Il software open source è pervasivo, visto che alimenta le infrastrutture cloud, il machine learning, la maggioranza dei server, un gran numero di personal computer e persino il firmware dei televisori e delle macchine del caffè.
Indice degli argomenti
Il ruolo centrale dell’open source nella tecnologia moderna
Non è solo la struttura portante dello stack tecnologico moderno, ma è lo stack tecnologico stesso.
Tuttavia, nonostante sia diventato indispensabile, continua a essere utilizzato in modo completamente sbagliato da molte aziende, che non lo conoscono e quindi non ne comprendono le peculiarità, il funzionamento, le esigenze e persino l’utilità.
Le conseguenze? Un rapporto conflittuale con la comunità open source, il rischio di burnout da parte degli sviluppatori, l’aumento dei rischi per la sicurezza e una lenta erosione dell’ecosistema da cui dipendono.
Gli 8 errori più comuni delle aziende e come evitarli
Questi sono gli errori più comuni, e alcuni suggerimenti su come evitarli.
Non è manodopera gratuita: il valore del contributo alla comunità
Troppe aziende vedono l’open source come una fonte inesauribile di software e assistenza gratuita. Costruiscono prodotti commerciali sulla base di progetti open source senza contribuire né economicamente né scrivendo una sola riga di codice. Sono quelli che Dries Buytaert chiama “takers”: tutto prendere, niente dare.
I manutentori dei progetti open source sono spesso volontari non retribuiti. Se si verifica un bug in una dipendenza critica e il manutentore è esausto o non c’è più, si rimane bloccati.
La “tragedy of the commons” non è solo una teoria: è una realtà già accaduta con Heartbleed, Log4Shell e xz-utils.
Le aziende dovrebbero finanziare i progetti da cui dipendono, sponsorizzando il lavoro dei manutentori, contribuendo al codice o assumendo sviluppatori per lavorare al progetto stesso. L’open source è un’infrastruttura su cui bisogna investire.
Conoscere le licenze per evitare errori legali e reputazionali
Molte aziende utilizzano codice open source senza comprendere la licenza, finendo per violare i termini GPL o AGPL. La licenza è la base del rapporto di fiducia tra sviluppatori e utenti. Ignorarla espone a rischi legali e danni di reputazione.
Le aziende dovrebbero creare un team di legali e ingegneri esperti di licenze open source, e verificare la conformità prima dell’uso. Meglio chiedere chiarimenti ai manutentori che ricevere una diffida legale.
Quando l’open source di facciata diventa un boomerang
Molte aziende pubblicano codice su GitHub solo per apparire “amiche dell’open source”, ma senza documentazione, aggiornamenti o interazione con la comunità. Questo non è open source, è abandonware.
Il vero open source richiede manutenzione, trasparenza e collaborazione. In caso contrario, meglio tenerlo interno: gli sviluppatori riconoscono subito una città fantasma e non apprezzano le finte aperture.
Gli sviluppatori non sono fornitori: serve rispetto e collaborazione
Molte aziende si aspettano assistenza 24/7, SLA e roadmap gratuite. Ma i manutentori non sono un servizio clienti.
Chi ha bisogno di supporto enterprise deve rivolgersi a fornitori come Red Hat o assumere sviluppatori dedicati. Nessuno può pretendere che volontari non pagati diano priorità a un’azienda rispetto al proprio progetto.
Perché contribuire upstream rafforza l’intero ecosistema
Molte aziende creano fork interni senza contribuire al progetto originale, finendo con software fragile e incompatibile.
Questo danneggia tutti: l’azienda perde valore e la comunità perde innovazione.
Meglio collaborare subito con i manutentori e condividere i miglioramenti: la condivisione è il cuore dell’open source.
Licenze permissive e rischio di predazione dell’open source
Le grandi aziende preferiscono licenze come MIT, BSD o Apache 2.0, che permettono l’uso commerciale senza obblighi di condivisione. Ma ciò può indebolire la comunità.
Esempi come Amazon (con Elastic Search) mostrano comportamenti parassitari, che hanno portato progetti come Redis, MongoDB ed Elastic a chiudersi per difesa.
Le aziende dovrebbero conoscere e adottare licenze copyleft, più sostenibili per l’ecosistema open source.
La cultura open source come investimento strategico
L’open source è collaborazione e trasparenza, non solo una licenza. Senza questa cultura, le aziende non saranno mai riconosciute come veri membri della comunità.
Serve una politica interna chiara, che permetta agli sviluppatori di contribuire e dedicare tempo ai progetti open source.
È un investimento culturale, non solo tecnico, ma essenziale per un coinvolgimento autentico.
Il falso open source e i danni della disinformazione
Cresce il fenomeno del “falso open source”: progetti con codice chiuso, licenze modificate o gestione opaca.
Chiamarli open source è fuorviante e dannoso perché disinforma utenti e sviluppatori.
Se un software non rispetta la Open Source Definition (OSI), non deve essere definito open source. La chiarezza è parte del rispetto verso la comunità.
Etica, business e sostenibilità del modello open source
Il software open source è una cosa seria: oggi è un’industria multimiliardaria, non un hobby da nerd.
Le aziende che lo comprendono – come Red Hat o SUSE – ottengono ritorni concreti e rapporti solidi con la comunità.
Fare bene open source non è solo etica, è anche buon business. Ignorarlo significa correre un rischio enorme.










