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Realtà aumentata in Sanità nei trattamenti terapeutici, come si usa



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La realtà aumentata in Sanità offre nuove possibilità di terapia personalizzata, applicabile a diversi campi come nel caso delle cure per il dolore cronico e acuto: ecco in che modo

Pubblicato il 11 ago 2025

Riccardo Petricca

Esperto Industria 4.0 Innovation Manager



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La realtà aumentata sta conquistando uno spazio sempre più ampio in ambiti cruciali come la Sanità. La realtà aumentata è quella tecnologia che sovrappone elementi digitali – immagini, suoni, dati – al mondo reale, creando un “ibrido” capace di potenziare l’esperienza visiva e sensoriale. In sanità, questa capacità di “aggiungere” informazioni o simulazioni apre scenari rivoluzionari, specialmente nei trattamenti terapeutici e nella riabilitazione.

Come funziona l’AR nei trattamenti terapeutici

Nel contesto clinico, la AR viene impiegata in modo sempre più personalizzato. Un paziente colpito da ictus, ad esempio, può svolgere esercizi di riabilitazione motoria vedendo in tempo reale feedback visivi che lo guidano nei movimenti corretti. È un approccio che sostituisce (o affianca) le terapie tradizionali, aggiungendo un’interazione immersiva e una componente ludica che, non a caso, migliora la motivazione del paziente.

Questa idea di “gamification” applicata alla terapia non è solo un vezzo: studi hanno dimostrato come l’AR stimoli la neuroplasticità cerebrale – la capacità del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni – favorendo recuperi più rapidi e completi. Uno degli esempi più interessanti è rappresentato dai software di realtà aumentata che aiutano nella riabilitazione dell’arto superiore dopo un trauma o un intervento. Il paziente, indossando visori AR o utilizzando tablet dotati di apposite applicazioni, vede davanti a sé un avatar che simula i movimenti corretti. Ogni movimento sbagliato viene corretto in tempo reale, con suggerimenti visivi che trasformano l’esercizio in una sfida avvincente.

I benefici reali: dalla terapia fisica alla gestione del dolore

La cosa che sicuramente colpisce di più è come la AR riesca a rendere tangibile un concetto molto astratto: il feedback in tempo reale. È una rivoluzione rispetto ai metodi tradizionali, dove spesso la correzione del movimento arriva in ritardo, o peggio, è affidata solo alla memoria del paziente.

Ma l’AR non si ferma qui. Viene usata anche nella gestione del dolore cronico e acuto. Un’applicazione che sicuramente ha davvero stupito è quella in cui la AR crea un ambiente rilassante – una foresta virtuale, un paesaggio marino – che “distragga” la mente dal dolore. È come portare la terapia dell’immaginazione guidata a un livello più concreto e interattivo. Uno studio pubblicato su Pain Management ha mostrato come l’uso di ambienti AR e VR possa ridurre significativamente la percezione del dolore, sfruttando i meccanismi cerebrali dell’attenzione selettiva (Li et al., 2011).

Chirurgia e formazione: la AR come “seconda vista”

Non si può non citare il ruolo che la realtà aumentata gioca nella formazione medica e nella chirurgia. Immagina un chirurgo che, durante un intervento, vede proiettati sul corpo del paziente dati vitali, immagini radiologiche e percorsi vascolari, senza dover distogliere lo sguardo. È una sorta di “superpotere” che consente maggiore precisione e riduce i tempi di intervento.

Microsoft HoloLens, ad esempio, è già usato in alcuni ospedali per sovrapporre modelli 3D alle immagini TAC o RMN, creando una “guida visiva” durante le operazioni più delicate (Zhu et al., 2014). E qui entra in gioco anche la riduzione dello stress del medico: meno passaggi da un monitor all’altro, meno incertezze, più controllo sulla situazione.

Limiti e sfide dell’AR in Sanità

Certo, non bisogna farsi illusioni. Non mancano i limiti di queste tecnologie: la latenza delle immagini, la pesantezza dei dispositivi, la necessità di connessioni stabili e di un software che non si “impalli” nei momenti critici. E poi c’è la questione della personalizzazione: ogni paziente ha esigenze diverse, e i software AR devono essere adattabili, non “rigidi” come un guanto calzato male.

Anche la privacy è un nodo cruciale. I dispositivi AR spesso catturano immagini in tempo reale e trasmettono dati sensibili. La protezione di queste informazioni deve essere garantita da protocolli di sicurezza solidi, perché in sanità i dati personali valgono oro.

Un aspetto che affascina – e nel contempo preoccupa – riguarda l’impatto etico e psicologico. Se l’AR diventa uno strumento di terapia, quali implicazioni ha sulla percezione del corpo e della malattia? Siamo sicuri che questa “virtualizzazione” del percorso di cura non allontani il paziente dall’esperienza reale? È una domanda che resta aperta e la risposta sta nell’uso equilibrato di queste tecnologie.

La speranza è che la AR non sostituisca mai il rapporto umano tra medico e paziente, ma lo arricchisca. La sfida, quindi, non è solo tecnica, ma anche culturale. E come sempre accade, la tecnologia – se ben usata – può diventare un alleato prezioso, non un nemico.

Il futuro della realtà aumentata in Sanità

Guardando avanti, la AR sembra destinata a integrarsi sempre più nei percorsi di cura. Le startup che sviluppano app AR in campo terapeutico stanno crescendo a vista d’occhio, e le collaborazioni tra ospedali, centri di ricerca e aziende tech si moltiplicano. È un segnale chiaro che la direzione è tracciata.

Sicuramente la vera svolta arriverà quando questi strumenti saranno accessibili a tutti – non solo ai grandi ospedali universitari, ma anche ai centri di riabilitazione più piccoli. La democratizzazione della AR in Sanità potrebbe davvero fare la differenza, portando terapie più efficaci e personalizzate a chiunque ne abbia bisogno.

Bibliografia

Zhu, E., Hadadgar, A., Masiello, I., & Zary, N. (2014). Augmented reality in healthcare education: an integrative review. PeerJ, 2, e469. https://doi.org/10.7717/peerj.469

Akçayır, M., & Akçayır, G. (2017). Advantages and challenges associated with augmented reality for education: A systematic review of the literature. Educational Research Review, 20, 1–11. https://doi.org/10.1016/j.edurev.2016.11.002

Li, A., Montaño, Z., Chen, V. J., & Gold, J. I. (2011). Virtual reality and pain management: current trends and future directions. Pain Management, 1(2), 147–157. https://doi.org/10.2217/pmt.10.15

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