Gli attacchi di panico costituiscono una fra le esperienze più intense e di maggior inquietudine da cui capita di venire soverchiati.
Di solito in un periodo di apparente serenità, il cuore inizia a battere all’impazzata facendo pensare, a chi ne soffre, di avere un infarto tanto da spingerlo a correre con urgenza al Pronto Soccorso; in altre forme di crisi di panico accadono invece delle vertigini tali da far perdere la tradizionale stabilità posturale: esse giungono fino allo svenimento con la susseguente vacillazione della sicurezza esistenziale del soggetto.
Non di rado, l’impressione appare comunque quella di avere un disturbo soltanto somatico e la cura inizialmente cercata è di tipo medico. Quando il medico di base, un cardiologo, un gastroenterologo o un neurologo spiegano che si tratta invece di un problema di origine psichica l’effetto che ne deriva non risulta molto rassicurante. Non bastano poche parole pronunciate dal personale sanitario o una diagnosi di matrice psicosomatica a tranquillizzare queste persone.
La loro vita ormai non è più la stessa: è radicalmente cambiata con l’acutizzarsi di una serie di paure e con una restrizione degli spazi di autonomia del soggetto che tende progressivamente a cercare un rifugio in luoghi sicuri come il proprio domicilio.
I gruppi di auto-aiuto
Tra le raffigurazioni più comuni dell’esperienza del panico vi è quella di un terrore diffuso nella folla spaventata quando ciascuno viene soggiogato da una confusione spaesante. In effetti, si pensa al panico collettivo in occasioni quali attentati terroristici, conflitti bellici, terremoti, tsunami e per certi versi pandemie come quella da coronavirus degli scorsi anni. Freud stesso ascriveva il panico alla cessazione di legami affettivi collettivi mentre situava l’angoscia a proposito del venir meno di legami affettivi individuali.
Fra le cure più indicate per chi ha subito degli attacchi di panico un posto di rilievo è e rimane quello riservato alle psicoterapie, soprattutto quelle di orientamento psicoanalitico; si dimostrano avvertite della complessità di tali situazioni le quali, se accolte con docilità e delicatezza, tendono ad avere un’evoluzione molto favorevole. Non è però senza motivo che pure i gruppi di auto-aiuto denominati anche gruppi di mutuo-aiuto si dimostrano un sostegno adeguato.
Hanno come prototipo quelli specifici di Alcolisti Anonimi, la più antica organizzazione di self-help, sorta quasi un secolo fa negli Stati Uniti e ormai diffusa in tutto il mondo con una rete capillare che propone riunioni di gruppo per etilisti e persino per i loro familiari dimostrandosi efficace nel trattamento di questa piaga sociale.
I gruppi di self-help vengono proposti anche come opportunità per chi presenta problemi di depressione, disturbi alimentari e appunto crisi di panico. Opero come consulente della LIDAP (Lega Italiana contro il Disturbo da Attacchi di Panico, d’ansia e d’agorafobia) dal 2001. In questi anni, ho svolto decine di colloqui di orientamento per persone che intendevano partecipare ai suddetti gruppi. La tesi più plausibile quanto al valore dei gruppi di auto-aiuto con casi di attacchi di panico è che, in persone subissate dal crollo di legami affettivi collettivi per esempio in seguito a sfaldamenti familiari o delle organizzazioni alle quali si sentivano appartenenti, vadano a ricomporre un legame sociale e di amicizia.
I gruppi online
A fianco alla trentennale esperienza di gruppi d’auto-aiuto in presenza, ubicati su buona parte del territorio nazionale e ospitati da varie realtà sensibili alle questioni sociali, già prima del lockdown la LIDAP avviava delle esperienze di gruppo online. Si svolgevano su Skype quale piattaforma per videochiamate all’epoca più diffusa. Se ne giovavano persone con forme di panico molto importanti che gli impedivano di recarsi in un’istituzione socio-sanitaria o nello studio di un clinico e che giungevano ad avere enormi difficoltà a spostarsi dalla propria abitazione.
In queste situazioni, che vanno differenziate dal ritiro sociale volontario dei cosiddetti hikikomori, vi sarebbe l’intenzione di ricominciare a uscire e a frequentare contesti sociali, ma il panico di fatto lo impedisce. Con questi casi, a parte un eventuale percorso di cura a livello domiciliare, l’unico trattamento praticabile consisteva nel partecipare dalla propria dimora a un gruppo di auto-aiuto online.
Come è stato già più volte sottolineato, l’esperienza del lockdown con l’accelerazione della digitalizzazione del mondo e della clinica a essa correlata, ha sdoganato le sedute di psicoterapia svolte da remoto.
Come funziona l’auto aiuto online
Sul versante della LIDAP, pur rimanendo attivi alcuni gruppi in presenza in qualche area geografica d’Italia, si è notato come la crescente fiducia nei dispositivi digitali abbia causato un incremento delle richieste di partecipare a gruppi di auto-aiuto online. Si svolgono ormai gruppi online ogni sera, dal lunedì al venerdì, alcuni dopocena e altri a inizio serata.
Per ricevere il link e venirvi ammessi, ci si associa dopo un colloquio di orientamento effettuato con il sottoscritto o con altre colleghe e altri colleghi che operano come consulenti in tutta la nazione. Se le condizioni lo permettono, si sceglie il gruppo confacente alle proprie disponibilità di giorno e orario. I gruppi sono coordinati da facilitatori, persone che hanno avuto o hanno tuttora esperienza di attacchi di panico e di partecipazione a gruppi LIDAP; alcuni di loro ricoprono ruoli di responsabilità nel contesto associativo da molti anni mentre altri hanno assunto la funzione di facilitatore proprio in questi ultimi tempi e perciò senza aver vissuto precedenti esperienze di gruppi in presenza.
Varia il numero di persone partecipanti a ciascun gruppo: oscilla da un minimo di 5/6 persone fino a un limite di 10/12 oltre il quale vi sarebbe davvero troppo poco spazio di parola per ciascuno. Trattandosi di gruppi in cui si può entrare e uscire liberamente, connettendosi gratuitamente senza oneri in caso di assenza, non sono rare brevi apparizioni in stile toccata e fuga. Questo fenomeno dei cosiddetti drop-out, del frequente assentarsi agli appuntamenti senza prima avvisare, si riscontra d’altronde spesso anche nelle psicoterapie svolte sulle piattaforme. Tale volubilità del gruppo online lascia comunque di solito intatto il nucleo maggiormente militante, il perno del collettivo. Questo perno assume l’onere dell’organizzazione e costituisce un fattore cruciale per un saldo funzionamento del gruppo di self-help permettendo ad altri partecipanti di avere un ruolo comunque proficuo ma più defilato, di osservazione e di ascolto fino a quando lo desiderano.
La distribuzione di genere e l’età media dei partecipanti
La distribuzione di genere è di circa il 70% di donne e 30% di uomini. Tali percentuali confermano la diffusione del fenomeno clinico del panico in modo trasversale fra i sessi, sia pure con una lieve prevalenza fra le donne.
L’età media dei partecipanti è intorno ai 50 anni ma i nuovi ingressi sono solitamente nella fascia fra i 30 e i 40 anni; questo dato più recente dimostra la crescente aspettativa riposta nei dispositivi digitali e, dunque, anche nei trattamenti online fra i giovani. L’impressione, anche dal mio vertice di docente universitario, è che i ventenni pur essendo nativi digitali gradiscano poco le cure online. Alcuni sostengono si tratti soprattutto di una sorta di rifiuto degli schermi dopo la biennale esperienza della DaD o delle lezioni universitarie da remoto; un’altra ipotesi si basa maggiormente sulle condizioni abitative e perciò sulla difficoltà di avere uno spazio intimo e riservato, per potersi dire liberamente, nella casa dei genitori ove ancora abitano.
Un dato molto rilevante è quello del ceto economico in prevalenza medio-basso fra chi partecipa al gruppo. L’assenza di un pagamento e la comodità d’accesso alla connessione senza oneri di danaro per lo spostamento verso un’istituzione o verso lo studio di un clinico sono evidentemente fra i motivi della diffusione dei gruppi di auto-aiuto online.
Come vengono gestiti i gruppi di auto-aiuto online
Fanno parte del gruppo, soprattutto con il suddetto ruolo di facilitatore, persone che si sono associate alla LIDAP molti anni fa. Vi rimangono per spirito di solidarietà, per compiere una forma di volontariato, per mantenere una forma d’amicizia o comunque delle relazioni, per conservare uno spazio umano di interazioni positive, per ritrovarvi uno scambio di esperienze sebbene la fase critica del panico sia ormai soltanto un vago ricordo. Precisato questo, il tempo medio di permanenza nel gruppo da parte di coloro che vi partecipano con assiduità è di circa 3 anni.
Gli argomenti di discussione
Confrontarsi con persone che soffrono per problemi simili, rispecchiarsi in loro, poter descrivere le proprie paure senza dover spiegare nel dettaglio di cosa si tratta, ascoltare le invenzioni e le soluzioni da loro trovate risulta un ottimo supporto. Superare quella drammatica sensazione di essere soli con i propri disturbi e di essere i soli alle prese con certi sintomi a volte invalidanti si dimostra toccante, commovente ed efficace. Nel gruppo si parla dunque della difficoltà a guidare in autostrada, a prendere la metropolitana, a salire in ascensore, ad allontanarsi da casa. Fondamentale è un contesto nel quale ci si sente ben accettati, accolti, senza timore di venire giudicati negativamente in seguito ai propri sintomi mentre raramente questo avviene altrove, con persone che probabilmente non capirebbero e con le quali risulta imbarazzante scendere nei dettagli.
Molte volte il percorso nel gruppo di auto-aiuto viene affiancato da un trattamento psicofarmacologico e/o da una psicoterapia individuale: non sono esperienze incompatibili e ci si confronta anche a proposito di questi percorsi.
Ovviamente il lavoro prosegue anche dopo l’incontro di gruppo in quanto le questioni sollevate portano a ulteriori elaborazione nel tempo successivo alla riunione e antecedente quella successiva.
Conclusioni
La pandemia ha ormai definitivamente sdoganato la prassi della telemedicina e della psicoterapia effettuata da remoto; anche contesti non strettamente clinici ma comunque di una certa efficacia come quello dei gruppi di auto-aiuto hanno visto l’incremento del loro svolgimento online. In quest’ultimo ambito, l’auto-aiuto in videochiamata si dimostra particolarmente importante nel caso di persone che soffrono di attacchi di panico le quali traggono giovamento dalla condivisione di esperienze con chi vive problemi simili e sta trovando delle valide soluzioni per risolverli.