezione ai diritti esclusivi che competono ad autori e produttori (in essi compresi gli editori), eccezione che sarebbe idonea a legittimare l’estrazione da parte di Ross Intelligence dei dati facenti parte della piattaforma digitale “Westlaw” per fini di studio e di ricerca, finalizzando le informazioni acquisite alla creazione di un servizio innovativo rispetto a quelli esistenti sul mercato in quanto basato sull’IA, così da indirizzare il prodotto a un pubblico di clienti diverso e separato rispetto a quello di “Westlaw”.

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