Sanità

Come il sistema sanitario può innovarsi nei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali

Il PDTA è uno strumento organizzativo che sta prendendo sempre più piede all’interno del nostro Sistema Sanitario. Ma in cosa consiste? E soprattutto, ha senso parlare di percorsi integrati senza considerare il ruolo dell’ICT a supporto?

Pubblicato il 12 Gen 2015

Marco Paparella

Partner Healthcare Innovation P4I

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Il tema dei PDTA- Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali- è oggi un ambito fortemente dibattuto tra gli addetti ai lavori del mondo della Sanità, a volte anche in modo disarticolato, in particolare nell’ambito informativo a supporto dei processi innovativi di presa in carico assistenziale. Ecco perché, FIASO e l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, hanno inteso restituire un primo quadro sul ruolo delle tecnologie informatiche per lo sviluppo, utilizzo e monitoraggio dei PDTA attualmente presenti presso le Aziende Sanitarie e Ospedaliere italiane. .

I risultati della ricerca – presentati lo scorso 11 dicembre in un convegno svoltosi presso l’ASL di Milano dal titolo “Innovazione tecnologica a supporto dei percorsi assistenziali in sanità” – indicano infatti che il tema dei PDTA è ampiamente discusso nel contesto nazionale ed internazionale, come confermano le oltre 80 definizioni rilevate dalla bibliografia sull’argomento e che si differenziano in funzione dello scopo e dell’ambito di applicazione in cui sono state elaborate; tale numerosità fa comprendere l’ampia articolazione del tema in oggetto, ma anche in un certo senso la poca chiarezza su che cosa si intenda davvero per PDTA.

La definizione che abbiamo adottato nella ricerca, redatta a partire da quella contenuta nel Piano Nazionale per il Governo delle Liste d’Attesa 2010-2012, caratterizza i PDTA come “una sequenza predefinita, articolata e coordinata di prestazioni erogate a livello ambulatoriale e/o di ricovero e/o territoriale, che prevede la partecipazione integrata di diversi specialisti e professionisti (oltre al paziente stesso), a livello ospedaliero e/o territoriale, al fine di realizzare la diagnosi e la terapia più adeguate per una specifica situazione patologica”.

Parliamo, quindi, di percorsi di natura interfunzionale, multidisciplinare, intra ed extra ospedalieri, che fanno dei PDTA un banco di prova perfetto per misurare l’effettivo supporto dell’informatizzazione ai processi organizzativi aziendali e alle attività assistenziali al paziente.

Da queste considerazioni si è sviluppata la ricerca, che ha portato a definire un primo scenario sia sul livello di definizione e strutturazione dei PDTA (livello aziendale, livello integrato ospedale-territorio, livello regionale) che sul ruolo degli operatori direttamente coinvolti nelle varie fasi del percorso, offrendo indicazioni “dal campo” molto concrete sulle principali barriere che ostacolano l’implementazione di soluzioni informatiche per i PDTA e sui fattori che possono viceversa favorirne l’adozione.

Se l’evoluzione verso l’innovazione digitale dei percorsi appare quindi come una naturale tendenza dei PDTA, tuttavia essa sembra realizzarsi solo parzialmente nella pratica. Dalla ricerca emerge, infatti, che solo il 16% dei PDTA censiti ha un supporto informatico maturo e che questo interessa circa metà delle aziende raggiunte dall’indagine, tra le quali solo 8 hanno informatizzato più del 50% dei loro PDTA, mentre ben 17 strutture hanno una quota di PDTA con supporto informatico inferiore al 30%. L’uso dell’ICT, inoltre, non è ancora pervasivo rispetto alle diverse funzionalità che potrebbero essere abilitate e spesso lo stesso tipo di supporto è utilizzato anche per altri pazienti non direttamente inseriti in specifici PDTA.

Se ammortizzare gli investimenti ICT non solo sui pazienti trattati secondo i PDTA, ma su tutti i pazienti della struttura, da un lato può rappresentare un vantaggio economico, dall’altro evidenzia una mancanza di specificità delle funzionalità. In molti casi, infatti, la tendenza è quella di utilizzare soluzioni ICT già presenti in azienda, ad esempio di Cartella Clinica Elettronica, per gestire parti del processo di cura anche dei pazienti inseriti nei PDTA. Ne sono degli esempi il diario medico/infermieristico in formato digitale e le soluzioni di gestione della terapia farmacologica in modalità informatizzata e di order management, per cui si fa ricorso, dove possibile, all’utilizzo di soluzioni già presenti in azienda.

La diversità di utilizzo delle soluzioni ICT per i PDTA tra le aziende che hanno partecipato alla ricerca può essere spiegato principalmente dall’esistenza di un problema di governance della gestione dell’ICT come strumento per supportare i processi di cura e assistenza, condizione che pare certamente rilevante, come evidenziato da due elementi fondamentali:

· il senso di attesa manifestato dalle aziende sanitarie, sia verso una politica comune che indirizzi le strutture verso comportamenti uniformi e coerenti – come si riscontra nella quasi totalità delle aziende, che si aspettano la definizione di linee guida di indirizzo e la creazione di tavoli di confronto allargati come stimolo all’informatizzazione dei propri percorsi – sia verso i vendor di soluzioni ICT, che potrebbero stimolare l’informatizzazione dei percorsi per quelle aziende che ancora non ne hanno sperimentato il supporto;

· la tendenza al “fare da sé” e la limitatezza di alcune delle tecnologie disponibili, come dimostra l’informatizzazione “a silos” che quasi nel 20% dei casi caratterizza le soluzioni adottate dai diversi attori coinvolti nello stesso percorso, che proprio a causa di scelte tecnologiche differenti non sono integrati tra di loro rendendo, di fatto, difficile se non impossibile una reale gestione comune e una presa in carico globale dei pazienti inseriti nel percorso.

Fornire linee di indirizzo per l’informatizzazione dei PDTA potrebbe essere l’occasione per cercare ai diversi livelli – aziendali, regionali e nazionali – di dare ordine a un ambito del sistema rivolto alla continuità della cura, che richiede un governo integrato che deve partire da una standardizzazione del dato, affinché si possa disporre di un set minimo di informazioni che abbiano lo stesso significato nei diversi contesti operativi e permettano un confronto rigoroso sui risultati raggiunti.

È auspicabile, quindi, un sempre maggior coinvolgimento, in termini di indirizzo e standard da seguire, delle aziende sanitarie insieme al livello regionale, alle Agenzie Nazionali e al Ministero della Salute, per facilitare e uniformare la comune lettura del lavoro svolto dai diversi professionisti che, all’interno delle aziende sanitarie e sul territorio, devono prendere in carico i pazienti secondo una logica di percorsi di cura davvero integrati. Se questo intervento di innovazione/razionalizzazione sarà reso visibile e di facile accesso anche per il cittadino, attraverso il suo Fascicolo Sanitario Elettronico, ciò consentirà anche un maggior coinvolgimento dello stesso nel processo di empowerment per la gestione della malattia e di miglioramento dello stesso percorso assistenziale. Un elemento che, in particolare nei casi di cronicità, è ritenuto da tutti gli addetti ai lavori di centrale importanza.

L’ utilizzo efficace dell’ICT rivolto alla valorizzazione dei PDTA richiede quindi ancora molto lavoro, da parte del management, dei clinici e della componente tecnica, affinché esso possa rappresentare uno strumento davvero potente ed efficace per il governo della continuità di cura e il contributo alla sostenibilità del sistema, inserendosi nel più ampio percorso di digitalizzazione della pubblica amministrazione e di innovazione della sanità di cui il nostro Sistema Paese ha assolutamente bisogno.

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