L’annuncio di un nuovo investimento di Meta per la costruzione di un cavo sottomarino in fibra ottica ad alta velocità, l’inaugurazione a Nairobi del più potente data center dell’Africa orientale, l’avvio dei lavori per la realizzazione di un mega centro dati green da un miliardo di dollari nell’area di Olkaria. Sono alcune delle recenti notizie che testimoniano l’ascesa del Kenya come uno dei principali hub digitali del continente.
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Mombasa, porta d’accesso al traffico dati dell’africa orientale
La Silicon Savannah, come viene definita da alcuni analisti, è oggi il più importante polo di connettività della costa orientale, grazie soprattutto a Mombasa, punto di approdo di sette cavi sottomarini già operativi o in fase di completamento che la collegano all’Europa, al Medio Oriente e all’Asia. Dalla seconda città del Paese transita gran parte del traffico Internet dell’Africa orientale, poi veicolato tramite cavi terrestri verso nazioni vicine come Uganda, Ruanda, Etiopia e Tanzania.
Ed è proprio da Mombasa che partirà il nuovo cavo sottomarino Daraja, che la collegherà con Salalah in Oman, coprendo una distanza di circa 4.110 km. A settembre 2025 Meta ha confermato un accordo con l’operatore kenyano Safaricom per co-finanziare l’infrastruttura.
Si tratta di una novità interessante perché sarà il primo cavo sottomarino gestito direttamente da Safaricom e uno dei primi casi di investimento diretto di Meta in un’infrastruttura in Africa orientale. Il colosso americano metterà sul piatto 23 milioni di dollari tramite la sua controllata dedicata alle infrastrutture Edge Network Services, mentre la realizzazione tecnica sarà affidata alla francese Alcatel Submarine Networks, che si avvia a confermare anche quest’anno il suo ruolo di leader mondiale nel mercato della costruzione e posa dei cavi in fibra ottica. L’entrata in servizio è prevista per il 2026 e l’obiettivo è fornire al Kenya e all’intera area maggiori capacità di banda e ridondanza nelle connessioni internazionali. Il cavo aumenterà la resilienza delle connessioni in una tratta già servita dal sistema 2Africa (l’attuale cavo più lungo del mondo, realizzato da un consorzio guidato da Meta).
La connessione sottomarina con l’Oman è particolarmente strategica anche in ottica di sinergia con il sistema Blue Raman, sviluppato da un consorzio che include Google, Sparkle e Omantel. Questo sistema transcontinentale collega direttamente l’Europa con l’Asia tramite la Giordania, l’Arabia Saudita e l’Oman, aggirando l’Egitto e offrendo un’alternativa affidabile ai percorsi che tradizionalmente transitano per il Mediterraneo orientale e lo Stretto di Bab el-Mandeb.
La strategia di interconnessione tra Daraja e Blue Raman
Blue Raman costituisce una vera e propria “bretella” digitale tra continenti, pensata per aumentare la sicurezza della rete globale e ridurre la dipendenza da rotte congestionate o esposte a tensioni geopolitiche. L’interconnessione futura tra Daraja e Blue Raman è di estrema importanza per il Kenya poiché permetterà di diversificare i suoi canali di accesso internazionali e ridurre la propria vulnerabilità a eventi esterni, come guasti o atti di sabotaggio. La rotta via l’Oman offre inoltre minore latenza, maggiore capacità di trasmissione e possibilità di instradare il traffico in modo più flessibile, con benefici diretti per operatori, imprese e utenti finali. In questo scenario, Mombasa si configura sempre di più come un hub digitale multilaterale, acquisendo centralità geopolitica nel sistema globale delle telecomunicazioni.
Google e Meta rilanciano gli investimenti in Kenya
L’annuncio del nuovo investimento di Meta ha rilanciato il ruolo del Kenya non solo come porta d’ingresso privilegiata del traffico dati in Africa orientale, ma anche come calamita per gli investimenti delle big tech. Oltre all’azienda di Zuckerberg, anche Google aveva già incluso il Kenya nelle rotte di alcune sue importanti infrastrutture: il cavo Equiano, che collega l’Europa all’Africa lungo la costa occidentale, ha una diramazione terrestre che raggiunge Nairobi. Nel 2024 il colosso di Mountain View ha inoltre annunciato il progetto Umoja, un cavo innovativo che unirà direttamente il Sudafrica con l’Australia, attraversando l’Oceano Indiano, e proseguirà via terra fino in Kenya. Questa combinazione di tratte sottomarine e terrestri, realizzate in collaborazione con il fornitore africano Liquid Intelligent Technologies, permetterà di collegare il Kenya anche verso sud ed est, creando un vero ponte globale di dati dall’Africa orientale fino all’Oceania.
Nairobi diventa il centro dei data center regionali
Parallelamente allo sviluppo dei cavi, il Paese sta vivendo un boom di data center che ne rafforzerà il ruolo di hub digitale. Attualmente si contano circa una dozzina di strutture attive con una potenza installata stimata tra i 15 e i 20 MW. Numeri che fanno del Kenya il leader regionale per numero di facility e livello di innovazione tecnica. La quasi totalità dei nuovi progetti è concentrata a Nairobi, mentre Mombasa e il distretto di Kisumu iniziano ad attrarre iniziative di dimensioni più contenute.
NBOX1, il più grande data center dell’africa orientale
Negli ultimi mesi due progetti di rilievo hanno confermato il primato kenyano. L’operatore IXAfrica ha inaugurato a Nairobi NBOX1, attualmente il più grande data center dell’Africa orientale in termini di potenza installata. Si tratta di una struttura “AI-ready”, ovvero in grado di sostenere carichi che richiedono elevata densità di calcolo e storage ad alte prestazioni. Il valore della nuova costruzione è rafforzato dal fatto che il mercato di questa regione è stato dominato finora da data center di taglia relativamente piccola. L’obiettivo dell’infrastruttura, infatti, non è solo quello di andare incontro alla domanda interna del Paese, ma di collocarsi come hub regionale al servizio di più realtà nazionali. In prospettiva potrà servire oltre 300 milioni di persone nell’Africa orientale, incluse le aree connesse da reti terrestri verso Uganda, Tanzania, Ruanda ed Etiopia.
Microsoft e il mega data center green di Olkaria
Altro grande progetto vede protagonista Microsoft che, in collaborazione con il gruppo tecnologico emiratino G42, ha investito circa un miliardo di dollari per sviluppare un mega data center nell’area geotermica di Olkaria, nella Rift Valley. La struttura, che dovrebbe essere ultimata a metà 2026, sarà integrata con la piattaforma Azure, permettendo a clienti locali e regionali di accedere ai servizi cloud, AI e big data di Microsoft con una latenza ridotta e una maggiore efficienza operativa, senza dipendere da nodi remoti in Sudafrica o Europa. L’investimento non si limita alla sola infrastruttura. Il piano prevede anche una componente formativa e strategica che include la creazione di laboratori di innovazione a Nairobi, programmi di formazione professionale su AI, cloud e cybersecurity, nonché l’adattazione dei modelli linguistici di intelligenza artificiale alle lingue locali, come lo swahili.
Dalla connettività alla crescita: le sfide future del Kenya
Queste rilevanti iniziative strategiche, insieme ad altri investimenti da parte di aziende tecnologiche, stanno trasformando il Kenya da punto di transito per il traffico dati africano in uno snodo chiave per l’intero emisfero sud. La prossima sfida per il Paese sarà trasformare questa rete di cavi e data center in crescita sostenibile, formazione locale e innovazione a lungo termine. Solo così la Silicon Savannah potrà diventare non solo un hub digitale, ma un motore dell’economia africana del futuro.














