Il processo antitrust intentato dalla Federal Trade Commission (FTC) contro Meta Platforms rappresenta una delle battaglie regolatorie più significative degli ultimi anni e si inserisce in un contesto di crescente attenzione normativa e accademica nei confronti del potere concentrato delle piattaforme digitali.
L’accusa centrale è che Meta detenga un monopolio illecito, costruito attraverso acquisizioni strategiche – in particolare quelle di Instagram (2012) e WhatsApp (2014) – finalizzate non a migliorare i servizi per l’utenza, ma a neutralizzare potenziali concorrenti emergenti. Questo approccio si incardina pienamente nella dottrina giuridica del cosiddetto “killer acquisition“, ossia l’acquisto di aziende nascenti da parte di incumbent con l’obiettivo primario di impedirne lo sviluppo autonomo e competitivo.
Indice degli argomenti
Meta, ridefinizione del potere di mercato digitale
La strategia difensiva di Meta, tuttavia, si fonda su un ribaltamento del quadro di riferimento: non più social network come ambienti statici destinati alla connessione interpersonale, ma ecosistemi fluidi dominati da dinamiche di intrattenimento e consumo passivo, ove TikTok rappresenta oggi un concorrente formidabile.
Questo argomento, giuridicamente non privo di fondamento, solleva una questione cruciale: come definire il mercato rilevante nell’epoca della convergenza funzionale delle piattaforme digitali?
Infatti, Facebook e Instagram, nati come strumenti di connessione tra utenti, hanno progressivamente adottato interfacce e meccanismi algoritmici simili a quelli di TikTok, con un’evidente ibridazione tra social networking e content entertainment, pertanto, la risposta a questa domanda è determinante: se il mercato viene circoscritto all’interazione tra utenti a fini personali, Meta può legittimamente essere accusata di monopolio; se invece si adotta una concezione più ampia e dinamica, allora la presenza di TikTok, YouTube Shorts e simili indebolisce la tesi dell’egemonia di Meta.
Dominio informazionale e dinamiche relazionali
Ma la questione non è solo di mercato e concorrenza: c’è un nodo sostanziale che riguarda la natura del potere informazionale detenuto da queste piattaforme e l’impatto sulla privacy e sui diritti fondamentali degli utenti.
La trasformazione delle piattaforme da strumenti sociali a macchine predittive alimentate da algoritmi di raccomandazione implica una radicale mutazione dell’ambiente digitale: non più reti relazionali spontanee, ma flussi di contenuto altamente ottimizzati per la massimizzazione dell’attenzione e del tempo di permanenza. Questo cambio di paradigma introduce un elemento di opacità e di disallineamento tra l’interesse dell’utente (interagire con i propri contatti) e l’interesse della piattaforma (massimizzare l’engagement, anche tramite contenuti non richiesti) e in questo senso, l’argomento della FTC secondo cui Meta avrebbe mantenuto una posizione dominante proprio attraverso il controllo delle dinamiche relazionali è coerente con una lettura sistemica del potere digitale.
Meta e antitrust: convergenza delle piattaforme e il potere di mercato digitale
La testimonianza del dirigente TikTok, secondo cui l’app non sarebbe un “social” ma un “content app” con funzioni sociali, rafforza paradossalmente l’argomentazione di Meta, suggerendo che la concorrenza avviene non tanto sul piano funzionale (chat, post, stories) quanto su quello esperienziale e cognitivo.
L’algoritmo di TikTok è progettato per mantenere l’utente immerso in un flusso di contenuti impersonali ma iper-pertinenti, esattamente come oggi accade su Instagram Reels o Facebook Watch, quindi la convergenza delle interfacce rende difficile distinguere i mercati e ciò pone un dilemma regolatorio di estrema complessità: è possibile aggiornare la definizione di mercato rilevante nei procedimenti antitrust per tener conto della fungibilità funzionale e dell’effetto di sostituzione esperienziale tra piattaforme?
Privacy e manipolazione nel mercato digitale
Parallelamente, emergono tensioni fortissime sul piano del trattamento dei dati personali. La sovrapposizione tra social e intrattenimento comporta che le piattaforme raccolgano dati non solo per personalizzare contenuti, ma per modellare i comportamenti e le preferenze degli utenti attraverso sistemi di intelligenza artificiale sempre più raffinati. In tale contesto, la difesa della privacy non può più limitarsi al consenso informato o al diritto di accesso, ma deve abbracciare una visione più ampia di autodeterminazione informativa e protezione dalle manipolazioni cognitive.
Il fatto che TikTok abbia progressivamente incorporato funzioni sociali (come la sezione “Amici”) e che Meta abbia a sua volta integrato logiche algoritmiche simili a quelle di TikTok mostra quanto sia labile il confine tra social network e strumento di sorveglianza predittiva.
Antitrust e Meta: le sfide future nella misurazione del potere di mercato digitale
Il giudice Boasberg ha giustamente chiesto se “le differenze tra piattaforme non siano mere variazioni di grado”, in tale contesto è chiaro che la sua domanda va ben oltre la contingenza processuale e tocca una delle sfide più profonde del diritto della concorrenza nell’era digitale: come misurare il potere di mercato quando le metriche tradizionali (quota, prezzo, barriere all’ingresso) non colgono la complessità dei flussi informativi e delle architetture persuasive? La risposta a questa domanda richiede un aggiornamento delle categorie giuridiche, una maggiore attenzione all’interazione tra potere economico e potere epistemico e una consapevolezza crescente del ruolo che la privacy gioca come diritto abilitante nell’ecosistema digitale.
In conclusione, il processo alla FTC contro Meta non riguarda solo il passato delle acquisizioni, ma il futuro della regolazione delle piattaforme.
Quali strumenti avranno le autorità per valutare il potere digitale in un contesto in cui le tecnologie cambiano più velocemente del diritto? Quale ruolo avrà la privacy nella definizione delle condizioni di concorrenza leale? E, infine, in un ambiente dominato da logiche algoritmiche che sfumano i confini tra informazione, intrattenimento e relazione, è ancora possibile parlare di mercati separati o è necessario pensare in termini di ecosistemi convergenti, dove ciò che conta è il controllo sull’attenzione e sull’infrastruttura cognitiva della società digitale?