biologia molecolare

Crispr: il DNA si cura, la medicina cambia. Ecco gli ultimi successi



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Base editing e Prime editing sono varianti e miglioramenti della forbice molecolare. Ecco le ultime novità sulle terapie basate sull’applicazione della tecnologia Crispr in clinica e il caso Beam-302

Pubblicato il 30 apr 2025

Dario Besusso

Ricercatore Università degli Studi di Milano



CRISPR in clinica: le forbici genetiche che stanno cambiando la medicina

Dalle malattie del sangue alle lesioni spinali, le prime applicazioni cliniche della tecnologia CRISPR segnano una nuova era nella medicina di precisione. Ecco come funziona e cosa aspettarsi nei prossimi anni.

Crispr nella realtà clinica

Crispr è un acronimo tecnico (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) che nasconde un concetto rivoluzionario: la possibilità di modificare il DNA umano con precisione, efficienza e a relativo basso costo.

Si tratta di una tecnologia di “taglia e cuci” genetico, derivata da un meccanismo naturale presente nei batteri, che sfruttando i processi riparativi della cellula stessa, consente di correggere errori nel codice genetico responsabili di malattie gravi, ereditarie e non solo.
Negli ultimi dieci anni, Crispr è passata dai laboratori alla realtà clinica, e oggi siamo di fronte a una svolta.

I primi pazienti trattati con terapie basate su CRISPR mostrano risultati concreti e incoraggianti.

Come funziona l’editing genomico

Immaginiamo il DNA come un lungo testo scritto con quattro lettere: A, T, C, e G. Un errore anche in una sola “lettera” può causare malattie anche serie che possono riguardare qualsiasi distretto tissutale, compreso il cervello.

CRISPR utilizza un enzima chiamato Cas9, guidato da una molecola di RNA, per individuare quasi esclusivamente la sequenza genetica difettosa per modificarla con precisione. Una volta aperta la doppia elica del DNA, è possibile correggere l’errore, eliminare un gene difettoso o persino inserirne uno nuovo.

Le varianti: base editing e prime editing

A differenza delle vecchie tecniche di ingegneria genetica, CRISPR è estremamente versatile, precisa e veloce. Ma, come ogni nuova tecnologia, presenta anche degli aspetti negativi.

Nella sua forma originale basata sull’attività dell’enzima Cas9, la rottura completa del doppio filamento di DNA può determinare effetti secondari dannosi per la cellula con conseguenze difficili da prevedere. Per questo motivo, più recentemente sono stati sviluppati molteplici varianti e miglioramenti della forbice molecolare, come il base editing (che consente di modificare singole lettere del DNA senza tagliarne la doppia elica) o il prime editing, ancora più preciso.

Dal laboratorio alla clinica: i primi successi terapeutici

Il primo trattamento CRISPR approvato in Europa è stato quello dell’anemia falciforme.

Nel Regno Unito, a inizio 2025, il Servizio Sanitario Nazionale ha approvato una terapia basata su CRISPR, chiamata “exa-cel”, per curare l’anemia falciforme e la β-talassemia.

Queste sono malattie ereditarie del sangue che causano gravi complicanze, dolori cronici e, spesso, una ridotta aspettativa di vita.

Exa-cel prevede il prelievo delle cellule staminali del sangue del paziente, la modifica del gene difettoso in laboratorio tramite CRISPR e la reinfusione delle cellule corrette, con una procedura non troppo distante da quella praticata in campo oncologico.

I risultati clinici sono stati particolarmente incoraggianti: quasi tutti i pazienti trattati hanno smesso di soffrire di crisi dolorose e non hanno più bisogno di trasfusioni continue.

Per circa 50 pazienti ogni anno, per cui un trapianto da donatore non è un’opzione, questa terapia rappresenta una vera svolta.

Questo primo impiego clinico di CRISPR nasce a partire da condizioni particolarmente favorevoli per la sua applicazione che permettono di ottimizzarne la specificità cellulare e l’efficienza di modificazione.

Infatti, la modificazione avviene ex vivo nell’ambiente controllato del laboratorio e non direttamente nel paziente ed è una modificazione che prevede la “distruzione” di una specifica sequenza e non il ripristino ordinato di un gene (distruggere qualcosa è sempre più semplice che ricostruirlo).

I successi in Cina

In parallelo, anche la Cina sta registrando importanti successi. L’azienda
CorrectSequence Therapeutics ha sviluppato CS-101, una terapia per la β-talassemia trasfusione-dipendente basata su una tecnica di base editing, ancora più raffinata del CRISPR tradizionale in quanto non prevede la rottura della doppia elica del DNA.
Il primo paziente sottoposto al trattamento è rimasto libero da trasfusioni per oltre due mesi e ha mantenuto livelli di emoglobina normali.

Questo significa non solo un miglioramento clinico, ma anche una migliorata autonomia nella vita quotidiana.

Il caso BEAM-302: correggere il DNA direttamente nel paziente con una sola infusione

Uno dei casi più promettenti nella nuova frontiera dell’editing genetico riguarda una malattia rara ma devastante: la deficienza di alfa-1 antitripsina (AATD), che colpisce sia i polmoni, causando enfisema precoce, sia il fegato, portando a cirrosi anche in giovane età.

La svolta arriva dal farmaco sperimentale BEAM-302, una terapia che utilizza il base editing per correggere direttamente nel fegato la mutazione genetica alla radice della malattia.

In uno studio clinico di fase 1, nove pazienti hanno ricevuto una singola infusione nel circolo sanguigno e, nel giro di poche settimane, i livelli della proteina corretta (AAT) sono saliti sopra la soglia protettiva, mentre la forma mutata e dannosa è diminuita drasticamente. La terapia è stata ben tollerata, senza effetti collaterali gravi, e gli effetti si sono mantenuti per mesi.

In pratica, per la prima volta, si è dimostrato che è possibile riparare una mutazione genetica nel DNA umano direttamente dentro il corpo, senza dover rimuovere o reinserire cellule.

Un risultato che non solo apre una concreta speranza per le persone affette da AATD, ma che valida un’intera piattaforma terapeutica per molte altre malattie genetiche del fegato e, potenzialmente, di altri organi.

Le sfide tecnologiche e bioetiche del futuro

Nonostante l’entusiasmo, le terapie CRISPR non sono ancora prive di rischi. Uno dei principali timori riguarda gli effetti off-target, ovvero tagli o modifiche accidentali del DNA in punti non previsti, che potrebbero generare mutazioni indesiderate.

Per questo motivo, molti studi clinici sono ancora nella fase iniziale o intermedia, con monitoraggi a lungo termine.

Una grande sfida continua ad essere rappresentata dalla precisione e specificità con cui gli strumenti di editing genetico arrivano alle cellule bersaglio, soprattutto per le terapie in vivo (cioè direttamente all’interno del corpo), rispetto a quelle ex vivo (su cellule prelevate e poi reinfuse).
Infine, restano aperti importanti interrogativi etici. Occorre chiedersi fino a che punto è giusto modificare il DNA umano, quali sono i limiti tra cura e miglioramento genetico e come garantire un accesso equo a queste terapie, spesso molto costose.

Uno sguardo avanti: medicina personalizzata e prevenzione

Le applicazioni cliniche di CRISPR sono destinate ad espandersi a molte altre patologie: tumori, malattie rare, disturbi neurologici, infezioni virali croniche come HIV ed epatite B.

Con l’evoluzione delle tecnologie di sequenziamento e diagnosi precoce, l’obiettivo è arrivare a una medicina sempre più personalizzata, dove il trattamento viene costruito su misura per il singolo paziente, in base al suo profilo genetico rendendo gli strumenti terapeutici sempre più efficaci.

L’efficacia di CRISPR nella pratica clinica

Siamo solo all’inizio di una nuova era per la medicina. Dopo anni di promesse, CRISPR è finalmente uscita dai laboratori e sta dimostrando la propria efficacia anche nella pratica clinica.

Se le sfide tecnologiche ed etiche verranno affrontate con responsabilità e trasparenza, le “forbici genetiche” potrebbero trasformare radicalmente il nostro modo di curare (e forse un giorno prevenire) molte delle malattie più complesse del nostro tempo.

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