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Sanità digitale, l’Italia accelera: le ricette delle aziende ICT



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Spinta da PNRR, la sanità digitale italiana cambia passo. Aziende ICT puntano su AI, interoperabilità, FSE 2.0 e sicurezza. Servono governance nazionale, semplificazione normativa e formazione continua. Obiettivo: cure personalizzate, sostenibili e vicine ai cittadini, valorizzando dati e partenariati pubblico-privato

Pubblicato il 18 nov 2025

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza



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Negli ultimi anni, la sanità digitale in Italia ha compiuto un percorso che, solo una generazione fa, sarebbe sembrato utopia. Basti pensare a come, fino a tempi relativamente recenti, il rapporto tra cittadini, operatori sanitari e tecnologia fosse spesso mediato da una modulistica complessa, dalla necessità di accedere fisicamente agli sportelli o dalla difficoltà di reperire velocemente informazioni sanitarie aggiornate.

Oggi la situazione è profondamente mutata e il futuro sembra promettere, almeno nei desideri e nei progetti delle aziende Ict, una rivoluzione capace di
impattare sia sulla qualità delle cure che sulla sostenibilità dell’intero sistema sanitario nazionale.

Ecco le ricette delle aziende Ict per la sanità digitale, migliorando la qualità delle cure e rendendo più sostenibile il sistema sanitario.

Le direttrici di sviluppo della sanità del futuro

Il motore principale di questo cambiamento sta senza dubbio nell’innovazione tecnologica, ma altrettanto decisivi sono i modelli organizzativi, la promozione di competenze digitali e la visione di un sistema finalmente interconnesso ed efficiente.

Ed è proprio nelle “ricette” delle aziende ICT che si intravedono, con crescente chiarezza, le direttrici di sviluppo su cui si sta costruendo la sanità del futuro.
Nonostante il settore abbia subito un’inevitabile accelerazione durante la pandemia, quando la digitalizzazione è diventata una necessità per continuare ad assicurare servizi e assistenza, è oggi il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ossia il piano italiano per rilanciare l’economia e la società dopo la pandemia di Covid-19, sfruttando i fondi del programma europeo Next Generation EU, a costituire la vera leva di sistema.

Gli investimenti pubblici hanno infatti dato il là a una serie di programmi destinati a consolidare e ampliare l’uso di tecnologie avanzate nella sanità. Ad oggi il valore del comparto nazionale supera i tre miliardi di euro, con una crescita costante che coinvolge grandi provider, start-up innovative, università, centri di ricerca e un numero crescente di strutture sanitarie pubbliche e private.

Le ricette delle aziende Ict per la sanità digitale

Tra le proposte concrete individuate dai principali attori del settore, si ritrovano alcuni ingredienti comuni, frutto di osservazione del reale, confronto internazionale e pragmatismo tipico delle imprese che devono rispondere ogni giorno a bisogni concreti.
In primo piano c’è la convinzione che la sanità debba diventare sempre più predittiva, personalizzata e vicina alle persone. In questo senso, l’intelligenza artificiale è già oggi la tecnologia più ricercata e il motore strategico su cui si fondano molte speranze.

Algoritmi e sistemi di machine learning (apprendimento automatico) sono impiegati nella diagnostica per immagini, nell’analisi automatizzata dei referti, nella gestione delle liste d’attesa e nella previsione di scenari clinici complessi. Un paziente cronico, per esempio, può essere monitorato costantemente grazie a dispositivi connessi, ricevendo alert in caso di parametri fuori norma e opportunità di intervento personalizzate, costruite sulle sue reali esigenze.

La medicina si fa così sempre più proattiva, superando la logica della semplice risposta all’emergenza.
Tuttavia, per consentire che tutto ciò si traduca in una reale rivoluzione della sanità italiana, servono infrastrutture solide, governance dei dati trasparente e, soprattutto, interoperabilità tra le varie piattaforme.

I colli di bottiglia

Non è un mistero che uno dei principali colli di bottiglia sia rappresentato dalla difficoltà di far dialogare i diversi sistemi informativi sanitari regionali e dalle resistenze a uscire da logiche di compartimento.

La soluzione, su cui le aziende Ict insistono da tempo, passa attraverso l’adozione di standard nazionali ed internazionali, la costruzione di un unico ecosistema digitale in cui le informazioni viaggino in modo sicuro, ma anche realmente utile tanto ai clinici che ai pazienti.

Le aziende Ict in sanità e il percorso di cura dei cittadini

La protezione dei dati personali e la sicurezza delle informazioni rappresentano due pilastri imprescindibili di questo nuovo paradigma. La quantità di dati sanitari prodotta e processata cresce di anno in anno e con essa la necessità di garantire modelli di gestione che rispettino le severe norme in materia di
privacy (Gdpr in primis).

Le aziende, spesso, vedono nella digitalizzazione anche un’occasione per tracciare il percorso di cura dei cittadini, offrendo un valore aggiunto nella personalizzazione dei servizi, ma avendo sempre a mente la necessità di trasparenza.

In quest’ottica, il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) 2.0 rappresenta un progetto destinato a cambiare radicalmente il rapporto tra cittadini, istituzioni sanitarie e professionisti, consentendo la condivisione istantanea e sicura della propria storia clinica e dei principali dati anagrafico-sanitari.

Semplificazione normativa

L’innovazione rischia di arenarsi senza una spinta altrettanto forte sulla semplificazione normativa.

Uno degli ostacoli maggiormente segnalati dalle imprese, infatti, è la complessità della burocrazia e delle regole che governano l’accesso ai fondi, la gestione dei progetti e la compliance ai vari livelli normativi, da quello europeo a quello regionale.

Una delle “ricette” più richieste è, quindi, la semplificazione delle procedure,
attraverso piattaforme digitali che consentano di gestire in modo agile tutto il ciclo di vita dei progetti, dalla candidatura fino alla rendicontazione.

Formazione continua

Accanto alla semplificazione normativa, è importante promuovere la formazione continua di tutto il personale coinvolto nella sanità digitale. Medici, infermieri, operatori amministrativi e perfino i pazienti stessi devono essere messi in condizione di utilizzare in modo consapevole ed efficace i nuovi strumenti.
Solo così si potrà evitare che la digitalizzazione si limiti a una semplice sostituzione tecnologica e possa invece produrre un reale cambiamento delle pratiche e dei risultati clinici.

Le aziende Ict investono oggi moltissimo in programmi di formazione, che vanno dalla sicurezza informatica alla gestione dei dati clinici, dall’uso degli algoritmi alle competenze per la telemedicina.

Nuova governance: le ricette ci sono, manca però una regia nazionale

Ciò che emerge con forza, ascoltando chi lavora in questo settore ogni giorno, è che il vero salto di qualità passa per una nuova visione della governance.

Serve una regia nazionale, capace di mettere ordine tra le buone pratiche locali e immaginare il sistema sanitario come una rete, e non una somma di singole isole tecnologiche.

Le aziende Ict sanno bene che, per reggere la sfida internazionale, bisogna puntare su una collaborazione fra pubblico e privato, sul coinvolgimento delle università, delle startup, dei centri di ricerca e degli stessi cittadini, invitati ad assumere un ruolo attivo non solo nella gestione della salute, ma proprio
nei processi di innovazione.

I dati come risorsa strategica per le aziende Ict in sanità

Un altro elemento che sta cambiando rapidamente il volto della sanità è la capacità di valorizzare i dati e di trasformarli da semplice “prodotto” amministrativo a vera risorsa strategica.

L’analisi dei big data consente di identificare trend epidemiologici, valutare l’efficacia delle cure, personalizzare le terapie e, soprattutto, prevenire le malattie. Ma tutto questo sarà possibile solo se si sapranno garantire qualità, standard di sicurezza e trasparenza nell’uso delle informazioni.

La sfida per il futuro

Alla fine di questo percorso troviamo la vera sfida per il futuro: rendere la sanità digitale non solo un tema di tecnologie e infrastrutture ma un progetto collettivo. Le aziende Ict propongono quindi una visione concreta e pragmatica, fortemente fondata sui risultati e sulla sostenibilità, sulla capacità di innovare nel
rispetto della persona – sia essa paziente, medico, amministratore o cittadino curioso di comprendere come sarà la medicina di domani.

Guardando a quanto è stato fatto e ascoltando la voce di chi ogni giorno sperimenta nel concreto le nuove frontiere della sanità digitale, emerge un’Italia che ha saputo imboccare la strada dell’innovazione, ma che sa anche quanto questa trasformazione richieda ancora impegno, risorse, coraggio e una buona dose di visione condivisa.

Sarà proprio la collaborazione tra aziende, istituzioni, operatori e cittadini a decidere se i prossimi tre miliardi di euro di investimenti sapranno davvero tradursi in salute migliore per tutti, o se resteranno solo un traguardo economico fine a sé stesso.

Alla fine, ciò che conta davvero non è solo l’adozione delle tecnologie più avanzate, ma la capacità di metterle al servizio della vita quotidiana.

La sanità digitale italiana può diventare un modello, ma per farlo deve continuare a lavorare su apertura, semplicità, formazione e cura della relazione. Un’impresa possibile, se ognuno farà la propria parte e se le idee “umane” continueranno a guidare la rivoluzione digitale anche nel campo della salute.

Forse, in questa sfida, si potrà finalmente superare lo storico divario tra
innovazione, territori e cittadini
, rendendo concreta quella promessa di una medicina più vicina, efficace ed equa per tutti.

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