A livello nazionale così come europeo le leggi, i regolamenti come il DSA – Digital services act e i reati previsti dal codice penale come quello di revenge porn permettono di difendere la libertà delle donne in caso di violazioni online.
Per le vittime è importante avere consapevolezza degli strumenti normativi a disposizione per capire come muoversi in situazioni come quelle legate al forum porno Phica, chiuso dopo le numerose segnalazioni di donne riguardo a foto pubblicate senza consenso. Tuttavia è importante sottolineare che il sessismo online è un fenomeno complesso che va gestito non solo sul piano giuridico ma anche culturale e sociale.
Infatti, un utente che commenta in modo sessista la foto di una donna su un sito compie un gesto discriminatorio, che disturba e offende perché si scontra con il sistema di valori condiviso nella nostra società, ma non sempre tale azione costituisce un illecito dal punto di vista della legge. Evitare la semplificazione permette da un lato di lavorare per garantire alle vittime le giuste tutele giuridiche e fornire la consapevolezza degli strumenti a disposizione, pensando magari alla possibilità di colmare eventuali lacune normative, dall’altro per capire meglio i nostri valori e interrogarci sul nostro rapporto con il mondo digitale al fine di migliorarlo.
Indice degli argomenti
Che cos’è il sessismo online
Il sessismo è il concetto alla base della discriminazione di genere, per cui si ritiene che esista una disparità tra i generi e che quello femminile sia inferiore. Questo conduce inevitabilmente ad atteggiamenti di esclusione sociale, economica, professionale delle donne ritenendo tali azioni avallate da preconcetti e stereotipi di genere.
Il sessismo può essere espresso anche nel mondo digitale, per esempio con la pubblicazione in internet di contenuti in cui la donna in quanto tale viene oggettificata, denigrata, resa bersaglio di espressioni di devianza e indicata come causa di ogni male e frustrazione come per esempio nel caso delle comunità misogine Incel.
Sessismo online, la dimensione sociale e quella giuridica
Nel commentare il caso di Phica e simili luoghi virtuali, come il gruppo Mia moglie su Facebook, chiusi dopo le numerose segnalazioni da parte di donne che hanno denunciato la presenza di loro foto pubblicate senza consenso da alcuni utenti, magari modificandole in modo da renderle pornografiche, è importante distinguere la dimensione sociale del fenomeno, con importanti impatti su morale, libertà e parità di genere, da quello che prevede invece la legge.
In Sociologia c’è differenza tra devianza e crimine. Il crimine di fatto è un sottogruppo della devianza, che può genericamente essere spiegata come un comportamento che viola una norma sociale. Seguendo una fortunata teoria ipotizzata da Emile Durkheim, la devianza viene interpretata secondo una concezione relativistica: un comportamento non è deviante in quanto tale per le sue caratteristiche intrinseche, ma per il significato che la società gli conferisce. Il crimine invece prevede la violazione di una norma giuridica con la conseguenza di una punizione istituzionale, come il carcere o la multa. Un reato è un comportamento deviante, ma un comportamento deviante non sempre è un reato. Capire questa differenza permette di comprendere la complessità del fenomeno del sessismo online e delle sue manifestazioni devianti, senza scadere in un ingenuo giustizialismo.
La condanna sociale è sacrosanta. La conseguenza di un comportamento deviante, come lo sono per esempio certi feticismi che trovavano sfogo sul portale Phica da parte di alcuni utenti, è per forza una reazione negativa e contraria da parte della società, che sia la stigmatizzazione o la presa di posizione. Parlare di sessismo online coinvolgendo gli uomini è importante per creare consapevolezza sia su quanto tale discriminazione non sia socialmente accettabile in un contesto in cui la parità di genere è un valore condiviso e accettato a livello morale e istituzionale, sia su quali affermazioni, comportamenti e gesti esprimano in concreto la discriminazione, al fine di evitarli. Sicuramente, il commentare in modo volgare, violento, sessualizzante e degradante la foto di una donna pubblicamente rientra tra questi.
A livello giuridico invece la condanna arriva in conclusione di un procedimento giudiziario strutturato secondo le norme in cui è stata provata la responsabilità dell’individuo relativamente alla commissione di un illecito previsto come tale dalla legge. In questo caso si tratta di crimini, non di devianze. E il lavoro degli inquirenti è valutare casi, posizioni, azioni per individuare la possibile commissione di tali violazioni di legge.
Gli strumenti normativi contro il sessismo online
Considerando le espressioni di sessismo online su piattaforme internet in primis va differenziata la posizione di chi ha postato certi contenuti, di chi li ha commentati e di chi li ha gestiti come amministratore di sistema. Non sempre si configurano reati, ma a valutare la situazione dev’essere l’autorità competente: è utile quindi sempre denunciare, per permettere di svolgere le dovute indagini.
GDPR, violazione dei dati e istanza al Garante
Le violazioni in materia dei dati personali sono sanzionate in base al Gdpr. Un cittadino ha diritto di rivolgersi all’autorità segnalando la possibile violazione dei propri dati personali, che può avvenire in varie forme e riguarda anche il trattamento della propria immagine.
Utile rivolgersi al Garante privacy per richiedere la rimozione del contenuto lesivo della propria dignità: “La persona ha facoltà di rivolgersi al Garante privacy e all’autorità giudiziaria. Il Garante privacy non può disporre l’inibizione all’accesso a diversi siti per violazione sulla normativa della data protection, ma può disporre la rimozione dei contenuti – spiega l’avvocato Fulvio Sarzana -. Questa impossibilità di inibire l’accesso ai siti è causa di un acceso dibattito in corso da anni”. Da una parte colmare questo buco normativo permetterebbe di agire in modo rapido e chiudere siti con contenuti sospetti, d’altro lato “avrebbe possibili impatti sulla libertà d’espressione, per esempio nel caso di siti di politica”, commenta l’avvocato.
Cosa dice il DSA
Il DSA invece stabilisce “l’obbligo per le piattaforme di disporre di strumenti di rimozione dei contenuti illegali di vario genere, da quelli che violano il copyright a quelli che ledono i diritti delle persone. Vale per siti di qualsiasi dimensione ma le piattaforme più grandi sono soggette direttamente alla giurisdizione europea. Per le piattaforme sussiste dunque il dovere di introdurre sistemi di rimozione dei contenuti e di accoglimento delle segnalazioni e di esprimere chiaramente le modalità di contestazione delle eventuali rimozione, quindi istituire una procedura di revisione”, aggiunge Sarzana.
Il DSA è in vigore in tutti i Paesi membri UE dal 2024 e in Italia “il legislatore ha attribuito all’Agcom l’autorità e il potere di vigilare sulle piattaforme. Certamente nel disporre l’inibizione a un sito internet bisogna sempre evitare situazioni di censura”, spiega l’avvocato, tutelando quindi l’equilibrio tra democrazia e diritto. Anche l’autorità giudiziaria, comunque, può disporre l’inibizione all’accesso di un sito internet.
Violazione del copyright
Nel caso della pubblicazione non consensuale di foto, ci possono essere anche violazioni del copyright: “Per esempio quando si usa l’immagine del personaggio pubblico per sfruttamento economico senza consenso o quando si viola il copyright della fonte, per esempio prendendo e ripubblicando foto prese dalle testate giornalistiche”, aggiunge l’avvocato.
Cosa succede se i server che ospitano la piattaforma sono all’estero
La Corte di giustizia Ue ha affrontato il caso di server all’estero ma comunque in Paesi membri Ue: “La Corte di giustizia europea ha stabilito in una sentenza del 2021 che quando si lede personalità online se la persona è identificabile ha diritto di rivolgersi al giudice del proprio Paese”, spiega Sarzana. Dunque non è vero pensare che siccome i server di un forum che ospita foto e commenti ipoteticamente diffamatori siano all’estero non si possa far niente.
La legge tutela il cittadino anche in caso i server siano extra Ue, sia in ambito amministrativo che penale. Nel primo caso “Agcom può disporre il blocco dell’accesso al sito attraverso i provider. Una situazione possibile anche in caso di violazione del copyright”, conclude Sarzana. Gli strumenti a disposizione delle autorità oggi sono cambiati: “Oggi il DSA introduce nuove tutele e obbliga alla rimozione dei contenuti illegali di qualsiasi natura. Il gestore del sito ha la responsabilità di controllare che non si svolgano sulla piattaforma attività illecite e nel caso bloccarle”, spiega Sarzana.
In caso si riscontrino ipotesi di reato e quindi la possibile responsabilità sia di natura penale, il giudice ha potere di intervenire sempre, anche se i server sono all’estero in Paesi extra Ue.
Diffamazione e revenge porn in post e commenti sessisti online
Considerando il codice penale italiano, nel caso dei contenuti sessisti possono talvolta, a seconda dei casi, sussistere episodi di diffamazione e di revenge porn. Per esempio, spiega Sarzana, “pubblicare una foto modificata in cui il volto di una donna è stato apposto a un corpo non suo, con rappresentazione pornografica, può costituire diffamazione, che si può configurare anche nel caso di commenti volgari”. La diffamazione infatti, prevista all’articolo 595 del codice penale, punisce di offende la reputazione altrui comunicando con più persone. La diffamazione è perseguibile su querela di parte: è importante quindi denunciare alle forza dell’ordine.
Il revenge porn invece è un reato previsto all’articolo 612 ter del codice penale e punisce chi diffonde in modo illecito, senza consenso, immagini o video sessualmente espliciti. Prevede da uno a sei anni di reclusione e multe dai 5mila ai 15mila euro. Il reato è stato introdotto con la normativa del Codice rosso, che ha alzato i livelli di tutela per le vittime di violenza di genere. Oltre alla denuncia, un utile strumento è fornito dal Garante privacy che sul proprio sito ha attivo un servizio di segnalazione all’indirizzo Segnalazione Revenge Porn .
Deepfake illecito e sextortion
Dal 10 ottobre 2025 inoltre è stato introdotto dalla legge sull’AI il reato di diffusione illecita di deepfake, una condizione che si può verificare in numerose situazioni criminali, come la sextorsion ai danni dei minorenni e degli adulti.









