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Telemedicina: aspetti legali e responsabilità del medico



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La telemedicina consente diagnosi, consulti e monitoraggi a distanza grazie alle tecnologie digitali. Questo approccio innovativo solleva importanti questioni legali che spaziano dalla responsabilità professionale alla protezione dei dati sanitari

Pubblicato il 22 apr 2025

Floriana Capone

Avvocato specializzato in e-commerce

Vittorio Iaselli

avvocato presso Ecommerce Legale



Telemedicina in Italia: facciamo il punto sugli investimenti del PNRR

La telemedicina permette ai medici di curare i pazienti a distanza grazie alle tecnologie digitali. Nata come risposta alla pandemia, oggi è una realtà sempre più presente nel nostro sistema sanitario. Dalla televisita al teleconsulto, passando per i dispositivi intelligenti per il monitoraggio della salute, la sanità digitale apre nuove opportunità ma anche interrogativi legali: dalla responsabilità del medico alla tutela dei dati personali.

Introduzione alla telemedicina

Con telemedicina si intende l’insieme di servizi sanitari erogati a distanza grazie alle tecnologie informatiche. Nata come esigenza durante la pandemia da COVID-19, oggi è una realtà consolidata nel nostro sistema sanitario, che consente ai medici di seguire i pazienti anche senza contatto fisico diretto.

Dal punto di vista normativo, il Decreto del Ministero della Salute 77/2022, “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale” ha definito ufficialmente la telemedicina come “una modalità di erogazione di servizi e prestazioni assistenziali sanitarie sociosanitarie a rilevanza sanitaria a distanza, abilitata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e utilizzata da un professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti (telemedicina professionista sanitario – assistito) o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari (telemedicina professionista sanitario – professionista sanitario)”.

Le applicazioni più comuni sono la televisita (visita medica online), il teleconsulto (confronto tra medici) e la telecooperazione (supporto a distanza tra operatori sanitari).
A supporto della telemedicina esistono strumenti tecnologici sempre più avanzati, come smartwatch, dispositivi per diabetici o pacemaker intelligenti, capaci di monitorare i parametri vitali e intervenire in caso di necessità. Questi rientrano nelle cosiddette mHealth applications, un settore in crescita che sfrutta la tecnologia dell’Internet of Things per migliorare la prevenzione e l’assistenza medica.

Accanto ai benefici, emergono chiare le nuove sfide legali, come quelle relative alla tutela dei dati sanitari, alla responsabilità medica nonché all’uso corretto dell’intelligenza artificiale, sempre più presente in sanità. Proprio per questi motivi, per garantirne un utilizzo efficace e sicuro, sarà fondamentale affrontare e risolvere le sfide legali ed etiche che la telemedicina comporta.

Vantaggi e svantaggi della telemedicina

La telemedicina offre numerosi vantaggi sia per i pazienti che per i professionisti sanitari.

Grazie alle tecnologie digitali, è possibile effettuare visite mediche online, fissare appuntamenti da casa e garantire assistenza anche a chi vive in aree remote, ha difficoltà motorie o scarse risorse. Le televisite permettono un monitoraggio costante per pazienti cronici, e migliorando la continuità delle cure.

Per i medici, la sanità digitale consente di ottimizzare i tempi e gestire un numero maggiore di pazienti. Inoltre, favorisce il confronto rapido con colleghi attraverso il teleconsulto medico legale, utile nei casi clinici complessi. Un ulteriore vantaggio, emerso in modo evidente durante l’emergenza COVID-19, è la possibilità di ridurre il rischio di contagio, limitando il contatto diretto con pazienti affetti da malattie infettive.

Tuttavia, l’uso di tecnologie informatiche nell’ambito medico non porta solo vantaggi ma anche diversi svantaggi. Uno dei principali è la ridotta accuratezza diagnostica in assenza di esame fisico, che può rendere difficile la diagnosi iniziale di alcune patologie, soprattutto nei casi in cui la sintomatologia del paziente richieda una valutazione diretta oppure si tratta di valutazioni “operatore dipendenti” (es. ecografia). Per questo motivo, le televisite sono generalmente più indicate per il monitoraggio di condizioni già diagnosticate o per il controllo di terapie in corso, piuttosto che per la diagnosi iniziale di patologie complesse. Inoltre, non tutti i pazienti hanno accesso a strumenti digitali adeguati: il cosiddetto divario digitale colpisce soprattutto anziani o persone con bassa alfabetizzazione tecnologica.

Infine, come già anticipato, l’uso di piattaforme digitali per la gestione della salute solleva importanti interrogativi legati alla responsabilità medica nella telemedicina e alla sicurezza dei dati nella teleassistenza. La trasmissione di dati sanitari richiede infatti standard elevati di protezione per evitare violazioni della privacy e dei dati personali, anche attraverso attacchi informatici.

Pertanto, affinché la telemedicina possa diventare uno strumento realmente efficace, serve un equilibrio tra innovazione, accessibilità e tutela legale. Solo attraverso un approccio bilanciato, che valorizzi i benefici e mitighi i rischi, sarà possibile integrare pienamente la telemedicina nella pratica clinica quotidiana, rendendola uno strumento affidabile e accessibile per tutti.

La responsabilità legale del medico nell’assistenza sanitaria a distanza

Uno dei temi più delicati della sanità digitale è la responsabilità medica nella telemedicina.

L’assenza di un contatto fisico diretto tra medico e paziente può incidere sulla valutazione clinica e sulle decisioni terapeutiche. In Italia, la normativa sulla telemedicina è ancora in evoluzione, ma alcune linee guida sono state fornite dal Ministero della Salute, in particolare con il già citato Decreto del Ministero della Salute 77/2022, che definisce la telemedicina come un atto sanitario a tutti gli effetti, soggetto agli stessi principi di appropriatezza e responsabilità della medicina tradizionale.

Il medico che opera a distanza è quindi tenuto agli stessi standard di diligenza, prudenza e perizia, come previsto dall’art. 590-sexies del Codice Penale e dalla Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017). Tuttavia, l’assenza di una normativa specifica per la responsabilità medica in telemedicina lascia spazio a incertezze interpretative.

Attualmente, la giurisprudenza italiana offre pochi precedenti, ma ribadisce che la telemedicina non può sostituire una visita in presenza quando è necessario un esame clinico diretto. Pertanto, affinché la telemedicina possa essere utilizzata in modo sicuro ed efficace, è fondamentale che i medici adottino protocolli chiari e che le istituzioni continuino a sviluppare una regolamentazione più dettagliata su questo tema.

Dal punto di vista dottrinale, sono stati ipotizzati diversi scenari di responsabilità medica connessi alla telemedicina, in cui l’errore non risiede tanto nell’uso della tecnologia, quanto nella scelta inappropriata di utilizzarla (o non utilizzarla). In particolare, potrebbero diventare sempre più frequenti due possibili casi di responsabilità sanitaria:

  • Il medico ricorre colpevolmente alla telemedicina: scegliendola quando sarebbe stato necessario un ricovero o una visita tradizionale;
  • Il medico omette colpevolmente di ricorrere alla telemedicina: non ricorrendo alla telemedicina quando sarebbe stato utile farlo, ad esempio per monitorare un paziente cronico a distanza.

In sostanza, il medico è tenuto a valutare in quali situazioni e in che misura la telemedicina possa essere impiegata a beneficio del paziente.

Un esempio giurisprudenziale risalente, ma significativo, è rappresentato dalla sentenza n. 9279 del 28 marzo 2003 della Cassazione Penale. In tale caso, tre medici furono condannati per omicidio colposo per aver seguito un paziente esclusivamente per telefono, senza predisporre la necessaria visita in presenza. La condanna non scaturì dal contenuto della prestazione sanitaria, bensì dalla erronea scelta di prescrivere diagnosi e terapie senza valutare la necessità di un esame clinico diretto.

Con l’evolversi delle tecnologie e della regolamentazione delle piattaforme di telemedicina, sarà essenziale continuare a seguire gli sviluppi normativi e giurisprudenziali per comprendere i confini della responsabilità professionale, al fine di tutelare al meglio sia i pazienti che i medici.

Privacy e protezione dei dati sanitari nella telemedicina

La privacy nella telemedicina è uno dei temi più delicati e dibattuti. Infatti, le piattaforme digitali utilizzate per erogare servizi sanitari trattano dati personali particolari, quali i dati sanitari, dati genetici o biometrici, tutelati in modo rigoroso dal GDPR, in particolare dall’art. 9, che riguarda i dati afferenti alla sfera più intima dell’uomo.

Uno degli aspetti cruciali della disciplina riguarda la base giuridica su cui si fonda il trattamento dei dati sanitari, ovvero la condizione che ne legittima la raccolta e l’utilizzo. A differenza del passato, oggi il trattamento dei dati sanitari non si basa sempre sul consenso dell’interessato: in ambito medico, infatti, il GDPR prevede ulteriori basi giuridiche, specificatamente indicate nel comma 2 dell’art. 9.

Per la telemedicina, l’art. 9, co. 2, lett. h) consente il trattamento dei dati sanitari senza consenso, quando è necessario per finalità di “medicina preventiva o di medicina del lavoro, valutazione della capacità lavorativa del dipendente, diagnosi, assistenza o terapia sanitaria o sociale ovvero gestione dei sistemi e servizi sanitari o sociali sulla base del diritto dell’Unione o degli Stati membri o conformemente al contratto con un professionista della sanità, fatte salve le condizioni e le garanzie di cui al paragrafo 3”.

Un’altra base giuridica rilevante è quella prevista dall’art. 9, co. 2, la lett. i), applicabile in casi di emergenza sanitaria pubblica.

Il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto più volte sulla questione della telemedicina, esprimendosi nel 2019 con riferimento alle mHealth applications e nel 2024 con un compendio specifico sulla telemedicina.

In particolare, il Garante ha chiarito che il consenso dell’interessato non è necessario quando il trattamento dei dati ha finalità esclusivamente sanitarie, in quanto si applica la lettera h) dell’art. 9 GDPR. Tuttavia, se il titolare del trattamento intende utilizzare i dati per finalità diverse, come promozione commerciale o marketing, è obbligato a ottenere un consenso espresso, informato, libero e inequivocabile dall’interessato.

Resta essenziale rispettare i principi di minimizzazione dei dati, sicurezza informatica e riservatezza, per garantire la sicurezza dei dati nella teleassistenza e tutelare i diritti dei pazienti. A tal fine, molte piattaforme digitali si affidano al supporto di professionisti specializzati in diritto digitale e sanità per una corretta implementazione delle misure richieste dal GDPR

Regolamentazione della telemedicina, il compendio del Garante

Nel 2024, il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato un compendio dedicato proprio alla regolamentazione della telemedicina, distinguendo tre categorie di soggetti:

  • Utenti: chi usa la piattaforma solo per prenotare visite o scegliere un medico. In questo caso serve il consenso (art. 9, co. 2, lett. a),
  • Pazienti: chi fornisce dati per diagnosi e cura. Qui il consenso non è richiesto, in base alla lettera h).
  • Professionisti sanitari: i medici che usano la piattaforma per lavorare non devono fornire consenso, poiché i loro dati sono trattati per l’esecuzione del contratto dei titolari delle piattaforme (art. 6, co. 1, lett. b).

Tuttavia, anche in questi casi, se i dati vengono utilizzati per scopi diversi da quelli sanitari – ad esempio per promozioni o campagne marketing – è obbligatorio raccogliere un consenso espresso, libero e informato.

Resta essenziale rispettare i principi di minimizzazione dei dati, sicurezza informatica e riservatezza, per garantire la sicurezza dei dati nella teleassistenza e tutelare i diritti dei pazienti. In questo contesto, le linee guida del Garante saranno sempre più centrali per bilanciare l’innovazione digitale con la protezione della privacy nel contesto sanitario.

Telemedicina tra opportunità e responsabilità

La telemedicina è una delle più importanti innovazioni nel settore sanitario. Offre vantaggi concreti: cure più accessibili, migliore gestione dei pazienti cronici, riduzione dei tempi e dei costi per i professionisti. Tuttavia, il suo impiego pone anche sfide complesse, che toccano ambiti clinici, giuridici, tecnologici e organizzativi.

Perché la regolamentazione delle piattaforme di telemedicina sia davvero efficace, serve un approccio integrato: medici, avvocati, ingegneri e istituzioni devono collaborare per definire standard condivisi. Solo così sarà possibile garantire sicurezza nella teleassistenza, protezione dei dati personali e chiarezza sulla responsabilità medica nella telemedicina.

Un quadro normativo solido, l’adozione di protocolli rigorosi e un’adeguata e costante formazione degli operatori sanitari sono le basi per un uso consapevole e sicuro della telemedicina, che tuteli i diritti dei pazienti e promuova un’evoluzione sicura del sistema sanitario.

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