Il vertice NATO dell’Aia, svoltosi il 24–25 giugno 2025, ha sancito un impegno collettivo dei 32 Paesi membri a incrementare la spesa per la difesa al 5% del PIL annuo entro il 2035, con il 3,5% destinato alla difesa “core” e l’1,5% a infrastrutture, cybersicurezza e resilienza, come indicato nella Dichiarazione finale del vertice.
Questo ambizioso obiettivo, definito durante il vertice dell’Aia del giugno 2025, trasformerà radicalmente l’industria della difesa e l’innovazione tecnologica del continente.
La Spagna ha ottenuto un’esenzione formale dal raggiungimento del 5% del PIL, impegnandosi a mantenere la spesa al 2,1% entro il 2035, mentre Paesi come Belgio e Slovacchia hanno negoziato flessibilità nei tempi e nei modi di raggiungimento dell’obiettivo
La decisione, definita dal Segretario Generale della NATO Mark Rutte un “salto quantico”, risponde alla necessità di rafforzare le capacità di deterrenza in un contesto geopolitico in evoluzione, in sinergia con le iniziative europee per la difesa, come il piano di potenziamento delle capacità difensive, che mira a migliorare la prontezza militare e l’innovazione tecnologica.
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Un impegno finanziario per la difesa senza precedenti
L’aumento complessivo della spesa, che nel 2024 per i membri europei della NATO e il Canada ammontava a circa 450 miliardi di dollari, al 5% del PIL annuo entro il 2035 comporterà significativi investimenti in tecnologie dual-use, cybersicurezza avanzata e infrastrutture strategiche, con ricadute positive per l’intera industria europea della difesa. Il progresso sarà monitorato attraverso roadmap nazionali da presentare entro il 2026, con una revisione congiunta nel 2029 e una scadenza finale al 2035.
Secondo le stime degli analisti, significherebbe portare la spesa core a oltre 1.1 trilioni di USD, con ulteriori fondi da aggiungere per infrastrutture e resilienza. Questo incremento rappresenta una svolta strategica per garantire risorse adeguate alle capacità militari e alla resilienza infrastrutturale dell’Alleanza.
Negoziati diplomatici e flessibilità per gli stati membri
Il percorso verso l’accordo è stato complesso, ma facilitato dalla leadership di Mark Rutte, che ha negoziato una formulazione flessibile per accomodare le esigenze di Paesi. La Spagna ha ottenuto una formulazione che consente maggiore flessibilità nei tempi e nei modi di raggiungimento dell’obiettivo, senza clausole punitive, per rispettare i vincoli di bilancio nazionali.
L’Italia, con una spesa per la difesa di circa l’1,5% del PIL nel 2024, ha appoggiato l’iniziativa, sottolineando la necessità di percorsi graduali e realistici.
Tecnologie dual-use e cybersicurezza come priorità strategiche
L’aumento della spesa offre opportunità significative per l’adozione di tecnologie dual-use, essenziali per rafforzare l’indipendenza tecnologica europea.
- Cybersicurezza e infrastrutture digitali: l’1,5% del PIL destinato a infrastrutture critiche include investimenti in connessioni resilienti, protezione dei sistemi di comando e controllo e sviluppo di reti crittografiche avanzate. Questi temi sono centrali nelle strategie NATO ed europee per garantire la sicurezza digitale in un contesto di crescenti minacce informatiche.
- Ricerca e sviluppo dual-use: l’industria aerospaziale e della difesa, con aziende come Leonardo, Thales e Fincantieri, trarrà beneficio dall’integrazione tra spesa militare e innovazione tecnologica. Le priorità europee promuovono investimenti in intelligenza artificiale, materiali avanzati, stampa 3D, satelliti e cybersicurezza. Programmi come il Sistema di Combattimento Aereo del Futuro (SCAF) ed Eurodrone rappresentano esempi concreti di questa sinergia.
- Impatto sull’industria europea della difesa: l’aumento della spesa NATO stimolerà l’industria europea della difesa, creando opportunità per grandi gruppi come Airbus, BAE Systems e Rheinmetall, oltre a Leonardo, Thales e Fincantieri. Airbus potrà espandere la produzione di velivoli avanzati e sistemi satellitari, mentre BAE Systems investirà in tecnologie navali e di difesa missilistica. Rheinmetall, leader nei veicoli terrestri, beneficerà di contratti per modernizzare le flotte corazzate. Le PMI e le startup tecnologiche avranno un ruolo chiave, integrandosi nelle catene di fornitura per sviluppare soluzioni innovative in ambiti come la cybersicurezza e i droni.
Opportunità e sfide per l’Italia nella strategia di difesa Nato
Secondo i dati NATO, la spesa italiana per la difesa nel 2024 è stata di circa l’1,5% del PIL. Il governo italiano ha delineato un piano per incrementare gradualmente la spesa verso il 3,5% entro il 2035. Gli investimenti nel settore aerospaziale, difesa e navale ammontano a circa 16-17 miliardi di euro annui, con prospettive di crescita grazie a programmi europei come SCAF, Eurodrone e COSMO-SkyMed.
L’aumento delle risorse rappresenta un’opportunità per:
- Promuovere ricerca e innovazione in settori strategici come l’intelligenza artificiale, la stampa 3D e i materiali avanzati;
- Rafforzare la capacità industriale nazionale, riducendo le dipendenze estere e sviluppando catene di approvvigionamento resilienti;
- Migliorare le infrastrutture militari, con particolare attenzione alla cybersicurezza e alla manutenzione tecnologica.
Le sfide principali includono la gestione del debito pubblico, che supera il 140% del PIL, la carenza di personale qualificato in ambiti come la cybersicurezza e l’analisi dei dati, e la necessità di una governance coerente con le strategie europee.
Verso un’industria della difesa europea integrata
Alcuni Paesi hanno assunto un ruolo di leadership nella spesa per la difesa. La Polonia, che ha raggiunto il 4,5% del PIL nel 2024, e l’Estonia, che prevede di superare il 4% entro il 2026, rappresentano esempi di impegno avanzato. Il Regno Unito, sotto la guida del Primo Ministro Keir Starmer, ha annunciato un piano per raggiungere il 5% del PIL entro il 2035, includendo spese per la difesa core e la resilienza infrastrutturale. Altri Paesi, in particolare dell’Europa meridionale, hanno richiesto maggiore flessibilità per adattare gli impegni alle proprie realtà economiche.
L’impegno NATO si intreccia con le priorità europee per l’autonomia tecnologica e militare. I fondi incrementali dovranno tradursi in:
- Sviluppo di tecnologie dual-use per rafforzare l’indipendenza tecnologica europea;
- Integrazione industriale transnazionale, promuovendo sinergie tra grandi imprese, PMI e startup innovative;
- Investimenti nella formazione di tecnici, ingegneri e specialisti in cybersicurezza per rispondere alle esigenze della difesa moderna.
La governance dovrà garantire standard uniformi, certificazioni condivise e meccanismi di controllo interoperabili, riducendo duplicazioni e inefficienze. L’integrazione tra NATO e Unione Europea sarà cruciale per massimizzare l’impatto degli investimenti e promuovere una difesa coordinata.
Il nuovo scenario difensivo europeo
Il vertice NATO dell’Aia ha segnato una svolta strategica, con l’impegno al 5% del PIL entro il 2035 che rappresenta un passo decisivo verso una maggiore capacità operativa e resilienza tecnologica. L’Italia, con una spesa attuale di circa l’1,5% del PIL, ha l’opportunità di consolidare il proprio ruolo nell’industria della difesa, investendo in tecnologie dual-use e rafforzando la cooperazione europea. Il percorso verso il 2035 richiede un equilibrio tra consapevolezza finanziaria, innovazione e collaborazione strategica, per tradurre gli impegni in capacità operative concrete e leadership tecnologica sostenibile.