Formazione e Innovazione

2025, anno zero per la scuola digitale: ecco le sfide educative



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Dall’AI come strumento metacognitivo alla formazione massiva dei docenti: il 2025 ridefinisce la scuola italiana. La vera sfida sarà trasformare questa tempesta di innovazioni in una didattica quotidiana realmente efficace e inclusiva

Pubblicato il 25 feb 2025

Daniela Di Donato

Docente di italiano (Liceo scientifico), PhD in Psicologia sociale, dello sviluppo e della Ricerca educativa presso Sapienza Università di Roma, esperta di metodologie didattiche, inclusione e uso delle tecnologie digitali a scuola.



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PNRR e i DM 19, 65 e 66 del 2023, l’educazione della Cittadinanza, le Pluriliteracies, l’AI a scuola, la valutazione, l’impatto delle vicine guerre in Ucraina e nei territori israeliano e palestinese sui modelli educativi, la sfida della ecosostenibilità e dell’educazione Green: sono solo alcune delle sfide che si annunciano per il 2025 nella scuola italiana.

La formazione digitale e il PNRR

Il 31 dicembre 2025 è a oggi il termine ultimo per la rendicontazione di tutte le attività di formazione del DM 66/2023, che però si dovrebbero concludere il 30 settembre 2025. Il DM 66/2023.

La linea di investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede infatti la “creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale”, con il coordinamento del Mim, la formazione di “circa 650.000 dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo, la creazione di circa 20.000 corsi di formazione”.

L’impatto della formazione sul sistema scolastico

Il target è altissimo, le scuole sono già in affanno, pressate da una overdose che sta letteralmente drogando di formazione. Ma l’impatto? Come misureremo l’effetto di questo bagno formativo sui miglioramenti organizzativi, l’apprendimento di studentesse e studenti, , la motivazione del corpo insegnante e la didattica? Si rischia di puntare a sopravvivere ai DM del PNRR, invece di digerire questo dirompente fiume di finanziamenti prima che generi uno tsunami organizzativo e di impegni per tutti, senza però che poi l’acqua defluisca rapidamente fino ad arrivare in aula e finalmente bagnare anche la didattica quotidiana.

La comunità di pratiche per l’apprendimento

Questo aspetto è decisamente più sfumato. Ci sarebbe un luogo nel quale pensare proprio a questo: “la comunità di pratiche per l’apprendimento”. Wenger, l’ideatore di questo costrutto, l’avrebbe meglio chiamata “comunità di pratica” per non confondere le buone pratiche, tanto citate nelle scuole, dalla pratica come raffinato luogo di negoziazione di significati, di crescita professionale dei docenti e di reificazione dei significati co-costruiti tra professionisti dell’educazione, ma il suo ruolo sta assumendo un significato un po’ distante dalla pedagogia della comunità che apprende: navigando tra i bandi dei vari istituti e ascoltando molti docenti che incontro nelle mie formazioni la “comunità di pratiche per l’apprendimento” sta diventando un gruppo che gestisce e sovrintende la formazione dei docenti, cioè un mero gruppo organizzativo, spesso formato dai tutor dei corsi in essere nelle scuole.

Occasione perduta? Siamo ancora in tempo per rettificare la direzione, chissà che non ci si accorga di quanto la comunità di pratica possa diventare il luogo di pensiero critico ed elaborativo dei professionisti di una scuola innovativa: sopra ogni commissione, gruppo o dipartimento, trasversale e orientata al benessere dei suoi componenti e della comunità. L’opportunità di passare da una gestione organizzativa ad un motore elaborativo, una regia per promuovere innovazione è davvero unica: ci vorrebbe un piccolo salto di qualità e l’acquisizione di competenze per guidare se stessi e la costruzione di artefatti, di modelli, di strutture flessibili per monitorare anche l’effetto dell’investimento economico straordinario in competenze, che il PNRR sta permettendo in questi mesi.

L’AI a scuola: sfide e opportunità

Altra sfida: l’AI a scuola. Da ChatGPT per copiare i compiti o farsi fare gli esercizi di matematica all’AI come compagna di viaggio, di un percorso di apprendimento che non si può permettere di ignorare la potenza elaborativa e il tempo di valore, che un uso guidato e supportato delle AI può offrire agli studenti e alle studentesse.

La metacognizione e l’interazione con l’AI

C’è uno spazio ancora misterioso, non troppo battuto dalle sperimentazioni che è quello transizionale della metacognizione. L’interazione con i sistemi come ChtaGPT va quindi analizzata come uno spazio transizionale, un’interazione creativa tra il partner umano e l’algoritmo che appartiene contemporaneamente al sé e al mondo esterno (Iannella, 2024): vale sia per la classe che per i docenti.

Le AI ci costringono a migliorare la descrizione delle aspettative, a descrivere con cura e competenza i risultati attesi, a trovare un linguaggio pulito e preciso: chi meglio di loro per esplorare tutti gli aspetti meta dell’apprendimento e della progettazione didattica? E lo scaffolding per spingere ed estendere di più la zona di sviluppo prossimale è il passo successivo (Di Donato, 2023a, 2023b).

La realtà delle AI e il fossato galileiano

Galilei sosteneva che la realtà è fatta di due cose: la realtà delle cose esperite, cioè il mondo sensoriale, soggettivo, mutevole e mutabile, e la realtà descritta da forme matematiche, oggettive e universali: dove si colloca la realtà delle AI? Il fossato galileiano è diventato un bassopiano? Se le AI sono in grado di tradurre il mondo sensoriale in dati elaborabili e viceversa allora la distanza si assottiglia: descrivono la realtà con modelli matematici, rappresentano il mondo e fanno previsioni, ma influenzano allo stesso tempo al percezione umana e della realtà, creando una sottile interfaccia tra mondo matematizzato e mondo esperito. Rimane il fatto che le AI non esperiscono il mondo, o meglio non come lo facciamo noi: la nostra esperienza ad oggi è irriducibile a modelli puramente computazionali, forse occorre acquisirne piena consapevolezza. Per questo il fossato rimane: ci dovremmo muovere in questo spazio, anche a scuola.

Creare valore nell’apprendimento

Una sfida importante e quella del creare valore: intorno all’apprendimento, allo sforzo, alla fatica di progettare ancora, del faccia a faccia che viviamo a scuola. Se è vero che il cervello crea indici (liste) e che la combinazione semantica di più canali simultaneamente crea una esperienza più potente di apprendimento, dovremmo cominciare a chiederci come servirci al meglio della potenza organizzativa delle AI generativo conversazionali per aiutarci a consolidarle queste liste e ad elaborarle in modo personale.

Verso una scuola innovativa e sostenibile

I cambiamenti attesi dovrebbero riversarsi abbondantemente sui processi valutativi, lo sviluppo di una autentica inclusione, il benessere personale di studenti e docenti, a favore di un clima collaborativo, disteso, ma energicamente orientato al miglioramento di tutta la scuola. Sarà così? O meglio stiamo facendo in modo che ci sia una possibilità che sia davvero così?

L’anno europeo della cittadinanza digitale

Il 2025 è anche l’anno europeo della cittadinanza digitale, che riguarda la formazione degli studenti come cittadini consapevoli, responsabili e partecipi, capaci di contribuire alla vita democratica e al benessere della società. Learn, Connect, Engage, Thrive Together: questo il motto che la Conferenza permanente dei 46 ministri dell’istruzione degli stati membri del Consiglio d’Europa ha stabilito, designando l’anno 2025 come “Anno europeo dell’educazione alla cittadinanza digitale” nella sua ventiseiesima sessione del 29 settembre 2023. L’iniziativa mira ad affrontare l’urgente necessità di maggiori sforzi e investimenti nell’educazione alla cittadinanza digitale, per rispondere efficacemente alle sfide e alle opportunità emerse o amplificate dalle tecnologie e dall’ambiente digitali e mira a fornire ai cittadini le competenze necessarie per prosperare in una società digitalmente connessa, incoraggiando un senso di responsabilità condivisa, la partecipazione democratica e i diritti umani online. Che cosa faremo per potenziare la cittadinanza digitale a fronte anche della revisione delle “nuove” Indicazioni nazionali, che non sono ancora uscite, ma che sembrano riportare le tecnologie digitali ad un mero ruolo di “ibridazione” dei curricola?

Prospettive future

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina abbiamo accolto migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bambine che fuggivano dal paese per permettere loro di andare a scuola con noi. Che cosa ha comportato questo flusso di migrazione nei nostri contesti, come abbiamo reagito all’accoglienza emergenziale e come stanno proseguendo le attività didattiche e di ricerca nei contesti di guerra in questo momento? Credo sarebbe importante chiederselo e ipotizzare che anche questa sarà una sfida da considerare per il futuro: le famiglie si sposteranno sempre di più e sempre più in fretta per motivi legati ai conflitti, ai cambiamenti climatici, alla miseria, alle discriminazioni di genere. Ci stiamo preparando a classi flessibili e multiculturali o è uno scenario che consideriamo remoto e frammentato?

Alla fine di marzo si terrà una importante conferenza organizzata dal Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina, dall’ Università Nazionale della Precarpazia Vasyl Stefanyk e dall’Istituto educativo e scientifico di Kolomyia dal titolo: “Scienza pedagogica e pratica educativa in condizioni di guerra: sfide, esperienze, prospettive”.

L’incontro tratterà temi come gli studi scientifici e pedagogici in tempo di guerra, la scienza dell’educazione ucraina di fronte alla digitalizzazione, lo sviluppo dell’inclusione scolastica nel periodo bellico e postbellico, le dimensioni innovative dell’educazione moderna, gli studi storici, culturali, linguistici e letterari nel contesto bellico, la spinta etnoculturale delle scienze umane nazionali nelle realtà di guerra. Non sarebbe opportuno che si dialogasse anche a livello accademico con queste realtà? Non sarebbe un modo per promuovere un ripensamento della pedagogia dell’emergenza?

La pedagogia ha sempre fornito una risposta educativo-didattica ad ogni fenomeno di profondo cambiamento economico, sociale, ambientale e culturale e più che mai la scuola ha bisogno oggi di interventi pedagogicamente fondati di fronte alle nuove emergenze sociali e alle emergenti sfide educative, che nascono dai profondi cambiamenti dovuti alle situazioni di guerra, alle catastrofi naturali, all’invecchiamento della popolazione, ai fenomeni di migrazione, alle persecuzioni politiche. E sarebbe meglio cominciare a ragionarci prima della prossima emergenza. Strettamente intrecciata a questi problemi è anche la questione della Pluriliteracies: la presenza di più lingue nelle nostre scuole e il segnale della presenza di più culture, oltre che la prospettiva di un futuro lavorativo che potrebbe essere oltre i confini nazionali.

La sfida per la scuola contemporanea è quella di educare il diritto a crescere come uno studente plurilingue, che comprenda come il linguaggio fa funzionare il pensiero e l’apprendimento e ha esperienza nel dare significato, nel risolvere problemi e nell’essere creativo in più ambiti oltre al linguaggio.

È la ricerca educativa a dirci che i processi cognitivi si approfondiscono e si rafforzano quando vengono attivati ​​e supportati utilizzando più di una lingua: si traducono in competenze di alfabetizzazione migliorate nella lingua di istruzione, incoraggiano la creatività e la sicurezza, motivano i giovani ad ampliare la loro comprensione del mondo. L’approccio plurilingue all’apprendimento non riguarda l’insegnamento di un’altra lingua “straniera”, non riguarda il rendere i nostri studenti bilingui, non riguarda il dover essere noi stessi bilingui; riguarda il rafforzamento dei percorsi cognitivi e richiede un cambiamento di mentalità, pensando fuori dagli schemi in termini di progettazione dell’apprendimento, partnership di apprendimento. Il linguaggio è un mezzo per mediare il pensiero ed è il processo attraverso il quale esprimiamo il nostro pensiero e quindi lo rendiamo visibile agli altri e a noi stessi.

Studentesse e studenti creano significato, modellano la conoscenza e l’esperienza, attraverso l’uso che possono fare del linguaggio, raggiungendo così comprensioni sempre più solide e sviluppando la capacità di esprimerle in modo appropriato.

Questo continuo processo di perfezionamento della comprensione e dell’espressione della comprensione consente agli studenti di astrarre la loro costruzione concettuale dall’istanza più aneddotica che la innesca (Coyle & Meyer, 2023). Questo permetterà il trasferimento della conoscenza, delle strategie e delle procedure sviluppate attraverso questo processo di perfezionamento della comprensione ad altri contesti? Occorre educare a scavare in profondità prima di poter iniziare a sviluppare conoscenze e competenze trasferibili. La scuola è pronta a questo approccio transdisciplinare, a questa Pluriliteracies?

Più valutazione, meno voto: potremmo sintetizzare così l’ondata di cambiamento, che ha investito un certo numero di scuole italiane. Sono quelle che in epoca post Covid si sono chieste se davvero era l’attribuzione di un livello voto l’unica strategia possibile per gestire il feedback e guidare i processi di apprendimento e insegnamento e quale effetto aveva avuto il lockdown e la didattica a distanza sui processi valutativi  (Di Donato & De Santis, 2024). In verità la prima scuola a porselo il problema lo ha fatto nel 2016, ma la questione è esplosa solo dopo.

Possono le scuole cambiare sistema? Certo che possono: il DPR 275/1999, cioè il regolamento sull’autonomia organizzativa e didattica attribuisce alle scuole la responsabilità di stabilire come valutare in itinere e come comunicare l’esito dell’apprendimento a studentesse e studenti, la progettazione curricolare e l’elaborazione del Piano dell’offerta formativa triennale mentre spetta al Ministero dell’istruzione stabilire la valutazione periodica e finale e la certificazione degli apprendimenti. Non c’è bisogno quindi di rivoluzioni amministrative, ma culturali.  

Il voto ha già manifestato le sue contraddizioni e le sue incongruenze, la ricerca ce lo sta dimostrando (Gentile, 2019; Nigris & Agrusti, 2021; Corsini & Gueli, 2022; Grion, 2022; Castoldi, 2023; Corsini, 2023; Di Donato, 2023b, 2023c; Picasso, Doria, Serbati,Grion, & Lipnevich, 2023): le scuole stanno tentando una riflessione al loro interno, che stanno già condividendo anche con famiglie, studentesse e studenti, per procedere a cambiamenti profondi anche delle loro didattiche, altrimenti non avrebbe senso ripensare i processi valutativi.

Non sono tutte le sfide di quest’anno, ma sono quelle sulle quali possiamo cominciare a tessere una trama di riflessioni, confronti e proposte per una scuola che sia di tutte e tutti e soprattutto che sia sostenibile per noi: una scuola orientata allo sviluppo di competenze valutative negli studenti e nelle studentesse, di competenze green per un pianeta ancora vivo, di Pluriliteracies perché la complessità va affrontata con la didattica e l’innovazione. Pensiamo ad una scuola che agisca sempre e solo per promuovere il miglioramento, in ogni angolo dei suoi corridoi, delle sue progettazioni, dei suoi piani formativi, delle sue aule. Pensiamo ad una scuola pronta al futuro, ma con una idea chiara di che cosa sia necessario ripensare da oggi.

Bibliografia

Castoldi, M. (2023). Oltre il voto. Esperienze e proposte nella scuola secondaria di II grado. Mondadori Università.

Coyle, D., & Meyer, O. (2023).An Introduction to the Special Issue ‘Towards Pluriliteracies Approaches to Language Teaching and Learning: Theories and Principles for Transformative Practices. English Teaching & Learning, 47(3), 263-270.

Di Donato, D., & De Santis, C. (2024). Assessment processes and digital devices: Aspects of distance learning. Ricerche Di Pedagogia E Didattica. Journal of Theories and Research in Education, 19(1), 145–157. https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/19279 https://rpd.unibo.it/article/view/19279

Di Donato D. (2023a). Esplorare l’AI a scuola. Ecco perché è occasione di inclusione e sviluppo. In Agenda Digitale, 28 aprile 2023, https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/esplorare-lai-a-scuola-ecco-perche-e-unoccasione-di-inclusione-e-sviluppo/

Di Donato, D. (2023b). Numeri e voti nei sistemi scolastici: il digitale ci salverà o no? In Il Sole24ore. 19 maggio 2023 https://imparadigitale.nova100.ilsole24ore.com/2023/05/19/numeri-e-voti-nei-sistemi-scolastici-il-digitale-ci-salvera-o-no/

Di Donato, D. (2023c). Scuole senza voto non senza valutazione. Il ruolo del digitale. In Agenda Digitale. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuole-senza-voto-non-senza-valutazione-il-ruolo-del-digitale/

Di Donato, D. (2023d). You, me and the digital. The triangle of technology- mediated relationships after the Covid-19 pandemic. In QWERTY 18, 2(2023) 5-13.

Gentile, M. (2019). Valutare per apprendere. Utet – De Agostini.

Grion, V. (2022). Dal voto alla valutazione per l’apprendimento. Carocci.

Corsini, C., & Gueli, C. (2022). Dal voto alla valutazione per l’apprendimento. Journal of Educational, Cultural and Psychological Studies (ECPS Journal), (26), 163-178.

Corsini, C. (2023). La valutazione che educa. Liberare insegnamento e apprendimento dalla tirannia del voto. FrancoAngeli.

Nigris, E., & Agrusti, G. (a cura di, 2021). Valutare per apprendere. Pearson.

Picasso, F., Doria, B., Serbati, A., Grion, V., & Lipnevich, A. (2023). Grading: Supporter or enemy of the learning process? Evidence from the literature. Ricerche Di Pedagogia E Didattica. Journal of Theories and Research in Education, 18(3), 27–41. https://doi.org/10.6092/issn.1970-2221/16859

Iannella, A. (2024). Lo spazio di transizione. L’intelligenza artificiale generativa come opportunità di crescita. Giornale Italiano di Tecnologie Didattiche, 32(1), 9-20. https://doi.org/10.17471/2499-4324/1330

Wenger, E. (2006). Comunità di pratica, Apprendimento, significato e identità. Raffaello Cortina Editore.

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